domenica 17 maggio 2015

Abortista giudeo americano pentito si confessa


Sono personalmente responsabile di aver eseguito 75.000 aborti. Ciò mi legittima a parlare con autorevolezza e credibilità sull’argomento. Sono stato uno dei fondatori della National Association for the Repeal of the Abortion Laws (NARAL), nata negli Stati Uniti, nel 1968. A quel tempo, un serio sondaggio d’opinione aveva rilevato che la maggioranza degli Americani era contraria a liberalizzare l’aborto. In capo a soli 5 anni, noi riuscimmo a costringere la Corte Suprema degli Stati Uniti ad emettere la decisione che, nel 1973, legalizzò l’aborto completamente, rendendolo possibile virtualmente fino al momento del parto.

Come ci riuscimmo? È importante capire le strategie messe in atto
perché esse sono state utilizzate, con piccole varianti, in tutto il
mondo occidentale al fine di cambiare le leggi contro l’aborto.

La prima strategia fu conquistare i massmedia

Cominciammo convincendo i massmedia che quella per la liberalizzazione
dell’aborto era una battaglia liberale, progressista ed
intellettualmente raffinata. Sapendo che se fosse stato fatto un vero
sondaggio ne saremmo usciti sonoramente sconfitti, semplicemente
inventammo i risultati di falsi sondaggi. Annunciammo ai media che dai
nostri sondaggi risultava che il 60% degli Americani era favorevole
alla liberalizzazione dell’aborto. Questa è la tecnica della bugia che
si auto-realizza: poche persone, infatti, desiderano stare dalla parte
della minoranza. Raccogliemmo ulteriori simpatie verso il nostro
programma inventando il numero degli aborti illegali praticati ogni
anno negli Stati Uniti. La cifra reale era di circa centomila, ma il
numero che più volte ripetemmo attraverso i media era di un milione.
Ripetendo continuamente enormi menzogne si finisce per convincere il
pubblico.

Il numero delle donne morte per le conseguenze di aborti illegali si
aggirava su 200-250 ogni anno. La cifra che costantemente indicammo ai
media era 10.000. Questi falsi numeri penetrarono nelle coscienze
degli Americani, convincendo molti che era necessario eliminare la
legge che proibiva l’aborto. Un’altra favola che facemmo credere al
pubblico attraverso i media era che la legalizzazione avrebbe
significato soltanto che quegli aborti, allora eseguiti illegalmente,
sarebbero divenuti legali. In realtà, ovviamente, l’aborto è divenuto
ora il principale metodo di controllo delle nascite negli Stati Uniti
e il loro numero annuale è aumentato del 1500% dalla legalizzazione.

La seconda strategia fu giocare la “carta cattolica”

Sbeffeggiammo sistematicamente la Chiesa Cattolica e le sue “idee
socialmente arretrate” e scegliemmo la Gerarchia cattolica come
colpevole dell’opposizione contro l’aborto. Questo argomento fu
ripetuto all’infinito. Diffondemmo ai media bugie del tipo “tutti
sappiamo che l’opposizione all’aborto viene dalla Gerarchia e non
dalla maggioranza dei cattolici” e “ i sondaggi dimostrano
ripetutamente che la maggior parte dei cattolici vuole la riforma
della legge sull’aborto”. I media bersagliarono insistentemente il
pubblico americano con queste informazioni, persuadendolo che
qualsiasi opposizione alla liberalizzazione dell’aborto doveva essere
sotto l’influenza della Gerarchia ecclesiastica e che i cattolici
favorevoli all’aborto erano illuminati e lungimiranti. Da questa
affermazione propagandistica si deduceva che non esistessero gruppi
antiabortisti non cattolici; il fatto che altre religioni cristiane e
non cristiane fossero (e ancora sono) unanimamente antiabortiste era
costantemente sottaciuto, allo stesso modo delle opinioni pro-life
espresse da atei.

La terza strategia fu la denigrazione e la soppressione di tutte le
prove scientifiche del fatto che la vita ha inizio dal concepimento.

Spesso mi viene chiesto che cosa mi abbia fatto cambiare idea. Come,
da esponente abortista di punta, mi sono trasformato in un difensore
pro-life? Nel 1973, sono diventato direttore di Ostetricia in un
grande ospedale di New York City ed ho fondato l’unità di indagine
prenatale, proprio quando stava prendendo il via una nuova grande
tecnologia che oggi usiamo quotidianamente per studiare il feto
nell’utero. Una delle principali tattiche pro-aborto è insistere
sull’impossibilità di definire quando la vita abbia inizio, e che
questa sia una domanda di carettere teologico o morale o filosofico ma
non scientifico. La fetologia ha reso innegabilmente evidente che la
vita inizia dal concepimento e che richiede tutta la protezione e la
salvaguardia che ognuno di noi desidera per se stesso. È chiaro che la
liberalizzazione dell’aborto è la deliberata distruzione di quella che
indiscutibilmente è una vita umana. È un inaccettabile atto di
violenza mortale. Si può comprendere che una gravidanza non
pianificata sia uno straziante dilemma, ma cercare la soluzione in un
deliberato atto di distruzione significa buttare via l’infinita
ricchezza dell’ingegno umano e sottomettere il bene pubblico alla
classica risposta utilitaristica ai problemi sociali.

Come scienziato so – non “credo”, ma “so” – che la vita ha inizio con
il concepimento. Benché io non sia praticante, credo con tutto il
cuore alla sacralità dell’esistenza che ci impone di fermare in modo
definitivo ed irrevocabile questo triste e vergognoso crimine contro
l’umanità.

Nota: Il dottor Bernard Nathanson medico ginecologo statunitense, è
stato uno dei membri di spicco del NARAL (National Association for the
Repeal of Abortion Laws), cioè l’ente che più di ogni altro si batté
per legalizzare l’aborto in USA; divenne direttore del CRASH (Center
for Reproductive and sexual Health), la più grande struttura abortista
del mondo. Egli stesso procurò con le sue mani 75.000 aborti.

Negli anni settanta lo sviluppo degli ultrasuoni permise di avere una
immagine definita del bambino in grembo e Nathanson assiste ad un
aborto visto però tramite le immagini ultrasoniche, visto, cioè, quasi
dalla parte del bambino. La visione lo cambia per sempre. Il campione
dell’abortismo, è folgorato e diventa il più grande attivista
pro-life.  Il suo libro Aborting America è un testo imprescindibile
nella storia della cultura della vita, il suo documentario The Silent
Scream diverrà uno strumento preziosissimo, poiché mostra fisicamente
quello che Nathanson arriva a chiamare «il più grande olocausto della
storia». Benché si fosse sempre dichiarato giudeo ateo, nel 1996, si
convertì al cattolicesimo attraverso l’incontro con l’Opus Dei. E’
morto nel 2011.


Dr. Bernard Nathanson - (costanzamiriano.com)
http://it.wikipedia.org/wiki/Bernard_Nathanson



(Fonte secondaria: http://www.azionetradizionale.com/)

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