Come era scontato nell’assegnazione del premio Nobel per la Pace al giornalista Muratov e del Premio Sacharov, assegnato dal Parlamento Europeo, al cosiddetto “oppositore principe” Navalny, sono stati seguiti i soliti criteri politici in funzione antirussa.
Se però il premio a Muratov, direttore del periodico “Novaja Gazeta”, spesso critico nei confronti del governo Putin, è stata comunque assegnata ad un giornalista di un certo spessore (ed infatti Muratov ha persino ricevuto le congratulazioni del governo russo, se pur ammonito a rimanere nei limiti della legge), diverso è il discorso per il piccolo avventuriero Navalny. Come abbiamo scritto più volte Navalny in passato si era distinto come piccolo truffatore, insieme al fratello, nei confronti di una società francese. Per questo fu condannato per sua fortuna con la condizionale.
Successivamente Navalny fondò un piccolo partito razzista di estrema destra dai toni decisamente fascistoidi. Sono note le sue dichiarazioni nei confronti dei cittadini non russi della Federazione Russa, come Ceceni, Cabardini, Balcari, Baschiri, Tatari ed altri gruppi della regione del Caucaso e della Russia meridionale (gruppi che costituiscono minoranze molto importanti e consistenti del paese). Navalny li definì “scarafaggi” da schiacciare, attirandosi persino le critiche di Amnesty International, un’organizzazione ampiamente finanziata dal governo statunitense ed altri governi ed istituzioni occidentali che non è mai stata tenera verso la Russia ed il governo Putin.
Il partitino di Navalny, spacciato per “grande oppositore” in occidente, non è andato nei sondaggi oltre l’1% ed è quasi ignorato dalla maggior parte dei Russi. Non è riuscito nemmeno a presentarsi alle elezioni non avendo avuto il numero di firme necessario.
Dopo l’oscura vicenda del presunto avvelenamento di Navalny (una vicenda da chiarire su cui non è stata mai presentata alcuna prova) in Occidente si intende ancora sfruttare Navalny per stupide provocazioni antirusse; ma l’assegnazione del premio Sacharov – fermamente voluto soprattutto dal Presidente del Parlamento Europeo, Sassoli, specializzato in polemiche antirusse - ha avuto scarsissima eco ed è caduta quasi nel vuoto anche presso i mass media occidentali.
Un’operazione smaccata e sostanzialmente inutile che testimonia solo il fatto che la nuova guerra fredda degli ultimi 25 anni - fatta di propaganda, rivoluzioni “colorate” e sanzioni - continua con sempre nuovo vigore.
Vincenzo Brandi
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