Su La Stampa di Torino la storia di Balde, un giovane immigrato Nigeriano alloggiato in un centro vicino a Foggia. Balde lavora nei campi a piantare pomodori e ne pianta circa 5600 al giorno. Ma
Balde è “assunto” da Hassan, un “caporale” Tunisno che lucra sul suo
lavoro e si fa pagare persino per portarlo dal centro ai campi dove si
lavora. Alla fine della giornata, la paga di Balde è di € 2,50 all’ora.
Al
di là dei ridondanti discorsi che i politici fanno ogni volta che la TV
li intervista sul problema dell’immigrazione e che sottolineano la
necessità, il dovere morale dell’accoglienza, questa di Balde è la
realtà che rimane dopo le chiacchiere..!
La
verità concreta è che importiamo mano d’opera Africana per farne degli
schiavi moderni e che i vari “Padroni” li sfruttano con la complicità
dei “Caporali” che da sempre sfruttano la miseria e la necessità
indipendentemente dal colore della pelle degli schiavi.
Lo hanno fatto con i braccianti italiani e lo stanno rifacendo con quelli di pelle nera.
Balde
non sa se potrà avere il permesso di soggiorno in quanto in Nigeria, da
dove proviene, non ci sono né guerre, né persecuzioni, ma c’è la fame e
la miseria.
Se
l’Italia, ma anche l’Europa ed il mondo “civilizzato” nel suo insieme
volessero tentare di risolvere il grande problema dell’immigrazione per
fame, che è senza alcun dubbio la quota maggioritaria dell’immigrazione,
potrebbero spendere quei soldi che spendono per il soccorso in mare e
per l’accoglienza per SEMINARE in quei Paesi un poco di benessere e di
progresso sociale che EVITEREBBERO la necessità dell’avventura
migratoria che, nella gran maggioranza dei casi si trasforma in tratta
degli schiavi per soddisfare la cupidigia disumana di pochi
sfruttatori.
Senza contare che 1 euro speso la, equivale a 10 euro sperperati qui…
E’
un concetto semplice, logico e di buon senso: curare le cause del
fenomeno anziché tentare di curarne gli effetti quasi sempre
incontrollabili..
Come
sempre la politica, incapace di risolvere i problemi, si perde nella
ricerca di scuse e di ipotesi assurde per giustificarsi.
Alessandro Mezzano
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