OBAMA: mai nessuno
peggio di lui
NEOCON-USA: combattere i russi fino all’ultimo europeo
BIG PHARMA: vaccinare fino all’ultima bufala
Foglie di fico
sulle vergogne: 20 gennaio 2017
Se ne va il peggiore presidente della storia americana, il
più sanguinario, il più ipocrita, il più criminale, quello che ha fatto odiare
gli Usa nel mondo più di qualunque predecessore. E il “manifesto”, ossimorico
quotidiano “comunista” e sorosiano, che ancora qualcuno legge pensandolo onesto
e di sinistra, sulle cui oscenità ancora qualcuno traccia con la sua penna
foglie di fico, mobilita tutti i suoi embedded e scrive epitaffi che neanche a
Che Guevara o Antonio Gramsci.
Un florilegio: “La sua
presidenza ha avuto come obiettivo prioritario la costruzione di una democrazia
reale… punti che dovrebbero dar corpo
all’eccezionalismo americano…conquiste che dovrebbero essere considerate irriversibili
sul terreno dei diritti, ma anche quel terreno di relazioni internazionali con
paesi che non è più possibile demonizzare e o punire, come è stato fatto prima
di Obama (sic !)… Il presidente esce
di scena per restare. Per essere un punto di riferimento e di leadership morale…
E’ il noi che conta, non l’io, è una scossa
a reagire. L’America obamiana non starà alla finestra mentre i repubblicani
agitano il piccone… è un leader altro rispetto a una classe politica distante
dal popolo… Oggi sembra essere l’unica ripresa di una politica in grado di
costruire una prospettiva democratica…” .
Nei paginoni su paginoni in cui si celebrano gli 8 anni di
regime obamiano, si lacrima sulla sua fine, si vaneggia golpisticamente su una
rivolta nel nome di Obama contro il presidente eletto, è tutto un profondersi
ìn meriti che incideranno per l’eternità il profilo di Obama nelle rocce di
Mount Rushmore. Panzane come l’Obamacare (limitato a 20 milioni di persone su
50 senza assistenza sanitaria, e a condizione di consegnarsi mani e piedi
legati alle assicurazioni e a Big Pharma), l’apertura ai migranti (1,5 milioni
espulsi, più di qualsiasi predecessore), il muro tra Usa e Messico rafforzato
ed elettrificato, le pari opportunità, i matrimoni gay (quelli sì), la difesa
delle minoranze (licenza di uccidere e impunità alla polizia più violenta del
mondo, specie sui neri), la ripresa economica (Usa in totale rovina
infrastrutturale, disoccupazione record, salvataggi a gogò delle banche
predatrici, delocalizzazione dell’apparato produttivo in paesi con manodopera
schiavizzata) e, naturalmente, la fine delle guerre (solo 7, dopo le tre di
Bush).
A paragone di questi indecorosi e truffaldini peana, appare
contenuto plauso l’incensamento che alla sua divinità dedica il talmudista,
hillarista, mossadista storico, Furio Colombo, su “Il Fatto”, giornale
atlantista fratello maggiore del “manifesto” (“Obama uomo della diversità, inviolabilità dei diritti, uguaglianza, che
lascerà alla parte libera del popolo americano orizzonti grandi, grandissimi”,
come ben sanno i neri Usa decimati dalla polizia di Obama, e qualche milione di
mediorientali eliminati). Entrambi, gonfiando di aspettative il proposito di
Obama di assumere la guida della resistenza a Trump, ne sostengono
implicitamente il sabotaggio revanscista eversivo, roba inedita negli Usa.
Il retaggio di un assassino
seriale di massa
Scampando alle intossicazioni di questi fogli corifei,i
cittadini americani e del mondo registrano: la costituzione smantellata da
superpoteri presidenziali assunti da Obama in un paese militarizzato e dalle
libertà civili ridotte al lumicino; una corruzione agli alti piani e un
arbitrio del potere finanziario di Wall Street senza precedenti, l’elefantiasi
e l’illimitata protervia dell’apparato militare, sorveglianza, sicurezza,
spionaggio capillari e invasivi come in nessun altro paese del mondo; più neri
inermi assassinati, violati nei loro diritti, incarcerati che negli anni del segregazionismo.
All’estero il 44° presidente degli Usa lascia una scia di
sangue che cinge il mondo come un cilicio. E’ considerato da miliardi di
atterriti e devastati esseri umani il più pericoloso governante mai apparso
sulla Terra prima e dopo Hitler. Un macellaio di donne e bambini, di funerali e
matrimoni, e di paesi, anche europei, che ha infestato di terroristi suoi
mercenari, un guerrafondaio che, sulla base di menzogne, ha esteso guerre
genocide a 7 paesi, che ha polverizzato, servendosi di bombe, missili, sicari
jihadisti, israeliani, turchi, sauditi, tre grandi e civili nazioni arabe, che
ha universalizzato la pratica degli assassinii extragiudiziari con droni, da
lui personalmente ordinati, che ha sulla coscienza milioni di morti innocenti,
che ha esteso l’impiego di Forze Speciali, cioè squadroni della morte impunibili,
a 135 Stati, che ha aumentato la spesa bellica a livelli senza precedenti nella
storia del mondo, arrivando a stanziare un trilione di dollari per potenziare
l’arsenale nucleare
Che ha usato il mantra della guerra al terrorismo e alla
droga come chiave per destabilizzare nazioni e conquistare produzioni e mercati
alla droga, che ha consentito alla NSA di distruggere la privacy di ogni
cittadino del mondo, che ha violato la sovranità e autodeterminazione dei
popoli destabilizzando i loro Stati con rivoluzioni colorate e colpi di Stato
affidati a gruppi nazisti o mafiosi (Ucraina, Honduras, Paraguay, Brasile…),
che ha strangolato paesi non succubi con sanzioni ed embarghi, che ha
artatamente portato all’incandescenza il confronto con una Russia pacifica e
rispettosa del diritto internazionale, elevando il rischio della catastrofe
termonucleare e coinvolgendovi a forza i paesi sudditi, che ha consacrato la
sinergia criminalità di Stato–criminalità organizzata a modello di governance
in tutto l’Occidente e nei paesi neocolonizzati, che ha portato avanti e
potenziato la necrofora strategia neoliberista e militarista dei Neocon per un governo totalitario mondiale, lanciata
con l’operazione 11 settembre. Che ha messo il sigillo ai suoi due mandati di
terrorismo interno e mondiale lanciando nell’ultimo anno su parti del mondo
26.171 bombe, tre bombe all’ora per 24 ore ogni giorno.
La bomba e il
petardo
Un essere dal bell’aspetto e dalla psiche tarata che,
prendendo in giro il popolo cubano in combutta con tre papi e un presidente
cubano rinnegato, gli ha rinnovato le sanzioni inoculandogli simultaneamente il
virus mortale del capitalismo straccione al servizio del capitalismo dei
signori. E mentre a Cuba corrompeva quanto restava da corrompere, ha rinnovato
le sanzioni al Venezuela, vi ha scatenato la jacquerie e il sabotaggio dei ceti
parassitari fascisti e gli ha annunciato guerra alla morte definendo questo
paese inerme e pacifico “una minaccia
inusuale e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”. Quanto finora
Donald Trump, il Belzebù, la sentina di ogni male per i politically correct,
gli pseudo-sinistri - cripto-destri, ha blaterato in termini di minchiate
xenofobe, sessiste, anti-ecologiche, sta a quanto ha combinato questo bruto del
“yes we can” in materia di crimini
contro l’umanità come un ordigno con la miccia spenta sta a una deflagrazione
atomica. Ed è proprio questo delinquente abituale che, consci o no, difendono
le torme sorosiane che negli Usa e in Europa si vanno mobilitando per far sì
che una piazza obamian-hillariana-neocon-Cia faccia saltare il nuovo presidente
e, con lui, quanto resta delle istituzioni fatte a pezzi da Obama. O,
piuttosto, da chi s’è inventato e ha usato questo cinico pupazzo, finto
taumaturgo nero, per procedere nel proprio programma eugenetico di pulizia
etnica, culturale e sociale. Un idolo, un eroe, un martire per gli sgherri di
Hillary. Un criminale di guerra che, al momento, la scamperà grazie alle
cortine di fumo stese da sicofanti come, nel suo indecente piccolo, il “manifesto”. Ma che la Storia impiccherà
al pennone più alto della flotta pirata. Quella
su cui ci ostineremo a navigare, noi comuni mortali.
Negli Usa, con un presidente sconfitto che non sa perdere e
un establishment che ha puntato tutte le sue fiches sul rosso della guerra alla
Russia, ostacolo insuperabile alla conquista del governo mondiale, siamo allo
scontro al calor bianco tra la fazione militarista-securitaria che campa di
guerre, insicurezza e terrorismi e lo schieramento Trump che, per quanto
equivoco e trasversale, non accetta la priorità dello scontro con chi possiede
le più vaste risorse energetiche e minerarie del mondo. Ma preferisce farci
affari, prendendosela semmai con la Cina divoratrice di produzioni e mercati.
Addosso alla
Russia. O all’Europa?
Svaporate le balle dell’hackeraggio russo che avrebbe
convinto gli americani a votare contro Hillary
e, quella più miseranda, degli exploit sessuali di Trump a Mosca
(inventati dalla spia britannica in disarmo Christopher Steele su commissione
di John McCain), che la stessa Cia è stata costretta a smentire, la campagna
russofobica è passata al gioco duro. E’ scesa in campo con un’armata di carri
armati e di truppe di terra, mare e aria, che hanno attraversato l’Europa da
ovest ai confini polacchi e baltici con la Russia, come non la si era vista
dalla Seconda Guerra Mondiale. Brividi, tremori, panico. “Much ado about nothing”, direbbe Shakespeare, molto rumore per
nulla. Per nulla proprio no, perché le intenzioni dietro la mossa sono comunque
criminali. E letali per noi.
Siamo a qualche migliaio di mezzi corazzati e blindati e a
4000 soldati, più i 5000 della Forza di Pronto Intervento, con elicotteri e
F15. Non costituirebbe, questo dispiegamento, una minaccia per la Russia
neanche se fosse cento volte, anzi, mille volte più grande. Hitler invase la
Russia di uno Stalin impreparato con 3.800.000 soldati, 600mila veicoli, 3.350
tank, 7.200 pezzi d’artiglieria, e 2.770 aerei della migliore aviazione
dell’epoca. Vi si aggiunse, grazie alla cinica irresponsabilità di Mussolini,
l’ARMIR, la spedizione stracciona di morituri italiani. L’Armata Rossa,
nonostante le purghe di ufficiali inflittele da Stalin, li divorò tutti e vinse
la guerra. E oggi la Russia di Putin, rispetto all’Urss del 1939, se la può
tranquillamente ridere di una forza come quella fatta marciare, gagliardetti al
vento, tra tromboni e cimbali e spaventose urla di guerra mediatiche, dal
Canale della Manica all’Ucraina.
A cosa serve la
parata? A far dire ad accattoni e zoccole nei governi UE e nazionali e
rispettive presstitute che la Russia è una minaccia mortale (lo zelante premier
danese si è superato dicendo che la minaccia incombente russa deve essere
prevenuta subito con un’azione di forza), e che sarebbe demenziale se Trump
dovesse illudersi di normalizzare le relazioni con Mosca. E’ davvero
paradossale, mai visto, che l’apparato militare americano conduca manovre
provocatorie a rischio di guerra in aperto contrasto con le politiche
annunciate dal neoeletto comandante in capo.
Contro l’Eurasia
fino all’ultimo europeo
Rumoreggiando contro i confini russi, Usa ed eurosguatteri
al guinzaglio, sanno che nel caso di attacco andrebbero incontro a una
sconfitta. Perché allora provocare, correndo il rischio, sempre attuale data la
psicopatologia che caratterizza i vertici Usa, che qualche dito finisca sul
pulsante rosso? Parrebbe “much ado about nothing” ed è invece
molto rumore del kombinat repubblicani neocon-falchi democratici hillariani,
accompagnato dagli strepiti delle zoccole mediatiche, attorno a qualcosa di
grosso. Si tratta di impedire a tutti i
costi il reciprocamente vantaggioso incontro tra una Russia straricca di
risorse e un’Europa dell’alta tecnologia e dalla gran fame di energia. E’ il
mandato assegnato alle zoccole mediatiche e Ong che coprono i loro servigi atlantisti, talmudisti,
antidemocratici e guerrafondai, fingendo di stracciarsi le vesti umanitarie sui
migranti al gelo balcanico. Un incontro di pace, quello tra Europa e Russia,
dettato da geografia, storia, economia, cultura. Un incontro fisiologico, di
mutuo interesse e beneficio, ma che ridurrebbe la potenza Usa, strumento della
cupola mondialista, ai margini dei significati e dell’agibilità geopolitici. E
che aprirebbe agli europei, agli Stati nazionali, una via d’uscita dalla
colonizzazione dell’Impero e dal suo vicerè a Bruxelles.
Questi tamburi di guerra, queste trombe del giudizio, questi
fischi del pecoraro alle sue pecore, devono avvelenare i rapporti tra Occidente
e Russia sul piano economico, militare, culturale, al punto da rendere
estremamente difficile al prossimo presidente di attuare i suoi propositi
collaborativi verso Mosca. Gli toccherebbe cancellare tutti i provvedimenti
ostili del suo predecessore e contro tale ipotesi si scatenerebbe
l’irrefrenabile indignazione, come già in atto, dei massmedia e delle Ong
umanitarie asserviti all’establishment
militar-securitario: Trump, nient’altro che una marionetta di Putin,
avrebbe svenduto all’orrendo orso russo la sicurezza americana. Obiettivo
finale: bloccare nel caos l’insediamento del neopresidente, o arrivare
rapidamente al suo impeachment. Europa ricondotta nei suoi ceppi atlantici,
alla mercè delle predazioni del sistema mafiofinanziario mediante TTIP, il
TISA, CETA, NATO. Eurasia kaputt. Psicosi di guerra strutturale e permanente
con relativi profitti per chi ci campa e ci comanda. Eventuale conflitto
circoscritto al campo di battaglia russo-europeo. Lontano dal suolo americano..
Come in Siria, Iraq, Afghanistan e resto del mondo.
Sostenuta dagli utili idioti e da amici del giaguaro
hillariani, tipo Michael Moore o altre celebrità dell’infotainment, che,
rimborsati da Soros, annunciano manifestazioni milionarie per i giorni prima e
dopo l’insediamento del 20 gennaio e, in Europa, dalle mille Ong pacifinte e
migrantofile, i vociferanti LGBTQ, gli umanitaristi e i radicalchic che prediligono manifestare contro il rischio
Trump piuttosto che contro gli stivali chiodati di
Obama-Hillary-Cia-Pentagono-Neocon in marcia sulle loro pance, l’isteria
antirussa punta a un risultato preciso. Non la Russia, l’Europa.
Israele fa la sua
parte. E pure le pseudo-Ong della Cia.
Nell’operazione non poteva mancare il suggeritore primo
della politica estera Usa. Haaretz, quotidiano israeliano critico, rivela che
l’intelligence Usa ha avvertito i colleghi israeliani di non collaborare con
l’amministrazione Trump, anzi di intralciarla con operazioni militari anche sul
terreno della guerra alla Siria che Trump vorrebbe diretta contro i terroristi
e non contro Assad. E così Israele, avendo già offerto retroterra strategico e
sanitario ai jihadisti Isis e Al Qaida sul Golan, avendogli fornito armamenti,
ha ripreso a sostenerli con interventi diretti. I lanci di missili su Damasco
e, ripetutamente, sull’aeroporto militare, la riattivazione di attentati
terroristici nella capitale, avvengono a sostegno dei jihadisti in difficoltà
in varie parti del paese, e soprattutto nella valle di Wadi Barada,
riconquistata dal governo dopo che Al Qaida-Al Nusra, occupandone le sorgenti,
avevano tagliato l’acqua a 5 milioni di damasceni. Ovviamente anche gli
attentati terroristici in Turchia, dall’assassinio dell’ambasciatore russo alla
strage della discoteca di Istanbul, con
un’escalation parallela e collidente con le varie intese tra Mosca, Tehran e
Ankara, indicano la stessa matrice e gli stessi obiettivi dello sbattere di
sciabole antirusso in Europa.
Contro le quali intese si sono aperte le fogne e si è data
via libera a torme di ratti. Ieri sera a “Blob”, in una caduta di stile e
contenuto imputabile solo a un Ghezzi non più padrone di sé, ne sono arrivati
un paio, commessi viaggiatori del Dipartimento di Stato: “Amnesty
International” e “Un Ponte per”. Indescrivibile come, abbandonata ogni pretesa
di imparzialità dirittumanista, abbiano dato sfogo al livore loro e dei loro
mandanti per i contraccolpi subiti sul cammino dell’obliterazione di Iraq e
Siria. Oltre a riesumare le logore fandonie su universi carcerari siriani,
stupri e torture, bombe a grappolo e bombe-barili, bombe su ospedali e scuole,
sono arrivati a trasformare le belve mercenarie jihadiste, pur raccontatesi in
mille video di orrori, di esecuzioni mediante decapitazioni, crocefissioni,
roghi, annegamenti, squartamenti, in protagonisti e martiri della democrazia. Volgare
e rozzo contributo alla mobilitazione sorosiana di tutto l’apparato di fessi e
farabutti che da anni è chiamato a fiancheggiare, sotto mentite spoglie
pacifiste e magari addirittura anti-Nato, la strategia della Cupola di resa dei
conti con la Russia. A spese dell’Europa.
Vaccini fino
all’ultimo boccalone
Le gigantesche bufale su epidemie globali e assassine,
Aids, mucca pazza, peste suina, influenza, ebola, aviaria, non ci hanno
insegnato niente. Pareva dovessero ridurre a uno scherzo la peste bubbonica dei
secoli andati e sono rimaste circoscritte e in buona parte pura fuffa. Fuffa,
sì, ma costosa per noi e redditizia per altri. Venivano attribuite a cause
tanto certe quanto poi screditate, ma intanto hanno costretto Stati e, quindi,
cittadini, a svenarsi per milioni di dosi di vaccini, in gran parte rimasti sui
banchi ad ammuffire. Questa della meningite da meningococco è una delle truffe
più plateali e spudorate. Psicosi mediatica e istituzionale ossessiva, basata
su dati falsi, ma intanto tutti corrono a farsi iniettare veleni. Con 0,32 casi
su 100mila persone nel 2015, 3 casi ogni milione oggi, siamo sotto la media
europea che è di ben 14 casi. E in zona di assoluta tranquillità. Nella tanto
deplorata Toscana, l’incidenza è di 0,83 su 100mila, largamente sotto
l’emergenza. Dei 29 casi del 2016 ben 13 erano vaccinati, il 45%. Il che
darebbe da pensare. Dal 2012 i vaccini sono inseriti nel Piano Nazionale
Vaccinazioni ed è proprio dal 2012 che si nota un aumento dei casi da
sierogruppo C rispetto al 2000. Fatevi una domanda, datevi una risposta. Stessa
domanda e stessa risposta che valgono per la mobilitazione anti-Russia e
anti-Trump delle tante nostre anime belle.
Fulvio Grimaldi - fulvio.grimaldi@gmail.com
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