Ciao Paolo, ti propongo questo articolo.
Su consiglio della mia ex maestra elementare e oggi amica Antonella Pedicelli ho letto una riflessione fatta da Locke riguardo l'intelligenza umana. Egli esordisce da subito dicendo: "Essendo l’Intelligenza che innalza l’uomo su tutti gli altri esseri sensibili, gli dà tutta la superiorità e l’impero ch’egli ha sopra loro".
Vero poiché l'uomo è l'essere più intelligente del creato (o del mondo finora conosciuto ammesso che non esistano forme di vita extraterrestri) in quanto dotato di ragione.
L'uomo è in grado di elaborare pensieri, idee e di fare buon uso di esse, ossia possiede il cosi detto raziocinio,una delle forze intellettuali più alte dell'uomo, originatasi dal continuo miglioramento di tutte le altre capacità mentali e che differenzia l'uomo dall'animale. Si perchè l'animale al contrario è dotato di cià che da Aristotele fu definito come "istinto" ovvero una spinta interiore che lo porta a prendere delle scelte sulla base della sua impulsività, spesso dettate dall'istinto di sopravvivenza.
A questo proposito negli ultmi giorni ho sentito una notizia al telegiornale riguardo degli orsi. Un cucciolo di orso cade nel fiume e viene trascinato dalla corrente e mamma orsa si getta in acqua per il salvataggio; muoiono entrambi, ma sul corpo del piccolo orso restano impresse le impronte dei denti della mamma come prova indelebile del disperato tentativo di salvare il suo piccolo dalla morte, un marchio di amore incondizionato. Questo può essere definito semplice istinto o è qualcosa più alto? Considerato quel che accade ogni giorno tra gli esseri umani, che nonostante il loro blasonato buon senso e la loro spiccata intelligenza(che li elevano al di sopra di tutto e tutti) continuano a distruggere ciò che hanno di più caro inclusi i loro stessi "cari", direi che dovremmo rivedere la distinzione tra i due termini.
Appare evidente in questo caso che gli animali, o almeno quelli più evoluti soprattutto in fatto di strutture anatomiche e celebrali, sono in grado di esprimere e provare dei sentimenti. Come l'uomo d'altronde, ma ultimamente sembra che la specie umana si sta avviando verso un lato oscuro che si espande a macchia d'olio. Mamme assassine, padri omicidi, figli che sterminano la propria famiglia; uno scenario a dir poco raccapricciante, un'immagine apocalittica che non trova eguali nemmeno nella savana durante la lotta all'ultimo sangue tra leoni e gazzelle.
Ma nel mondo animale l'uccidere è genericamente legato al bisogno di sopravvivenza e dunque inevitabile poichè ne va del proprio sostentamento. Vale dunque il principio del "mors tua, vita mea".
Tra gli uomini invece funziona diversamente. L'uccidere (almeno nel caso dei propri simili), è legato alla manifestazione del proprio odio, della propria frustrazione che viene riversata sul prossimo spesso come grido d'aiuto o come liberazione., cosa che tra gli animali non sembra essere stata riscontrata finora. Dunque gli animali non proverebbero odio?
Le mie restato solamente semplici supposizioni, ma credo che ciò dovrebbe spingerci a riflettere e chissà magari a prendere più esempi da Fido e Fuffy.
Denise Severa
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