venerdì 11 aprile 2014

Renzie, il liberticida antidemocratico, anche detto "cavallo di Troia" - Intervista con Salvatore Settis



Salvatore Settis, già direttore della Normale di Pisa. «La riforma di Renzi  è contraria alle regole più elementari della democrazia». Quindi, innanzitutto, occorre fermare la «svolta autoritaria» del governo, perché il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è «affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo».
Tanto per cominciare, «non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto». Questo Parlamento «non può fare una riforma di questa portata, né tantomeno anteporla alla riforma elettorale, che è la vera urgenza». Il guaio è che il male viene da lontano: si tratta di «decisioni prese in stanze segrete», che «non ci sono mai state spiegate», perché sono i diktat del neoliberismo che vorrebbe sbaraccare lo Stato democratico, visto come ostacolo al grande business.
Il professor Settis, intervistato da Beatrice Borromeo per “Libertà e Giustizia”, pensa ad esempio al famoso rapporto della Jp Morgan del 2013, «riportato quasi alla lettera nel progetto di riforma del governo Letta e ora citato come un testo sacro». Via la “vecchia” Costituzione antifascista, che difende i lavoratori. Pressioni esterne sul governo Renzi? «Di certo – sottolinea Settis – c’è una vulgata neoliberista secondo la quale il mercato è tutto, l’eguaglianza è poco significativa e la libertà è quella dei mercati, non delle persone. E a questa vulgata si sono piegati in molti. Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti». Secondo Settis, «La sinistra sta proprio perdendo la sua anima: si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo».
Renzi cavallo di Troia di questo neoliberismo che ha colonizzato la sinistra? «Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta», dice Settis. «Dovrebbe prima spiegarci qual è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma».
Quello che cerca Renzi, continua Settis, «è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”». Un nuovo Senato composto da sindaci e presidenti di Regione? «Mi pare una concessione volgare agli slogan leghisti secondo i quali il Senato dev’essere la Camera delle autonomie, cioè l’anticamera dei secessionismi. È inutile festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia se poi i nostri figli rischiano di non celebrare il 200esimo compleanno».

Fonte: libreidee.org


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Intervento critico aggiunto:

Realtà dell'economia politica (detta non reale)
ovvero: DEMOCRAZIA NON È MONOCRAZIA
http://youtu.be/LLv--M-Nghc

Matteo Renzi è per Sabrina Guzzanti "mostruosamente antidemocratico" ("Otto e mezzo" del 10/04/2014). Pur non essendo un renziano, trovo discutibile questa posizione. Anzi la trovo una fesseria come il suo contrario, dato che la democrazia, senza la previa eliminazione del monopolio dell'emissione monetaria è un’impossibilità pratica. Tutto l'impianto informativo sembra finalizzato al "divide et impera" dell'imperialismo romano oggi "democraticamente" imperante, come se il "demo" (pluralità) della "crazia" (governo) non significasse sovranità popolare o governo del popolo ma il suo contrario: dittatura, assolutismo totalitario, monocrazia. La democrazia non è monocrazia. Io vado al mercato per comprare o per vendere qualcosa, dando per scontato che chi vende o chi compra concorre al suo scopo solo se lo scambio mercatorio è conveniente. Conveniente lo è però solo se lo scambio è democraticamente bilanciato da ciò che è giusto in base ad uguaglianza umana fra compratore e venditore. Se però avviene che lo Stato democratico garantisce la possibilità della concorrenza vessando il cittadino con scelte obbligate a sostegno dello status quo monopolistico, significa che la libera scelta è impedita e, con essa, è impedita l’uguaglianza. Lo Stato allora promuove NON la democrazia ma un ingiusto mezzo per attuarla. L’antico adagio del fine che giustifica i mezzi dovrebbe essere allora un anacronismo da superare, dato che il mezzo ingiusto rende iniquo il fine giusto. Senza la rimozione del mezzo ingiusto, che in questo caso è il monopolio di emissione monetaria concesso alla banca centrale dallo Stato nel 1926, non può dunque esservi democrazia alcuna, né garanzia di concorrenza democratica o di libera scelta di scambio economico. L’economia politica del gioco borsistico sostituisce così l’economia reale e tutto va in rovina. Per poter controllare i prezzi di borsa e manovrarli basta l'illimitata disponibilità oggi in mano ai signori del monopolio di emissione dei soldi. Certamente costoro non sono i soli responsabili della crisi economica mondiale dato che non solo gli statalisti sono i parassiti che possono permettersi di giocare in borsa, allo stesso modo dei controllori e dei manipolatori di capitali. Il monopolio di emissione della moneta fu possibile in quanto nessuno pensò che con esso lo Stato si sarebbe comportato ancora da imperatore, cioè in modo tutt’altro che democratico. Questa palese aporia fra democrazia e scelte obbligate fece dello Stato un traditore della Repubblica perché trasformò la cosa pubblica (res publica) in “cosa nostra”, o cosa dell’imperatore, cioè nell'anacronistico impero romano occultamente riciclato, dato che Roma imperiale aveva imposto il suo primo monopolio sulla coniazione delle monete già nel 1° secolo dopo Cristo! Chi oggi parla di democrazia dovrebbe pertanto ritenere impensabili sia le dinamiche del monopolio di un imperatore assente che signoreggia però kantianamente come imperativo categorico, sia le dinamiche borsistiche. Come in un organismo umano è impensabile che un organo cerchi di prelevare sangue ad un altro perché quest'altro è infortunato o sta crollando, così in quanto individui soci dell'organismo sociale non dovremmo ridurci a cercare solo di prelevare soldi a chi è meno fortunato e sta crollando. Eppure questa è l'attività dei giocatori borsistici, sostenuta dai banchieri biscazzieri e dai politici loro camerieri, attraverso menzogna su menzogna. Se d'inverno la casa è fredda e il termometro segna sotto zero, per riscaldarmi devo riscaldare la stanza, non dimostrarla calda. Per la mera dimostrazione basta un fiammifero: lo accendi e lo avvicini al termometro, e immediatamente il termometro segna che la temperatura si sta alzando. Intanto tu però muori assiderato. Se vuoi scaldarti devi lavorare, pagare il gas che consumi o raccogliere legna e metterla a bruciare nella stufa. Un solo fiammifero non ti può bastare! Eppure oggi con dimostrazioni e con giochetti di parole ci si comporta come se quel fiammifero potesse bastare. La borsa funziona perciò secondo questo sdoppiamento di giudizi di valore magicamente trasformati in “oscillazioni di borsa”: bastano le parole di qualche politico a produrle. I problemi economici però rimangono. Il freddo rimane. Questa diavoleria è dovuta al fatto che nell’attuale nostro pensiero debole saltiamo passaggi importanti, dando per scontata questa o quella giustizia della morale convenzionale proveniente e diretta da fuori di noi. Credo che dovremmo avvicinarci maggiormente a tali passaggi. "La filosofia della libertà" di Rudolf Steiner offre ad ognuno la loro libera conoscenza...


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