“Perplessità, sconcerto e dissenso!!” è il minimo che possiamo dire dopo aver ascoltato i discorsi pronunciati dal nostro Presidente del Consiglio, a nostro nome, in Israele, esattamente ad un anno dal terribile massacro che nel luglio scorso ha sconvolto la Striscia di Gaza: più di 2.000 morti, tra cui almeno 400 bambini.
Vana è stata la ricerca di questi dati nei diversi interventi di Matteo Renzi.
E non ha fatto riferimento a nessuna delle questioni che da decenni impegnano le Nazioni Unite, dalle colonie all'occupazione militare, dall'assedio di Gaza alle violenze quotidiane che le agenzie dell'Onu monitoriano costantemente.
Niente di tutto questo.
Con grande sconcerto l'abbiamo sentito ripetere solamente l'ossessivo slogan della “sicurezza d'Israele” senza alcun riferimento alla devastante distruzione di cui è responsabile quello Stato che, secondo Renzi, sarebbe “non solo il Paese delle radici di tutto il mondo” ma perfino “il Paese del nostro futuro”.
Ma forse gli italiani comprenderebbero meglio il perchè di questo squilibrato e astratto abbraccio allo Stato responsabile dell'attuale apartheid, se qualche media avesse rivelato che il nostro Paese è un grande fornitore di sistemi d’arma a Israele.
“La continua costruzione di colonie da parte di Israele fa perdere speranza al popolo palestinese che attende la sua patria da circa 70 anni, ma le nostre mani sono tese per la pace verso i nostri vicini israeliani sulla base delle risoluzioni internazionali».
Questo l’appello del Presidente Abu Mazen. E Renzi? Muto e impassibile.
I commentatori non ricordano un Capo di Stato che negli ultimi anni si sia recato in Israele e Palestina senza far riferimento all'occupazione militare.
E stavolta davvero non in nostro nome, Renzi ha imitato l'impacciato panico che da qualche tempo sta facendo tremare le gambe a Netanyahu di fronte al successo del pacifico e nonviolento movimento di boicottaggio verso i beni illegalmente prodotti nelle colonie. Esattamente come il Primo ministro israeliano non perde l'occasione per denunciare allarmato il successo di questo pacifico strumento già sperimentato per abbattere l'apartheid sudafricano, così il nostro Primo ministro italiano ha tuonato contro il BDS con frasi sinceramnete poco sensate: “Chi pensa di boicottare Israele non si rende conto di boicottare se stesso, di tradire il proprio futuro”. E: “L'Italia sarà sempre in prima linea nel forum europeo e internazionale contro ogni forma di boicottaggio sterile e stupido”.
“Auspichiamo che si diffonda il boicottaggio - si legge nell’Appello dei Capi delle chiese cristiane a Gerusalemme Kairos Palestina n.7 - che non ha affatto lo scopo della vendetta ma la fine del male esistente, la liberazione sia degli oppressori che delle vittime dell’ingiustizia. Il BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni) è un’azione seria per raggiungere la pace giusta e definitiva che porrà fine all’occupazione di Israele in Palestina”.
Noi di Pax Christi Italia, che esattamente un anno fa eravamo in Palestina e Israele per solidarietà verso i due milioni di palestinesi sotto attacco e per le vittime - per fortuna pochissime - anche da parte di Israele, vorremmo che il nostro Presidente del Consiglio con un po' di umiltà si interrogasse sulle aspirazioni di pace e giustizia di milioni di palestinesi e spiegasse in Parlamento come mai, nonostante la recente condanna da parte della Commissione ONU per possibili crimini di guerra a Gaza, l’Italia continui a inviare sistemi d’arma, come gli aerei M346, a Israele.
In netto contrasto con la legge 185/90, che vieta la vendita di armi a Paesi in guerra o che violano i diritti umani.
Lo scorso mese di marzo anche il Presidente di Pax Christi, mons. Giovanni Ricchiuti, è stato a Gaza. “Vedere con i propri occhi - ha dichiarato - ti cambia profondamente! Sembra che sotto quelle macerie sia stata seppellita anche la speranza. Ma non è così!”
Pax Christi International ha voluto festeggiare i suoi 70 anni di vita proprio a Betlemme, con un’Assemblea Internazionale lo scorso mese di maggio, come segno di vicinanza e condivisione. E in quell’occasione le autorità di frontiera israeliane non hanno permesso l’ingresso al Segretario Internazionale di Pax Chrsti, José Henríquez.
Continuiamo a credere nella costruzione di ponti e non muri, e tra pochi giorni un gruppo di Pax Christi partirà, come ogni anno, per la Palestina.
Pax Christi Italia
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