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sabato 24 marzo 2012

Treia (Macerata) - Festa dei Precursori Ventottesima Edizione: “Coltura e Cultura”

Con il patrocinio del Comune di Treia e della Proloco Treia

Circolo Vegetariano VV.TT. In collaborazione con: Gruppo Arti Applicate, Vivere con Cura, Vivere con Gioia, OLIS, Il sole e la luna, European Consumers, Rete Bioregionale Italiana


Festa dei Precursori Ventottesima Edizione: “Coltura e Cultura” - Treia (Macerata) dal 5 al 13 maggio 2012


Programma generale:

Sabato 5 maggio 2012 – Sede del Circolo Vegetariano VV.TT., Via Sacchette 15/a, Treia (MC):
h. 14.30 – Partenza per escursione naturalistica nella campagna circostante il borgo, alla ricerca di erbe selvatiche, rose e fiori di campo. Accompagna Sonia Baldoni.
h. 17.00 – Inaugurazione di due mostre d'arte tematica: Sezione 1) “...e la Terra sentì nell'Universo...”, calligrafia e arte contemporanea, a cura del Gruppo Arti Applicate di Osimo - Sezione 2) “Arte nella natura”, foto e grafica a cura del Circolo VV.TT.
Presentazioni a cura di Nazzareno Vicarelli e Caterina Regazzi
h.17.30 – Cerchio su “Cultura e Coltura”, cibo spontaneo e da agricoltura bioregionale, ecologia sociale, biospiritualità , etc. Interventi particolari: Alberto Meriggi, Italo Campagnoli, Umberto Rocchi, Sonia Baldoni
h. 19.30 – Brindisi e canto di buon augurio.


Domenica 6 maggio 2012 - Sede del Circolo Vegetariano VV.TT., Via Sacchette 15/a, Treia (MC):
h. 10.00 - Assemblea. Resoconto delle attività del Circolo vegetariano VV.TT. Testimonianze, memorie e progetti futuri.
h. 11.00 – Apertura del bazar artistico artigianale agricolo del libero scambio
h.12.30 – Pasto all'aperto conviviale con cibo vegetariano da ognuno portato
h. 16.00 – Esempi di ecologia casalinga e riciclaggio creativo. Interventi particolari: Antonio D'Andrea, Michele Meomartino, Lucilla Pavoni, Riccardo Oliva
h. 18.00 – L'arte del corpo, performance effimere di Fulgor C. Silvi e Giancarlo Pucci e Rossella
h. 18.30 – Brindisi di saluto


Sabato 12 maggio 2012 - Sede del Circolo Vegetariano VV.TT., Via Sacchette 15/a, Treia (MC):
h. 16.30 – Paolo D'Arpini narra la storia del Circolo. Segue Assemblea.
h. 17.30 – Serata dedicata al poeta Gianni Rodari. Presentazione del libro “L'Orecchio Verde” di Stefano Panzarasa (Edizione Nuovi Equilibri). L'autore racconta la sua esperienza e canta le poesie di Gianni Rodari da lui musicate. Un vero e proprio happening di poesie, musica e movimento corporeo.
h. 19.00 – Brindisi di buon auspicio con degustazione dolcetti vegani autoprodotti.


Domenica 13 maggio 2012 - Sede del Circolo Vegetariano VV.TT., Via Sacchette 15/a, Treia (MC):
h. 11.00 – Apertura del bazar artistico artigianale agricolo del libero scambio
h.12.30 – Pasto all'aperto conviviale con cibo vegetariano da ognuno portato
h. 15.00 – Passeggiata guidata nel borgo di Treia per conoscere il luogo e la sua storia
h. 17.00 - Cerchio su esperienze di agricoltura, apicoltura ed erboristeria. Interventi particolari: Francesca Pellegrino, Renzo Giuliodori, Felice Rosario Colaci
h. 18.00 - Condivisione poetica, performance canore ed altro ancora. Interventi particolari: bajan con Upahar Anand
h. 18.30 – Svernissage delle mostre con brindisi finale, baci ed abbracci


Artisti che partecipano alla Mostra: “...e la Terra sentì nell'Universo...”: Morena Bonpadre, Marcello Diotallevi, Sabrina Franchini K. S. Frate, Jean Larcher, Manuela Magagnini, Katharina Pieper, Giancarlo Pucci, Fulgor C. Silvi, Luisa Urgias, Nazzareno Vicarelli


Artisti che partecipano alla Mostra: “Arte nella Natura”: Nazareno Crispiani, Domenico Fratini, Gigliola Rosciani, Daniela Spurio


Durante i giorni infrasettimanali potranno esservi altri eventi di vario genere. Le mostre d'arte saranno visitabili nei giorni feriali dalle 16.30 alle 19.30, oppure su appuntamento.

Info: Paolo D'Arpini: circolo.vegetariano@libero.it – 0733/216293

www.circolovegetarianocalcata.it -
http://bioregionalismo-treia.blogspot.it

lunedì 5 dicembre 2011

Discorso matristico per l’incontro “Vita senza Tempo” – Treia dal 8 al 10 dicembre 2011 – Verso il riconoscimento dell’unitarietà biospirituale



“L’era ecozoica é un tempo a cui noi tutti aspiriamo e che cerchiamo, con la pratica e con la teoria, di rappresentare” (Caterina Regazzi)

Volendo abbracciare in un unico contesto il concetto di spirito e di vita, come presumibilmente avveniva durante il periodo gilanico, un tempo in cui c’era solidarietà, impegno civile, coscienza dell’ambiente, della fatica e dei pericoli ma allo stesso tempo spensieratezza, e desiderando riportare quella esperienza unitaria nella nostra vita quotidiana mi sono ritrovato a dover decidere quale parola potesse maggiormente indicare quel pensiero. Durante uno scambio epistolare con l’amico bioregionalista Stefano Panzarasa, matrista convinto, lui ha suggerito di usare il termine “religiosità della natura”, come proposto dal filosofo Thomas Berry. La parola in se stessa è molto evocativa di un ri-congiungimento con l’anima naturale.

Allo stesso tempo il significato di religione (dal latino religio) è “ri-unire” ma non si può affermare che la vita abbia mai avuto separazioni in se stessa.. Se avesse subito una separazione non sarebbe più vita.. Infatti nel periodo matristico anche la morte era considerata una fase nel processo vitale. Quindi parlare di religione della natura può essere fuorviante. Poiché in natura è già un tutto unito, un unicum.

Preferirei magari usare la parola “biospiritualità”, neologismo antico e nuovo per descrivere ciò che è sempre stato e sempre sarà….

“Ho imparato il silenzio dalle persone loquaci, la tolleranza dagli intolleranti e la gentilezza dagli uomini scortesi. Non dovrei provare gratitudine verso questi insegnanti?” (Khalil Gibran)

A volte, sembra che le parole nascono per creare discordia fra gli uomini….. L’incomprensione sorta con la diversità dei linguaggi, volendo comprendere l’altro attraverso il linguaggio, è alla base delle antipatie che gli esseri umani percepiscono gli uni verso gli altri… Prova ne sia il negro che ci parla in bantu viene visto con sospetto e timore.. mettete che lo stesso negro si mette a parlare in italiano, o addirittura nel nostro dialetto familiare, ecco che improvvisamente diviene uno di noi.. un fratello di colore diverso. Questa verità l’ho potuta sperimentare svariate volte a Calcata dove la comunità etnica è molto variegata però siccome parlavamo tutti allo stesso modo, al massimo con un leggero accento straniero (tra l’altro ognuno di noi aveva un leggero accento d’origine), ecco che eravamo tutti calcatesi.. indipendentemente se siculi, romani, veneti, europei est ovest, americani nord sud, africani, etc. etc.

Il linguaggio comune unisce… ed all’inizio tutti gli umani parlavano la stessa lingua, il “nostratico” viene chiamato in glottologia, poi da quella radice, nella diaspora umana planetaria, sono sorti rami e ramoscelli sempre più diversi… La mitologia della torre di Babele è simbolica ma veritiera… Gli uomini appena salvatisi dal diluvio universale invece che andare a ri-abitare il pianeta, ridiventato fertile dopo il cataclisma, si concentrarono tutti in un luogo e cominciarono ad erigere un monumento di ringraziamento a Dio (forse però a quel tempo era la Dea), simbolicamente questa torre zigurratica saliva sempre più in altezza (per arrivare in cielo) ma l’uomo è fatto per la terra e così Dio (o la Dea) confuse i linguaggi.. e gli uomini che non potevano più comprendersi si allontanarono in gruppi omogenei alla conquista del mondo.. chi qua chi là, chi su e chi giù, finché tutto il pianeta fu abitato…

Certo questa è una favola.. ma fa pensare come la differenza delle lingue allontani l’uomo dall’uomo. Sarà per questo che in ogni epoca un potere emergente cerca di stabilirsi attraverso una lingua? Sicuramente è avvenuto così.. il sanscrito, il greco, il latino… ed ora l’inglese, come lingue veicolari temporali, ne sono riprova.

Ma aspetta aspetta.. non intendevo fare un discorso semantico linguistico.. anzi.. volevo parlare dell’unico elemento che è in grado di unire e di far riconoscere l’uomo in se stesso e agli altri come manifestazione della stessa matrice vitale. Questo elemento è la “coscienza-intelligenza”, che unisce tutti i viventi e -in latenza- anche il mondo inorganico.

Questa coscienza/intelligenza è stata definita da tempo immemorabile “spirito” (diverso da anima che sottintende una personalità individuale). Lo spirito tutti ci accomuna e la “spiritualità laica” è la comprensione sincretica che ognuno compartecipa allo spirito. Spirito e vita sono consequenziali ed inseparabili. Perciò lo spirito non può divenire mai appannaggio di alcuna religione, poiché le religioni sono create da e per le anime, per le persone che si considerano separate. Per tale ragione spesso definisco la vera spiritualità come “laica” (dall’antico significato del greco “laikos” al di fuori di ogni contesto sociale e religioso).

Ma questo termine, spiritualità laica, non piace a molti.. oppure alcuni cercano di spiegarla a modo loro, come una forma di credo para-religioso, si professano “spiritualisti laici” i massoni, i cristiani che conducono vita secolare, gli aderente alle nuove religioni new-age, etc. Mentre altri, completamente contrari al concetto di “spirito” negano che possa esistere una qualsiasi spiritualità in qualsivoglia forma.

Insomma, per fare chiarezza e definitivamente sancire l’indissolubilità tra spirito e materia, mi è venuto in mente di spiegare questa spiritualità laica come “biospiritualità”.. in modo che così siano tutti felici e contenti, sapendo che vita e spirito sono la stessa cosa.

E cosa si intende per biospiritualità? Vuol dire che il più alto ottenimento si ottiene qui ed ora, non in qualche altro luogo od in qualche altro tempo. Non siamo in in esso ogni momento dell’esistenza. La Realtà Suprema non è in un altrove ed a parte da questa esistenza. La Terra, l’Universo ne sono impregnati. Biospiritualità è l’espressione, l’odore sottile, il messaggio intrinseco, che traspira dalla materia tutta. Il sentimento di costante presenza indivisa.. la consapevolezza dell’inscindibilità della vita, riconoscibile in ogni sua forma e componente, partendo dal “soggetto” percepiente, questa è la pratica stabile dell’essere biospirituale. La conoscenza suprema significa sapere che tutto quel che “è” lo è in quanto tale. Perché l’esistente è uno, non può esserci “altro”…

Ed infatti l’ostacolo posto dalle religioni è proprio quello di immaginare uno stato “altro” da ottenere, superiore od inferiore che sia, diverso da quello presente. Ma allorché l’ignorante oscuramento viene rimosso dal cuore dell’uomo, improvvisamente ci troviamo a Casa. Possiamo definire questo stato “liberazione” dall’illusorio senso di separazione… poiché la biospiritualità non può ammettere separazione.. ma solo diversità nei modi espressivi e nelle forme esteriori.. E qui ritorno all’esempio della comunità calcatese in cui tutti eravamo calcatesi, nessuno escluso (me compreso che non abito più a Calcata……).

Al momento opportuno ognuno di noi sentirà l’impulso a riconoscersi in quel che è ed è sempre stato.. e questo è lo scopo della biospiritualità. Ed è un modo per andare verso la nuova era ecozoica auspicata da Thomas Berry.

Paolo D’Arpini

giovedì 1 dicembre 2011

Biospiritualità, come espressione di spiritualità naturale (o laica), nelle diverse fedi religiose e nel matrismo primitivo e moderno

"I tre incantesimi" Dipinto di Franco Farina

“La nostra anima nel profondo non ha mai smesso di dirsi "pagana"; basta solo ascoltarla con attenzione per capirlo. Il nuovo paganesimo non è affatto un concetto stravagante o qualcosa di intellettuale costruito a tavolino; è semplicemente un atto di auto-consapevolezza: una presa di coscienza della nostra natura e di ciò che è estraneo ad essa”. (Alfonso Piscitelli)


La spiritualità della natura, o biospiritualità, è uno degli aspetti portanti della nuova consapevolezza ecologista profonda e bioregionale. Ma occore dire che la sacralità del creato è un aspetto riconosciuto anche in varie fedi religiose, persino nella fede cristiana, soprattutto nel misticismo (sia in quello primitivo che in quello francescano) in cui prevale la consuetudine di ritirarsi in grotte, boschi e deserti in stretta comunione con gli elementi naturali e con il mondo animale. In questo modo viene riconosciuta la bellezza del creato e la grandezza del Creatore.

Aspetti pagani erano presenti persino nella religione ebraica, sia pur talvolta condannati come ad esempio l’adorazione della vacca sacra durante la traversata del Sinai, oppure riconosciuti e facenti parte della tradizione come avvenne presso la setta degli Esseni che vivevano in strettissima simbiosi con la natura e con i suoi aspetti magici, avendo sviluppato anche la capacità di trarre il loro nutrimento dal deserto, un grande miracolo questo considerando che erano persino vegetariani….

Il rispetto e l’adorazione della natura, definito dalla chiesa cattolica (un po’ dispregiativamente) “panteismo” è uno degli stimoli da sempre presenti nell’uomo, tra l’altro questo sentimento panteista è alla base dell’exursus evolutivo della specie.

Ciò mi fa ricordare di una storiella, che amo spesso raccontare, sull’origine della specie umana. Ormai è certo che ci fu una “prima donna”, un’Eva primordiale. L’analisi del patrimonio genetico femminile presente nelle ossa lo dimostra inequivocabilmente… Mi sono così immaginato una donna, la prima donna, che avendo raggiunto l’auto-consapevolezza (la caratteristica più evidente dell’intelligenza) ed avendo a disposizione solo “scimmie” (tali erano i maschi a quel tempo) dovette compiere una opera di selezione certosina per decidere con chi accoppiarsi in modo da poter avere le migliori chance di trasmissione genetica di quell’aspetto evolutivo. E così avvenne conseguentemente nelle generazioni successive ed è in questo modo che pian piano dalla cernita nell’accoppiamento sono divenute rilevanti qualità come: la sensibilità verso l’habitat, l’empatia, la pazienza, la capacità di adattamento e di gentilezza del maschio verso la prole e la comunità, etc. etc. Pregi che hanno portato la specie verso la condizione “intelligente” che conosciamo (o conosceremmo se nel frattempo non fosse subentrata una spinta involutiva).

Purtroppo in questo momento storico, in seguito all’astrazione dal contesto vitale e alla manifestazione della spiritualità in senso religioso metafisico (proiettata ad un aldilà ed ad uno spirito separato dalla materia) molto di quel rispetto (e considerazione) verso la natura e l’ambiente e la comunità è andato scemando, sino al punto che si predilige la virtualizzazione invece della sacralità vissuta nel quotidiano. Ed in questo buona parte della responsabilità è da addebitarsi ai credo monoteisti ed alla nuova fede del consumismo materialista. Ma quello che era stato scacciato dalla porta ora rientra dalla finestra, infatti la scienza sta riscoprendo i miti, le leggende e le divinità della natura descrivendole in forma di “archetipi”.

All’inizio della civilizzazione umana, nel periodo paleolitico e neolitico matristico, la sacralità era incarnata massimamente in chiave femminea, poi con il riconoscimento della funzione maschile nella procreazione tale sacralità assunse forme miste maschili e femminili, successivamente con i monoteismi patriarcali fu il maschile che divenne preponderante. Ora è tempo di riportare queste energie al loro giusto posto e su un totale piano paritario. Anche se già in una antica civiltà, quella Vedica, questa parità era stata indicata, come nel caso della denominazione(maschile) “Surya” che sta ad indicare l’identità del sole in quanto ente, che viene completato dall’aspetto femminile “Savitri” che è la capacità irradiativa dell’energia solare. E noi sappiamo che fra il fuoco e la capacità di ardere sua propria non vi è alcuna differenza.

Ma il filone biospirituale sta riacquistando forza anche nella moderna teologia cattolica, soprattutto attraverso la spinta di Teilhard De Chardin e Thomas Berry, quest'ultimo - considerato quasi un eretico dal vaticano- si è spinto ad affermare che la "passione del Cristo" in questa era è rappresentata da Madre Terra violentata ed offesa da uno sfruttamento denza limiti.

Comunque questi argomenti verranno meglio esaminati durante la manifestazione "Vita senza Tempo" che si svolge a Treia (Macerata), presso la sede del Circolo vegetariano VV.TT., dal 8 al 10 dicembre 2011. Siete invitati a partecipare.. (il programma è nella locandina).

Paolo D’Arpini




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Canto pagano di chi viaggia verso il Sé.

Ascoltatemi spiriti del Vento, essenze immortali che abitate nelle pieghe nascoste dell’aria, delle rocce, delle acque. Oso invocarvi e presentarmi dinanzi a voi per compiere il mio passaggio a cui mi preparo nel cielo di una notte d’estate, investito dal caldo mormorio dei grilli, inumidito dalla rugiada che bagna il muschio, stremato nel desiderio di correre verso un destino che mi avvolgerà come un non visto mantello….. da vincitore o da vinto io non so. Vorrò però essere ricordato come un uomo che ha provato a parlare con voi e da ciò apprendere la poca o molta saggezza che si può richiedere a un sorso d’acqua gelida, al fuoco notturno degli amici, al pianto solitario di un bimbo che accende la pianura di suoni che non le appartengono, ma che grata accetta, come il passo silenzioso del viandante che la rende sacra con l’amore del suo andare. (Simone Sutra)

giovedì 4 agosto 2011

Treia e l'Acqua Cotta del 8 agosto 2011 – Celebrazione culinaria povera ricordando Nityananda (la beatitudine eterna del Sé)


Caterina Regqazzi e Paolo D'Arpini a spasso per la Via Francescana a Treia

Seguendo la tradizione, come da calendario interno, anche quest’anno il Circolo Vegetariano VV.TT. festeggia l’8 agosto, con la consueta ricorrenza della Festa dell’Acqua Cotta.

Quel giorno la “comunione” consiste solo di acqua calda, pan secco ed erbe che siamo riusciti a raccogliere durante la passeggiata selvaggia… e chi conosce la natura sa che ad agosto di erbe ve ne sono ben poche… è perciò importante che i partecipanti apprendano velocemente a riconoscerle per non lasciarsene sfuggire nemmeno una. Cerchiamo in questo modo di risvegliare nei neofiti l’amore per il necessario e la gioia di godere di quel che si ha, senza aspettarsi la manna dal cielo.

Due parole sull’origine di questa manifestazione. Ricordo che già dai primi anni della fondazione del Circolo avevo inserito in calendario la commemorazione dell’8 agosto, la data in cui nel 1961 il mio nonno spirituale Bhagawan Nityananda lasciò il corpo. Certamente la ricorrenza non aveva alcunché di prosaico, ed era più che altro una celebrazione di carattere spirituale … ma accadde che “i turisti per caso” Syusy Blady e Patrizio Roversi decisero di venire a trovarci per girare un breve reportage sulla nostra realtà di Calcata, e scelsero proprio quella data.. Dovetti pensare a qualcosa per coinvolgere un po’ di amici nell’evento e ricordai che quello era il periodo, nella consuetudine contadina, in cui si preparava l’acqua cotta.

Recuperai perciò una ricetta locale ed assieme alla banda di soci del Circolo, che solitamente volontariava la presenza in occasioni simili, “ripristinai” la prima Festa dell’Acqua Cotta. La cosa non mi sembrò irriverente nemmeno nei confronti di Nityananda infatti voi sapete che nell’antichità si usava commemorare i defunti con pranzi e banchetti, perciò questa celebrazione mi parve di buon auspicio…..

Programma del 8 agosto 2011 – Treia, Via sacchette 15/a

h. 18.30 – Appuntamento in sede, venire muniti di sacchetto di stoffa o di cestino in vimini. Portare con sé alcuni tozzi di pan secco.
h. 19.00 – Partenza lungo un sentiero francescano per la raccolta di erbe aromatiche e commestibili, utili alla preparazione dell’Acqua Cotta.
h. 20.00 – Ritorno in sede e succesiva degustazione dell’Acqua Cotta. Segue una narrazione su Baghawan Nityananda e canto di mantra.

Prenotazioni ed info. circolo.vegetariano@libero.it – 0733/216293

venerdì 8 luglio 2011

Treia, 14 luglio 2011 – Simbolica liberazione dall’oscuramento mentale, nella luce lunare del Guru Purnima…


Shiva, il Guru originario, l'Assoluto Sè di ogni essere

Come ogni anno il 14 luglio, il Circolo vegetariano VV.TT. , ricorda la Presa della Bastiglia, in chiave Zen: “Oppidum obscuratae mentis” è chiamata la manifestazione. Come diceva Andrè Breton: “La rivolta, solo la rivolta crea la luce… e la luce non può avere che tre vie: la poesia, la libertà e l’amore…”. Quest'anno la ricorrenza giunge in prossimità del Guru Purnima, il giorno sacro al Guru.

Cercando questa libertà e questo amore tenteremo di ri-conquistare l’autonomia intellettuale, salvandola dagli oscuri disegni maligni e speculativi in atto. Ma non lo faremo con una assalto bieco e violento, bensì con le armi della riflessione e della contemplazione. Aiutati in ciò dall’incipiente luna piena, che a luglio –si sa- è particolarmente potente….

Per restare laicamente nell’animo evocato da questi eventi si incontrano a Treia, nella sede del Circolo, i ricercatori e si confrontano sulla loro comprensione dello Spirito, come avveniva nei monasteri Zen in cui vigeva la consuetudine per cui poteva essere accolto solo chi era in grado di superare una prova….

Nei tarocchi a questa stagione è dedicato l’arcano lunare. La Luna è una delle carte più misteriose e suggestive. In essa si vede l’aspirazione umana di collegare le cose che stanno in alto con le cose terrene, mediante una comprensione simultanea. L’intuizione del Cancro.

“Consegnamo il mondo in uno stato dignitoso alle generazioni future” (K. Ludwing Schibel)

Paolo D’Arpini

Appuntamento: Ore 19.00 – Al Circolo Vegetariano VV.TT. in Via delle Sacchette 15/a – Treia. Discesa alla fonte sorgiva di Porta Mentana, aspersione nelle fresche acque e raccolta del sacro liquido. Al ritorno condivisione di esperienze, dialogo, poesie, canti sacri. Segue condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato.

Prenotazioni: 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it

mercoledì 11 maggio 2011

Treia: “Wesak, plenilunio di maggio, nell'ambito della Festa dei Precursori” - Celebrazioni del 15 e 17 maggio 2011 al Circolo vegetariano VV.TT.




“Un vero santo è come la terra in cui sempre è primavera” (Gendum Rimpoche)

Come è ormai consuetudine anche il Circolo vegetariano VV.TT. festeggia la ricorrenza del Wesak, che combacia con la luna piena del Toro. La data precisa quest'anno sarebbe il 17 maggio, che è martedì ma considerando che il 15 maggio, che è domenica, sono stati già programmati degli eventi esoterico-artistici che si svolgono nell'ambito della Festa dei Precursori, ecco che festeggeremo il Wesak in due date. Ma vorrei ora ricordare ai lettori il significato del Wesak. Questa celebrazione è convenzionalmente riconosciuta come la ricorrenza della nascita del Buddha storico: Gautama Śākyamuni. In verità il giorno preciso della nascita del Buddha non è possibile stabilirlo ma, come avvenne per il natale cristiano di Gesù che fu posto in corrispondenza del solstizio invernale -periodo particolarmente sacro nella tradizione europea- nel sudest asiatico il natale di Gautama venne indicato nel mese benedetto “Wesak” in corrispondenza della luna piena (in Toro); in India questo è il tempo in cui il benefico monsone inizia la sua opera ristoratrice della vita. Tale decisione fu presa collegialmente dalle varie sette buddiste durante un concilio tenuto a Sri Lanka nel 1950, seguendo in ciò l’indicazione del re del Nepal che già aveva dichiarato la luna piena in Wesak come commemorativa della nascita, illuminazione e dipartita del Buddha. La storia del Buddha è conosciuta a tutti ed ognuno sa che egli meditò e praticò penitenze nella foresta e che infine si illuminò sotto un albero Bodhi (Ficus Religiosa).

Programma del 15 maggio 2011 - Sede del Circolo Vegetariano VV.TT. Via delle Sacchette 15/a – Treia (Macerata). Alle ore 16.00:

Francesca Salvucci propone un esperimento di pittura creativa ad occhi chiusi, con accompagnamento di campana tibetana. La pittura creativa è una tecnica trasmessa da Baba Bedi, serve a risvegliare le persone alla loro coscienza, mettendo in luce zone d'ombra, per poter poi affrontare un lavoro di crescita interiore. La melodia della campana tibetana, che accompagnerà questo percorso, sarà creata dalla musico-terapeuta Francesca Nobili, del centro Xochipilli. (info. cnv@live.it)

Anna Rossini presenta una tecnica multidimensionale per la guarigione psico-fisica e
karmo-animica che passa attraverso la genetica delle cellule originali dell'atomo permanente. (rossini.anna08@libero.it)

Sara Sileoni presenta una mostra visiva pittorica che illustra simbolicamente un rito di rigenerazione attraverso colori, forme e sensazioni. (inoelisara@libero.it)

…......

Programma del 17 maggio 2011 – Stesso luogo. Alle h. 19.00

Incontro di meditazione e canto di mantra, a cura di Paolo D'Arpini, aspettando l'apparizione della luna piena nel cielo.


Per informazioni sugli eventi e prenotazioni:
Tel. 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it

giovedì 28 aprile 2011

Treia - La Festa dei Precursori del Circolo Vegetariano VV.TT. - Programma definitivo




Comunicato Stampa 1

Introduzione alla 27a edizione della Festa dei Precursori – Treia, dal 7 al 15 maggio 2011



“Il futuro non ha bisogno di rivoluzioni.. il futuro ha bisogno di un nuovo esperimento!” (Osho)



Allorché, nella primavera del 1984, decisi di fondare il circolo vegetariano VV.TT. lo feci nella piena consapevolezza che lo scopo della nuova associazione sarebbe stato quello di andare contro… Eravamo un manipolo di ribelli quel giorno davanti al notaio Giuseppe Togandi nel suo studio di Orte e mentre compivamo il nostro dovere giurando fedeltà alle finalità del sodalizio stavamo anche andando contro tutte le norme consolidate di ogni vecchio sodalizio, affermando (tra l’altro): “Lo scopo dell’associazione è quello di istituire e promuovere in tutti gli spazi ritenuti opportuni pratiche per lo sviluppo spirituale e meditazioni collettive, sperimentazioni di sopravvivenza in luoghi selvaggi e seminari sull’uso armonico delle riserve della natura, organizzare e promuovere la ricerca di cure naturali per la mente e per il corpo, dimostrare e divulgare l’importanza di un’esistenza armonica e piena d’amore…”. Insomma stavano fondando una “spiritualità laica” facendo finta di niente…



Il fatto è che per mettere in pratica queste finalità associative -necessariamente- dovevamo andar contro le regole e le consuetudini della società in cui viviamo.. Insomma ci siamo presi la briga di cambiare il mondo, ribellandoci alle norme restrittive e meschine della cultura corrente. Ecco perché dal 1984 celebriamo La Festa dei Precursori, ogni anno, per ricordarci quello scopo prefisso e proseguire indefessi nella meta di rompere il ghiaccio verso nuove frontiere dell’intelligenza umana.



Alcuni nostri detrattori dicono che siamo sessantottini non pentiti, oppure che siamo inveterati illusi, poiché il nostro voler cambiare il mondo si risolve in un nulla… Sarà così… ma almeno stiamo cercando di farlo cominciando dal cambiare noi stessi, decidendo per noi stessi quei comportamenti necessari a creare una nuova civiltà umana. Ed allora ci definiamo “ribelli” e non “rivoluzionari” poiché, come disse Osho, il rivoluzionario appartiene ad una sfera terrena mentre il ribelle e la sua ribellione sono sacri. Il rivoluzionario sente il bisogno di rivolgersi alla folla, muovendosi in ambiti politici e di governo, insomma ha bisogno di “potere”. Ed il potere sempre corrompe (lo sappiamo bene) ed i rivoluzionari che lo hanno assunto ne sono stati corrotti. Il potere ha cambiato la loro mente mentre la società è rimasta la stessa, solo i nomi sono cambiati.



Per questo il mondo ha bisogno di precursori ribelli e questo è un momento in cui se non vi saranno parecchi spiriti ribelli i nostri giorni sulla terra, come specie umana, sono contati… Stiamo scavando la nostra tomba e siamo molto vicino al punto di non ritorno…



Dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere e di agire, creare più energia meditativa, sviluppare più amore ed armonia. Per farlo dobbiamo distruggere il vecchio, la sua bruttura, le sue putride ideologie, le sue stupide emarginazioni, le superstizioni idiote e creare un nuovo essere umano dagli occhi limpidi.



Una discontinuità con il passato, ecco il significato della ribellione, continuando a percorrere coraggiosamente nuovi sentieri con spirito di sacrificio e discriminazione. Insomma andiamo avanti a fare i rompighiaccio, senza occupare alcun luogo, senza perseguire alcun potere, semplicemente sperimentando la nostra crescita in tutti i particolari del vivibile….



Ora il tempo è maturo, negli anni a venire o l’uomo scomparirà o sulla terra farà la sua comparsa un nuovo essere umano con una visione diversa e quell’essere umano è un precursore.



Paolo D’Arpini

http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=festa%20dei%20precursori


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Treia (Macerata) – Programma della 27a edizione della Festa dei Precursori del Circolo Vegetariano VV.TT. – Dal 7 al 15 maggio 2011:



7 maggio 2011:

Ore 16.00, presso Sala Consigliare del Comune di Treia– Tavola rotonda: “Cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale e spiritualità ed arte della natura”, compresa la presentazione di libri e riviste in tema.

Proiezioni in continuo di immagini sull’agricoltura contadina di Nazareno Crispiani

Benvenuto del Sindaco Luigi Santalucia e del Presidente della Proloco Francesco Pucciarelli

Saluto del Presidente Accademia Georgica, prof. Carlo Pongetti

Avv. Vittorio Marinelli, pres. European Consumers

Prof. Benito Castorina, docente Economia Agraria

Dr.ssa Milena Auretta Rosso, iridologa e naturopata

Signora Lucilla Pavoni, scrittrice

Avv. Gianfranco Paris, direttore di Mondo Sabino

Dr. Giorgio Vitali, chimico farmaceutico

Dr. Ciro Aurigemma, psicologo e referente A.V.I.

Dr.ssa Caterina Regazzi, medico veterinario

Moderatore: Paolo D’Arpini





8 maggio 2011:

Ore 10.30 – Appuntamento nella nuova sede del Circolo in Via delle Sacchette 15/a (vicino Porta Montana) con l’erborista Sonia Baldoni, di Vivere con Gioia, per una escursione alla ricerca di petali di rosa ed erbe officinali e commestibili

Ore 13.30 – Ritorno nella sede e condivisione del cibo vegetariano da ognuno portato.

Ore 15.00 – Preparazione di fiori di Bach e tisana con le erbe raccolte.

Ore 16.00 – Inaugurazione della mostra d’arte in tema.

Declamazioni poetiche di Felice Rosario Colaci.

Ore 17.00 – Intervento sulla convivialità casalinga a cura di Antonio D’Andrea, fondatore del Movimento Uomini Casalinghi. Condivisione di esperienze ed esempi pratici di casalinghitudine. Intervento per l’antispecismo ed il veganismo a cura di Troglotribe (Fabio e Lella), con presentazione di editoria fantasiosa.



Artisti che partecipano alla mostra: Domenico Fratini, Daniela Spurio, Orietta Duca, Renata Bevilacqua, Alessandro De Vivo – La mostra sarà aperta sino al 15 maggio 2011 ogni giorno dalle 16.00 alle 18.00





15 maggio 2011:

Ore 17.00 – Nella sede di Via Sacchette, 15/a – Svernissage e condivisione delle esperienze vissute a cerchio. Annuncio delle prossime manifestazioni e raccolta di testi, foto, disegni e quant’altro per la pubblicazione sulla rivista Vivere con Cura.

Esperimento di pittura creativa e meditativa (ad occhi chiusi) con Francesca Salvucci ed accompagnamento di campana tibetana a cura di Xochipilly di Tolentino.

Esperimento di meditazione tetrahealing a cura di Anna Rossini e meditazione dinamica a cura di Francesco Augello.



La presente edizione della Festa dei Precursori si svolge con il patrocinio morale del Comune e dell’Accademia Georgica di Treia e della locale Proloco.



Info: circolo.vegetariano@libero.it

Tel. 0733/216293 - 333.6023090

sabato 16 aprile 2011

Trogloditi vegani ed antispecisti a Macerata e Treia...


"Leggete vegano e vegetariano... con Troglotribe"

Carissimi e carissime,

Ultimamente, sabato 26 marzo 2011, nel centro di Macerata, abbiamo apparecchiato un bel tavolo con volantini informativi, libri, manifesti giornali e opuscoli su tematiche vegan e antispeciste.

Come sapete, il nostro intento è quello di sensibilizzare e di offrire le informazioni indispensabili affinché ciascuno abbia l’opportunità di scegliere consapevolmente come porsi rispetto alla questione animale. Questa volta si è unita a noi, per tutta la durata dell’iniziativa, anche Alessia e così abbiamo avuto modo di distribuire più volantini e di renderci più visibili. Con il passare del tempo, contiamo di rendere questi appuntamenti sempre più ricchi, conviviali e aperti. Ma naturalmente, per riuscirci, abbiamo bisogno dell’apporto di tutti e tutte voi.

Grazie mille alle persone che si sono fermate a scambiare opinioni e a prendere materiale, tra cui il nuovo numero della Veganzetta (ricordiamo che è il giornale gratuito di informazione e cultura vegana e antispecista), come sempre ricco e pieno di spunti.

Il prossimo appuntamento è per Sabato 30 aprile 2011 dalle 16 alle 20 in Via Garibaldi a Macerata nei pressi dei cancelli.


Segnalazioni:

Sabato 7 e Domenica 8 maggio 2011 inizia a Treia la Festa dei Precursori del Circolo vegetariano VV.TT. Via delle Sacchette, 15/a – 62010 Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it . Siamo stati invitati a partecipare e abbiamo pensato di intervenire con un tavolo che conterrà materiale informativo su vegan e antispecismo. Potrebbe essere una buona occasione per incontrarci!

Ecco il link della festa: https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYnfBt7lwBpCQFDeGlcEyAtaLlo2SVNw3gFyY5U-xANZjDt5s90gFovR1DylenieA4GZh4P52lwJ9P00Q-Ylo6Rf3EkEqu3DUKrHSBfgVV2NZRIMM1CF2SDSlf2FYqKTPQMDlcNWvNNv0q/s1600/Treia+Locandina+Finale.jpg

Abbiamo pubblicato un nuovo libro dal titolo “L’antispecismo spiegato a mia mamma (al mio vicino, alla mia collega, al mio amico)” Si tratta di un agile volumetto che cerca di diffondere informazioni sull’antispecismo in maniera semplice e chiara, che cerca di smascherare i soliti luoghi comuni (estremismo, intolleranza...) che circolano sui vegan, che cerca di fare chiarezza su tematiche scottanti (sfruttamento, razzismo, impegno sociale, attivismo...)

Fabio e Lella

Per info: troglotribe@libero.it

giovedì 14 aprile 2011

Treia - Domenica 22 maggio 2011 – Decimo incontro su I Ching, sistema elementale indiano e zodiaco cinese




In questa sessione di studio analizziamo l'esagramma Kuai, relativo al periodo di aprile/maggio, corrispondente alla stagione del Serpente (in occidente è il Toro).

Descrizione:
Sotto vi è il trigramma Kien e sopra il trigramma Tui.
La traduzione letterale del nome dell’esagramma è “lo Straripamento” e figurativamente indica un tempo in cui gli ignobili stanno gradatamente scomparendo, il loro influsso diminuisce e con un’azione risoluta si fa strada un cambiamento radicale della situazione.

La Sentenza:
Lo Straripamento. Con risolutezza bisogna rendere nota la cosa alla corte del re.
Secondo verità si deve proclamarla. Pericolo!
Bisogna avvisare la propria città.
Non è propizio impugnare le armi.
Propizio è imprendere qualche cosa.

Significato. Quando in una città anche un solo ignobile rimane in posizione dominante egli è in grado di opprimere i nobili. Quando nel cuore si annida anche una sola passione, essa è capace di ottenebrare la ragione dell’uomo. Passione e ragione non possono coesistere perciò un’azione risoluta è necessaria se si vuole portare il bene a compimento. Ma attenzione il modo di superare il male non è contrastandolo punto per punto, in tal modo restando ad esso invischiati, bensì procedendo risoluti verso il bene.

L’Immagine:
Il Lago è asceso al Cielo: l’immagine dello Straripamento.
Così il nobile elargisce ricchezza verso il basso
e rifugge dal riposare sulla sua virtù.

Spiegazione. Chi volesse accumulare ricchezza solo per sé, senza pensare agli altri, dovrà certamente prepararsi al proprio crollo, poiché ogni accumulazione è seguita dalla dispersione. Perciò il nobile, già mentre accumula, disperde. Così anche nella formazione del suo carattere egli mira a non irrigidirsi caparbiamente, ma si mantiene aperto agli influssi esterni per mezzo di un sereno e costante esame di coscienza.


Aspetti spirituali (in termini laici) dell'interconnessione energia/materia.
Che ci sia un’attinenza indiscutibile fra l’emissione energetica e la materia è un fatto conosciuto da chiunque, prima ancora delle scoperte della fisica quantica. Basti vedere l’azione dell’energia solare e della sua captazione utile ai processi vitali sulla Terra… Energia e materia sono strettamente interconnesse ed a un certo livello indistinguibili l’una dall’altra. Ed alla base del loro apparire in specifiche forme e modi c’è la mutazione costante e continua, una sorta di saliscendi che fra l’una e l’altra polarità che consente l’esistenza dell’universo conosciuto.

Secondo I Ching, o Libro Dei Mutamenti, la creazione avviene costantemente attraverso l’incontro di Cielo e Terra, ovvero Energia e Materia, Coscienza e Forma, ma questa descrizione non è sola prerogativa dell’I Ching, anche altre religioni e filosofie (ed anche la moderna scienza) indicano il movimento, la vibrazione o trasformazione, come fattore primo che crea il mondo. L’energia cinetica sprigionata attraverso il cambiamento sopraggiunto nel “quid” originario statico si è propagata in uno svolgimento, apparentemente infinito, che utilizza i canali conduttori dello spazio e del tempo. Che lo si chiami Verbo, Om, Spirito o Tao ha poca importanza…

Dal punto di vista dell’esperienza empirica, basata sull’osservazione in un continuum spazio temporale ed anche secondo la teoria della creazione graduale dell’universo si immagina un “inizio” chiamato Big Bang (il grande botto) o “Atto Creativo” in cui la concentrazione energetica statica giunge ad una fase critica di incontenibilità e ne consegue un collasso (corrispondente all’inizio dello spazio tempo) che coincide con la proiezione manifestativa in cui l’energia assume forma, gradualmente, divenendo materia. La gradualità e continuità della creazione viene misurata attraverso un “aspetto” che sempre accompagna, potremmo anche dire registra, il processo creativo. Questo aspetto è immanente e trascendente ed è la “coscienza”, la quale è parte integrante, una sorta di sapore o qualità intrinseca, dello svolgimento energetico in corso.

Possiamo quindi tranquillamente affermare che “coscienza, energia e materia” sono la stessa cosa, come il tempo e lo spazio che appaiono e coesistono complementariamente. Senza la durata nel tempo e l’espansione nello spazio nulla potrebbe manifestarsi e senza la coscienza e l’energia nessuna forma od entità avrebbe significato od esistenza. Per questa ragione è impossibile scindere la manifestazione dalla consapevolezza che la sancisce.

Ogni elemento, essendo la trasformazione nell’infinita possibilità dei movimenti energetici nello spazio tempo, conserva una specifica memoria (od intelligenza) che è necessaria alla coesione della sua sostanza (o stato di mutazione energetica se vogliamo usare una terminologia metafisica). Questo procedimento di psicosomatizzazione dell’esistente viene impresso contemporaneamente in una sorta di “negativo” che corrisponde alla formula rispetto al procedimento sperimentale in corso (possiamo definirla anche “memoria”, “ombra” o “antitesi”). Ma non è solo descrizione in negativo è anche substrato, è forza costituente che permette al tutto manifesto di mantenere una forma ed un nome, insomma gli fa assumere una specifica identità.

Ed è per questa ragione che nell’I Ching si individuano delle specifiche forme archetipali, i trigrammi e gli esagrammi, utili al riconoscimento delle aggregazioni energetiche in corso. Insomma possiamo dire che gli eventi si ripetono, pur in in una scala evolutiva, in una sorta di gradiente continuo ma riconducibile ad un processo già conosciuto. Da qui anche il concetto di “psicostoria”, che non è altro che la memoria progettuale costituente i fenomeni, la quale resta impressa nei risultati stessi della fenomenologia attiva: i processi vitali. Perciò la storia non è quella scritta sui libri, quella dei libri è solo una documentazione ingannevole, parziale e soggettiva che descrive gli aspetti percepiti da alcuni testimoni, od ascoltatori dei testimoni. La storia come noi la conosciamo è una traballante pseudo-verità, una descrizione quasi immaginaria, raccontata e corroborata (a fini speculativi) dall’opinione dei suoi redattori. Quella che chiamiamo storia è al meglio la descrizione di un immaginifico realistico condiviso (più o meno) da molti (comunque un numero limitato di persone).

Ma la verità non può essere parziale, come non può essere sminuzzata l’integrità della nostra esistenza corporea. Nel senso che non possiamo dire “questo organo o questa appendice non mi appartiene od è inutile, i capelli le unghie ed i peli non sono importanti perché crescono e vengono eliminati senza eccessivo danno…” o simili facezie. Infatti anche se usiamo quasi sempre la destra per il nostro agire abbiamo bisogno anche della sinistra, se diventiamo calvi lo consideriamo un difetto, se le unghie si spezzano anche le dita ne soffrono, etc. Insomma la verità storica dovrebbe corrispondere ad un’interezza e questa interezza viene data solo da quella memoria sottile che resta impressa nelle forme in continua mutazione fenomenica.

Questo “ricordo”, che a livello vitale viene definito DNA, a livello psichico io lo chiamo “psicostoria”, ovvero la capacità di lettura della memorizzazione automatica, della registrazione contabile non percettibile, presente nell’insieme degli eventi. E non esiste separazione alcuna in qualsivoglia processo vitale, che si manifesti con il nostro diretto coinvolgimento oppure con uno indiretto, insomma ogni elemento, fisico o psichico, viene influenzato dalla mutazione in corso. Ciò logicamente succede anche per gli eventi sulla faccia del pianeta: una bomba atomica in Siberia influisce sulle condizioni ambientali dell’Antartide….

Per cui se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario introdursi nel magazzino della funzione mnemonica vitale, che è presente comunque in chiave olografica in ognuno di noi.

In India questo magazzino si chiama Akasha, Jung lo chiamò Inconscio collettivo, gli esoteristi lo chiamano Aura della Terra.

Come fare ad attingere a questo archivio misterioso e sempre presente?

La risposta sta nella domanda stessa… Come fa l’acqua a conoscere l’acqua? Come fa il fuoco a conoscere il fuoco? Come fai a conoscere te stesso?

Essendolo…! Unicamente essendolo… Non come un osservatore che guarda bensì come sostanza costituente dell’andamento energetico in corso. Spogliandosi quindi della separazione che ci impedisce di percepire l’insieme di cui siamo parte integrante. Infatti coloro che sono dotati di preveggenza o medianità possono percepire questa “memoria” totale del grande magma dell’esistenza solo sciogliendosi in quella “coscienza”. Ovvero rinunziando alla piccola identità separativa dell’ego che porta ad identificarci con la singola molecola del processo vitale ed a descrivere l’esistente nello stretto ambito del percettibile, limitato alla presenza circoscritta. Il che è spesso quel che avviene non solo nella nostra mente ma anche nei suoi sottoprodotti: la storia ufficiale, la filosofia o religione e la scienza.

Paolo D’Arpini



Decimo incontro sull'I Ching a Treia. Domenica 22 maggio 2011, inizio alle h. 10.00
La sessione si tiene nella nuova sede del Circolo Vegetariano VV.TT. In via Sacchette, 15/a (Vicino a Porta Montana). Per il pranzo ognuno porta qualcosa di vegetariano che verrà poi condiviso fraternamente. Nel pomeriggio è prevista una gita ad Ancona.

Info e prenotazioni: Tel. 0733/216293 - circolo.vegetariano@libero.it

venerdì 8 aprile 2011

Treia, 7 maggio 2011: Milena Auretta Rosso alla Festa dei Precursori del Circolo Vegetariano VV.TT.

"Alimentazione bioregionale, con il cuore, a Treia".
La prima neurochirurga in Italia, la dottoressa Milena Auretta Rosso, sarà presente alla tavola rotonda su "Cure Naturali, alimentazione bioregionale, agricoltura biologica, arte e spiritualità della natura" che si terrà a Treia (Macerata), presso la sala Consigliare del Comune, in apertura della Festa dei Precursori, il 7 maggio 2011.

La sua presenza darà una garanzia di "scientificità" nella "nuova sperimentazione" dell'incontro essendo Milena Auretta Rosso sia una scienziata che una ricercatrice di cure naturali nonché iridologa e studiosa della psiche umana. Nell'occasione della Tavola Rotonda presenterà anche il suo ultimo libro "Che mi lascino in pace... alle pressioni telepatiche".


Qui di seguito una breve presentazione del testo e dell'autrice, fatta a due mani da Caterina Regazzi e dal sottoscritto:

"Una persona o una personalità eclettica, intelligente, che pare scrivere come sotto dettatura, affrettatamente e senza correzione di bozze (le influenze telepatiche?).
A volte faccio fatica a capire, devo leggere e rileggere anche se la ragione a volte non mi aiuta (intendo la razionalità). Una scrittura parlata, sarebbe da ascoltare, letto da lei, quel che ha fatto stampare su carta. Gli argomenti sono i più vari, si capisce che lei è una viaggiatrice, un’esploratrice dell’universo, umano e non solo, un radar avvezzo a captare le radiazioni cosmiche e trattenerle qui ancora un po’ giù in mezzo a noi e ad utilizzarle per colorare il nostro mondo, così spesso un po’ grigio… nella foto della quarta di copertina del suo libro si intravede come un’ incognita che si nasconde (o si manifesta?) dietro a un gatto, l’animale per eccellenza più misterioso e sensitivo e così deve essere lei, Auretta. Bentrovata!” (Caterina Regazzi)


Milena Auretta Rosso ha scritto un libro.. sì, un libro, magari un compendio di frasi misteriose e criptiche, magari un caleidoscopio di immagini in bianco e nero o variopinte, nitide e taglienti, magari una moviola in cui si alternano fotogrammi pescati da vari film da varie commedie… Cos’è questo libro? Una creatura viva, un ectoplasma, una trance mnemonica karmica, scorre senza sosta nella mente del lettore, poesia… profumo di fiori esotici.. sogni che traboccano dall’inconscio collettivo…

“Ed ecco le telecamere che trasformano il dinamico in statico” Sentenzia Auretta nel bel mezzo delle sue storie raccontate quasi a se stessa.. “La traduzione da dinamico a statico è un’intuizione”.

Non l’ho mai incontrata di persona eppure sento che il suo modo espressivo è ben radicato nella mia stessa coscienza, Auretta è un mio occhio è un mio orecchio, insomma la riconosco come io fossi suo o lei mia.. ed è anche merito della psicostoria.

Cosa c’entra la psicostoria?

Ad esempio una volta scrissi a Caterina una frase che mi sembrava pescata dal libro di Auretta, ed invece non lo era: “..la giornata è limpida, dalla finestra ad ovest si vedono le montagne innevate sullo sfondo ed alcuni campi sono bianchi di ghiaccio. Però già vedere il sole è una gioia…”

Lo stesso giorno scrivevo ad Auretta, a proposito del suo libro: “ Ho trovato alcune idee in esso contenute “stravolgenti” come pure estremamente originale è il tuo modo di evocare la “psicostoria”, di cui io stesso sono appassionato, ho trovato interessante soprattutto i risvolti che pongono la causa del medioevo non nella calata dei barbari (come solitamente si intende) ma nella dominazione cristiana”



Milena Auretta Rosso: prima neurochirurga in Italia, iridologa, vegetariana, viaggiatrice, spiritualista, scrittrice… Sarà possibile fare la sua conoscenza
“diretta” intervenendo all’incontro previsto a Treia il 7 maggio 2011, in quell’occasione potremo guardarla negli occhi e da lei farci guardare.


Paolo D’Arpini


Articoli di Milena Auretta Rosso, pubblicati nel sito del Circolo vegetariano VV.TT.
http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=milena+auretta+rosso

lunedì 28 marzo 2011

Francesca Salvucci e la pittura creativa... Programma del 15 maggio 2011 in chiusura della Festa dei Precursori a Treia


Notizie sulla sessione di pittura creativa ad occhi chiusi e con accompagnamento di campana tibetana, tenuta da Francesca Salvucci, il 15 maggio 2011, presso il Circolo Vegetariano VV.TT. in Via Sacchette 15/a - Treia (Macerata), in chiusura della Festa dei Precursori.

La pittura creativa è una tecnica di Baba Bedi, serve a risvegliare nelle persone le loro coscienze e soprattutto a mettere in luce le proprie zone d'ombra per poter poi meditare e poter fare un lavoro di crescita interiore.

Oltre allo stato energetico la pittura lavora anche sul fisico, perche quando noi usiamo i nostri talenti ci sentiamo bene...al meglio!

Il percoso evolutivo esperienziale che ci ha donato Baba è contornato dal risveglio dei talenti ed è proprio a questa tecnica che la pittura psichica si riallaccia.
L'attivazione psichica e il risveglio dei talenti lavora sui blocchi emotivi, sui nodi emozionali che possiamo aver avuto nella nostra vita per poi attraverso una meditazione scioglierli e poter cosi risvegliare la coscienza ed avviare noi stessi verso il percorso animico piu vicino alla nostra propensione di vita.

Il nostro incontro prevede un momento di meditazione dove ad occhi chiusi andremo a disegnare in un foglio con pastelli colorati, quello che ne verrà fuori sara la fotografia del nostro interiore in quel preciso momento o giorno, a decodificare il disegno ci aiuteranno i colori la posizione e la struttura.
Ricordo a tutti che NON é UNA TECNICA PSICOLOGICA.

Il nostro incontro si svolgerà cosi:

- meditazione e rilassamento
- musica rilassante con la campana tibetana
- pittura psichica ad occhi chiusi con pastelli o vari colori
- visionamento dei disegni in gruppo o privatamente
- scrittura creativa sul disegno
- conclusione

Vi aspetto, Francesca Salvucci

Info: Cell. 327.3837267 Email. cnv@live.it

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Notizie sulla Festa dei Precursori edizione 2011:
http://www.google.com/search?client=gmail&rls=gm&q=festa%20dei%20precursori%20treia%202011

venerdì 18 marzo 2011

“Alimentazione umana e concreto rapporto simbiotico fra uomini ed animali...” Intervento di Caterina Regazzi



“Alimentazione umana e concreto rapporto simbiotico fra uomini ed animali...” Intervento di Caterina Regazzi

Sono una veterinaria che lavora presso una usl del nord Italia, il mio compito è quello di effettuare controlli sulla produzione degli alimenti di origine animale (la cosiddetta sicurezza alimentare) a partire dalla stalla, compreso il controllo del benessere degli animali allevati.

Per l'occasione della 27a edizione della Festa dei Precursori (che si tiene quest'anno a Treia dal 7 al 15 maggio 201) vorrei portare il mio contributo facendo una breve analisi di quello che è il mondo all'interno del quale, per motivi di lavoro, opero.

Premetto che personalmente mi sento molto poco un precursore. In questo mondo in cui vivo, in cui viviamo, si sono fatti tanti progressi da tanti punti di vista, ma secondo altri aspetti mi pare che siamo andati molto al di fuori delle possibilità di vivere in armonia con la natura e con gli altri esseri viventi, umani compresi. Essere un precursore, in questo ambito, secondo me, vuol dire avere la consapevolezza di quello che c'è dietro all'alimentazione a base di alimenti di origine animale e quindi ridurne il loro consumo. E' quello che cerco di fare, avendone la consapevolezza giorno per giorno.

Non vivendo a Treia conosco poco la situazione della zootecnia nelle Marche mentre conosco abbastanza bene quella dell'Emilia Romagna. Ma in un'epoca come la nostra dobbiamo considerare tutto come interconnesso. Animali che nascono in Francia, vengono allevati e macellati in Italia e una parte del ricavato viene riesportato, ad esempio, fino in Africa.

Intanto l'alimentazione umana in Emilia Romagna è molto basata su alimenti di origine animale, anche per motivi di tradizione, infatti saprete che prodotti come il Parmigiano Reggiano e il Prosciutto di Parma sono tra i prodotti più conosciuti di questa regione, esportati in tutto il mondo.

Questa realtà così semplice, apparentemente, e cioè la produzione di due cibi comuni su molte delle nostre tavole, sottintende implicazioni etiche ed ecologiche veramente, secondo me, molto complesse.

Sono fatti di cui si comincia a sentir parlare spesso, ma per me che ci lavoro dentro, è quotidiano il confronto ed il rimando a questi presupposti. Dietro all'allevamento di milioni di animali negli allevamenti intensivi ci sono dei risvolti che riguardano la morale sotto diversi aspetti: è giusto, quando ci sono milioni di persone che muoiono di fame, utilizzare la maggior parte dei cereali (mais e orzo prevalentemente) che vengono prodotti nel mondo, per l'alimentazione del bestiame? Per produrre 1 chilo di carne ci vogliono 9 chili di cereali. I terreni che sono utilizzati per la produzione di cereali sono terreni sottratti alla coltivazione di alimenti per l'uomo. La produzione di mangimi necessita movimenti mondiali di materie prime, con grosse speculazioni dietro. Immagino navi cariche di mais e di soia (OGM, perché ormai, quasi tutta la soia utilizzata è geneticamente modificata) solcare l'oceano. Penso anche al lavoro degli agricoltori che ci sta dietro e al lavoro da parte degli allevatori.

Quando l'allevamento non era intensivo, cioè quando l'allevamento era commisurato al terreno su cui insisteva, c'era un'armonia ed un reciproco arricchimento, tra l'agricoltura e l'allevamento. Gli animali davano i loro prodotti (latte, carne, uova, lana, setole, etc.) niente veniva sprecato ma uno dei prodotti più importanti era il letame, non esisteva azienda agricola senza animali, in ogni azienda agricola c'era una stalla, non esistevano i concimi chimici. Fino a qualche decina di anni fa il letame era l'unico concime in grado di restituire al campo il suo giusto nutrimento.

Gli animali lattiferi almeno in alcune regioni d'Italia, venivano lasciati pascolare liberamente, tutt'al più quando rientravano la sera in stalla veniva dato loro un piccolo premio in forma di farina, e anche pascolando, concimavano il terreno.
I suini e il pollame venivano allevati in maniera familiare con gli scarti di cucina e qualche pannocchia di granturco, così non si buttava via niente e non c'era la produzione di rifiuti che c'è oggi.

E' vero che abbiamo fatto progressi con la raccolta differenziata, ma l'"organico" è sempre un rifiuto e come tale deve essere trasportato, lavorato, immagazzinato, smaltito e non c'è un utilizzo diretto come avveniva una volta. A me sembra che si parli tanto di progresso. ma come dice un certo detto, il progresso a volte richiede di fare qualche passo indietro.

Gli allevamenti intensivi, che sono nati a partire dagli anni '60, per soddisfare la richiesta sempre maggiore da parte del mercato di prodotti di origine animale, ha comportato la necessità di utilizzare pratiche sempre più distanti da una naturalità di vita degli animali e così, gli animali devono vivere una vita sul cemento, trasportati su autotreni per lunghe distanze, in densità eccessive (ma regolari per legge), alimentati con prodotti sempre più concentrati, per permettere le performance produttive stimolate dalla selezione genetica.

Questo fatto ha conseguenze negative molto importanti sulla salute degli animali stessi. Una bovina lattifera allevata per la produzione di Parmigiano Reggiano ha una vita media di 3 parti in 5 anni di vita, dopo di che o per problemi ginecologici, podali, digestivi o mammari, deve essere scartata e sostituita. Una volta una bovina da latte, superava tranquillamente i 10 anni di età. Per contrastare o prevenire le forme morbose dovute all'eccessiva densità degli animali e l'eccessivo sfruttamento che abbassa le difese immunitarie si fa un uso sempre più massiccio di antibiotici.

Tutto questo è la norma e non vogliamo considerare la possibilità dell'uso illecito di sostanze proibite. Per quella che è la mia esperienza personale, l'allevatore è normalmente una persona, un produttore corretto, ma è il sistema stesso che obbliga a fare uso di molecole di sintesi e a tenere gli animali in condizioni di scarso benessere.

E questo è l'altro aspetto morale della questione: quando mangiamo, teniamo in considerazione questi fatti? La nostra alimentazione può essere basata sulla sofferenza di milioni di animali? E' vero che la percezione della sofferenza negli animali è ben lontana dalla nostra, non dobbiamo antropomorfizzare l'animale d'allevamento, ma se possiamo non parlare di vera e propria sofferenza, almeno dobbiamo considerare la vita dell'animale in un allevamento intensivo come lontana dalla natura.

Non sarebbe possibile ridurre il nostro consumo di alimenti di origine animale, ritornando ad un tipo di allevamento più in armonia con l'ambiente?

“Da aperta che era un tempo, l’umanità si è sempre più rinchiusa in sé stessa. Tale antropocentrismo non riesce più a vedere, al di fuori dell’uomo, altro che oggetti. La natura nel suo complesso ne risulta sminuita. Un tempo, in lei tutto era un segno, la natura stessa aveva un significato che ognuno nel suo intimo percepiva. Avendolo perso, l’uomo di oggi la distrugge e con ciò si condanna” (Claude Lévi-Strauss).

Caterina Regazzi
Referente per il rapporto Uomo/Animali
Rete Bioregionale Italiana

lunedì 14 marzo 2011

Treia, 10 aprile 2011: 9° incontro sull'I Ching e zodiaco cinese - Esagramma Ta Chuang, mese del Drago (Ariete)



Treia, 10 aprile 2011:  9° incontro  sull'I Ching e zodiaco cinese - Esagramma Ta Chuang, mese del Drago (Ariete) 

E' giunta la primavera. Il sole attraversa l’equatore ed i giorni e le notti sono di eguale lunghezza. Sintonizziamo i nostri ritmi con quelli di madre Terra e padre Sole, il periodo è quello dell’Ariete oppure del Drago.

“Tre cose sono necessarie per vincere un avversario:
rallegrarsi quando ha ragione,
intristirsi quando ha torto,
non comportarsi stoltamente nei suoi confronti”
(detto indiano)

Nell'I Ching  viene indicato per questa stagione (21 marzo/ 19 aprile) l'esagramma Ta Chuang. Sotto vi è il Trigramma Chien (il Cielo) che ascende e sopra il trigramma Chen (Il Tuono).

La Sentenza: La Potenza del Grande. Propizia è perseveranza.
Significato. Il segno indica un momento in cui il valore interiore emerge con impeto e giunge al dominio. La forza ha già superato il punto mediano incombe perciò il pericolo che ci si fidi troppo della propria potenza senza chiedersi volta per volta dove sia il giusto, ovvero che si ricerchi il movimento senza curarsi del tempo opportuno. Per questo si consiglia perseveranza poiché vera potenza non degenera in violenza ma resta connessa con i principi del diritto e della giustizia.

L’Immagine: Il Tuono sta in alto nel cielo:
l’immagine della Potenza del Grande. Così il nobile non percorre sentieri Che non corrispondano all’ordine.

Significato. Il tuono, la forza elettrica, in primavera sale verso l’alto. Questo movimento è conforme al moto del cielo, è dunque in armonia col cielo e produce grande potenza. Ma vera grandezza si basa però con la concordanza con ciò che è retto. “Grande e retto così si possono osservare le relazioni del cielo e della terra”.

Questo vale anche per la lotta contro le imperfezioni della propria natura, anche qui non bisogna stancarsi, nonostante le possibili ricadute, ma continuare finché si giunge al successo.

Ed ora qualche parola sull'archetipo dell'Ariete (o Drago)
I nati dell’Ariete (o del Drago) non si negano se devono aiutare una persona cara in momenti di difficoltà o di particolare bisogno, anche perché hanno piacere nell’essere considerati indispensabili ed unici. Non ascoltano né apprezzano i consigli altrui e amano fare di testa loro e le decisioni più importanti le prendono sotto l’onda dell’emozione. Questi nativi sono spesso soggetti a forti emicranie e a improvvise infiammazioni muscolari o ad improvvise febbri.

Paolo D'Arpini

9° incontro per lo studio dell'I Ching e dello zodiaco cinese. Appuntamento a Treia alle h. 10 di domenica 10 aprile 2011. Portare con sé carta e penna per gli appunti e  cibo vegetariano che verrà poi condiviso. Nel tardo pomeriggio è prevista una gita ad Ancona.

Info. 0733/216293 - circolo.vegetariano@libero.it


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Aggiunta di un pensiero ed un'immagine di Franco Farina


“A volte le cose sembrano difficili ma c’è sempre un modo di farle.

La vita vince sul caos.

Anche quando le cose sembrano le peggiori si può sempre fare qualcosa a riguardo.

Dobbiamo vedere da dove possiamo cominciare e, una cosa alla volta, la facciamo;

ed otteniamo il lavoro completato.

Si può sempre fare qualcosa a riguardo.

Fare niente significa dichiararsi già vinti.”


Franco Farina
artefarina@tiscali.it

Sopra l’immagine di un mio recente quadro “Angels” dipinto su tela cm 60x80

domenica 6 marzo 2011

Dialogo sulla dieta naturale dell’uomo, anticipando il discorso che verrà affrontato a Treia il 7 maggio 2011 alla Festa dei Precursori



Dialogo sulla dieta naturale dell’uomo, fra Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini, anticipando il discorso che verrà affrontato a Treia il 7 maggio 2011 alla Festa dei Precursori


Caro Paolo, vorrei provare a scriverti qualcosa su quello che penso (???) riguardo a ciò che viene descritta come "dieta vegetariana o vegetarismo"

Mi sembra un po' esagerato dire che tutti i problemi della salute umana derivano dal consumo di carne! Alcuni autori "vegetariani" citano come esempi la mucca pazza, i vitelli agli estrogeni, il pesce al mercurio, ecc. A parte che facendo un giro negli ospedali si può appurare che l'uomo si ammala per ben altre cose che non il consumo di carne: inquinamento atmosferico, abuso di farmaci, vita troppo stressante e poca attività fisica, cause dei problemi cardio-vascolari, alimentazione eccessiva in tutto, troppa carne magari, anche, ma anche troppi zuccheri, troppo alcool, troppo fumo.

I morti per morbo della mucca pazza si contano in poche unità, ma quanti sono quelli che muoiono per incidenti stradali o incidenti sul lavoro?

I problemi che l'uomo può avere consumando carne o altri prodotti di origine animale, a lungo andare, non dipendono tanto dal consumo di carne in sé ma dal fatto che l'uomo a volte usa sostante vietate nell’allevamento (ormoni) o sostanze che non sono vietate ma non vengono usate correttamente (farmaci) o nelle carni vanno a finire sostanze dannose che provengono dall'inquinamento ambientale....... quindi è l'uomo che è un "cattivo" amministratore dell’ambiente, non è specificatamente l’ingestione della carne che lo è..... insomma ci sarebbe bisogno di una rivoluzione globale sul nostro stile di vita (tu mi sembri un bell'esempio) ....... chissà come sarà il mondo anche solo fra 50 anni!

Ciao e grazie, Caterina Regazzi

……………..

Hai perfettamente ragione, cara Caterina, infatti i "vegetariani" a volte si esprimono come "talebani vegetariani....". Da parte mia cerco di essere sincretico, capisco le ragioni "animaliste" ed anche le tue e quelle di persone che cercano di ritrovare un'armonia alimentare senza eccessi.

Io personalmente non mangio carne dal 1973 e debbo dirti che ne ho trovato un grande giovamento, mi rendo però conto delle difficoltà insite in questo "riaggiustamento" del corpo umano. Il fatto è che i nostro organismo si "adatta" a digerire ed assimilare proteine etc. dalla carne e lo fa attraverso la creazione di appositi enzimi digestivi. Dopo anni che lo stomaco si è "adattato" ad assorbire dalla carne i nutrienti necessari (un po’ come succede per lo zucchero raffinato che dopo prolungato consumo vizia lo stomaco sino al punto che poi risulta molto difficile l’assorbimento degli zuccheri dalla frutta, etc.) ci vuole pazienza nel riprendere pian piano l’abitudine alimentare giusta, ovvero ridurre la carne ed i prodotti di origine animale a non più del 10% del totale cibo assunto. Comunque è vero che secondo le latitudini il consumo di carne e suoi derivati è più o meno accentuato, e qui dovremmo fare una digressione sul tipo di alimentazione seguita in Italia per migliaia di anni dai nostri padri….

Sono comunque dell’opinione che ognuno deve ritrovare per sé stesso il suo equilibrio, io non voglio forzare nessuno, nemmeno i miei figli sono strettamente vegetariani, mangiano poca carne, questo sì, ma lo fanno in modo rispettoso… Ad esempio mio figlio Felix, che vive a Calcata (e malgrado la sua giovane età, è del 1984, ha già tre bambini, due maschi ed una femmina), coltiva l'orto, lavora manualmente ed alleva animali che di tanto in tanto uccide con le sue mani... Questo mi sembra un atteggiamento "ecologico", anche se io personalmente non potrei farlo, per mie caratteristiche psichiche, ma non ci vedo nulla di anormale nella sua vita e nemmeno vedrei nulla di strano nella vita degli uomini moderni se sviluppassero un rapporto meno indifferente verso gli animali.

Non mi piace che le persone deleghino al macellaio l’uccisione e poi vadano al supermercato ad acquistare cadaveri confezionati…. Mi sembrano però ragionevoli le tue obiezioni sulla salute e sulle cause di morte e malattia, spesso vedo che parecchie persone sollevano gli stessi dubbi... ed è importante chiarire i vari punti senza eccedere da un lato o dall'altro...

Sostanzialmente, secondo me, il problema subentra quando si ignora l’ecologia del corpo umano oppure quando si diventa vegetariani per motivi "etici" e conseguentemente si assume un atteggiamento da credente religioso, in entrambi i casi è difficile mantenere un'equanimità di giudizio…. Si resta fuorviati dal concetto etico e morale del "vegetarianesimo animalista" oppure si continua a non considerare qual è la vera struttura anatomica del corpo umano… l’uomo è un animale frugivoro come le altre scimmie antropomorfe, i suini, gli orsi, etc.

Durante i festeggiamenti per il XXVII° anniversario del Circolo Vegetariano VV.TT., verranno diverse persone a Treia proprio per parlare degli argomenti di cui stiamo ora discutendo: alimentazione bioregionale, agricoltura biologica, cure naturali, etc. Insomma faremo un discorso sul vegetarismo e sulla dieta naturale dell'uomo, più o meno nei termini che stiamo usando adesso e lo faremo non solo parlando durante una tavola rotonda ma anche passeggiando alla ricerca di erbe commestibili, senza enfasi alcuna, infatti ritengo importante affrontare questo tema con spirito laico... questo perché penso che ognuno deve sviluppare le proprie opinioni e scelte senza coercizioni di sorta (né da una parte né dall’altra).

Son contento dell’occasione che mi hai dato di continuare un dialogo sulla dieta naturale dell’uomo.

Paolo D’Arpini






Locandina per la prossima Festa dei Precursori (con il programma quasi definitivo) che si tiene a Treia dal 7 al 15 maggio 2011 - Facciamo ancora in tempo ad inserire il nome di chi intende partecipare.
Scrivere a Paolo D'Arpini circolo.vegetariano@libero.it - Tel. 0733/216293

venerdì 25 febbraio 2011

"Bioregionalismo urbano ed ecologia profonda nelle comunità umane"



"...me pasaría la vida viajando y pediría a la buena gente que encontrara en el camino de prestarme algo de su vida para probar a veces lo que significa sentirse en casa.." (Sbirba Aivlis)

Essendo vissuto per moltissimi anni in un contesto urbano (sono nato e vissuto a Roma ed ho anche abitato a Verona per oltre metà della mia vita), ed avendo anche tentato un esperimento di ri-abitazione di un piccolo borgo abbandonato, Calcata, con conseguente tentativo di ricostituire o -perlomeno- avviare un processo di comunità ideale (non so con quale successo...), posso affermare che massimamente il mio procedere "bioregionale" si è svolto in un ambito sociale "cittadino". Ma attenzione, essere un cittadino non significa abitare in città bensì vuol dire riconoscersi in un "organismo" di civiltà umana.

Da poco più di sei mesi mi sono trasferito in una cittadina delle Marche, Treia, e questo è un successivo passo avanti verso la mia ricerca di una sistemazione sociologica ideale.... Infatti Roma è abitata da 6 milioni di persone, è insomma una metropoli, Verona conta quasi mezzo milione di abitanti, Calcata meno di mille... Mentre Treia arriva quasi a diecimila. Insomma sto cercando una giusta via di mezzo, adatta al mantenimento di un sano rapporto con l'ambiente e gli animali senza dover rinunciare ai vantaggi della "civitas", essendo noi umani esseri altamente socializzanti....

La parola "Bioregionalismo" come pure il termine "Ecologia profonda" sono neologismi coniati verso la fine degli anni '70 del secolo scorso, rispettivamente da Peter Berg ed Arne Naess, uno scrittore ed un ecologista, ma rappresentano un modo di vivere molto più antico, che anzi fa parte della storia della vita sul pianeta ed ha contraddistinto tutte le civiltà umane (sino all'avvento dell'industrializzazione selvaggia e del consumismo). Diciamo che il "bioregionalismo" (che equivale all'ecologia profonda) contraddistingue un modo di pensare che muove dall'esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo.

Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura - spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l'intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l'uno all'altro.

In una ottica bioregionale - dovendo analizzare i requisiti antropologici di una città ideale - occorre prima vedere gli aspetti di cosa è una città. Noi usiamo il termine città che deriva da "civitas" ma dobbiamo considerare anche l'altra definizione "urbs", questi due termini hanno pari valore nella fondazione ed urbanizzazione del luogo abitativo.

Dal punto di vista antropologico sappiamo che una piccola comunità di 1000 persone consente a tutti i suoi membri la conoscenza personale ed inter-relazione reciproca. Ogni cosa prodotta ha come fruitori i membri tutti ed altrettanto dicasi per quanto è scartato. Nelle comunità antiche, nelle tribù che furono la base della vita umana per migliaia di anni, la reciprocità o solidarietà era elemento di sopravvivenza e sviluppo. Quando lentamente si giungeva ad una summa di tribù dello stesso ceppo originario (diciamo cento entità di 1000 componenti) si diceva che era nato un popolo, una società, insomma una "civitas". Dobbiamo quindi partire da un elemento precostituito e cioé che l'ambito di una "comunità ideale" non dovrebbe superare i centomila abitanti. Ciò vale anche per una metropoli che andrebbe suddivisa in quartieri di tale entità. Perché? Per un semplice motivo: se tutti i componenti di una comunità "originaria" hanno interrelazioni in allargamento (diaspora) sarà possibile connettersi indirettamente o direttamente con gli appartenenti ai vari gruppi che compartecipano allo stesso luogo. Tutti individui diversi dal gruppo originario ma tutti "elementi effettivi" della stessa collettività.

Ampliando così il ramo di interesse dalla parentela vicina o lontana alla compartecipazione, somiglianza e convivenza nello stesso luogo. A questo punto le varie entità (o gruppi di individui) son paritetiche l'un l'altra, intrecciate in un contesto di relazioni e formano la base della città ideale. Forse i membri della città apparterranno a ceti diversi ma assieme a noi vivono nella città, con essi manteniamo numerosi rapporti personali come fra membri di una tribù ideale. Questa si può definire società ed il processo descritto conduce a forte correlazione e socializzazione e vivifica l'intera comunità. Ma si può dire che centomila abitanti son un limite. Giacché questo è il livello d'interrelazione possibile e la città bioregionale -secondo me- deve comprendere criteri di suddivisione sociale che rispettino questi termini numerici.

Non ho nulla contro la vita umana negli agglomerati umani, ma occore portare elementi di riequilibio all'insieme degli elementi vitali, materiali od architettonici che siano.

Il primo passo verso la riarmonizzazione delle aree urbane è il riconoscimento che esse si trovano tutte in bioregioni, all'interno delle quali possono divenire protagoste ed ecosostenibili. La peculiarità dei suoli, bacini fluviali, piante e animali nativi, clima, variazione stagionale e altre caratteristiche che sono presenti in un luogo-vita bioregionale (ecosistema), costituiscono il contesto base per l'approvvigionamento delle risorse quali: cibo, energia e materiali vari. Affinché questo avvenga in modo sostenibile, le città devono identificarsi e porsi in reciproco equilibrio con i sistemi naturali.

Non solo devono reperire localmente le risorse per soddisfare i bisogni dei propri abitanti ma devono altresì adattare i propri bisogni alle condizioni locali. Questo significa mantenere le caratteristiche naturali che ancora rimangono intatte e/o ripristinarne quante più possibili. Per esempio risanando baie inquinate, laghi e fiumi affinché possano ridiventare habitat salubri per la vita acquatica, contribuendo in tal modo all'autosufficienza delle aree urbane. Le condizioni che contraddistinguono le aree geografiche dipendono dalle loro peculiari caratteristiche naturali: una ragione in più per adottare i principi base del bioregionalismo, appropriati e specifici per ogni luogo e -soprattutto- utilizzabili per orientare al meglio le politiche municipali.

Le linee guida di questo mutamento possono essere prese da alcuni principi base che governano gli ecosistemi:
1) Interdipendenza. Accrescere la consapevolezza dell'interscambio fra produzione e consumo, affinché l'approvvigionamento, il riuso, il riciclaggio e il ripristino possano diventare integrabili.
2) Diversità. Sostenere la diversità di opinione così da soddisfare i bisogni vitali oltreché una molteplicità di espressioni culturali, sociali e politiche. Resistere a soluzioni che privilegino i singoli interessi e la monocultura.
3) Autoregolamento. Incoraggiare le attività decentralizzate promosse da gruppi di quartiere-distretti. Rimpiazzare la burocrazia verticistica con assemblee di gruppi locali.
4) Sostenibilità economica. Scopo della politica è quello di operare con interessi lungimiranti, minimizzando rimedi fittizi ed incentivando un processo di riconversione ecologica a lungo termine.

Mi sembra che il materiale trattato per il momento possa bastare al fine di una riflessione sul tema e di un ulteriore dialogo integrativo.. Lascio ai lettori la parola!


Paolo D'Arpini, referente della Rete Bioregionale Italiana
circolo.vegetariano@libero.it - Tel. 0733/216293

http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=rete+bioregionale+italiana

sabato 19 febbraio 2011

Treia (Macerata) - 27^ “Festa dei Precursori” del Circolo Vegetariano VV.TT. dal 7 al 15 maggio 2011



Verso la fine di luglio del 2010 ho lasciato Calcata, "rapito" dalla mia amata Caterina Regazzi, e dal 3 agosto ho preso domicilio a Treia. Allora scrissi anche un articolo "Dal Treja a Treia" in cui annunciavo la partenza e lo spostamento dalle rive del Treja, il fiume che circonda Calcata, al monticello di Treia, in provincia di Macerata.

Con Macerata avevo già avuto a che fare in passato, nel dicembre del 1973 tornato dall'epico viaggio che mi aveva portato prima in Africa e poi in India, ove conobbi il mio Guru, Swami Muktananda, e convalescente, per via di un epatite che mi ero beccato mangiando troppi dolcetti a Bombay, non trovai di meglio che andare nell'albergo che mio padre gestiva in quella città e vi rimasi per una quindicina di giorni a riposo. Inutile qui raccontare i vari spostamenti successivi... fanno parte di un percorso lontano e misterioso, sta di fatto che il destino mi ha fatto tornare nella provincia di Macerata, forse per finirci i miei giorni come avvenne a mio padre, le cui spoglie riposano nel cimitero maceratese...

Ma non voglio "prevedere" alcunché, il passato è conosciuto ed il futuro è ignoto, per cui mi limito oggi a rivedere alcuni aspetti del mio trasferimento, e lo farò tirando fuori da un vecchio cassetto un articolo ed un paio di lettere che testimoniano il mio vivere vegetariano e naturista a Calcata. Una testimonianza preziosa dei primi anni, quando il Circolo era in gestazione….. Ero giunto a Calcata verso il 1975/76, primo di un gruppetto di amici e parenti, ed ero già vegetariano ed oltre ad occuparmi di teatro, canti sacri, yoga e mostre d’arte (la prima galleria di Calcata fu da me fondata nel 1978 e si chiamava Depend’Arp) organizzavo anche pranzi all’aperto, ovviamente vegetariani, e con ciò iniziai -di fatto-quello che poi divenne il Circolo Vegetariano VV.TT.

Anche all'inizio usavo il sistema di “ognuno porta qualcosa” e talvolta, se non c’era spazio nella piazzetta di Porta Segreta, dove abitavo, andavamo nella piazzetta di San Giovanni, sui gradini altissimi della chiesa dove oggi c’è un piccolo museo d’arte contadina, oppure fuori porta dove c’era un ristorantino che ci accoglieva come ospiti a “mezzo-servizio”. Fausto Aphel, il proprietario, come noi un nuovo venuto in spirito pionieristico, ci preparava panini con insalata e formaggio prodotti da lui stesso. Il pomeriggio si andava a bere la cioccolata calda in un altro localetto, aperto da Giovanna Colacevich, la Latteria del Gatto Nero (ci lavorò pure il giovane Vittorio Marinelli), che a volte ospitava i nostri incontri estemporanei…. E così capitò che un bel giorno venne a trovarci Anna Maria Pinizzotto, giornalista del Paese Sera, la quale aveva ricevuto l’invito, da un comune amico e suo collega, Roberto Sigismondi, per “venire conoscere la realtà alternativa di Calcata ed il nostro programma de "La Due Giorni Vegetariana”. Emozionato per l’importanza ricevuta le fui al fianco per un’intera giornata (anche perché era una donna affascinante) e fra una chiacchiera e l’altra ne sortì fuori questo magico articolo che segue…

Domenica ‘vegetariana’ a Calcata, paese museo.

Un pugno di case rosate su una roccia di tufo. Un paese che attualmente non ospita più di cinquanta anime, e nel passato ne ospitava poche di più. Calcata (con l’accento sulla seconda) è un paesino medioevale rimasto miracolosamente intatto in uno spazio naturale molto bello. E’ circondato da colline verdi, ai suoi piedi scorre un ruscello limpido e nelle viscere si aprono grotte ed antri. Da qualche anno è diventato meta di naturisti, vegetariani, amanti dello yoga che hanno deciso di trasformarlo in un’oasi di raccoglimento. Una oasi facilmente raggiungibile. Calcata è a circa sessanta chilometri da Roma, in provincia di Viterbo. L’idea di fare del piccolo paesino arroccato su un picco di tufo un punto di riferimento stabile per chi ama la cucina alternativa e le passeggiate ecologiche è venuta ad un gruppo di romani che si è trasferito stabilmente a Calcata.

“L’idea era quella di fare una due giorni vegetariana -dice Giovanna Colacevich fondatrice della Latteria del Gatto Nero- Sabato e Domenica a Calcata per chi ama la natura e la pace. Nel programma è compresa la colazione, il pranzo ovviamente vegetariano, la merenda, una passeggiata guidata ed una conferenza su yoga e vegetarismo. Il costo è di lire cinquemila e -dimenticavo- comprende anche uno spettacolo in piazza dei Vecchi Tufi, un gruppo teatrale di Calcata”. Intanto Giuseppe, co-fondatore della Latteria, si muove con agilità tra i fornelli, tra una crepe e l’altra. Il loro locale è posto ai limiti della minuscola piazza del paese, dove si affaccia una chiesetta in cui si conserva il prepuzio di Cristo (così narra la leggenda).

All’ingresso del paese, invece, c’è la trattoria di Fausto Aphel esperto cuoco che a Roma aveva una trattoria alternativa prima di trasferirsi a Calcata. Ma il personaggio più singolare, attorno al quale ruota tutta l’organizzazione, è Paolo D’Arpini. Anche lui, come la pittrice Simona Weller, ha scelto Calcata come residenza definitiva. La pace del luogo non rovinata ancora da nessun prodotto del consumismo, gli ricorda le verdi valli dell’India dove ha soggiornato per molto tempo. E’ lui che guida la passeggiata ecologica, che parla di vegetarismo e di Siddha Yoga.

Alle ore 16 di Domenica, dopo un infuso di liquirizia offerto da Paolo, una piccola spedizione parte per fare il giro della rocca, quattro cinque chilometri di percorso. La discesa è impervia, sono circa trecento metri fra sassi, fango e rifiuti.

“La chiamo ecologica -spiega Paolo- perché voglio che la gente rifletta sul consumismo. Lattine, buste di plastica, cartacce. Alcuni paesani usano questo dirupo per scaricare i loro rifiuti. Quanti rifiuti produce una città come Roma? Dove vanno a finire?”. Una ragazza olandese si è portata dietro un coltello, “non si sa mai, è per le vipere”. Paolo cammina avanti e con il bastone si fa largo. Il viottolo scavato nel bosco consente appena il passaggio di una persona magra. Si guada il ruscello su un antico ponte di legno che si è adagiato sul fondo. Le assi di legno, ricoperte di paglia, sono oblique e c’è chi teme di cadere nell’acqua, fredda, ma poco profonda. In una minuscola spiaggia si fa tappa. C’è chi tenta invano di trovare cocci etruschi nell’acqua. Nella zona sono state scoperte alcune necropoli.

“Io parlo soprattutto dell’aspetto fisiologico degli alimenti -dice Paolo- con i cibi correnti è difficile mantenere il corpo in buona salute. La carne è ricca di tossine. Gli animali sono ingrassati con mangimi chimici e durante l’agonia le ghiandole secernono tossine che si fissano nelle cellule. Se nel mondo si scegliesse il vegetarismo non ci sarebbe più la fame. Il cibo sarebbe sufficiente per tutti. Noi dobbiamo vivere in armonia con il mondo e lasciarlo integro ai nostri figli”.
La spedizione riprende il cammino tra cornioli e prugne selvatiche e alberi di nocciole. Ai margini del viottolo crescono già i ciclamini. Seconda tappa una sorgente di acqua ferruginosa dove ci si disseta. Si riattraversa il ruscello, questa volta sugli scogli, e si risale la scarpata dalla parte opposta dove esisteva il lavatoio. Stanchi e sudati arriviamo in piazza mentre un gruppo di giovani sta ascoltando un ragazzo che suona la chitarra. La spedizione si scioglie, chi corre alla latteria per rifocillarsi, chi segue Paolo che scende in una grotta per fare meditazione e cantare mantra.

Al calare del sole avrebbero dovuto apparire I Vecchi Tufi di Calcata con le stupende maschere create da Wilton Sciarretta. Ma Sciarretta, che è anche il regista del gruppo, è caduto da una rupe proprio mentre provava la commedia che doveva allietare i vegetariani. E’ ora ricoverato all’ospedale con una spalla rotta. E’ calato il buio. Nella piccola piazza siedono come in un salotto gli abitanti di Calcata e i turisti. I primi, subito dopo cena andranno a dormire. A Calcata non ci sono cinema e teatri e pochi hanno la televisione. I secondi, quasi tutti romani, si immergeranno nel traffico caotico della via Flaminia e torneranno alla vita cittadina con il rimpianto di una domenica alternativa trascorsa in un paese-museo.
(Anna Maria Pinizzotto – 13 Settembre 1979, Paese Sera)

A commento dell'articolo, nel frattempo pubblicato nel sito del Circolo, il 4 ottobre del 2008 ricevetti una lettera di Nico Valerio:

Una permanenza mancata

Quando i naturisti erano naturisti e io ero già vegetariano da anni. Insomma, prima dell’era Portoghesi e dei vip snob saccenti e con la erre moscia che da Campo de Fiori accorsero a colonizzare Calcata. Senza pensare che lì avrebbero poi dovuto viverci… Beh lì, proprio nella piazzetta del Prepuzio, dissi stoltamente o saggiamente no a chi mi voleva quasi regalare una casetta cadente nel borgo antico… Ma andiamo con ordine.

L’articolo della Pinizzotto mi ha riportato di colpo ai felici anni Settanta, un’età lontana, pensate: pre-Aids, pre-Asdl, pre-telefonini (eppure, al contrario di oggi, avevamo sempre tante cose da dirci), pre-immigrazione, pre-porte blindate. Nei paeselli di tutt’Italia le donne lasciavano la chiave nella toppa (spesso le porte dei paesi non avevano maniglia: troppo costosa). Tutti vivevano con finestre e porte aperte.

Dell’articolo di Paese Sera mi ha colpito l’uso corretto del termine “naturista”, come salutista, igienista, chi vive secondo sistemi di vita naturale. Uso che purtroppo si è perso. Oggi sarebbe impensabile: siamo tornati indietro come cultura nei e dei giornali (lo usano ipocritamente, sia i giornalisti sia gli stessi nudisti, che è grave, come eufemismo per non dire nudista). Ebbene, il mio amarcord è che la diffusione di quell’uso si doveva, in quegli anni che solo ora sappiamo che erano felici, soprattutto alla mia azione diuturna di propaganda: comunicati giornalieri, articoli, libri e divulgazione. Quattro anni prima avevo infatti fondato la Lega Naturista, primo club italiano a usare questo aggettivo per denotare tutti i rapporti uomo-natura. E la Lega, come un partito, faceva ogni giorno qualcosa (denunce, eventi, proteste, appelli: copiavo dai radicali, presso i quali avevo la sede). Perciò ero conosciuto nelle Redazioni, dove avevo molti proseliti (anche Paese Sera, che aveva recensito benissimo la mia Alimentazione Naturale). Erano tempi in cui i giornalisti avevano un’anima, avevano idee personali, come persone normali. E potevano scrivere tutto. Non come oggi. Lo so perché ero giornalista io stesso, e conoscevo i miei polli.

Già vegetariano da molti anni, dal 1 gennaio 1970, conobbi dopo poco Calcata. E li passavo tutti i fine anno. E come guida escursionistica, col mio gruppo esplorai tutti gli anfratti, fossi, roveti, boschi, ruscelli, all’intorno. Tante volte all’inizio dell’estate abbiamo fatto il bagno nelle anse più profonde del Treja, quando era pulito e non frequentato da nessuno. Là sotto ho fatto scorpacciata di crescione selvatico (credo che con l’inquinamento non ci sarà più: è molto sensibile).

Ero così avventuroso che una volta d’inverno ci trovammo totalmente accerchiati – com’è come non è – da rovi spinosissimi fittissimi e alti 2 metri. Invalicabili. Ne uscimmo 2 ore dopo con ferite, strappi e punture varie..:-). Altro ricordo, una speculazione mancata, anzi rifiutata con sdegno. Da buon idealista e razionalista mancai l’occasione della mia vita. Un amico mi propose di comprare una casetta malandata ma abitabile a picco sullo strapiombo. Costava così poco che pur non avendo soldi potevo permettermela.

Da buon razionalista, però, feci notare che la rupe era stata dichiarata pericolante e che nessuna licenza veniva più concessa, Il sindaco aveva minacciato di far sgomberare l’intera rupe. E io da naturista ed ecologista non volevo speculare su un degrado geologico con un furbo “fatto compiuto”. Ho sempre odiato i furbi all’italiana (o alla romana) che poi chiedono il condono. E poi perché “buttare” i miei soldi, anche se pochi? E ancora, da anticonformista non volevo fare il classico cittadino che si trasferisce al paesello per incontrarvi tutti i romani che aveva lasciato a Campo de Fiori.

E poi mi spaventavano da single le lunghe noiose serate. Ancor oggi, penso che, a meno che tanti giornalisti e scrittori non l’abbiano chiesto con una petizione, non ci sarà la Adsl. E infine ero e sono dell’idea naturista alla Thoreau che o si vive nella natura selvaggia (capanna nel bosco lontano almeno 2 km da un centro abitato, il mio ideale, oppure è meglio stressarsi in modo stimolante nel caos d’una città, dove come in una foresta non c’è controllo sociale, E paradossalmente sei libero. Ma la via di mezzo del villaggio, con il fiato sul collo dei vicini, che nei paesini sono davvero vicini, curiosi, criticoni, sarebbe stata per uno spirito libero come me davvero insopportabile. E alla lunga, se non opportunamente stimolati, i single intellettuali nei villaggi si rincoglioniscono. Per tutti questi motivi, proprio sulla piazzetta della chiesa del prepuzio, da stoltamente anti-furbo e onestamente razionale, dissi di no.

Non potevo immaginare che la gente è irrazionale, cioè furba, e che dopo l’arrivo di un famoso architetto e di tanti giornalisti, scrittori, artisti e intellettuali da Roma e dall’estero, la rupe prima cadente sarebbe stata miracolosamente sanata. I vip sono taumaturgici anche per l’equilibrio geologico… Ora con la sommetta che mi chiedevano per la proprietà d’una casetta di tufo di 2 piani, ci pagherei al massimo un mese di affitto d’una stalla fuori paese. Ciao e grazie del ricordo.
(Nico Valerio)

E per delucidare meglio la situazione ecco il mio commento al commento

Nico Valerio, un nome storico del vegetarismo in Italia ci ha raccontato con enfasi il suo “non esser diventato calcatese”…. Peccato, dico io, sarebbe stata una bella prova avere assieme Nico Valerio e Paolo D’Arpini in questo scricciolo di paese…. Magari sarebbe stato un po’ stretto per due calibri di tal fatta ma le scintille avrebbero sicuramente illuminato il mondo….

Ho conosciuto a Roma, credo nel 1974 o '75, Nico quando presentò il suo libro sulla dieta vegetariana in una libreria di Viale Manzoni, a quel tempo io abitavo in Via Emanuele Filiberto. Egli però non era segnato nell’akasha di Calcata e quindi capitò che ci vedessimo solo raramente da allora. Ma abbiamo sempre collaborato, ricordo ad esempio il grande meeting vegetariano all'Arancera di Roma su “Ecologia profonda, alimentazione naturale, spiritualità senza frontiere” del 2 e 4 ottobre 2009, a cui anch'egli intervenne.

http://www.circolovegetarianocalcata.it/?s=Ecologia+profonda%2C+alimentazione+naturale%2C+spiritualit%C3%A0+senza+frontiere

All'incontro parteciparono tutti gli altri vegetariani storici, in primis Edoardo Torricella (penso che sia il primo in assoluto in Italia avendo egli festeggiato il 50° anno di vegetarismo a Calcata nel 2008), Franco Libero Manco, Ciro Aurigemma, Massimo Andellini, Marinella Correggia e tanti altri.

Manuel Olivares, fondatore di Vivere Altrimenti, nel frattempo, mi hanno chiesto di scrivere un libro sul movimento vegetariano e credo che dovrei farlo assieme a tutti questi amici (vegetariani e non) che hanno condiviso con me l’esperienza da “rompighiaccio” in Italia. Assieme abbiamo fatto “storia” ed ora scriviamola (questa storia) sempre assieme!!

Infine, eccomi al dunque, ogni anno per festeggiare la nascita del Circolo vegetariano VV.TT. facciamo festa, “La Festa dei Precursori", e quest'anno per la prima volta l'evento si svolgerà nella nuova residenza di Treia, dal 7 al 15 maggio 2011. Colgo l'occasione per invitare tutti i precursori superstiti a questa grande kermesse...

Programma di massima e presentazione:
Creando un “appeal” per la grande celebrazione Caterina Regazzi e Paolo D’Arpini invitano tutti gli amici vecchi e nuovi ad affrontare un’avventura meravigliosa da condividere e da raccontare….

Maggio a Treia: 27° anniversario del Circolo vegetariano VV.TT. – Fioriscono le rose, Wesak, Calendimaggio, Beltane…. dal 7 al 15 maggio 2011, nell’antica città dedicata a Trea / Iside

In occasione del 27° anniversario della fondazione del Circolo Vegetariano VV.TT. e per inaugurarne la nuova sede, si terranno a Treia (Macerata) alcuni giorni di celebrazioni ed eventi culturali e ludici.

Maggio è il mese dedicato tradizionalmente alla Madonna (Grande Madre), ai matrimoni, alla fioritura ed alla bellezza della natura, il segno zodiacale relativo è quello del Toro, in occidente, e del Serpente in Cina, simboli di saggezza e conoscenza. Inoltre ci troviamo in prossimità del Wesak, ovvero la nascita del Buddha, e del Calendimaggio. Perciò da parecchi anni celebriamo la festa di Maggio (verso i primi del mese), chiamata anticamente Beltane, ovvero il periodo situato a metà fra l’equinozio di primavera ed il solstizio estivo (astronomicamente il giorno corretto è il 5 maggio).

Quest’anno i festeggiamenti iniziano dal 7 maggio e comprendono vari aspetti della conoscenza della natura e della vita, in particolare ci occuperemo di cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, spiritualità della natura, canti armonici e passeggiate erboristiche. L’antica città di Treia conservava la tradizione matristica, sotto forma di culto alla Dea Iside, che poi si trasformò in venerazione della Madonna Nera. La prerogativa dei questa fede è quella di mantenere la vicinanza fra l’uomo e la natura, nel riconoscimento che la natura stessa è la nostra casa e la matrice di ogni vita.

Quest’anno in particolare si terrà, il primo giorno, il 7 maggio 2011, una tavola rotonda sul tema: “Cure naturali, agricoltura biologica, alimentazione bioregionale e spiritualità ed arte della natura”, compresa la presentazione di libri in tema, e per l’occasione sono invitati esperti naturopati ed erboristici, chimici, psicologi, dietisti, rappresentanti dei consumatori e specialisti in agricoltura ecologica per un necessario dibattito e confronto sulle varie discipline e su come poter mantenere l’organismo e l’ambiente in buona salute. L’incontro sarà allietato anche da esibizioni poetiche e canore e da letture sulla tradizione contadina e dalla proiezione di diapositive.

Interventi Previsti:
Proiezioni in continuo di immagini sull’agricoltura contadina di Nazareno Crispiani
Benvenuto del Sindaco Luigi Santalucia e degli Amministratori Comunali
Saluto del Presidente Accademia Georgica, prof. Carlo Pongetti
Avv. Vittorio Marinelli, pres. European Consumers
Prof. Benito Castorina, docente Economia Agraria
Dr.ssa Milena Auretta Rosso, iridologa e naturopata
Signora Sonia Baldoni, erborista
Signora Lucilla Pavoni, scrittrice
Geologo Stefano Panzarasa, scrittore e musicista
Dr. Giorgio Vitali, chimico farmaceutico
Dr.ssa Caterina Regazzi, medico veterinario
Moderatore: Paolo D’Arpini.

Il secondo giorno, domenica 8 maggio 2011, saremo invece sul campo per apprendere i rudimenti dell’erboristeria e del riconoscimento delle erbe spontanee commestibili, a cura di Sonia Baldoni, al termine si potrà partecipare ad un semplice laboratorio per la preparazione di prodotti erboristici, soprattutto derivati dai petali di rosa che in questo momento dell’anno abbondano. Nello stesso giorno potremo condividere il cibo bioregionale vegetariano da ognuno portato, in un simposio conviviale. E’ previsto anche un momento di sharing matristico, con Antonio D'Andrea, sulle esperienze “casalinghe” da ognuno vissute, l’esecuzione di canti armonici ed una concentrazione collettiva.

Inoltre l’8 maggio si inaugura una mostra d’arte, sul tema trattato, nella nuova sede del Circolo vegetariano VV.TT. di Treia in Via Sacchette, 15/a (Vicino Porta Mentana o Montana)

La mostra resterà aperta sino al 15 maggio 2011.
Fra gli artisti che espongono si notano: Domenico Fratini, Renata Bevilacqua, Orietta Duca, Daniela Spurio e diversi altri.

La manifestazione si svolge con la partecipazione ed il patrocinio morale del Comune e dell’Accademia Georgica di Treia.

Ed ora, per contraltare con la storia su Calcata, voglio pubblicare (scusate la lunghezza dell'intera memoria..) l'articolo che un'altra donna, la professoressa Antonella Pedicelli, affascinante e culturalmente preparata, ha scritto su Treia:

Andare a Treia? No problem.. basta offrire un po’ di sana pubblicità, sperando che la voglia di “viaggiare” insita dentro ciascun libero “esploratore” di questo nostro splendido Universo, si lasci catturare amichevolmente dalle nostre parole, rivolte, con immenso piacere, alla piccola e speciale cittadina di Treia!

La Storia di Treia

380 a.C. circa, il primo insediamento, ad opera dei Piceni o dei Sabini, è lungo un ramo della via Flaminia a circa due km dall’attuale centro storico. Il luogo diventa colonia romana e prende nome da un’antica divinità, Trea.
II sec. a. C., Treia diventa municipio romano.
X sec. (inizio), gli abitanti della Trea romana, per sfuggire ai ripetuti saccheggi, individuano un luogo più sicuro sui colli e costruiscono il nuovo borgo che prende il nome di Montecchio, da monticulum, piccolo monte.
XIII sec., Montecchio si dota di un sistema difensivo comprendente una possente cinta muraria e si allarga fino a comprendere tre castelli edificati su tre colli, Onglavina, Elce e Cassero. Nel 1239 è assediata dalle truppe di Enzo, figlio naturale di Federico II, e nel 1263 da quelle di Corrado d’Antiochia, comandante imperiale che viene catturato dai treiesi.
XIV sec., Montecchio passa alla signoria dei Da Varano e poi a Francesco Sforza. 1447, posta dal Pontefice sotto il controllo di Alfonso d’Aragona, Montecchio viene in seguito ceduta da Giulio II al cardinale Cesi, e da allora segue le sorti dello Stato della Chiesa. 1778, si apre la prima sezione pubblica dell’Accademia Georgica dei Sollevati, importante centro culturale ispirato ai principi dell’Illuminismo.
1790, il Pontefice Pio VI restituisce al luogo l’antico nome di Treia, elevandolo al rango di città. Il mistero dell’infinito… Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica, che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS. Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di pallone col bracciale Carlo Didimi.

Da Porta Garibaldi ha inizio l’aspra salita per le strade basse, un dedalo di viuzze parallele al corso principale e collegate tra loro da vicoli e scalette. Qui un tempo avevano bottega gli artigiani della ceramica. Continuando per la circonvallazione, a destra la vista si apre su un panorama di campi rigogliosi e colline ondulate. L’estremo baluardo del paese verso sud è la Torre Onglavina, parte dell’antico sistema fortificato, eretta nel XII secolo. Il luogo è un balcone sulle Marche silenziose, che abbraccia in lontananza il mare e i monti Sibillini.

Entrando per Porta Palestro si arriva in piazza Don Cervigni, dove a sinistra risalta la chiesa di San Michele, romanica con elementi gotici; e di fronte, la piccola chiesa barocca di Santa Chiara con la statua della Madonna di Loreto: quella originale, secondo la tradizione. Proseguendo per via dei Mille, si attraversa il quartiere dell’Onglavina che offrì dimora a una comunità di zingari, al cui folklore si ispira in parte la Disfida del Bracciale. Dalle vie Roma e Cavour, fiancheggiate da palazzi eleganti che conservano sulle facciate evidenti tracce dei periodi rinascimentale e tardo settecentesco, e denotano la presenza di un ceto aristocratico e di una solida borghesia, si diramano strade e scalinate. Nell’intrico dei palazzi, due chiese: San Francesco e Santa Maria del Suffragio. E tra di esse, un curioso edificio: la Rotonda. Nei pressi, la casa dove visse la scrittrice Dolores Prato, ricordata da una lapide, e il Teatro Comunale, inaugurato il 4 gennaio 1821 e dotato nel 1865 di uno splendido sipario dipinto dal pittore romano Silverio Copparoni, raffigurante l’assedio di Montecchio. Il soffitto è decorato con affreschi e motivi floreali arricchiti nel contorno da ritratti di letterati e musicisti; la parte centrale reca simboli e figure dell’arte scenica.

Si può lasciare Treia uscendo dall’imponente Porta Vallesacco del XIII secolo, uno dei sette antichi ingressi, per rituffarsi nel verde. Resta da vedere, in località San Lorenzo, il Santuario del Crocefisso dove, sul basamento del campanile e all’entrata del convento, sono inglobati reperti della Trea romana, tra cui un mosaico con ibis. Qui sorgeva l’antica pieve, edificata sui resti del tempio di Iside. Il santuario conserva un pregevole crocefisso quattrocentesco che la tradizione vuole scolpito da un angelo e che, secondo alcuni, rivela l’arte del grande Donatello.
(Notizie originali raccolte da Antonella Pedicelli)

Vi saluto e vi aspetto!
Paolo D’Arpini, presidente Circolo vegetariano VV.TT.
Via delle Sacchette, 15/a – 62010 Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293 – circolo.vegetariano@libero.it


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P.S. Dietro le quinte:

“L'ho letto, Amore, ma è un romanzo! So già cosa pensi e cosa, forse, mi risponderai, ma quando leggo di questo tuo Passato con la P maiuscola, tremo al pensiero. O forse no, forse per una persona che ha vissuto così anche la tua situazione attuale, essendo una sfida (?) può essere avvincente. E che te ne farai tu di una vita così semplice, con persone semplici : me, Dumì, Valeria, Crispiani, Lucilla, Tommaso, Claudio il muratore, Sonia, il Sindaco Gigetto, quando hai conosciuto donne belle e affascinanti, oltre che intelligenti, politici e precursori come te di filosofie di vita, ma sono tranquilla, non temere, ti amo per quello che sei ORA e per quello che sei CON ME, non per quello che sei stato (che poi sei sempre tu).
Se il destino ha voluto che ci incontrassimo in quel momento, un motivo ci sarà. E se l'Amore ci accompagnerà, come io desidero, per tutto il resto delle nostre vite, vivremo quello che la vita ci riserva. Io e te. E chi ci vorrà essere” - Caterina
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“Infatti che differenza fa? Amore mio... siamo tutti la stessa persona diceva Luciano Laffi... ed affermava Nisargadatta sono uno che appare come molti.. Quindi Mio Tesoro Amoroso che bisogno c'è di sentirsi a disagio.. e poi in fondo è solo scenografia.. nulla di più, l'importante è l'esperienza che ognuno di noi è capace di portare a casa dagli eventi vissuti.
Sii serena e sicura di te stessa, tu sei il Culmine!
Ho comunque voluto fare una panoramica "veloce" (son pur sempre 30 anni) sulla storia del Circolo in modo che si percepisse il senso della continuità anche qui a Treia” - Paolo