Lo
confesso: in un primo momento ho apprezzato questo Papa. Mi è
piaciuta e mi piace la sua azione moralizzatrice nei confronti di una
Chiesa che di moralizzazione ha un disperato bisogno. Poi, però,
poco a poco, il mio giudizio si è fatto più prudente. Papa
Bergoglio mi sembra eccessivo in ogni sua manifestazione
(dall’alloggio in una dépendance
agli occhiali acquistati in un qualunque negozio), quasi che l’unica
sua preoccupazione sia quella di farsi notare, di far notizia, di
acquisire la benevolenza degli organi d’informazione.
Certo,
il mio essere eretico (credo in Dio ma diffido dei dogmi e delle
chiese) non mi pone nelle condizioni ideali per giudicare i
comportamenti di colui che – almeno secondo la dottrina cattolica –
dovrebbe essere nientedimeno che il rappresentante di Dio su questa
terra, scelto dallo Spirito Santo e dotato del dono
dell’infallibilità, quanto meno nei suoi pronunciamenti ex
cathedra.
Come storico – viceversa – credo di avere le idee un po’ più
chiare.
Ho seguìto le vicende secolari del Papato (inscindibili da
quelle civili europee) e mi sono imbattuto in diversi punti oscuri:
dall’antichità al medioevo, dall’Inquisizione alla
Restaurazione. Ho incontrato Pontefici di tutti i tipi: alcuni
buoni e santi, ma alcuni assai meno raccomandabili, con una vita
sessuale piuttosto movimentata, o che amavano circondarsi di boia e
torturatori, del tipo – insomma –
che francamente si stenta a credere possano essere stati scelti dallo
Spirito Santo, sia pure pel tramite di un pio Conclave. Ma ciò che –
a prescindere dai comportamenti individuali – mi appare rilevante è
il fatto che, nei secoli, i Papi abbiano detto tutto e il contrario
di tutto; quasi che lo Spirito Santo cambiasse opinione ad ogni piè
sospinto e su qualsivoglia argomento: dal rispetto della vita a
quello della persona, dalle guerre alla pena di morte, dalla
persecuzione delle altre religioni all’antisemitismo, fino ai
comportamenti personali ed alla morale sessuale individuale.
Pochi
gli elementi di assoluta coerenza. Fra questi, l’ostilità (più o
meno dissimulata) nei confronti degli Stati nazionali, considerati un
ostacolo sulla strada di una comunità più vasta: quella che una
volta si chiamava Cristianità e che si riconosceva nell’autorità
(morale ma anche politica) del Sommo Pontefice.
Lo
sappiamo bene noi italiani, che alla presenza del Papato sul nostro
suolo dobbiamo il grande ritardo, rispetto agli altri popoli europei,
nel raggiungimento dell’unità nazionale; con tutto quello che ciò
ha poi comportato, anche sul piano dello sviluppo economico. L’apice
di questo contrasto è rappresentato dal Risorgimento e, soprattutto,
dalla presa di Roma e dalla fine dello Stato Pontificio (1870).
Malgrado i successivi accomodamenti (con i Patti Lateranensi voluti
da Mussolini nel 1929), la ferita di Porta Pia non si è mai
completamente rimarginata; e molti Papi hanno continuato a guardare
all’Italia come ad una entità ostile, che con la forza aveva
sottratto le terre dello Stato Pontificio alla legittima sovranità
del Sommo Pontefice. Il Papa del tempo – Pio IX – bollò l’evento
come «audace
cospirazione contro la Chiesa di Dio e questa Santa Sede»,
considerando l’avvenuta conquista italiana come «nulla
e invalida».
Se
vogliamo dirla tutta, la voglia di potere temporale non è mai
completamente cessata in Vaticano, così come non è venuta meno
l’ostilità malcelata nei confronti degli Stati, di tutti gli
Stati, colpevoli di alimentare particolarismi etnici, culturali o
anche soltanto economici che si frappongono all’utopia di una
grande fratellanza universale che riconosca come unica autorità una
supposta “legge di Dio”.
Ma
la legge di Dio non è una scienza esatta. Per i musulmani, per
esempio, la legge di Dio è completamente diversa rispetto a quella
dei cristiani. Idem per gli ebrei. Idem, ancòra, per le altre
religioni, ancorché non monoteiste. E idem – mi si consenta –
anche per quanti vivono la loro fede laicamente, senza molta
attenzione ai dogmi ed alle gerarchie clericali.
Ma
torniamo a Papa Bergoglio. Come interpretare la sua ossessiva
insistenza per una “accoglienza” illimitata e indiscriminata, se
non come una ostilità preconcetta verso gli Stati nazionali? Forse
che “i muri” – cioè i normali confini – non siano uno degli
elementi essenziali, imprescindibili di ogni e qualsiasi Stato? Si
può mai immaginare uno Stato che non abbia frontiere, che non
protegga i cittadini con limiti e barriere, che permetta a chiunque
lo voglia di attraversare i suoi confini, che non tuteli la
sicurezza, il benessere ed anche l’identità etnico-etica dei suoi
abitanti?
Papa
Bergoglio può ignorare questi elementari princìpi di educazione
civica? Certamente non li ignora. Quindi, è evidente che vuole
cancellarli e sostituirli con altri. Così come è evidente che vuole
abolire il concetto stesso di Stato e soppiantarlo con quello di
Universalità. Non più soltanto di Cristianità – si badi bene –
perché il suo pensiero teologico sembra muoversi verso l’idea di
un Dio "unificato" e per molti versi indistinto, in cui tutti gli uomini
possano credere a prescindere dalle rispettive confessioni religiose.
Ciò spiega – anche – la sua totale mancanza di difese
psicologiche nei confronti del mondo islamico, del quale almeno una
parte ha intrapreso la migrazione in Europa con il dichiarato
proposito di “convertirla”, cioè di sottometterla.
Numerosissime
– ormai – sono le sue prese di posizione contro il permanere dei
confini di Stato. Aveva iniziato a Lampedusa, con una predica a
effetto, probabilmente causa o concausa del moltiplicarsi degli
sbarchi sulle coste siciliane. Ed ha continuato fino all’altro
giorno, quando – pochi istanti dopo aver dichiarato di non volere
immischiarsi nella politica italiana a proposito di unioni gay – si
è immischiato platealmente nella politica americana, accusando un
candidato alle elezioni presidenziali, Donald Trump, di non essere
cristiano perché vuole costruire una barriera sul confine messicano.
Evidentemente, esiste un undicesimo comandamento (“non costruire
muri”) di cui la gran parte del mondo cristiano sconosce la
vigenza. Così come gran parte del mondo cristiano – e non solo di
quello – ritiene che il mondo debba continuare a reggersi come per
il passato: cioè sugli Stati, sui confini, sugli equilibri che, fino
ad oggi, hanno regolato l’esistenza e la coesistenza dei popoli.
Certo,
vi sono forze che – al di fuori di chiese e chierici – vogliono
fare saltare questi equilibri. Ma sono forze che intendono
assoggettare il globo ad una deità che nulla ha a che fare con i
cànoni religiosi, cioè al Dio-denaro.
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
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