Non sono un “fedele” cristiano, anzi sono perfettamente laico, pur che da quando a Treia la Curia ha deciso di tenere aperta la chiesa di San Francesco, dove si respira una bella atmosfera di pace, non manco di soffermarmici quasi ogni sera per diversi minuti in raccoglimento e meditazione. Nessun altro entra in chiesa perciò posso starmene tranquillo in attesa quasi rituale dell’anziano custode che verso le ore 19.45 giunge a spegnere le luci ed a chiudere le porte. La chiesa è un luogo sacro dedicato alla divinità ed è giusto che resti aperto a tutti.
Teoricamente -da questo punto di vista- sembrerebbe corretto che le alte cariche ecclesiastiche abbiano invitato a preghiere comuni i praticanti di fedi diverse, in particolare musulmani, come segno di pace, di fratellanza e di rispetto per le reciproche religioni. Ma è veramente così?
Prima di andare avanti con questo discorso debbo fare un passo indietro a quando ancora giovane e desideroso di girare il mondo mi trovai in diversi paesi islamici e non mi fu mai impedito di entrare nelle moschee, anche se mi veniva chiesto di accedervi senza scarpe e di lavarmi i piedi in apposite vasche prima di entrare, ma questo avveniva solo durante le ore di “riposo” ovvero non quando si celebravano cerimonie religiose. In certi casi si poteva andare incontro ad estremi rifiuti, come avviene a La Mecca dove la visita alla Kaaba è strettamente consentita ai soli maomettani certificati (alieni di altri credo se scoperti sono sottoposti a minacce e scacciati in malo modo se non picchiati).
Ma torniamo all’Italia, anzi torniamo a Roma, ove fino all’avvento del cristianesimo vigeva una grande libertà di culto. A Roma, ed in tutte le grandi città romane, esistevano basiliche aperte ai devoti di qualsiasi dio (vedasi ad esempio il celebre Panteon) e fu in seguito a questa apertura sincretica che pian piano i cristiani, che appartenevano alle classi più derelitte e quindi più numerosi e determinati, riuscirono a prendere il sopravvento occupando pian piano questi templi collettivi e rendendoli loro sede esclusiva. Questa abitudine si ampliò sino ad occupare tutti i templi della paganità che furono riconvertiti in chiese cristiane (è un fatto storico riconosciuto che le antiche chiese siano state tutte edificate su mura e fondamenta di precedenti templi romani).
Ed ora vediamo cosa sta succedendo in Italia in seguito alle richieste vaticane di aprire le chiese agli islamici, per svolgervi funzioni comuni, con lettura di brani del vangelo e del corano e con diverse testimonianze di fede. Se questo atteggiamento sembra una apertura ed una mano tesa per pacificare gli animi, soprattutto in seguito agli eccidi di cristiani nel mondo (parecchie migliaia in tutta l’Africa ed in Oriente, ivi comprese donne e bambini) e di vari attentati terroristici compiuti in questi recenti anni, mesi e giorni da parte di “fondamentalisti” (definiti per quieto vivere “squilibrati), in realtà questo gesto di apertura e perdono cattolico, basato sul detto “porgi l’altra guancia”, è una sorta di sdoganamento dell’invasione islamica in corso.
A mali estremi estremi rimedi e l’abbiamo visto attraverso tutti i gesti compiuti dal papa nei confronti dei fedeli di Maometto (lavacro di piedi, accoglienza nelle parrocchie, gestione dei profughi, etc.). Bisogna però capire come vedono i musulmani questa apertura e chi sono realmente i musulmani che hanno accettato l’invito a presenziare alle funzioni comuni in chiesa.
I maomettani più tradizionalisti riconoscono in questa apertura cattolica un segno dei tempi che verranno. In primis la concessione di liberalizzare il loro culto nelle chiese è un chiaro segnale di apostasia da parte dei cristiani e di riconoscimento implicito della superiorità coranica, tutto ciò in attesa del Giudizio Universale, in cui verrà il Madhì che proclamerà una guerra santa per stabilire l’islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i non-musulmani.
C’è poi la posizione dei cosiddetti musulmani “liberali”, che sono quei fedeli di convenienza, tra cui parecchi italiani convertiti, che hanno tutto da guadagnare dal “sincretismo” papalino, anche per tamponare un’incipiente islamofobia che metterebbe a rischio gli affari milionari in corso legati allo spaccio di prodotti halal, alla costruzione di nuove moschee e di centri culturali di promozione islamica, etc. Dove ci sono affari da portare avanti è sempre meglio assumere il sorriso invece del ghigno (eventualmente il ghigno seguirà più tardi quando il potere sarà consolidato).
Stranamente ho notato che queste mie riflessioni “laiche” sono anche state fatte da cristiani senza paraocchi, persino da preti e vescovi che hanno avuto il coraggio di criticare le posizioni dei “vertici”, affermando che “nella chiesa vige la libertà di pensiero”. Questa frase mi sembra molto significativa… visto che per la “libertà di pensiero” in passato molti martiri furono messi al rogo. Ma evidentemente i tempi sono cambiati e non mi stupirei se il blocco monolitico cattolico si frantumasse, confermando così la profezia che questo sia l’ultimo papa…
Paolo D’Arpini
Comitato per la Spiritualità Laica, Via Mazzini, 27 – Treia (Mc) – Tel. 0733/216293
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