sabato 15 settembre 2012

Soldati da videogames, con moti veri... Non c'è onore nell'uccidere e morire senza onore




Io sono stato quello che
Gli altri non volevano essere
Io sono andato dove
Gli altri non volevano andare
Io ho portato a termine quello
Che gli altri non volevano fare
Io non ho preteso mai niente
Da quelli che non danno mai nulla
Ho visto il volto del terrore
Ho sentito il freddo morso dalla paura
Ho gioito per il dolce gusto
Di un momento d’amore
Ho pianto, ho sofferto e ho sperato…
Ma più di tutto
Io ho vissuto quei momenti che
Gli altri dicono sia meglio dimenticare.
Quando giungerà la mia ora
Agli altri potrò dire che sono orgoglioso
Per tutto quello che sono stato…
… un Soldato.

George L. Skipeck



Vedete, per sentirsi "orgoglioso" quel "soldato", parola che tanto più oggi rimanda al suo significato etimologico (cfr. http://www.etimo.it/?term=soldato&find=Cerca), dovrebbe avere qualche buona ragione. Che non risiede sic et simpliciter nell'essere un milite. Ma PER CHI e PERCHE' (oltre che come) lo si è. Ci vuole una causa e una patria da amare-difendere, innanzi tutto, e dei superiori degni di stima. E' quello che non esiste più almeno dai tempi del Secondo macello mondiale. E il senso di combattere dalla parte giusta, anche se perdente; o comunque una lotta che un suo senso (dei destini individuali e della comunità a cui si appartiene) ancora ce l'abbia. E, per finire, che non sia una battaglia radicalmente tirannica e iniqua (del tutto acosmica, squilibrata, di mille superarmati e corazzati contro uno quasi a mani nude), in cui si esercita, col vile peso quantitativo, l'oppressione sul più debole - e il massacro sistematico dei civili. Anche tutto ciò si è perso. A partire dal 45 tutte, non una esclusa, le guerre dei vincitori democratici sono state laide operazioni di arrembaggio predatorio: unilaterali, ingiuste e sproporzionate per definizione. A ciò si è aggiunta, via via sempre più estesa, la pratica di sostituire l'esercito di leva con quello mercenario, dove, appunto, non si tratta più (se non retoricamente) di patria, ma di vilissimo denaro. Il soldato della poesia è scomparso.


Sì, i tempi della leva sono finiti da un pezzo. Il "lavoro" del militare? Una professione come un'altra... ma dove la crisi non esiste... bollini, tredicesima, quattordicesima, tutto in regola, pensione... anche incentivi, senz'altro: più dimostri di essere efficiente, di eseguire bene gli ordini e, quando occorre, d'avere "spirito d'iniziativa"... rischi?... neanche tanti, tutto sommato... forse ne corre di più un rappresentante di commercio otto ore dentro il suo macinino, per non parlare dell'operaio in fonderia... basta solo far attenzione a quella merda di uranio... del resto è logico... gli extracomunitari che andiamo a sterminare... col cazzo hanno aerei, droni, elicotteri, carri armatissimi... bombe al fosforo, bombe a grappolo, bombe mininucleari... questa è la roba che serve con quei baluba!... repulisti dall'alto, dalle altezze cimmeriche... e tutto automatizzato... che nel frattempo puoi telefonare agli amici col satellitare, o giocare a videopoker... e poi i brividi comunque ci vogliono!... cazzo!... fa parte dell'ingaggio, è uno dei motivi per cui si sale tra le rocce e si striscia nella sabbia... a stanarli, annichilirli... a sudare, a godere, a soffrire!... come in un videogame... anzi meglio, cento volte meglio!... nerosangue vero, muscoli di plastica autentica, urla di torture vere!... e dindini scintillanti... che ogni ventisette del mese il conto in banca lievita!... senza contare tutte le possibili grassazioni!... impari un mestiere!... che ti sarà sempre utile... Domani ci hanno chiamato a Helmand... gli americani hanno bisogno di noi... un onore!... non vedo l'ora... arriviamo!


Joe Fallisi

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