La Polonia sfrutta la destabilizzazione dell'Ucraina per espandere la propria influenza in oriente a spese della Russia. Insieme con la Svezia, la Polonia ha lanciato l'iniziativa del partenariato orientale dell'Unione europea, nel 2009. Fu avviata in particolare con lo scopo di ampliare l'influenza di Bruxelles (e Varsavia) negli Stati ai margini dell'Unione. E' anche un cavallo di Troia della futura espansione della NATO. La Polonia negli ultimi dieci anni manovra per la leadership in Europa, e il partenariato orientale fornisce l'ambita opportunità al Paese di dimostrare la propria importanza ai padroni della NATO e dell'UE. Concentrandosi in particolare sull'Ucraina, avendo la Polonia legami culturali, politici, linguistici e storici unici, soprattutto nell'Ucraina occidentale, brevemente parte della seconda repubblica polacca. La dirigenza politica di Varsavia ha sfruttato tali legami non solo per incoraggiare la frattura interna dell'Ucraina (a scapito della Russia quale partner economico stabile), ma anche per istituzionalizzare il ruolo della Polonia come egemone sub-regionale sulla porzione occidentale.
Un'opposizione istigata
Il governo polacco ha rilasciato aspre dichiarazioni a sostegno dei "manifestanti", arrivando a dichiarare "piena solidarietà" e annullando così ogni pretesa di imparzialità cui potesse aver aspirato in precedenza. Ora, il primo ministro polacco interferisce direttamente nei tumulti interni. Mentre la rivolta in Ucraina continua a diffondersi ad ovest, il primo ministro Tusk ha parlato al telefono con il leader dell'opposizione Arsenij Jatsenjuk affermando che "Sosteniamo i democratici ucraini nei loro sforzi per raggiungere un accordo giusto e saggio". La Polonia ha così superato la soglia tra dichiarazioni ufficiali e azioni, il governo polacco vuole che il mondo sappia che ha un dialogo aperti con l''opposizione', da cui si deduce il livello d'influenza sui suoi dirigenti e il sostegno ufficiale del governo alle loro azioni. È interessante notare che tale rivelazione pubblica del contatto con Jatsenjuk e del sostegno ai suoi "democratici ucraini" renda la Polonia complice del colpo di Stato che il primo ministro ucraino Azarov (dimessosi - OR) sostiene sia in atto nel Paese. Azarov prosegue affermando che "E' un vero e proprio tentativo di colpo di Stato, e tutti coloro che lo sostengono dovrebbero dire chiaramente 'Sì, vogliamo il rovesciamento dell'amministrazione legittima dell'Ucraina', invece di nascondersi dietro manifestanti pacifici." Dopo aver ufficializzato l'associazione con Jatsenjuk, uno dei coordinatori principali dei disordini, approvando i "democratici ucraini", la Polonia ha irrevocabilmente dimostrato di sostenere il cambio di regime. Le precedenti provocazioni politiche della Polonia (per non parlare del contatto con Jatsenjuk) non sono ignorate dai cittadini di Kharkov che il 23 gennaio hanno protestato presso il consolato polacco, "chiedendo la chiusura di tutte le missioni diplomatiche polacche in Ucraina, (e definito) il loro personale rappresentanti di una nazione nemica". Chiaramente, le missioni diplomatiche polacche in Ucraina hanno ormai assunto il ruolo de facto di sostenitori istituzionali del colpo di Stato, divenendo nemici del governo ucraino. Lo stesso vale per la Germania, che ha un rapporto speciale con il suo cittadino e provocatore di UDAR Klishko, che è per la Germania ciò che Jatsenjuk è per la Polonia, un ascaro nella grande lotta geopolitica contro Mosca. La cosa più onesta che Varsavia e Berlino potrebbero fare ora è seguire il consiglio di Azarov e proclamare "Sì, vogliamo rovesciare l'amministrazione legittima dell'Ucraina", come le loro azioni dimostrano nettamente.
Il governo polacco ha rilasciato aspre dichiarazioni a sostegno dei "manifestanti", arrivando a dichiarare "piena solidarietà" e annullando così ogni pretesa di imparzialità cui potesse aver aspirato in precedenza. Ora, il primo ministro polacco interferisce direttamente nei tumulti interni. Mentre la rivolta in Ucraina continua a diffondersi ad ovest, il primo ministro Tusk ha parlato al telefono con il leader dell'opposizione Arsenij Jatsenjuk affermando che "Sosteniamo i democratici ucraini nei loro sforzi per raggiungere un accordo giusto e saggio". La Polonia ha così superato la soglia tra dichiarazioni ufficiali e azioni, il governo polacco vuole che il mondo sappia che ha un dialogo aperti con l''opposizione', da cui si deduce il livello d'influenza sui suoi dirigenti e il sostegno ufficiale del governo alle loro azioni. È interessante notare che tale rivelazione pubblica del contatto con Jatsenjuk e del sostegno ai suoi "democratici ucraini" renda la Polonia complice del colpo di Stato che il primo ministro ucraino Azarov (dimessosi - OR) sostiene sia in atto nel Paese. Azarov prosegue affermando che "E' un vero e proprio tentativo di colpo di Stato, e tutti coloro che lo sostengono dovrebbero dire chiaramente 'Sì, vogliamo il rovesciamento dell'amministrazione legittima dell'Ucraina', invece di nascondersi dietro manifestanti pacifici." Dopo aver ufficializzato l'associazione con Jatsenjuk, uno dei coordinatori principali dei disordini, approvando i "democratici ucraini", la Polonia ha irrevocabilmente dimostrato di sostenere il cambio di regime. Le precedenti provocazioni politiche della Polonia (per non parlare del contatto con Jatsenjuk) non sono ignorate dai cittadini di Kharkov che il 23 gennaio hanno protestato presso il consolato polacco, "chiedendo la chiusura di tutte le missioni diplomatiche polacche in Ucraina, (e definito) il loro personale rappresentanti di una nazione nemica". Chiaramente, le missioni diplomatiche polacche in Ucraina hanno ormai assunto il ruolo de facto di sostenitori istituzionali del colpo di Stato, divenendo nemici del governo ucraino. Lo stesso vale per la Germania, che ha un rapporto speciale con il suo cittadino e provocatore di UDAR Klishko, che è per la Germania ciò che Jatsenjuk è per la Polonia, un ascaro nella grande lotta geopolitica contro Mosca. La cosa più onesta che Varsavia e Berlino potrebbero fare ora è seguire il consiglio di Azarov e proclamare "Sì, vogliamo rovesciare l'amministrazione legittima dell'Ucraina", come le loro azioni dimostrano nettamente.
Volere la Galizia
La politica estera della Polonia verso l'Ucraina è stata molto assertiva. Oltre a prendere il timone del partenariato orientale, ha espresso forte sostegno ai destabilizzatori ucraini e mostrato apertamente i suoi legami con Jatsenjuk, oggi guida è tra la coalizione di Paesi che minacciano sanzioni contro l'Ucraina. L'offensiva della Polonia contro il governo ucraino è volta a collocarla nella posizione migliore per entrare in eventuali negoziati multilaterali post-conflitto, una proposta oggi avanzata dall'influente think tank Carnegie Endowment. Nel difendere la loro proposta, gli autori affermano: "Non sottovalutiamo quanto duro abbia lavorato la Polonia per rinnovare iniziativa del partenariato orientale dell'UE. Sikorski e i suoi esperti conoscono la regione estremamente bene, dopo aver trascorso gli ultimi anni lavorando con i leader e i movimenti della società civile in Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina". Sikorski e il coinvolgimento del governo polacco, con i già citati leader dei "movimenti della società civile", indica l'intima associazione con gli organizzatori del colpo di Stato in Ucraina che naturalmente non deve essere sottovalutata. La Polonia vorrebbe ben altro che istituzionalizzare legittimamente la propria influenza sull'Ucraina (soprattutto nella parte occidentale già polacca) ma essere riconosciuta internazionalmente come partecipe ad eventuali negoziati multilaterali per porre fine alla crisi ucraina. Ciò sarebbe un'implicita ammissione della nuova egemonia sub-regionale della Polonia in Europa orientale, e contribuirebbe alla frammentazione regionale del Paese. Le aree nella sfera d'influenza della Polonia graviterebbero maggiormente ad ovest, cementando così la duplice natura dell'attuale identità ucraina. Invece di risolvere le differenze regionali, li aggraverebbe mentre la Polonia incoraggerebbe il separatismo politico, linguistico e culturale ucraino occidentale. Inoltre, probabilmente i manifestanti del covo occidentale (Lvov e dintorni) dichiarerebbero l'autonomia alla pari della Crimea, con Polonia, Germania e UE (leggi NATO) quali garanti del suo futuro statuto giuridico.
Lasciare la Polonia (o qualsiasi Stato occidentale (NATO)) infilarsi in un qualsiasi negoziato post-conflitto sarebbe come lasciare una volpe nel pollaio, legittimando le precedenti violazioni occidentali della sovranità ucraina, radicando l'identità regionale nell'Ucraina occidentale contro il resto dello Stato e, infine, fornendo alla NATO una base nell'Ucraina divisa nel momento politicamente più conveniente, in futuro.
La politica estera della Polonia verso l'Ucraina è stata molto assertiva. Oltre a prendere il timone del partenariato orientale, ha espresso forte sostegno ai destabilizzatori ucraini e mostrato apertamente i suoi legami con Jatsenjuk, oggi guida è tra la coalizione di Paesi che minacciano sanzioni contro l'Ucraina. L'offensiva della Polonia contro il governo ucraino è volta a collocarla nella posizione migliore per entrare in eventuali negoziati multilaterali post-conflitto, una proposta oggi avanzata dall'influente think tank Carnegie Endowment. Nel difendere la loro proposta, gli autori affermano: "Non sottovalutiamo quanto duro abbia lavorato la Polonia per rinnovare iniziativa del partenariato orientale dell'UE. Sikorski e i suoi esperti conoscono la regione estremamente bene, dopo aver trascorso gli ultimi anni lavorando con i leader e i movimenti della società civile in Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina". Sikorski e il coinvolgimento del governo polacco, con i già citati leader dei "movimenti della società civile", indica l'intima associazione con gli organizzatori del colpo di Stato in Ucraina che naturalmente non deve essere sottovalutata. La Polonia vorrebbe ben altro che istituzionalizzare legittimamente la propria influenza sull'Ucraina (soprattutto nella parte occidentale già polacca) ma essere riconosciuta internazionalmente come partecipe ad eventuali negoziati multilaterali per porre fine alla crisi ucraina. Ciò sarebbe un'implicita ammissione della nuova egemonia sub-regionale della Polonia in Europa orientale, e contribuirebbe alla frammentazione regionale del Paese. Le aree nella sfera d'influenza della Polonia graviterebbero maggiormente ad ovest, cementando così la duplice natura dell'attuale identità ucraina. Invece di risolvere le differenze regionali, li aggraverebbe mentre la Polonia incoraggerebbe il separatismo politico, linguistico e culturale ucraino occidentale. Inoltre, probabilmente i manifestanti del covo occidentale (Lvov e dintorni) dichiarerebbero l'autonomia alla pari della Crimea, con Polonia, Germania e UE (leggi NATO) quali garanti del suo futuro statuto giuridico.
Lasciare la Polonia (o qualsiasi Stato occidentale (NATO)) infilarsi in un qualsiasi negoziato post-conflitto sarebbe come lasciare una volpe nel pollaio, legittimando le precedenti violazioni occidentali della sovranità ucraina, radicando l'identità regionale nell'Ucraina occidentale contro il resto dello Stato e, infine, fornendo alla NATO una base nell'Ucraina divisa nel momento politicamente più conveniente, in futuro.
Andrew Korybko master presso l'Università Statale di Relazioni Internazionali di Mosca (MGIMO).
Fonte: Oriental Review
Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora
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