In periodo di feste natalizie il consumismo passa dai Black Friday ai libri di Bruno Vespa per arenare nelle maratone della Fondazione Telethon. Dal 1987 Telethon ha permesso ai ricercatori di raccogliere fondi per finanziare la ricerca sulle malattie neuromuscolari genetiche, ma negli ultimi anni questo evento annuale è stato sempre più contestato. Parte delle loro ricerche utilizzano, come molte unità di ricerca, animali da laboratorio, praticando la sperimentazione animale e vivisezione, sfociando in atroce tortura.
All’inizio di dicembre 2016, l’associazione Animal Testing ha pubblicato un video 1 , ripubblicato nel 2018 da PETA, girato presso l’università veterinaria nazionale di Alfort, uno degli istituti di ricerca che beneficia delle donazioni del Telethon. Nel video si vedono cani molto deboli, sofferenti e uno di loro ha persino difficoltà a deglutire il cibo e indossa una museruola sporca di vomito.
Tutti gli anni si cerca di rilanciare il boicottaggio di questa maratona, ma il risultato è di poco successo poiché i media mainstream, come la RAI, ne danno adito attraverso tutti i palinsesti e “filantropi testimonial” del calibro, addirittura, di Luca Cordero di Montezemolo. Ma non è tutto, sul tema ne parliamo con la biologa Susanna Penco, ricercatrice e docente dell’Università di Genova, socia-fondatrice di OSA – Oltre la Sperimentazione Animale e malata di sclerosi multipla.
Qual è il motivo di così tanto risalto mediatico per Telethon, quando ci sono moltissimi centri in Italia che fanno ricerca nello stesso campo?
Suppongo sia per la grande visibilità che dà la tv. È un’iniziativa che resiste nel tempo e che, se fosse più trasparente nel dire come vengono impiegati i soldi raccolti, mi vedrebbe felice della sua esistenza. Invece sembra che Telethon investa molto in pubblicità, evidentemente può permetterselo. Ricordo anche la maratona tv “30 ore per la vita”, un’iniziativa molto popolare tra il 1994 e il 1995 per la raccolta di fondi per la ricerca contro la sclerosi multipla. Si concluse con molti milioni di lire raccolti e risultati insoddisfacenti: il modello animale non ha dato i risultati sperati.
Mi permetto di farti una domanda personale. In quanto paziente affetta da sclerosi multipla non ti senti offesa dagli spot pubblicitari basati sulla compassione che trasformano i pazienti in vittime?
In effetti il voler suscitare compassione a tuti i costi non mi appartiene. Anni fa rifiutai di andare in tv con un programma che apprezzo molto (Striscia la notizia, ai tempi della visibilità, nel 2014, che ebbe, e volle avere, Caterina Simonsen) poiché avevo sul viso i segni di un’allergia. In generale non apprezzo gli atteggiamenti pietistici. Credo che la dignità delle persone debba essere intoccabile, a maggior ragione quella delle persone malate.
Cosa avviene negli stabulari di Telethon e quali sperimentazioni si prevedono sugli animali?
Negli stabulari, tenuti dai centri di ricerca per progetti eventualmente finanziati da Telethon e che utilizzano la sperimentazione animale, si usano appunto animali, cioè esseri viventi senzienti, che provano dolore e angoscia. Vivono detenuti tutta la loro sfortunata esistenza e sono sottoposti a disagi indicibili. Il loro percorso di vita, se si può chiamare tale, lo trascorrono in galera terminando sempre con la morte, oppure gli animali vengono fatti nascere già sofferenti di malattie artificiali, create a tavolino, ben lontane dalle nostre malattie spontanee. Ecco, occorrerebbe essere trasparenti: far sapere alla gente, che fa beneficenza, come vengono esattamente impiegati i denari donati. Non vi sono statistiche ufficiali da mostrare, ma a fronte di pochissimi risultati ottenuti da Telethon, si dovrebbe rendere noto che dietro l’attività di questa fondazione ci sono gli stabulari, luoghi in cui nessuno può mettere piede né filmare la sofferenza di animali innocenti e vittime. Vista la nostra difficoltà di star reclusi durante i lockdown, dovremmo aver capito cosa vogliano dire la reclusione e il dolore. Avremmo dovuto capire cosa genera la spietatezza verso i nostri “fratelli minori” che si esprime attraverso la sperimentazione animale, l’alimentazione, l’abbigliamento, lo sfruttamento e la zootecnia intensiva. Tutti gli etologi ormai affermano che gli animali sono in grado di soffrire come noi, quindi sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista scientifico ciò che si persegue è vergognoso.
Vengono impiegati anche primati nelle sperimentazioni targate Telethon. In cosa consiste la pratica dello xenotrapianto?
Xenotrapianto è il trapianto di organi e tessuti in una specie, provenienti da un’altra specie. In pratica è la costruzione di una chimera. Dai tempi dei trapianti di teste, che costituiscono uno dei punti più bassi della nostra umanità, ad oggi, sappiamo che i risultati possono essere molto rischiosi: se con i nostri deplorevoli comportamenti abbiamo creato una pandemia planetaria, come possiamo pensare di farla franca trapiantando organi di animali nell’uomo, peraltro destinando a morte certa l’essere ai quali vengono espiantati? Peggio ancora se rimanesse vivo per altri trapianti. Si tratta di una pratica obsoleta ai limiti della tortura e non trovo altre parole per definirla.
Telethon si è dichiarata contraria ai maltrattamenti sugli animali, eppure ricerche di alcuni anni fa hanno previsto induzione di ischemia mediante legatura dell’arteria femorale in topi. Quale concetto hanno di “maltrattamento”?
Appunto! Siamo lontani dal benessere animale, prova ne è che non esiste “il grande fratello” degli stabulari, che sono e restano blindati, proprio per evitare che, con la maledetta concretezza delle immagini, la gente sappia, cosa si nasconde dietro lo strapotere umano. Non è possibile che da un male così immenso ed ingiusto, perpetrato ai danni di chi non si può difendere, nasca un qualsiasi bene. Ci sarebbe da vergognarsi di averlo ottenuto. Inoltre il bilancio risultati ottenuti/danni provocati è sempre in negativo. Peraltro, il concetto di maltrattamento non è mai definito, lo è invece il benessere, quale assenza di dolore fisico o psichico. Occorrono dunque chiarezza e trasparenza per essere credibili. Il benessere, secondo le normative attuali, è assenza di sofferenza fisica e psicologica, ma non certo in assoluto: varia a seconda dello scopo del progetto. A prescindere ovviamente dalla prigionia in gabbia e dall’essere prelevati e/o privati del proprio ambiente naturale, non considerati come sofferenze “a priori”, si può arrivare anche ad ammettere, come avviene giornalmente, l’avvelenamento rapido (LD/50) o lento per i test delle sostanze chimiche inclusi i farmaci senza anestesia. Oppure l’amputazione di arti, la cecità come per macachi di Parma, o l’annegamento per sfinimento. Dipende quindi dal “risultato” atteso dal ricercatore, ossia vale il concetto di rapporto danno/beneficio, dove entrambi non sono valori assoluti, ma relativi e decisi in base alle aspettative del ricercatore.
Telethon sostiene che i metodi di sperimentazioni alternativi non sono in grado di sostituire completamente la sperimentazione animale. È veramente così?
La tecnologia va avanti! È come dire che il fax è insostituibile mentre ora abbiamo gli smartphone. Ci sono strumenti di indagine, inventati dai bioingegneri, che mimano organi ed interi apparati umani. C’è tutta una tecnologia informatica con potenzialità strepitosa, impensabile fino a qualche anno fa. Ovviamente, quanto più i ricercatori si adopereranno per avere metodiche innovative e specie-specifiche, quanto prima avremo una sorta di modello umano bionico su cui studiare in modo efficiente ed indolore per le nostre malattie. Loro affermano che non è possibile perché “una cellula singola non è un organismo intero, così come una simulazione non può ancora essere così sofisticata da prevedere tutte le possibili variabili con cui un organismo può reagire a un trattamento” 2 . Vero, ma i metodi alternativi non consistono solo in cellule. L’esperienza affina la teoria e la pratica e, adeguando il software e l’hardware alle conoscenze acquisite di volta in volta, si può arrivare a simulare qualsiasi cosa di cui si abbia conoscenza, se non altro per accumulo. Per converso, i non umani non sono tutti uguali, o uguali agli umani, né gli umani sono tutti uguali tra loro, anzi: ogni volta che si testa qualche sostanza nuova su di loro si ricomincia da zero, a seconda delle specie e ceppi utilizzati. Gli effetti di tali sostanze su certe specificità di base potrebbero però essere già ottenuti testando sul “microchip”, evitando così di avviarle in “bio” più complessi. Peraltro, anche con i test in “bio” non si arriverà comunque mai a ottenere tutte le possibili risposte, se non provando su tutti gli individui di tutte le specie, cosa un po’ difficile da realizzare.
PETA, qualche anno fa, aveva fatto appello per interrompere questi esperimenti per mancanza di risultati. Effettivamente, quali risultati hanno dato le ricerche di Telethon?
I denari raccolti sono un’infinità, un numero molto grande, ma i successi così pochi da definire il bilancio deludente. In pratica, un enorme dispiego di mezzi economici e risorse umane per avere in cambio pochissimo. Purtroppo fare leva sulla speranza dei malati e delle loro famiglie è facile, ma è anche vero che loro sentono una campana sola. La CRUI , Conferenza dei Rettori delle Università italiane, ha recentemente pubblicato un documento 3 per “affermare la centralità della ricerca e della sperimentazione animale” , i cui contenuti appaiono non condivisibili alla luce delle posizioni assunte, in merito, dal Centro Interuniversitario 3R di cui l’Ateneo genovese è stato co-promotore insieme all’Università di Pisa. Caso vuole sia un documento che si pone in difesa del progetto LightUp, coordinato dai professori Marco Tamietto e Luca Bonini delle università di Torino e Parma e ora sospeso dal Consiglio di Stato per le torture verso i macachi. Il bioeticista Franco Manti ha affermato che questo documento rivela “una singolare e preoccupante ignoranza epistemologica e un atteggiamento condizionato da pregiudizio”. Un vero e proprio insulto ai ricercatori non-vivisettori che vuole far passare l’idea che chi sostiene i metodi alternativi sia contro la ricerca. È una pura strumentalizzazione! Al contrario, chi vuole i metodi alternativi non si accontenta di risultati lentissimi, troppo spesso insoddisfacenti e deludenti. Pensiamo alle malattie croniche: dal diabete, alla SLA, alla sclerosi multipla, alle malattie di Alzheimer e di Parkinson, dal lupus eritematoso sistemico all’artrite reumatoide e molte altre. Qualcuno è mai guarito? Mai, e Telethon sembra non dare i risultato sperati.
Da sempre fanno discutere le partnership industriali che le case farmaceutiche intrattengono con la Fondazione. Che interessi intercorrono?
Loro affermano che “nei centri di ricerca gli animali da laboratorio sono costosi, impegnativi da mantenere e da trattare, implicano un coinvolgimento emotivo, richiedono di attuare lunghe procedure burocratiche per usarli” 4 . Secondo loro se “davvero si potesse farne a meno, ci sarebbe anche un risparmio economico notevole” e che “il coinvolgimento di partner industriali è un passo non solo essenziale, ma addirittura imprescindibile”. La mia esperienza in fatto di terapie ma anche nell’ambito della ricerca mi ha fatto pensare che purtroppo assai spesso i “contaminanti economici” esistono eccome, in ogni campo, anche laddove non ce li aspetteremmo. Se da un lato la ricerca richiede denaro, dall’altro, ad esempio nel settore dell’uso di animali ci sono fattori economici non trascurabili: vendita di animali, di gabbie, di lettiere, di cibo, di materiale di arricchimento e di molto altro. Da una parte è comprensibile che le aziende abbiano bisogno di tempo per riconvertire la loro attività, ma in generale, pensando a tutte le ingiurie che gli animali subiscono, occorre a mio avviso ricordare che quando era in vigore la pena di morte il boia era una figura professionale indispensabile. Ebbene, se lui ha dovuto cambiare lavoro, anche altri possono e devono farlo.
Lorenzo Poli intervista Susanna Penco
Fonte: https://www.pressenza.com/it/
Commento ricevuto via email: "Purtroppo lo schifo peggiore è vedere personaggi dello spettacolo darsi da fare come matti per far prendere soldi a qualcuno che poi li utilizza per la sperimentazione animale. Questi personaggi dimostrano quale sia veramente l’amore che hanno per gli animali e che ostentano questi sentimenti pubblicamente ma poi li vendono attraverso i soldi che prendono dalla Rai per incentivare le donazione per Telethon e fra questi la Clerici (fattoria), Paolo Belli (cani e gatti di proprietà), Amadeus (cani di proprietà) tanto per non fare nomi. Pure la Bofrost ha dato 300.000 euro alla Telethon….cosa che molti clienti probabilmente non sanno ed acquistano i loro alimenti. Quest’anno, poi, non abbiamo visto niente in merito a proteste fatte per bloccare questi tizi che imperterriti continuano a fare pubblicità anche su altre tv, interrompendo i programmi e questo è ancora più vergognoso perché non lo fanno solo con la Rai ma lo fanno tutto l’anno all’interno di altre emittenti..." (comitatoconsultivodifesanimali@gmail.com)
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