domenica 10 luglio 2011

L'Arpinate sul valore dell'amicizia...



"Prima di tutto penso che non possa esistere l'amicizia se non tra buoni.
Come può essere "vita vitale" quella che non trova rifugio nel reciproco affetto di un amico?

Cosa c'è di più dolce che avere qualcuno con cui osi parlare come con te stesso!
Quale grande vantaggio si avrebbe nella buona sorte se non avessi chi ne godesse
come te stesso?

Sarebbe davvero difficile sopportare le avversità senza qualcuno che le sopportasse persino con maggior pena di te.

Se l'interesse cementasse le vere amicizie questo cambiando le distruggerebbe
ma poichè la natura non si può cambiare per questo le vere amicizie sono eterne
L'amicizia non è stata una conseguenza dell'interesse , ma l'interesse dell'amicizia.
Così ci si può privare di quel legame che è il più bello; quello ricercato in sè per sè senza ricerca di massimo guadagno.Se poi la simulazione è dannosa in ogni campo
infatti toglie la capacità di distinguere il vero e lo adultera, è inconciliabile soprattutto con l'amicizia.

E non si deve dare ascolto a quelli che vogliono che la virtù sia dura e quasi ferrea; in realtà come in molte cose, anche nell'amicizia essa è tenera e arrendevole.

Quanto cose che non faremmo mai per noi facciamo per gli amici!
Pregare un uomo indegno, supplicare , inveire contro qualcuno assai duramente, accanirsi con violenza,per difendere un amico.
Cose che se fatte nel nostro interesse non sarebbero giuste, per gli amici sono giustissime.

Spesso in alcuni l'animo è troppo scoraggiato,o è troppo debole la speranza di migliorare la propria sorte. Perciò non si addice essere verso quello come verso se stessi ma piuttosto fare ogni tentativo per risollevare l'animo abbattuto dell'amico per indurlo a speranze, a pensieri migliori.

Gi amici spesso si devono anche ammonire e rimproverare e questo deve essere accettato quando viene fatto con affetto e dignità.

L'amico certo si vede nella sorte incerta.

La nuove amicizie, se portano la speranza di dare frutto non sono affatto da rifiutare; ma la vecchia amicizia deve conservare il suo posto.

Quando la virtù si solleva e mostra il suo splendore l'amico la scorge e la riconosce in un altro; si avvicina a questo e accoglie reciprocamente la luce altrui, e da questo si accende l'amicizia . Essa supera in questo la parentela:
nella parentela l'affetto si può eliminare. Nell'amicizia no; tolto l'affetto viene meno l'amicizia stessa; la parentela rimane.

Marco Tullio Cicerone
(tratto da "L'amicizia")

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