sabato 21 marzo 2015

Il miracolo greco - La lacrimazione del Cristo di Asprokambos



La coincidenza non può sfuggire: nel Peloponneso l’icona del Cristo crocifisso, esposta nella chiesa di San Nicola a Aspokambos, ha iniziato misteriosamente a “lacrimare” il 25 gennaio 2015, giorno del trionfo elettorale di Alexis Tsipras. Stando alla testimonianza del metropolita di Corinto Dionysios Mantalos, l’icona, che risale ai primi anni del Novecento, ha cominciato ad essudare proprio quella domenica, emettendo un liquido oleoso, inodore e incolore.


Benché non fosse chiaro da quale punto della sacra immagine fuoriuscisse la sostanza, si è parlato subito di “lacrime” e di “miracolo”. Pareva un episodio passeggero, legato a variazioni del meteo, ma da allora l’icona non ha smesso di piangere. 

La lacrimazione di Aspokambos è stata definita il “miracolo di Tsipras” o “miracolo di Syriza”, ma con ermeneutiche contrastanti: suggello divino sulla vittoria politica o dolore lancinante del Cristo crocifisso per una leadership che potrebbe portare la Grecia sull’orlo del precipizio? Nel frattempo la piccola chiesa del villaggio greco nei pressi di Corinto continua ad attrarre fedeli e curiosi: tutti vogliono vedere Cristo che piange e adorare la sua immagine. Dionysos preferirebbe evitare di dare troppa pubblicità alla vicenda, ma ne ha informato il Sacro Sinodo – massima autorità della Chiesa ortodossa greca – e si è impegnato a invitare degli esperti per svolgere un esame accurato dell’icona. In materia di fede, ha affermato in un’intervista, occorre essere sempre molto cauti.

Altri sono più preoccupati. Le manifestazioni occidentali di statue che versano lacrime d’acqua o di sangue, o di icone orientali che piangono lacrime oleose sprigionando spesso soavi profumi, sono legate a situazioni percepite come drammatiche e si accompagnano ad appelli alla conversione e alla penitenza.

Il messaggio del Cristo lacrimante di Aspokambos, però, non è ancora chiaro. Tecnicamente, è stato osservato, si tratta con ogni probabilità di alterazioni delle vernici presenti sull’immagine sacra. Gli esperti ne sapranno presto dire di più. Nel frattempo, per decifrare il “miracolo di Tsipras”, la Chiesa ortodossa greca avrà altri elementi da valutare. Certo è che, almeno sul piano simbolico, le decisioni iniziali del giovane primo ministro sono state nel segno della discontinuità.

All’indomani della vittoria elettorale, Alexis Tsipras ha infatti rifiutato di diventare capo del governo giurando con il rito religioso davanti all’arcivescovo di Grecia Ieronimos II, interrompendo con ciò una tradizione in vigore dalla nascita dello Stato ellenico nel 1830: niente bacio alla Sacra Bibbia, nessun segno della croce con tre dita, come vuole la tradizione cristiana ortodossa, ma solo un pronunciamento laico davanti al presidente della Repubblica Karolos Papoúlias. Tsipras ha ricondotto questa scelta alla propria storia personale (non è sposato con la sua compagna Peristera, non ha battezzato i suoi due figli), tant’è che ha lasciato i ministri del suo governo liberi di giurare fedeltà alla Chiesa oltre che alla patria.

Su altri fronti sta prevalendo un sostanziale pragmatismo. Gli impegni a rimuovere i privilegi della Chiesa ortodossa, tema che incontra la sensibilità della base di Syriza, sono andati progressivamente sfumando. Qualche malumore era già emerso lo scorso mese di agosto, quando Tsipras si è recato in visita ai monasteri del Monte Athos e ha incontrato abati e teologi. La polemica è però scoppiata il 6 marzo, giorno in cui il governo greco ha annunciato che avrebbe continuato a pagare lo stipendio di diecimila preti ortodossi. Il segretario nazionale per gli affari religiosi Giorgos Kalantzis ha ricondotto la decisione alla crisi economica che ha investito i sacerdoti come gli altri lavoratori ellenici. A più riprese, inoltre, Tsipras ha affermato di tenere nella massima considerazione la collaborazione che le Ong laiche hanno avuto con la Chiesa in questi anni di crisi, con l’apertura di mense per i nuovi poveri e per gli immigrati in ogni angolo del paese. La Chiesa – ha spiegato infine Kalantzis – paga le tasse su tutte le sue entrate a scopo di lucro e sugli immobili non strumentali al culto.

Il pragmatismo che tutti riconoscono a Tsipras è una chiave di lettura essenziale per comprendere la politica ecclesiastica appena avviata dal suo governo. Alexis non intende lasciare il blasone di difensore della Chiesa all’attuale ministro della difesa Panos Kammenos, leader della destra nazionalista e ortodossa dei Greci indipendenti (Anel) alleata di Syriza, che nei suoi discorsi ha anche ricondotto la liaison privilegiata con il governo di Vladimir Putin e il conseguente sostegno alla politica russa in Ucraina al legame sentimentale basato sul buon cristianesimo ortodosso. Al punto da affermare, meno di un anno fa: “Noi appoggiamo pubblicamente il presidente Putin e il governo russo, che hanno protetto i nostri fratelli ortodossi in Crimea”.

D’altra parte nella storia greca l’intreccio tra Stato e Chiesa risulta una componente essenziale dell’identità nazionale, che risale ai quattro secoli del dominio ottomano su Atene. La rivoluzione per l’indipendenza della Grecia dalla Sublime Porta, ricordata nei banchi di scuola soprattutto per la romantica partecipazione di Lord Byron, risale solo al 1821 e fu sostenuta dalla gerarchia ecclesiastica greca, impegnata, nel decennio rivoluzionario, in diverse attività di assistenza degli insorti. Nei secoli della dominazione ottomana, inoltre, furono proprio i pope a tramandare la lingua ellenica e il suo studio da parte della popolazione.

Non dovrebbe dunque stupire che i greci, almeno fino al 26 gennaio di quest’anno, abbiano accettato di buon grado che i loro governi giurassero alla presenza del primate della Chiesa ortodossa. Ma non solo. Fino al 2012 la cerimonia di consegna del documento di laurea prevedeva, oltre alla stretta di mano ai professori dell’università, il bacio della mano a un alto prelato e il giuramento di fedeltà alla Bibbia. E quando, undici anni prima, il premier socialista Costas Simitis aveva avuto l’ardire di emanare carte di identità da cui si espungeva, come richiesto dall’Unione europea, il riferimento alla fede religiosa del titolare, ne nacque una crociata capeggiata dall’allora primate Christodoulos: i suoi comizi riempirono le piazze di Atene e Salonicco e furono raccolte tre milioni di firme (su una popolazione di circa undici milioni di abitanti) per un referendum che avrebbe dovuto ripristinare la dicitura “cristiano ortodosso” sui documenti di identità.

Quaranta giorni sono pochi per giudicare il “miracolo di Tsipras”. Ma anche nella politica ecclesiastica l’esecutivo più smart d’Europa sembra elegantemente impegnato a tenere insieme strappi formali e realpolitik

venerdì 20 marzo 2015

L'Islam senza veli visto da Bari



Dal vero Islam delle origini, quello di Maometto ed Omar Khalif, all'lISIS.
Chi c'è davvero dietro l'ISIS?
Cos'è l'Islam radicale?
Ebrei ed Arabi nella storia.
Il peso delle Crociate.
El Cid: un'identità plurale di straordinaria attualità.

Ed ancora......

La Scia e la Sunna: la Rivoluzione iraniana del 1979 ed il Vecchio della Montagna.
L'Islam e l'Africa nera: perché il proselitismo jahidista progredisce così rapidamente? Il caso Boko Haram in Nigeria, gli Al shabab in Somalia. Un ruolo per l'Italia?

L'Islam ed i diritti della donna. Davvero l'Islam è una religione per misogini? La fede dei Mussulmani incita realmente a "violare" il corpo della donna? Il maschilismo è presente nella stessa misura nelle tre Fedi abramitiche? Esiste una "questione femminile" nell'Islam ed in che misura le realtà mussulmane sono fra loro diversissime? Cosa proclama davvero, a tal riguardo, il radicalismo islamico nel suo fanatico desiderio di purezza, di liberazione del mondo dei Credenti dall'immoralità..... dagli Infedeli?

Perché tanti figli di immigrati, anche ben inseriti, nonché numerosi occidentali bianchi, hanno risposto all'appello dell'autoproclamato Califfo? L'Islam può essere una risposta alla spaventosa crisi dei valori morali dell'Occidente?

La Puglia e l'Islam nei secoli. I pugliesi, e più in generale i meridionali, come si sono confrontati nel tempo con l'Oriente islamico? San Nicola: un Santo ecumenico od un guerriero? Perché la Turchia rivuole le sue spoglie? Solo una questione turistica?

San Nicola e l'Islam. Il ruolo di Federico II e di San Francesco. L'Islam versus il Vicereame prima e poi i Borbone. Quanto Islam c'è nel sangue, nel cuore, nella memoria storica dei Pugliesi? I trulli e le norie sono un dono degli Arabi?
La differenza fra Al Qaida e l'ISIS. Il testamento spirituale di Mohamed Atta, capo degli attentatori dell'11 settembre negli USA.

Mediterraneità e ruralità. L'ISIS e la futura società del popolo dei Credenti.
Ascesa e declino del socialismo nazionale arabo: un mixer di Fascismo e Nazionalsocialismo, laicismo e marxismo in salsa mediorientale e nordafricana.
Da Nasser e Sadat a Gheddafi ed agli Assad fino a Saddam Hussein: chi sono stati gli ideologi ed i politici, militari in particolare, che hanno cercato di contrastare il radicalismo islamico dei Fratelli Mussulmani?

Quanto ci costa il buonismo, ipocrita e masochista, verso i falsi profughi dall'Africa e dal Medio Oriente? L'immigrazione in Italia è davvero un fenomeno incontrollabile?

Le vignette satiriche contro Maometto sono davvero espressione di libertà di pensiero ed espressione, o sono provocazioni studiate, a tavolino, da chi pianifica il perpetuarsi della sudditanza politica, ideologica e sociale del mondo arabo ed islamico verso l'Occidente?
La bellezza ed il fanatismo islamista: perchè distruggere il retaggio di antiche civiltà da cui trassero le loro radici gli Egizi ed i Greci, e quindi i Romani?

Cos'è davvero il terrorismo? Israele è uno Stato terrorista? 

Di questo ed altro  si  parlerà nell'incontro che si terrà il 27 marzo 2015, alle 17.30, nella Città vecchia di Bari, a palazzo Calò.  Ingresso libero. Info: luigifino@alice.it

giovedì 19 marzo 2015

Rothschild, Rothschild...? Ah sì, i bambini di satana!



Un gruppo di grandi investitori internazionali ha acquistato titoli del governo ucraino. La Franklin Templeton è una di essi. Il gruppo d'investimento derubava il debito internazionale ucraino per un valore nominale di quasi 5 miliardi di dollari, a fine agosto, quasi un quinto dei titoli di Stato del Paese in circolazione. La Franklin Templeton ha i tratti dell'"avvoltoio finanziario”. Fino ad oggi la somma versata per il 20% del debito nazionale dell'Ucraina rimane un segreto commerciale. Gli avvoltoi acquistano titoli quasi spazzatura, valutati con prezzi bassi esigendone poi il completo pagamento dall'emittente. L'Argentina è un buon esempio dell'attività distruttiva degli avvoltoi. Il Paese ha un accordo sulla ristrutturazione del 95-97% dei titolari di debito, ma il resto è nelle mani di avvoltoi finanziari che hanno rovinato tutto, esigendone il pagamento completo. Gli avvoltoi (due fondi di investimento statunitensi) hanno avviato un procedimento giudiziario per mandare in bancarotta l'Argentina. Il Paese può essere spietatamente saccheggiato nel caso accetti gli ultimatum degli avvoltoi e la sentenza del tribunale degli Stati Uniti. La storia è un avvertimento per l'Ucraina che ha venduto i suoi titoli alla Franklin Templeton. Secondo un articolo di Bloomberg, il fondo d'investimento agisce sotto la giurisdizione degli Stati Uniti ed è controllato dalla famiglia Rothschild, nota per la sua efferatezza. L'anno scorso ho scritto nel mio articolo sulla situazione finanziaria del regime di Kiev e le prospettive sul default dell'Ucraina che essa affronterà una bancarotta che “non arriverà mai”, secondo le assicurazioni del premier ucraino Arsenij Jatsenjuk. Alcuni potrebbero perdere miliardi, altri acquisire ricchezze inaudite. Come l'esperienza globale dimostra, il default raramente è estemporaneo. Normalmente viene previsto. A volte i preparativi possono durare alcuni anni. L'Ucraina non è un'eccezione, non adempiendo ai debiti. Il tempo sarà definito da sponsor e modeste organizzazioni beneficiarie come Franklin Thompson. Al momento della stesura dell'articolo non sapevo i loro nomi, ma ora sono venuti allo scoperto. E' un segno che il dramma si avvicina all'epilogo.

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La famiglia Rothschild ha messo a punto un'iniziativa per creare un gruppo di titolari di obbligazioni ucraine per plasmare una politica comune sul regolamento dei debiti. Banque Rothschild&Cie, una banca francese appartenente al gruppo Rothschild, ha offerto i suoi servizi d'intermediazione nei colloqui del ministero delle Finanze ucraino con i creditori sulla ristrutturazione del debito. Ora i creditori attendono che Kiev presenti le proposte a metà marzo, secondo Giovanni Salvetti, co-responsabile per Russia e CSI presso la Rothschild Inc., che si occupa di Europa centrale ed orientale e della Comunità degli Stati Indipendenti. Salvetti ha detto che ci sono due opinioni fra i creditori sull'istituzione del comitato: chi vuole aspettare e vedere cosa il governo dirà e chi vuole impostare “alcune linee dure sulla possibile ristrutturazione, dicendo di aspettare le proposte ma è consapevole di non poter accettare X, Y, Z”. Le informazioni di Bloomberg non sono dettagliate ma permettono di trarre le seguenti conclusioni: in primo luogo il default dell'Ucraina è inevitabile e i titolari del credito ne sono consapevoli; secondo, il default sarà accompagnato da ristrutturazioni con dure condizioni sfavorevoli per l'Ucraina. Un dettaglio colpisce, la fuga sulla ristrutturazione del debito e il default è coincisa con l'annuncio del Fondo monetario internazionale che l'11 marzo ha firmato un prestito di 17,5 miliardi di US per l'Ucraina a corto di liquidità, per mantenerne a galla l'economia. Il prestito del FMI coprirà quattro anni nel quadro del programma di stabilizzazione. La coincidenza può essere interpretata in vari modi.

Primo. Non vi è alcun coordinamento tra Fondo monetario internazionale e gruppo Rothschild; si contendono il controllo dell'economia ucraina.

Secondo. Non è una decisione “genuina” del Fondo monetario internazionale, ma piuttosto un'azione di PR intrapresa per impedire l'ulteriore caduta degli investimenti e del credito dell'Ucraina.

Terzo. La decisione è “autentica”. L'Ucraina riceve il denaro ma non per qualche effimero “programma di stabilizzazione economica”. Lo scopo è garantire che la Franklin Templeton e altri predatori finanziari che agiscono sotto la maschera di rispettabili “fondi di investimento” ricevano il pieno rimborso dei titoli dell'Ucraina. Se è così, Rothschild e Fondo monetario internazionale coordinano efficacemente le loro attività.


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I titolari della sicurezza sono fiduciosi sull'inevitabilità dell'inadempienza dell'Ucraina. In questo caso il Paese sarà governato dal duumvirato tra governo degli Stati Uniti e oligarchia finanziaria mondiale sulla base dell'accordo per la ristrutturazione del debito firmato da Kiev con i Rothschild. Si può presumere che l'accordo confermi il consenso del governo dell'Ucraina sulla completa privatizzazione del Paese, tra cui il resto dell'industria statale, territorio e risorse naturali. Franklin Templton e altre strutture dei Rothschild vi guadagneranno. Andrej Fursov, sociologo, storico, scrittore e pubblicista russo (autore di diversi libri di storia moderna), ritiene che i Rothschild siano invisibilmente presenti in tutte le regioni dell'Ucraina, compresa la parte orientale del Paese e in settori dell'economia. La missione principale è controllare l'Oblast (provincia) di Dnepropetrovsk, al centro dell'Ucraina, dove laRothschild Europe Bank e la controllata Royal Dutch Shell già operano. Può essere definito centro dell'intelligence legale dei Rothschild. Gli esperti ritengono che la rappresentanza illegale sia molto più efficace includendo molti individui ed aziende controllati dai Rothschild. In realtà l'attuazione del programma di ristrutturazione del debito sovrano dell'Ucraina si baserà sui dati ricevuti dalle stazioni di spionaggio legali e illegali dei Rothschild in Ucraina. Non è tutto così facile. I Rockefeller hanno un punto d'appoggio nella parte occidentale dell'Ucraina, dove perseguono i propri obiettivi. I due gruppi cercano di dividersi le sfere d'interesse ma non possono farlo senza litigare. Ad esempio, molti esperti ritengono che il magnate Dmitrij Firtash sia il principale rappresentante dei Rothschild in Ucraina. La sua rimozione dalla scena è attribuita ai Rockefeller che effettivamente utilizzano il potere amministrativo di Washington a Kiev. Il duumvirato emergente in Ucraina e l'imminente bancarotta rendono la situazione in Ucraina poco prevedibile.

Valentin Katasonov - Strategic Culture Foundation
Traduzione di Alessandro Lattanzio - SitoAurora


Mark Moebius, responsabile della Franklin Templeton
Mark Mobius, responsabile della Franklin Templeton
Dmitrij Firtash
Dmitrij Firtash


The Principal

mercoledì 18 marzo 2015

Disturbi d’identità di genere... Dal libro “Il viaggio impossibile” di Katia Bianchi e Sandra Pellegrino




Dal libro “Il viaggio impossibile” di Katia Bianchi –
psicologa- e Sandra Pellegrino – anatomopatologa, autrici di libri
sulle scoperte del dr. Hamer:

“Questi disturbi sono caratterizzati dall’incongruenza tra
l’identificazione ufficiale del sesso e l’identità di genere, cioè un
conflitto tra il proprio sesso anatomico e quello vissuto. In alcuni
casi, la persona si rende conto del proprio sesso ma prova disagio e
senso di estraneità rispetto al sesso assegnato.  In altri casi, la
persona rifiuta il sesso assegnato, perché sente di appartenere al
sesso opposto.

 La diagnosi di  “disturbo di identità” si pone quando non sono
presenti alterazioni anatomiche o fisiologiche riscontrabili dei
genitali e degli  organi connessi con la funzione sessuale. Questo
disturbo si manifesta di solito nell’infanzia o nell’adolescenza,
raramente nell’età adulta.

 Il disturbo d’identità di genere della fanciullezza  si mostra, di
solito, verso quattro anni. Consiste nel disagio verso il proprio
sesso e nella radicata convinzione di essere o di dover diventare un
individuo di sesso opposto a quello visibile. Questi bambini mostrano
avversione a indossare indumenti caratteristici del proprio sesso e a
dedicarsi ad attività caratteristiche del proprio ruolo sessuale.
Alcuni rifiutano di urinare con modalità adeguate rispetto alla
propria conformazione fisica e inorridiscono alla prospettiva di uno
sviluppo dei  caratteri sessuali secondari del proprio sesso. Questo
disturbo diventa evidente, anche da un punto di vista sociale, verso i
sei o sette anni e genera gravi conflittualità nelle relazioni con i
coetanei, che arrivano fino a forme di esclusione o di ritiro sociale.
Spesso, questa condizione si accompagna ad altre forme di disturbo,
come ansia da separazione o depressione.

Circa due terzi dei bambini che presentano questo disturbo, diventano
dichiaratamente omosessuali  in adolescenza o da adulti, altri
mantengono questo disturbo anche in adolescenza e da adulti. Una
piccola parte di questi diventa transessuale.

Il  transessualismo si manifesta in pubertà  con la maturazione
sessuale, quando i caratteri sessuali secondari maturano in modo
deciso, scatenando il radicale rifiuto  della persona, che prova
ripugnanza verso i propri genitali e i caratteri connessi. Spesso
questa avversione si esprime nella richiesta di trattamenti  ormonali
e chirurgici, per  “cambiare sesso”. A questo disturbo si associano di
solito ansia e depressione, e il disagio verso i caratteri residui non
trasformabili, che testimoniano l’impossibilità di diventare davvero
un individuo del sesso opposto.

Il  disturbo dell’identità di genere dell’adolescenza o dell’età
adulta di tipo non transessuale  lo abbiamo quando permane il disagio
per le caratteristiche del proprio sesso, senza diventare rifiuto
della propria conformazione fisica o desiderio di  sbarazzarsi dei
propri genitali o dei caratteri secondari del proprio sesso, come
accade ai transessuali.

Con gli attrezzi della Nuova Medicina del dr. Hamer, possiamo leggere
in questi disturbi l’effetto di conflitti e di costellazioni delle
aree peri-insulari,  che troveremmo diverse in ogni individuo e
diversamente associate ad altri conflitti nelle aree della relazione,
specialmente quelle sensorie dei conflitti di separazione. I sintomi
dell’identità di genere sono dovuti al fatto che i conflitti delle
aree ormonali e le relative costellazioni si attivano durante
l’infanzia, quando la maturazione sessuale non è ancora avvenuta. A
quattro anni la quantità di ormoni sessuali è minima rispetto a quella
che abbiamo in adolescenza o da adulti  e la differenza tra la
quantità di ormoni maschili e femminili è meno marcata che negli
adolescenti  o negli adulti.  E’ per questo che i conflitti, che
determinano una riduzione della disponibilità di ormoni del proprio
sesso o un aumento di quelli del sesso opposto, a quest’età, non
provocano semplicemente un’oscillazione dell’umore, disturbi sessuali
o cambiamenti di orientamento sessuale, ma una vera e propria
misidentificazione della propria identità sessuale, cioè una
confusione del proprio sentimento di essere maschio o femmina, che
sarà tanto più radicale, quanto più presto si manifesta.

Nella nostra esperienza, abbiamo trovato, alla base di questi
disturbi, delle esperienze traumatiche di molestie o violenze
sessuali, di maltrattamento fisico con percosse o violenze in ambito
familiare oppure shock in occasione di trattamenti medici  e  ricoveri
in ospedale. Queste esperienze, vissute in età precoce, attivano
conflitti di territorio maschili e femminili con focolai nelle aree
che producono ormoni sessuali e conflitti di separazione con focolai
nella corteccia sensoria.

Considerandoli  come disturbi  psicologici, dovremmo trattarli come
effetti di traumi trascurati e complicati. Dovremmo anche tenere
presenti le cause organiche di questi disturbi, che sono in uno
squilibrio ormonale sistemico, strutturato nel tempo con la costanza
di un tratto di personalità. La resistenza del sentimento di rifiuto
del proprio sesso dovrebbe essere considerato per quello che in realtà
è: un delirio o un sentimento e un’immagine delirante di sé.  Il sesso
di una persona non è un’opinione ma un fatto. La conformazione del
corpo non è qualcosa che si possa cambiare, solo perché non ci
aggrada. La conformazione fisica è la nostra realtà. Pensare di
cambiarla perché non corrisponde al nostro sentimento è un delirio e
dovrebbe essere considerato e curato come tale, rispondendo al bisogno
reale della persone di essere in armonia col proprio corpo e non
mettendoci  tutti a delirare aiutandola a sembrare una persona di
sesso opposto a quello reale. L’industria del cambiamento di sesso è
un imbroglio a scopo di lucro, che sfrutta la patologia di queste
persone, illudendole di poter realizzare un’impossibile transizione
reale al sesso opposto, che dovrebbe miticamente ristabilire l’armonia
con se stessi. Questa è un illusione. Nessuna  tecnologia può
trasformare un uomo in una donna o viceversa. Queste invenzioni
materialistiche  del capitalismo consumistico coltivano l’apparenza al
posto della realtà e campi di bugie al posto della verità. Abbagliati
dall’apparenza, molti  ragazzi  si divertono a trasformarsi in
androidi che hanno l’aspetto di magnifiche donne e altre ragazze si
mostrano come muscolosi signori barbuti. Agli occhi degli altri,
questa sorta di mascherata biologica potrebbe anche funzionare,
addirittura essere oggetto di ammirazione o fare spettacolo. Molti
travestiti o transessuali  hanno tutta l’apparenza di magnifiche
donne, intelligenti, simpatiche, brillanti e intraprendenti. Però
“sono”  uomini. Quando hanno subito interventi  ormonali e chirurgici,
sono uomini castrati e menomati, non sono donne. Le donne trattate
sono donne menomate, non diventano uomini.  Queste mutilazioni servono
l’apparenza e spesso nemmeno quella, perché in molti casi anche i
caratteri secondari non cambiano in modo deciso, tanto che ne
risultano persone di sesso indecidibile. Anche nei casi in cui i
caratteri sessuali secondari si modificano nel senso desiderato, la
transizione non può mai essere completa, quindi il disturbo d’identità
rimane e continua ad esprimersi nel disappunto di non essere davvero
quello che si sentirebbe di essere e in una lotta contro tutti per
essere confermati nel sesso desiderato. Le relazioni sociali e di
coppia restano disturbate. Tra le persone che manifestano questi
disturbi d’identità, quelle che non entrano in programmi di
transizione di sesso preservano le opportunità di ritrovare la propria
armonia interiore, risolvendo o armonizzando i propri conflitti e
recuperando le relazioni familiari e sociali.

La riattivazione del contatto fisico con la soluzione dei conflitti di
separazione, ripristinando la capacità di sentire, permette di sentire
quello che si è, mentre un riequilibrio della bilancia ormonale aiuta
a esprimersi in armonia con il sesso  biologico. Paradossalmente, una
cura medica adeguata in questi casi, dovrebbe essere l’opposto di
quello che si fa nei programmi di transizione, cioè fornire un apporto
di ormoni tipici del proprio sesso, aumentare la discrepanza tra sesso
reale e sentimento del proprio sesso.  La paradossalità sta nel fatto
che proprio in ambito medico, dove il punto di riferimento dovrebbe
essere la conformazione del corpo, s’interviene mutilando e alterando
il corpo in ossequio a una percezione delirante di sé. In ambito
medico, dove i sentimenti delle persone non contano una cicca di
fronte all’obiettività dell’anatomia, nel caso del transessualismo,
si è sviluppata un’apposita tecnologia finalizzata a  perseguire le
aspettative di una percezione di sé, non solo in preciso disaccordo
con l’anatomia, ma con tutte le caratteristiche di un delirio. Misteri
della medicina? “

Paola  Botta  Beltramo

martedì 17 marzo 2015

L'attesa invasione di primavera - Il parere eretico di Michele Rallo sull'arrivo dei "briganti" in Sicilia



Per un momento – lo confesso – ho pensato di essermi sbagliato sullo
spessore di Matteo Renzi. Non aveva trovato il coraggio di chiedere
l’intervento della NATO per difendere l’Italia dalle minacce esplicite
che le giungono dalla Libia, ma almeno – riflettevo – aveva avuto le
palle per andare a Mosca a chiedere sostegno al Grande Dittatore
inviso al Grande Alleato americano. E il Grande Dittatore – Politico
con la P maiuscola – era stato ben lieto di impegnarsi seduta stante
ad appoggiare in sede ONU ogni iniziativa a tutela delle ragioni
italiane. Anche perché – aggiungo – l’ISIS è nemico dei suoi amici
mediorientali (iraniani e siriani).

Naturalmente, si sarebbe dovuto iniziare da quella che è la minaccia
più grave e imminente: il milione di migranti che gli uomini del
Califfato custodiscono in Libia, e che a primavera scaglieranno contro
le coste siciliane. Non è un mistero. Lo sanno tutti: CIA e nunzi
apostolici, pii petrolieri dell’Arabia Saudita ed altrettanto pii
concorrenti del Qatar, ONG americane e lobby israeliane e,
naturalmente, le molte “antenne” che i nostri servizi segreti –
nonostante tutto – conservano ancora a Tripoli e a Misurata. Così come
tutti sanno (anche se nessuno ha il coraggio di ammetterlo) che una
percentuale non so quanto grande di questo milione sarà formata da
“soldati” jihadisti, mandati in Italia perché fungano da quinta
colonna in vista di future azioni militari. Quali? Difficile dirlo. Ci
potrebbe essere – Dio non voglia – un tentativo di conquista della
Sicilia, calcando le orme dell’invasione islamica già realizzata nel
Medio Evo. O ci potrebbe essere il tentativo di un’azione dimostrativa
su Roma o contro il Vaticano. D’altro canto, le nostre strutture di
pubblica sicurezza sono in ginocchio, falcidiate dalle riduzioni di
personale e dai “tagli lineari” che le privano anche
dell’indispensabile.

Il contesto è a tal punto drammatico, che l’ONU – attraverso il suo
inviato Bernardino Leòn – si è espressa preventivamente, non più tardi
di un paio di giorni fa, per un blocco navale dell’Unione Europea alle
coste libiche; un blocco che impedisca l’arrivo in Italia di quella
“bomba” migratoria. È una misura utile a tutelare l’Italia, ma è anche
una misura profilattica contro una possibile strategia ISIS che
volesse portare la guerra in Europa.

Ebbene, a questo punto, quando le parole dell’inviato ONU sembravano
un provvidenziale “assist” per venire in soccorso dell’Italia, ecco
che gli uomini del governo Renzi si precipitavano a gettare acqua sul
fuoco. Iniziava il Ministro degli esteri Gentiloni, avvilente nel suo
tentativo di minimizzare ogni cosa, contrario all’ipotesi di un blocco
che potesse ostacolare l’azione di soccorso ai migranti; anzi, ha
puntualizzato l’Incredibile Hulk, l’Italia fa già la sua parte ed
auspica soltanto che l’Unione Europea le dia una mano più energica.
Per che fare? Ma, perbacco – ci scommetto – per traghettare con più
tranquillità il milione di profughi in territorio italiano!

Gli ha fatto sùbito eco la diafana Mogherini, quella vaga fanciulla –
si ricorderà – che il Vispo Tereso è riuscito fortunosamente a
piazzare come “alto rappresentante per gli affari esteri” dell’UE. No
– ha detto la Mogherini – nessun blocco navale. Non ha aggiunto che il
milione di migranti è il benvenuto, ma non ce n’era bisogno. E Renzi,
il “duro” che è andato a chiedere il sostegno di Putin? È
semplicemente sparito dalla circolazione. Si occupa di "riforme" e di
rapporti con la minoranza del suo partito, e sembra ignorare
completamente il problema del Califfato e del milione di migranti che
si apprestano ad invaderci.

Evidentemente, qualcuno gli ha tirato le orecchie, e il discoletto ha
promesso di non farlo più. Chi potrebbe essere stato questo qualcuno?
Non so. Forse qualche suo amico finanziere particolarmente sensibile
alle esigenze di Israele (che non è nemica dell’ISIS); forse qualche
personaggio vaticano che sogna una nuova omelia di Papa Bergoglio a
Lampedusa; o forse, più semplicemente, qualche tirapiedi
dell’Ambasciata americana, o qualche latitante della NATO. Fatto sta
che il nostro sembra rientrato disciplinatamente nei ranghi. E la
Sicilia, rassegnata, aspetta l’invasione di primavera.


 Michele Rallo  - ralmiche@gmail.com 

lunedì 16 marzo 2015

"Il senso di una fine" di Julian Barnes - Recensione


La storia di un uomo, la sua evoluzione, o anche involuzione, non è detto. I sogni di un ragazzo, le certezze, la spavalderia, anche, la sicurezza che certe cose si faranno, certi obiettivi si raggiungeranno, e tutto sarà meglio di quanto han fatto i propri genitori. Ma Tony è un ragazzo come tanti, e poi diventerà un uomo, come tanti. Un "medio". Non eccellerà in nulla, non guiderà, ma si lascerà guidare. Senza rimorsi, però, ma con accettazione pacata. Il tempo che scorre, è il Padrone assoluto:

"Viviamo nel tempo; il tempo ci forgia e ci contiene, eppure non ho mai avuto la sensazione di capirlo fino in fondo. Non mi riferisco alle varie teorie su curvature e accelerazioni né all'eventuale esistenza di dimensioni parallele in un altrove qualsiasi. No, sto parlando del tempo comune, quotidiano, quello che orologi e cronometri ci assicurano scorra regolarmente: tic tac, tic toc. Esiste al mondo una cosa più ragionevole di una lancetta dei secondi? Ma a insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano; ogni tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non si ripresenta più".

Quando l'età adulta arriva, nascono i dubbi, le incertezze, all'improvviso può arrivare un episodio che ci costringe a guardare indietro, a capire se, come e dove abbiamo sbagliato o potevamo far meglio. Svanisce quella certezza di aver capito tutto, quella certezza che le nostre parole e le nostre azioni fossero fine a se stesse, e invece magari possono aver deciso non solo il nostro destino ma anche quello altrui.

"Quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni".

La maggioranza delle vite si svolge così, senza infamia e senza lode, si sopravvive, ci si adatta a persone, fatti, circostanze. La routine. La vita è "nascita, copula e morte". Ma, appunto, a volte il passato torna e ci costringe a rivedere il quadro che ne avevamo dipinto.

Barnes ha la capacità di farti sempre sentire in attesa di ciò che può accadere, le pagine si voltano con questo senso di attesa. Fino ad un finale sorprendente, ma nello stesso tempo frettoloso, per alcuni può anche risultare deludente, senz'altro.

Ma è un libro che fa riflettere, una specie di saggio sulla vita, più che un romanzo vero e proprio. Un libro che può metterci in discussione, se ovviamente abbiamo voglia di farlo.

Ti lascia il senso di amaro in bocca, e fa traballare le certezze. Io non ho traballato, mi ci sono ritrovato, ma non credo sia meglio. Essere ottusi, essere arrendevoli, essere accomodanti, anche vigliacchi, attenua il senso di fallimento, ci difende da esso. Ma con la vita ci si fa i conti, prima o poi. E la vita corre, forse il senso è questo, tutto fugge via prima che ci possiamo capire qualcosa e dargli un senso. Molto amaro, molto disincantato, e anche molto ironico, però. Spesso ho sorriso, in mezzo all'amarezza. Bisogna avere qualche annetto sul groppone, secondo me, per entrare in questo romanzo e capirlo, almeno un po'. Capire quel concetto di "accumulo":

«Scommetti su una relazione, non funziona; vai alla successiva, e non funziona neanche quella; forse non perdi solo la somma di due sottrazioni, bensì un multiplo di quanto avevi puntato. L’impressione è questa, comunque. La vita non è solo fatta di somme e sottrazioni. C’è anche l’accumulo, la moltiplicazione delle perdite, dei fallimenti».

La vita come un giallo, ci sono sempre nuovi indizi per capire quello che è successo, dargli nuove interpretazioni.

Il senso della fine è questo. «C’è l’accumulo. C’è la responsabilità. E al di là di questo, c’è il tempo inquieto. Il tempo molto inquieto».

Oh, però voi lottate eh, non vi fate trasportare, siate nocchieri!! :))



Recensione a cura di Paolo Mario Buttiglieri - Uqbar Love

domenica 15 marzo 2015

L'acqua di Marte, c'era una volta or non c'è più....




Se ne parla già da  un paio di anni,  quando i due shuttle Rover in esplorazione sul pianeta rosso avevano fotografato “ciottoli di fiume”, pietre lontane molti chilometri dal loro sito geologico, trasportate nelle valli marziane non si sa come, e strane conformazioni ondulate come potrebbero presentarsi oggi su una costa battuta dalle onde del mare. Dalle prime osservazione, alle enigmatiche foto, dopo 6 anni di studi e conferme, gli scienziati sono giunti alla conclusione che Marte un tempo lontano aveva una sua atmosfera e molta acqua.

Un gruppo di ricercatori della NASA, guidati dal prof. Geronimo Villanueva, grazie alle ultime rilevazioni di sonde in orbita sul pianeta rosso e dei due Rover, nonché al contributo determinante di tre potenti telescopi terrestri, ha dimostrato che su Marte almeno 3 miliardi di anni fa esisteva un oceano primitivo, con un volume d’acqua di almeno 20 milioni di chilometri cubi, superiore rispetto a quello dell’Oceano Artico qui sulla Terra. La sua profondità massima ipotizzata era di 140 metri. 

Un pianeta quindi ben predisposto ad accogliere la vita e ad avviare un processo evolutivo forse simile a quello accaduto sul nostro pianeta.

Per il prof. Michael Mumma della NASA e co-autore della ricerca dell’acqua su Marte, la perdita di tutta l’acqua è avvenuta lentamente e ciò può aver comunque avviato un processo di sviluppo di forme di vita primordiali. Se una consistente parte dell’acqua scomparsa in superficie fosse sprofondata negli strati del terreno è possibile che qualche forma di vita primordiale ancora possa esistere.

Ma che fine ha fatto tutta quell’acqua? Se lo domandano gli scienziati. Gli attuali poli ghiacciati del pianeta non giustificano i 20 Km cubici d’acqua presenti nell’oceano preistorico. Se tutta l’acqua di Marte fosse finita per congelarsi ai poli, ora le calotte sarebbero molto più grandi delle attuali. Alcuni scienziati ipotizzano che tutta quella massa d’acqua sia finita sottoterra. Ma se fosse così i Rover terrestri l’avrebbero già rivelato. E allora?

Al momento sembrerebbero reggere due tesi: la prima è che un gigantesco pianeta errante, passando vicino a Marte, con la sua forza di attrazione abbia strappato l’atmosfera del pianeta e dissolto nello spazio tutta l’acqua della superficie; l’altra ipotesi, forse la più credibile, è che essendo Marte privo di uno scudo geomagnetico come quello del nostro pianeta, non abbia resistito ai venti cosmici generati dalle tempeste solari e che alla fine una o più “onde” solari super potenti abbia definitivamente compromesso l’atmosfera del pianeta spazzandola via e disperdendo le sue acque nello spazio.

Marte non ha un nucleo fuso di ferro come la Terra, un nucleo che girando in senso contrario alla rotazione del pianeta possa generare, come in una dinamo, un campo elettromagnetico tale da costituire uno scudo contro i raggi cosmici e i venti solari. Fatto questo che in maniera eccellente, invece, avviene sul nostro pianeta. In questo modo Marte da pianeta verde e con un grande oceano si è trasformato in quello che conosciamo, un pianeta sterile e deserto.

In tutto questo comunque c’è la conferma che qualche miliardo di anni fa il nostro cugino rosso aveva iniziato prima di noi la strada verso la vita biologica, partendo dalle sue acque e dalla sua atmosfera, peccato però che non ce l’abbia fatta. Il “testimone” in compenso è passato al nostro pianeta dove invece la vita qui si è fortemente affermata.

Gabriele La Malfa