mercoledì 13 luglio 2011
13 luglio 2011 - Attacco economico all'Italia... siamo in guerra! - Analisi cruenta di Daniele Carcea
Da un punto fermo è necessario però, partire o ripartire: dalla consapevolezza che il potere finanziario globalizzato, ha acquistato la capacità di destabilizzare gli Stati Sovrani, è questo viene accettato dai politici e dagli economisti come cosa normale, o al massimo cosa contro cui non si può far nulla e da cui ci si deve difendere esclusivamente riformando i bilanci, tagliando le spese, regalando i gioielli di famiglia, pezzi del patrimonio e incentivando la crescita economica, accettando di fatto questa dittatura tecno-finanziaria che nel terzo millennio governa le nostre vite.
Attacco all’Italia
13-07-2011 - L’attacco è partito anche sull’Italia, la prima mossa è stata fatta dalle agenzie di rating, e successivamente si sono scatenati i fondi e le banche internazionali. Intanto per gestire le emergenze la BCE e gli organi di controllo nazionali cercano di mettere in atto strategie contingenti.
La BCE, in risposta alle agenzie rating ha dichiarato che continuerà ad accettare come collaterale titoli del debito portoghese, anche se sono stati declassati, al di sotto dell’investment grade, (il voto di: almeno sufficiente). Si tratta di un intervento appunto emergenziale, per controbilanciare l’offensiva speculativa: la BCE continuerà ad accettare titoli portoghesi, dati in garanzia dalle banche private che vogliono accedere alla liquidità che viene fornita dalla BCE stessa.
Invece La Consob italiana è intervenuta, per cercare di tamponare la speculazione che si sta abbattendo anche sui titoli di Stato del nostro Paese: «Fino al 9 settembre gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione alla Consob», questo per ridurre le vendite allo scoperto sui bond di stato italiani. Al divieto di vendita allo scoperto (short selling) era già ricorsa per prima la Merkele lo scorso anno, per attutire gli attacchi della finanza internazionale alle banche tedesche e ai titoli di Stato tedeschi.
I bund sono i titoli di Stato più sicuri che ci sono in circolazione e la loro valutazione serve da parametro di riferimento per tutti gli altri titoli europei, infatti spesso si parla di spread o differenziale con i bund tedeschi e se ne sta parlando anche in questi giorni per i titoli italiani a causa del massimo differenziale storico mai raggiunto: i 300 punti base. Tradotto i titoli italiani a 10 anni pagano un tasso di interesse del 3% in più. Ma cosa sono le vendite allo scoperto?
Si tratta della vendita oggi, di un titolo che non si possiede, impegnandosi a ricomprarlo entro un certo lasso di tempo, nel frattempo ci si fa prestare il titolo da una società che lo possiede, e a cui dovrà essere pagato un certo interesse per ogni giorno che passa dalla vendita all’acquisto, cioè alla copertura dello scoperto; si tratta in gergo di una operazione “short” cioè di tipo ribassista, si scommette che il mercato o quel titolo in particolare calerà, quindi si pensa di ottenere un guadagno prettamente speculativo, dalla discesa del titolo, e si chiama short perché di solito le fasi discendenti dei mercati finanziari hanno una durata più breve e sono meno numerose delle fasi ascendenti. Quindi la tecnica dello short viene normalmente considerata come uno strumento derivato di tipo prettamente speculativo e orientata verso un orizzonte temporale d'investimento di breve periodo.
Sono comunque pannicelli caldi, c’è bisogno di un’azione enormemente più incisiva. L’inizio dell’attacco ai debiti sovrani europei, specificatamente ai Paesi dell’anello “debole” mediterraneo, PIIGS Portogallo, Italia, Spagna, Grecia, più l’Irlanda, risale ormai a più di un anno fa. Indubbiamente il fatto che l’Europa sia solamente un unione monetaria e non politica ha la sua importanza. Questo stato di cose la rende più debole e facilmente attaccabile dalla speculazione, che va dove le prede appaiono più deboli. Ma nello stesso tempo è evidente che questo accanimento verso l’Europa è comunque una scusa, un pretesto per speculare e fare profitti, perché l’oggettiva maggiore debolezza dei paesi europei meno ricchi, non esiste.
Le condizioni di crisi del debito pubblico, sono peggiori in Giappone e soprattutto negli Stati Uniti. Molti Stati a stelle e strisce sono in condizione di bancarotta conclamata da ormai molto tempo, e sono stati temporaneamente salvati dalle manovre di iniezione di liquidità QE1 e QE2 e innalzamento del debito pubblico, portate avanti dalla Fed, da 3 anni a questa parte. Altrettanto evidente è che gli Stati Uniti e Wall Street cercano di spostare i riflettori dalla crisi del dollaro, dalla possibilità di deafult degli Stati Uniti e delle banche anglosassoni, ancora piene di prodotti tossici, sull’Europa, sui debiti pubblici dei Paesi più deboli e su l’euro, puntando a spezzare in due l’Unione Europea, in modo che l’euro si sfaldi e si sia costretti a ricorrere all’euro a due velocità, il primo adottato dai Paesi forti, Germania, Francia ecc. e l’altro adottato dai Paesi più deboli, i PIIGS.
Il tutto con la complicità delle loro agenzie di rating le tre sorelle: Moody's, Standard & Poor's e Fitch, che sparano declassamenti o minacce di declassamenti dei debiti sovrani, senza alcuna logica, perché le situazioni che vengono messe sotto esame, non sono sostanzialmente cambiate da quelle esistenti due anni fa, piuttosto che tre anni fa, e pertanto non si capisce perché proprio ora intervenire con rating negativi, se non per favorire la speculazione e l’attacco all’euro.
La realtà è che la giostra impazzita della finanza mondiale continua e continuerà a girare fino a che ad un certo punto l’intero sistema non collasserà per insolvenza, per impossibilità di pagare debiti privati e pubblici. Ed è difficile prevedere con esattezza quali scenari, allora, potranno materializzarsi.
Da un punto fermo è necessario però, partire o ripartire: dalla consapevolezza che il potere finanziario globalizzato, ha acquistato la capacità di destabilizzare gli Stati Sovrani, è questo viene accettato dai politici e dagli economisti come cosa normale, o al massimo cosa contro cui non si può far nulla e da cui ci si deve difendere esclusivamente riformando i bilanci, tagliando le spese, regalando i gioielli di famiglia, pezzi del patrimonio e incentivando la crescita economica, accettando di fatto questa dittatura tecno-finanziaria che nel terzo millennio governa le nostre vite.
Si considera normale l’attuale sistema governato dalle Banche Centrali, con cui viene creata la moneta ed il credito e si dà per scontato che questo sistema risponda alle regole del libero mercato. Ma non è così, ed è arrivato il momento di effettuare una grande riflessione sul meccanismo della creazione della moneta a debito che coinvolga tutti: dalle istituzioni legittimamente elette dai cittadini, agli economisti ai cittadini stessi che possono e devono iniziare a partecipare a tutti i processi decisionali attivamente, magari da questo processo dovranno rimanere fuori quelle elitès che si ritrovano periodicamente e prendono le decisioni importanti, al di fuori di ogni controllo democratico, e non ci diranno mai che, sulle cose che contano veramente, il libero mercato oggi nel mondo non esiste.
DANIELE CARCEA
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