sabato 5 giugno 2010

Rubrica d'ascolto scolastico: "Rinchiudersi in una grotta come estrema difesa dal mondo?" di Denise Severa

Ciao Paolo!
Ho scritto un nuovo articolo, un po' insolito e controverso, vorrei sapere cosa ne pensi.
Pochi giorni fa, ho letto una notizia particolarmente interessante che vorrei porre alla tua attenzione, Paolo e a quella dei lettori del tuo blog.

Pare che nei pressi di Rosales in Colombia, siano stati trovati cinque bambini, il più grande di 11 anni e il più piccolo di soli 8 mesi, all'interno di una caverna scavata dal loro stesso padre.
Nulla di sconvolgente o di diverso dai soliti crimini o delitti di cui leggiamo ogni giorno sul giornale e ai quali siamo ormai abituati, data la dilagante follia umana. Ma il fatto che rende a dir poco surreale la vicenda è che questi bambini sono letteralmente nati e cresciuti nella caverna ignorando l'esistenza del mondo esterno e dei suoi abitanti.

Fa pensare immediatamente a Platone e al suo mito della caverna. Il filosofo greco immagina che degli uomini con collo e gambe legate, si trovino all'interno di una caverna impossibilitati a vedere l'uscita luminosa della medesima caverna,alle loro spalle. Immagina poi che, appena fuori dalla caverna, vi sia un muricciolo ad altezza d´uomo e che dietro questo, (quindi interamente coperti dal muricciolo) si muovano degli uomini che portano sulle spalle statue lavorate in pietra e in legno, raffiguranti tutti i generi di cose.

Ora, dietro questi uomini arde un grande fuoco e in alto splende il sole. Infine essendoci una eco nella caverna, gli uomini che si dovessero trovare a passare al di là del muro parlando, farebbero rimbombare le loro voci.Ebbene, se così fosse, quei prigionieri non potrebbero vedere altro che le ombre delle statue che si proiettano sul fondo della caverna e udrebbero l´eco delle voci; ma essi crederebbero anche che le voci dell´eco, siano le voci prodotte da quelle ombre.

Ora, supponiamo che uno di questi prigionieri riesca a sciogliersi a fatica; ebbene, costui con fatica riuscirebbe ad abituarsi alla nuova visione che gli apparirebbe e, abituandosi, vedrebbe le statuette muoversi al di sopra del muro e capirebbe che quelle sono ben più vere di quelle cose che prima vedeva e che ora gli appaiono come ombre.
Supponiamo che qualcuno tragga il nostro prigioniero fuori della caverna e al di là del muro; ebbene, egli resterebbe abbagliato prima dalla gran luce e poi, abituandosi, vedrebbe le cose stesse e, da ultimo, prima riflessa e poi in se, vedrebbe la luce stessa del sole e capirebbe che queste e solo queste sono le realtà vere e che il sole è causa di tutte le altre cose visibili.

Ovviamente la spiegazione del mito ha diverse interpretazioni che riguardano la percezione che si ha della realtà e del mondo sensibile, che sicuramente non fanno riferimento al caso di cronaca da me citato, ma i cinque bimbi colombiani, ricordano indubbiamente gli uomini protagonisti del mito di Platone. In questo caso, a legare i piccoli simbolicamente, sarebbe stato il loro stesso padre.
Una violazione dei diritti umani certo, un'azione abominevole e indifendibile, ma se vedessimo la vicenda da un altro punto di vista?

Se il padre dei bambini avesse voluto impedire loro di conoscere gli aspetti più terribili di questo mondo? Guerre, odio, morte, reality show spazzatura e cosi via? Che colpa avrebbe? Quella di amare i propri figlia tal punto da costruire loro una bolla di sapone, una campana di vetro per proteggerli.
La conoscenza, il sapere, il progresso è ciò che ha reso l'uomo grande e che ha permesso lui di evolversi.
Sarebbe mostruoso impedire a un uomo di compiere ciò che è nella sua natura, ciò per cui è stato effettivamente creato, lo renderebbe un primitivo.

Ma dopo anni e anni di progressi, esistono ancora guerre (ancora più sanguinose grazie alla scoperta di nuove tecnologie ad opera dell'uomo), esitono ancora odio, cattiveria, ipocrisia ecc.
E se la soluzione fosse tornare alle origini? Cominciare da poco, per cancellare i mali del mondo?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Un saluto, Denise Severa
.......

Mia rispostina:
"Mi piacciono le tematiche che affronti, cara Denise, la grotta é il simbolo della protezione totale, dello stare con se stessi senza altre influenze.. Forse per questo che é stata presa come esempio da Platone per indicare la "virtualizzazione" interiore del pensiero. Di questo argomento a dire il vero me n'ero occupato anch'io ma sono contento -e molto- che venga ripreso con una nuova ottica...
Paolo

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