Nella massima segretezza e senza alcuna trasparenza democratica si sta negoziando, tra UE e USA, il TTIP, l’accordo transatlantico per il commercio e gli investimenti.
Washington desidera blindare grandi zone di libero scambio, dove i prodotti di Pechino avrebbero difficile accesso. Gli USA stanno infatti negoziando con i loro soci nel Pacifico un accordo transpacifico di libero scambio, gemello asiatico di quello transatlantico.
I mezzi di comunicazione hanno parlato poco e niente di tutto questo, anche se la posta in gioco è altissima. Con l’accordo TTIP, si vogliono infatti eliminare i dazi e omogeneizzare gli standard e le norme per il commercio di beni e servizi. Gli USA vogliono costituire un blocco globale che assicuri il dominio alle grandi Corporation americane.
Tutto questo con implicazioni devastanti per la democrazia attraverso:
· privatizzazioni e liberalizzazioni nei servizi pubblici (sanità, scuola, trasporti, utilities, ecc),
· abbattimento degli standard di sicurezza alimentari e ambientali (negli Stati Uniti il 70% dei prodotti sugli scaffali sono geneticamente modificati, il 90% delle carni vengono da animali “gonfiati” con sostanze da noi vietate perché cancerogene)
· facoltà per le multinazionali di fare causa agli stati che tutelino i propri mercati, in tribunali sovranazionali,
Tutto questo sintetizzato con poche chiarissime parole da Claudio Messora che ne ha fotografato la tragica attualità già in atto nel nostro Paese, evidenziandone la più grave conseguenza possibile: "Dopo Apple, Cisco e Amazon, ora è la volta di General Electric, che investe 600 milioni in Toscana per la realizzazione di un polo che produrrà turbine. Tutte grosse multinazionali USA, che iniziano ad arrivare (o a investire massicciamente) poco prima che il TTIP venga siglato. Prima hanno portato a termine la vendita del nostro settore produttivo all'estero, liberalizzando e privatizzando, distruggendo la domanda interna e i diritti dei lavoratori allo scopo di creare una piccola Cina in Italia, e adesso la fase due: la colonizzazione.”
Adriano Colafrancesco
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