Prima, dietro compenso di Pfizer, il pifferaio venuto dal paese di Metaverso e armato di siringhe, raduna, a forza di musiche vaccinare, bambini e ragazzi della città e se li porta tutti via, in quel buco nero in cui nulla si vede se non lo schermo dello smartphone che gli ha appeso addosso. Indi, suonando la stessa musica, ma all’incontrario, va a prendersi gli stessi ricchi notabili che gli avevano dato il piffero e commissionato il lavoro.
Fuori metafora, quello del piffero rappresenta i propagandisti, autonominatisi giornalisti, suonando e ballando avevano prima trascinato alla rovina chi quella musica l'aveva interpretata come un viatico ad allegria, salute, e salvezza da ogni guaio. Poi, scoperto da quelli con un orecchio migliore che quelle note non erano altro che brutti strepiti cacofonici sfonda-cervello, il pifferaio si è rivolto ai commissionanti fraudolenti e ne ha esibito, su carta e schermi, i pentimenti, le ceneri sul capo, "la terza dose è dubbia, le mascherine non servono, dai lockdown non sono venuti che miseria e onanismo, le terapie domiciliari vanno benissimo".....
E’ il contrappasso, del quale se siamo svegli, riusciamo a vedere i primi prodromi nella fuga dei topi virologi dalla nave vaxinara indirizzata contro l’iceberg delle rivelazioni degli scienziati e informatori onesti e della conseguente rivolta popolare.
Ma niente paura, ragazzi. Si riprenderanno. Hanno già trovato lo svincolo dalla statale all'autostrada. "Basta un po' di zucchero e la pillola va giù, la pillola va giù, la pillola va giù", cantava Mary Poppins e il nuovo farmaco, miracoloso davvero stavolta, una pillola appunto, o magari il nuovo vaccino universale, onnipotente e annuale, torniamo a farcelo sparare nel corpo (infatti gli effetti sono quelli di uno sparo). Gli esiti saranno quelli noti: la depopolazione, ma col rossetto sulle labbra, come la classica scrofa.
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