Time
Rockfeller Center
New York 20, New York
Ai Redattori:
Voglio ringraziarvi sinceramente della vostra lettera del 23 Maggio in cui, per comprovare la dichiarazione di Time che avevo contestato, citate la testimonianza del dr. Wilhelm Hoettl resa il 26 Novembre del 1945, secondo cui vennero “uccisi” sei milioni di ebrei dal regime di Hitler.
Quello che mi ha fatto particolarmente piacere è che la vostra lettera evidenziava che i redattori di Time credono davvero che siano stati uccisi così tanti ebrei e non stanno, come avevo sospettato, semplicemente ripetendo questa vecchia accusa per compiacere i seguaci di Morgenthau.
Eppure, prego di nuovo Time, come ho fatto un anno fa, di effettuare una volta per tutte un’indagine approfondita su questo problema. E’ importante stabilire i fatti, perché ora, ogni volta che qualcuno chiede una Carta Atlantica di (vera) pace per la Germania, viene deriso con l’affermazione “Cosa avete fatto per impedire l’uccisione di sei milioni di ebrei da parte di Hitler?” Di recente, quando dei prelati cattolici hanno protestato per l’espulsione degli arabi dalla Pakestina, da parte dei sionisti, è stata questa la risposta dei sionisti.
Chiaramente, un crimine è sempre un crimine, sia che venga commesso contro uno solo che contro sei milioni. Ma anche la quantità ha la sua importanza. Se ad esempio Hitler, nel 1936, avesse totalmente derubato e inesorabilmente espulso i 700.000 ebrei in Germania e avesse contestualmente permesso che il 20% di loro venissero maltrattati a morte, sarebbe stato un crimine orribile ma non sarebbe stato tanto enorme come l’espulsione di tre milioni di sudeti, sanzionata dall’accordo di Potsdam, con una morte violenta di questi sudeti che è stata valutata nell’ordine delle 600.000 unità. Sono importanti sia i fatti che i numeri, quando si parla di atrocità.
Quando sono venuto in Europa a Giugno, avevo calcolato dalle fonti migliori allora a disposizione che circa 1.500.000 ebrei avevano perso la vita a causa dei nazisti, alcuni dei quali perché erano partigiani e spie, uccisi come gli americani hanno fatto o avrebbero fatto con persone colpevoli di simili reati.
Stando qui da un mese, si stanno accumulando le prove che anche questa stima è troppo alta. Prego di nuovo Time di indagare questa materia in modo approfondito. Sicuramente il fatto che anche voi non possiate citare un’autorità migliore di quella di un “Obersturmbannfuehrer”
Ma in ogni caso, vi ringrazio sinceramente per la vostra lettera dettagliata e onesta.
Cordiali saluti,
Austin J. App, PhD.
16 Luglio 1949[2]
[1] Originariamente pubblicata in: Morgenthau Era Letters: 119 Letters to Newspapers and Newsmakers – Mostly in the Decadefrom 1941 to 1950 [Lettere dell’era Morgenthau: 119 lettere a giornali e a fabbricanti di notizie – Per la maggior parte nel decennio dal 1941 al 1950], Boniface Press, 1966.
[2] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/ viewpoints/vpaaproof.html
[1] Originariamente pubblicata in: Morgenthau Era Letters: 119 Letters to Newspapers and Newsmakers – Mostly in the Decadefrom 1941 to 1950 [Lettere dell’era Morgenthau: 119 lettere a giornali e a fabbricanti di notizie – Per la maggior parte nel decennio dal 1941 al 1950], Boniface Press, 1966.
[2] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/
EBREI IN EUROPA, QUANTI NE SONO STATI UCCISI?[1]
Di Austin J. App[2], 22 Maggio 1946
La lettera seguente è stata scritta da Austin App, uno dei pionieri del revisionismo negli Stati Uniti. Ne seguiranno altre, sempre dello stesso autore. Si tratta di alcuni tra i primi testi che mettono in discussione la narrazione ufficiale dell’Olocausto, allora in via di formazione. Sono documenti rari, che vanno riferiti all’epoca in cui furono scritti.
Di Austin J. App[2], 22 Maggio 1946
La lettera seguente è stata scritta da Austin App, uno dei pionieri del revisionismo negli Stati Uniti. Ne seguiranno altre, sempre dello stesso autore. Si tratta di alcuni tra i primi testi che mettono in discussione la narrazione ufficiale dell’Olocausto, allora in via di formazione. Sono documenti rari, che vanno riferiti all’epoca in cui furono scritti.
Time
Rockfeller Center
New York 20, New York
Signori,
Nel vostro numero di Maggio dite che “Prima di Hitler, gli ebrei non russi d’Europa ammontavano a 6.500.000”.
Poiché disponete di enormi mezzi di indagine, che un semplice individuo come me non ha, dovreste fare una scrupolosa verifica di queste cifre.
Sembrano esagerate. Secondo gli Almanacchi, non vi sono mai stati più di 15.000000 di ebrei in tutto il mondo – sembra che ora ve ne siano altrettanti. In secondo luogo, il Diario di Berlino di William Shirer afferma da qualche parte che la Germania non ha mai avuto più di circa 700.000 ebrei. E quando la Germania si è arresa sembra che lì ve ne fossero ancora mezzo milione.
Time fornirebbe un servizio utile se esaminasse attentamente, una volta per tutte, queste cifre. Esattamente quanti ebrei vennero uccisi e per cosa; quanti morirono di maltrattamenti nei campi di concentramento e per cosa; quanti sono stati presuntamente uccisi quando sono morti semplicemente di vecchiaia.
E quanti sono stati portati, in un modo o nell’altro, negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. Un dispaccio dell’AP [Associated Press] da Bremerhaven, dell’11 Maggio, afferma che gli Stati Uniti hanno posto in salvo 3.000.000 di profughi. La maggior parte di costoro sembra che fossero ebrei, tuttavia il giudice Simon F. Rifkind ha dichiarato di recente che i nazisti hanno ucciso 6.000.000 di ebrei. Quali sono i fatti?
Una giusta pace dipende in larga misura dai fatti e dalla verità sugli amici e sui nemici. Vorrei che Time scoprisse e presentasse ora i fatti più attendibili a disposizione. Quello che abbiamo sentito sulla popolazione ebraica d’Europa e sul suo trattamento non è stato provato.
Cordiali saluti,
Austin J. App, PhD
Incarnate Word College
San Antonio, Texas
P. S. Se volete potete stampare in tutto o in parte questa lettera. Ma quello che desidero seriamente da parte di Time è uno studio sui fatti.
[1] Originariamente pubblicata in: Morgenthau Era Letters: 119 Letters to Newpapers and Newsmakers – Mostly in the Decadefrom 1941 to 1950 [Lettere dell’era Morgenthau: 119 lettere a giornali e a fabbricanti di notizie – Per la maggior parte nel decennio dal 1941 al 1950], Boniface Press, 1966.
[2] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/ viewpoints/vpaaslain.html
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New York 20, New York
Signori,
Nel vostro numero di Maggio dite che “Prima di Hitler, gli ebrei non russi d’Europa ammontavano a 6.500.000”.
Poiché disponete di enormi mezzi di indagine, che un semplice individuo come me non ha, dovreste fare una scrupolosa verifica di queste cifre.
Sembrano esagerate. Secondo gli Almanacchi, non vi sono mai stati più di 15.000000 di ebrei in tutto il mondo – sembra che ora ve ne siano altrettanti. In secondo luogo, il Diario di Berlino di William Shirer afferma da qualche parte che la Germania non ha mai avuto più di circa 700.000 ebrei. E quando la Germania si è arresa sembra che lì ve ne fossero ancora mezzo milione.
Time fornirebbe un servizio utile se esaminasse attentamente, una volta per tutte, queste cifre. Esattamente quanti ebrei vennero uccisi e per cosa; quanti morirono di maltrattamenti nei campi di concentramento e per cosa; quanti sono stati presuntamente uccisi quando sono morti semplicemente di vecchiaia.
E quanti sono stati portati, in un modo o nell’altro, negli Stati Uniti, in Messico e in Canada. Un dispaccio dell’AP [Associated Press] da Bremerhaven, dell’11 Maggio, afferma che gli Stati Uniti hanno posto in salvo 3.000.000 di profughi. La maggior parte di costoro sembra che fossero ebrei, tuttavia il giudice Simon F. Rifkind ha dichiarato di recente che i nazisti hanno ucciso 6.000.000 di ebrei. Quali sono i fatti?
Una giusta pace dipende in larga misura dai fatti e dalla verità sugli amici e sui nemici. Vorrei che Time scoprisse e presentasse ora i fatti più attendibili a disposizione. Quello che abbiamo sentito sulla popolazione ebraica d’Europa e sul suo trattamento non è stato provato.
Cordiali saluti,
Austin J. App, PhD
Incarnate Word College
San Antonio, Texas
P. S. Se volete potete stampare in tutto o in parte questa lettera. Ma quello che desidero seriamente da parte di Time è uno studio sui fatti.
[1] Originariamente pubblicata in: Morgenthau Era Letters: 119 Letters to Newpapers and Newsmakers – Mostly in the Decadefrom 1941 to 1950 [Lettere dell’era Morgenthau: 119 lettere a giornali e a fabbricanti di notizie – Per la maggior parte nel decennio dal 1941 al 1950], Boniface Press, 1966.
[2] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/
Pubblicato da Andrea Carancini
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tratto del libro STUDI REVISIONISTICI di Franco Deana. Edizioni GRAPHOS.
reperibile a http://www.libreriaar.it/
Le statistiche ufficiali delle popolazioni possono risultare suscettibili di discussione quando si verificano spostamenti in massa, perché molti trasferimenti sfuggono alle autorità di partenza e di destinazione. Quando poi i trasferimenti sono provocati da eventi bellici o da disastri ambientali, carestie e stragi in massa delle popolazioni nemiche, ogni rilevarnento statistico diventa quasi impossibile.
Si consideri anche che, dopo la seconda guerra mondiale, le statistiche europee avrebbero dovuto valutare i trasferimenti, le stragi in massa, in presenza dei contrapposti interessi al gonfiamento delle stragi subite e all'occultamento di quelle effettuate.
Le difficoltà aumentano nelle statistiche postbelliche delle popolazioni ebraiche, per essere queste ultime soggette a frequenti spostamenti volontari o forzati, e per essere inoltre interessate a non figurare nei censimenti onde evitare di allarmare i paesi ospitanti.
Si ritengono più attendibili di quelle postbelliche le statistiche precedenti la seconda guerra mondiale, e particolarmente quelle relative all'effettiva consistenza di una determinata etnia o di una determinata confessione religiosa. Comunque, è necessario interpretare razionalmente e confrontare le statistiche esistenti.
Secondo il Calendario Atlante De Agostini, nel 1940, su una popolazione mondiale di 2,155 miliardi, 2,045 miliardi di uomini aderivano a una delle più importanti religioni, e solo 110 milioni, il 5%, erano "pagani o senza religione".
Nel 1991 su una popolazione mondiale di 5,094 miliardi, sono stati censiti come aderenti a una delle grandi religioni 3,582 miliardi di uomini, fra i quali 18 milioni di ebrei, e il resto, cioè 1,512 miliardi, il 30%, come confessanti altre religioni o atei.
Dunque, gli aderenti ad altre religioni e agnostici o atei, censiti dal 1940 al 1991, sono aumentati dal 5 al 30%; anche se si è verificato un aumento dei membri di nuove sette cristiane, ecc., è evidente che è molto aumentata la massa degli agnostici o degli atei.
Popolazione ebraica
Sempre secondo il Calendario Atlante De Agostini (edd. degli anni citati), gli israeliti (ebrei) nel mondo erano:
1914 12.000.000
1920 13.000.000
1940 16.600.000
Essi erano aumentati quindi dell'84,4% in 36 anni. Queste statistiche si devono ritenere attendibili in quanto non influenzate dalle ricadute politiche e sociali delle perdite avvenute durante la seconda guerra mondiale.
1) Popolazione ebraica negli Stati Uniti
Esaminiamo ora le statistiche degli ebrei presenti negli USA, loro paese di elezione, giacché vi si è trasferita la maggior parte delle loro popolazioni. Non per niente New York era ed è la più grande città ebraica del mondo (nel 1940, su una popolazione di 7 milioni di abitanti, vi erano 2,5 milioni di ebrei).
L'edizione del 1991 del Calendario chiarisce che in America esistono "statistiche tenute dalle varie Chiese, nelle quali però sono compresi [solo] gli ufficialmente iscritti e praticanti" (p. 586).
Gli ebrei "ufficialmente iscritti" nei registri sinagogali e in documenti del genere negli USA erano:
ANNO milioni
1940 4,65 (p. 40)
1948 4+5 (p. 395)
1952 5
1955 5,5
1964 5,6
1969 5,87
1975 6,115
1980 5,92
1983 5,728
1986 5,814
1987 5,944
1988 5,935
1991 5,981
Quindi dal 1940 al 1991, in 51 anni, gli ebrei sarebbero aumentati solo da 4,65 a 5,981 milioni e sarebbero addirittura diminuiti rispetto al 1975, malgrado l'aumento naturale della popolazione e i milioni di ebrei immigrati dall'ex Unione Sovietica e dall'Europa.
Anche se New York era il comune porto di sbarco degli immigrati europei e se gli ebrei preferivano stabilirsi nelle grandi città, la sproporzione fra i 2,5 milioni di residenti ebrei a New York nel 1938-40 e i 2,15 milioni di residenti ebrei nel resto del paese è troppo elevata e fa pensare a una sottostima, anche perché era più facile censire gli immigrati a New York, dato che altrove spesso essi erano in transito.
Evidentemente l'effettiva popolazione ebraica è molto maggiore (è ciò che pensava Arthur Koestler e ciò che pensa oggi Norman Finkelstein). Per valutarla calcoliamo un aumento naturale dal 1940 al 1991 proporzionale a quello verificatosi dal 1904 al 1940, e cioè 4,65 x 1,844 x 51 / 36 = 12,15 milioni circa. Anche se dopo il 1940 si fosse verificato un calo nella natalità, esso doveva venir compensato dalla diminuita mortalità per malattie.
Per un riscontro ci riferiamo all'accrescimento annuo della popolazione in Israele, accrescimento che nel 1987 è stato del 2,27 - 0,67 = 1,60% annuo (p. 357). Calcolando lo stesso aumento per la popolazione ebraica negli USA, risulterebbe una popolazione attuale di circa 10,45 milioni.
Tuttavia si osserva che il coefficiente di aumento della popolazione ebraica negli USA potrebbe essere maggiore se rispondesse al vero quanto dichiarato il 16 agosto 1963 dal presidente israeliano David Ben Gurion: la popolazione ebraica negli USA, ufficialmente di 5,6 milioni, non era inferiore ai 9 milioni (in R. Harwood, Ne sono davvero morti sei milioni?, Genova,2000, p. 33). I 9 milioni del 1963, con l'incremento naturale dell'1,6% annuo, sarebbero diventati 14 milioni nel 1991.
2) Emigrazione dall'URSS
Secondo il "Jerusalem Report" del maggio 1995 la popolazione ebraica nell'Unione Sovietica, dal 1946 al1995, si era ridotta da 4,6 a 1,24 milioni. Tenendo conto dell'aumento naturale della popolazione, si può stimare che 5 milioni di ebrei siano emigrati negli USA o in Israele, la cui popolazione ebraica nello stesso periodo è globalmente aumentata di circa 3 milioni.
Si può quindi stimare che 2 milioni di ebrei sovietici siano emigrati in America, direttamente o transitando per Israele. Si tenga anche presente che, fino al 1978, su 35.000 nordamericani o canadesi emigrati in Israele, solo 5.400 vi si stabilirono, ritenendo gli altri più utile per Israele la loro attività negli USA. Evidentemente l'emigrazione dal Nord America verso Israele è trascurabile (si veda Roger Garaudy, I miti fondatori della politica israeliana, Genova, 1996, p. 133).
3) Emigrazione dall'Europa e altri paesi fra il 1974 e il 1991
Nel 1974 (anno preso a caso) e nel 1991 le popolazioni ebraiche nei vari Stati (esclusi Israele, Stati Uniti e Unione Sovietica) risultavano 2.744.682 e 2.876.872 unità, con un aumento di 132.190. Applicando alle relative popolazioni l'aumento dell'1,6% registrato in Israele, i 2.744.682 del 1971 sarebbero diventati nel 1991 circa 3.595.000, cioè sarebbero aumentati di 0,85 milioni, di cui oltre 0,72 milioni evidentemente enúgrati negli USA (si veda, più avanti, la tabella delle popolazioni ebraiche).
4) Emigrazione dall'Europa dal 1946 al 1973
Il confronto con le popolazioni registrate nel 1991 è stato limitato al 1974 e non è stato esteso agli anni dei dopoguerra perché le statistiche diventavano sempre più incomplete e con variazioni di non lieve entità nel giro di pochi anni. Per esempio, dal 1956 al 1974 le popolazioni ebraiche risultavano aumentate in Francia da 150.000 a 520.000 (per l'afflusso di ebrei dall'Algeria), in Gran Bretagna da 300.000 a 450.000, mentre in Romania c'era stato un calo da 700.000 a 120.000, in Ungheria da 400.000 a 43.000, in Polonia da 80.000 a 12.000, in Olanda da 44.000 a 23.000.
Come si spiegano queste riduzioni? E la Romania, l'Ungheria e la Polonia non erano separate dal resto dell'Europa dalla cortina di ferro? Eppure è noto che soprattutto nei 27 anni che corrono dal 1946 al 1973 l'immigrazione ebraica negli USA è stata notevole e potrebbe spiegare qualche variazione statistica. Anche se fosse stata percentualmente della stessa entità di quella calcolata fra il 1974 e il 1991, risulterebbe di 0,72 x 27 / 17 = 1,14 milioni.
Stima della polazione ebraica mondiale
In totale, la popolazione ebraica negli USA calcolata ai par. 1 , 2 , 3 e 4 risulta di 12,15 + 2 + 0,72 + 1,14 = 16,01 milioni, con uno scarto fra quella censita e quella stirnata di 2,67 milioni.Se la popolazione ebraica del resto del mondo fosse stata sottostimata nella stessa proporzione, nel 1991 risulterebbe una maggiore popolazione mondiale di 2.876.872 x 1,67 = 4,8 milioni; ma questa è un'ipotesi priva di riscontri.
Arbitrariamente valuteremo in altri 2 milioni la popolazione ebraica non censita.
In conclusione la popolazione ebraica mondiale nel 1991 risultava la seguente (in milioni):
Stima popolazione ebraica negli USA
Popolazione nell'ex URSS
Popolazione negli altri paesi al 1991
Popolazione ebraica in Israele
Sottostima negli altri Paesi
Possibile emigrazione negli USAfra il 1946 e il 1973
Totale
(Cfr. Eugenio Saraceni, Breve storia degli ebrei, 1979, il quale scrive che gli ebrei rappresentano solo "il 5 per mille della popolazione mondiale", dato corrispondente a una popolazione ebraica di 21,74 milioni nel 1979 e 25 milioni nel 1991. )
L'aumento risulta incompatibile con la morte di 6 milioni di ebrei, in quanto questa avrebbe ridotto il loro numero sul piano mondiale nel 1945 a 10,6 milioni. Wiesenthal ha dichiarato il 2 maggio 1982 al "Post" che nei lager nazisti sarebbero morti 11 milioni di ebrei. A prendere per buona questa cifra, gli ebrei sopravvissuti sarebbero stati poco più di 5 milioni! (nota: Si noti che il "New York Times" del 15 febbraio 1948 valutava gli ebrei nel mondo tra 15.600.000 e 18.700.000 come cit. in R. Harwood,Auschwitz o della soluzione finale, Milano, 1978, p. 9).
Le statistiche si arrestano al 1991 perché proprio in quell'anno un periodico aveva pubblicato un testo in cui il qui scrivente sosteneva che, se gli ebrei considerati tali per confessione religiosa erano 18 milioni(Calendario Atlante, p. 26), quelli considerati (o da considerare) tali per appartenenza etnica, cioè per appartenenza a un gruppo definito dal possesso di certi tratti culturali, dovevano essere più numerosi.
Dal 1992 al 1999 la tabella degli aderenti alle grandi religioni è stata omessa nelle edizioni del CalendarioAtlante ed è stata reinserita in quella del 2000. Mettiamo a confronto le cifre (rispettivamente pp. 26 e 38):
Protestanti
Ortodossi
altri (anglicani)
Musulmani
Ebrei
Buddisti
Induisti
Altri
totale
In questi anni non ci sono state conversioni in massa o stermini di ebrei; evidentemente sono state eseguite rielaborazioni statistiche.
La riduzione da 18 a 15,3 milioni del numero degli ebrei si può giustificare col fatto che la prima cifra si riferiva a tutti gli ebrei e la seconda solo a quelli praticanti, e a conferma si nota che lo stesso Calendario Atlante riporta la cifra di 17.981.460 ebrei in tutto il mondo (p. 357). Tuttavia ricordiamo che dai calcoli prima svolti la popolazione ebraica negli USA risultava di 16,01 milioni; e questi 16,01 milioni, sommati ai 3.481.400 di abitanti ebrei di Israele, davano già un totale superiore ai 18.000.000, e ciò, dunque, senza tener conto del resto del mondo.
Si noti che il "Daily Express" del 1 maggio 1945 in un articolo di un corrispondente aveva riferito che nel campo di Dachau negli ultimi mesi erano morti di fame e malattie 13.000 prigionieri e ne erano stati liberati 32.000, affamati. E il "Daily Mail" del 2 maggio dello stesso anno aveva scritto:
Da quando gli Alleati hanno invaso la Germania sono stati liberati più di 2,5 milioni di esuli, profughi e prigionieri di guerra che risultavano nelle liste SHAEF, settore profughi (displaced persons). Si ritiene che sotto controllo tedesco ci siano ancora da 3 a 6 milioni di profughi.
Quindi la maggior parte degli internati era viva e fu liberata; e ciò vale anche per gli internati ebrei.
(Nella pagina che segue il lettore trova la tabella delle popolazioni ebraiche 1974-1991 con esclusionedi Stati Uniti, Israele e Unione Sovietica.)
Belgio
Cecoslovacchia
Danimarca
Finlandia
Francia
Germania
Gran Bretagna 450.000 450.000
Grecia
Irlanda
Italia
Iugoslavia
Liechtenstein
Lussemburgo 643
Norvegia 855
Olanda 23.000
Polonia 12.000
Romania 120.000
Spagna 7.000
Svezia
Svizzera 20.744
Ungheria 43.000
Afghanistan 800
India 16.000
Iran 68.000
Iraq
Libano 6.000
Siria
Turchia
Algeria
Tunisia 23.000
Marocco 70.000 40.000
Sudafrica 114.762 125.000 + 10.238
Zaire 1.500
Zimbabwe
Canada 254.368
Costarica 1.500
Giamaica
Messico 100.750 82.734
Argentina 450.000
Brasile
Cile
Uruguay 50.000
Nuova Zelanda 5.000
Totale 2.744.682
Altre notizie statistiche
Il mito dello sterminio ebraico non solo è incompatibile con le precedenti valutazioni statistiche, ma è contraddetto anche da dati fomiti subito dopo la seconda guerra mondiale.
1)
Popolazioni ebraiche secondo Léon Poliakov e Josef Wulf (Das Dritte Reich und die Juden, Berlin, 1955, p. 229)
URSS(zoneoccupate)
Germania
Austria
Ungheria
Ebrei in Europa nel 1947 - Congresso Ebraico Mondiale (Calendario Atlante De Agostini, 1952, p. 46)
Romania
Gran Bretagna
Francia
Germania
Ungheria
Polonia
Italia
Bulgaria
Cecoslovacchia
Austria
Belgio
Altri
Totale
3)
Popolazione ebraica in Europa secondo la Commissione Anglo-Americana sull'ebraismo mondiale e la Palestina, Losanna 20 aprile 1946 (Enciclopedia Treccani,Aggiornamento 1938-48 ,I, 1948, p. 813)
Albania
Austria
Belgio
Bulgaria
Cecoslovacchia
Danimarca
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Italia
Jugoslavia
Lussemburgo
Norvegia
Olanda
Polonia
Romania
Ungheria 400.000 200.000
totale 6.015.700 1.153.000
4)
Il 30 giugno 1965 il giomale ebraico di New York "Der Aufbau" ha riferito che 3.375.000 persone avevano presentato domanda di riparazioni per i danni subiti durante il nazismo (in R. Garaudy, op. cit., p. 68).
Il giomalista americano A. Doksen Marcus, in una corrispondenza da Gerusalemme del marzo 1993, aveva calcolato che gli ebrei cittadini di Israele reduci dell'olocausto erano 300.000 (si veda "Il Borghese", 18 luglio 1993). Questo, 48 anni dopo la fine della guerra. Considerando la mortalità, i profughi dalla Germania stati almeno il doppio. A questi si devono aggiungere gli ancor più numerosi ebrei emigrati negli USA attraverso Israele.
L'espulsione degli ebrei dalla Germania era iniziata subito dopo il 1933, e "nel luglio 1939, su 560.000 ebrei non ne restavano vivi in Germania che 215.000" (Emil Ludwig, La conquista morale della Germania, Milano, 1948, p. 123). L'espulsione era proseguita dopo lo scoppio della guerra, attraverso i paesi neutrali, anche se con crescenti difficoltà perché nessuno li voleva, come documenta il libro "Ebrei in vendita? " di Yehuda Bauer (Milano, 1998).
Secondo l'indagine del Congresso Ebraico Mondiale, nel 1947 in Germania gli ebrei erano ancora 198.000, cioè poco meno che nel 1939, ma va tenuto presente il fatto che ne erano affluiti moltissimi dall'Europa orientale a partire dal 1945.
Se ci fosse stato un piano di sterminio in massa, logicamente le prime vittime sarebbero stati gli ebrei tedeschi in quanto erano i primi a disposizione e i più detestati, come sostiene Goldhagen. Si può ipotizzare che gli ebrei emigrati negli Stati Uniti o in Palestina prima della guerra siano rientrati nella Germania distrutta, immiserita, sotto la protezione dell'esercito alleato, nel 1946?
Al massimo poteva rientrare qualche capofarniglia per tentare di far valere le proprie ragioni e compiere le proprie vendette, ma non è credibile il rientro, di intere famiglie emigrate da 5 -10 anni. Quanto al ritomo degli ebrei che si erano rifugiati in Unione Sovietica, come risulta dalle testimonianze citate più avanti, si è verificato parecchio tempo dopo.
Invece gli ebrei in Polonia erano 3.315.000 nel 1939 e 90.000 nel 1947. Non è credibile che i tedeschi abbiano voluto sterminare solo gli ebrei polacchi. Non sarebbe stato necessario, del resto, che agissero direttamente. Vi avrebbero provveduto gli stessi polacchi. Sarebbe bastato lasciarli liberi di agire.
Come è stato documentato anche da Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn nel libro " Il guardiano. Marek Edelmann racconta "(Palermo, 1998), il 4 luglio 1946 a Kielce, in Polonia, si verificò un pogrom che provocò la fuga in Germania di 150.000 ebrei (quelli che sarebbero stati inviati già precedentemente nelle camere a gas), creando imbarazzo alle autorità alleate. Furono fatti emigrare a tempo di primato negli USA o in Palestina. Evidentemente il numero degli ebrei sopravvissuti era molto superiore a quello ufficiale. E' logico pensare, inoltre, che gli ebrei non fossero fuggiti solo nella Germania occidentale e che complessivamente fossero di più.
Si ritiene che questi ebrei in transito non siano da includere nel numero di quelli sopravvissuti in Germania, in quanto la loro stima era datata 2 aprile 1946, cioè precedentemente al pogrom.
Si nota anche che gli ebrei ungheresi erano 450.000 nel 1938 e 190.000 nel 1947, anche se la storia ufficiale e tante testimonianze affermano che gli ebrei ungheresi nel maggio-giugno 1944 erano stati tutti deportati ad Auschwitz e inviati subito nelle camere a gas.
L'inattendibilità delle statistiche correnti è stata confermata da Shalom Baron (insegnante di storia ebraica all'Università di Colombia), il quale, in data 24 aprile 1964, di fronte al tribunale di Gerusalemme, ha sostenuto che nel 1945, quando la Polonia era stata liberata dai russi, 700.000 ebrei polacchi erano ancora vivi. Anche il n. 143 del 1961 di "Jedioth Hazem" (Tel Aviv) ha scritto che "il numero degli ebrei polacchi attualmente viventi fuori dalla Polonia si approssima ai due milioni" (in Paul Rassinier,Il dramma degli ebrei europei, Roma, 1967, p. 20).(Fonte: http://andreacarancini.
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