giovedì 6 agosto 2015

RAI... non è riforma ma "riformatorio"

“Sta avendo luogo una rivoluzione molto più significativa di qualsiasi cambiamento del potere economico. Sotto l'impatto della propaganda, le vecchie costanti del nostro pensiero sono divenute variabili. Ad esempio, non è più possibile credere nel dogma originale della democrazia”. (Walter Lippmann)



Una classe politica del tutto estranea agli interessi del paese,
autoreferenziale, arrogante e in malafede, non perde occasione per
confermarsi in tutta la sua spudoratezza. Prima  è toccato alla
spartizione delle poltrone ed ora tocca alla scelta del diggì con
funzioni di addì per perpetrare impuniti nell’imbroglio dei loro tiggì

D'altronde l’avevano detto: “Prima condizione per valorizzare il ruolo
“industriale” della Rai è quella di dotarla di una guida chiara,
riconosciuta, trasparente, efficiente, responsabilizzata: un capo
azienda che sia in grado di prendere le decisioni e di essere chiamato
a risponderne. Il governo crediamo abbia il dovere più che il diritto
di individuare il capo azienda”

Tutto questo in un paese che ha subito per anni l’oltraggio
dell’affidamento del principale tg nazionale a Minzolini, i servilismi
di Saccà, gli interventi in diretta di Masi, le epurazioni di
professionisti come Santoro, la Guzzanti …. Luttazzi!...... Enzo Biagi
….!! A nulla tutto questo è servito?!

“Noi la pensiamo come a un'azienda che debba essere una delle più
grandi imprese culturali d'Europa”…..... proclami pieni di nulla che
offendono l’intelligenza, nell’assenza totale di ogni forma di
condivisione dal basso e rispetto della voce dei cittadini utenti,
imperversano sui mezzi di comunicazione nella totale incuranza di
esempi e modelli che vengono d’oltre confine, oscurati e volutamente
ignorati. Uno per tutti, quello tedesco: “La governance delle radio-tv
pubbliche tedesche si basa sul principio del controllo supremo
dell’ente da parte della “società civile” per il tramite di un organo
supremo, detto “Rundfunkrat”, ovvero consiglio radio-televisivo” -

Eppure esiste un Protocollo di Amsterdam – e loro lo sanno - che
impone di “promuovere il pluralismo e la partecipazione democratica”.
Che asserisce inequivoco che “alla TV pubblica è attribuito un ruolo
fondamentale per la democrazia: ampliare la partecipazione dei
cittadini”.

Di tutte queste cose proprio non se parla. Chissà mai perché!?

E’ facile immaginarlo: una riforma autentica fatta nell’interesse dei
cittadini non permetterebbe ai mestieranti della politica di fare il
proprio comodo con telegiornali al limite del ridicolo, farciti
quotidianamente della vergogna della propaganda!

Adriano Colafrancesco

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