Nicolas
Lèonard Sadi Carnot,
nato a Parigi nel 1796, è stato uno dei più geniali fisici
dell’inizio dell’800, famoso soprattutto per essere stato
l’ideatore di una macchina
termica ideale, detta di Carnot
in onore del suo nome, e del relativo Ciclo
di Carnot
che ha dato origine anche al Teorema
di Carnot.
L’interesse per degli studi teorici per le macchine termiche era
enormemente cresciuto all’epoca dopo l’invenzione della macchina
a vapore da parte di Watt
nel
1769 e della locomotiva a vapore da parte di Stephenson
nel 1812 (vedi N. 66).
Il teorema di Carnot, ben noto a qualsiasi
studente di ingegneria o fisica, ha aperto la strada alla fisica
termodinamica
moderna,
ed in particolare ha costituito la prima formulazione del
fondamentale Secondo
Principio della Termodinamica,
poi ulteriormente sviluppato da Clausius
ed Boltzmann.
Purtroppo non possiamo sapere quali altri importanti risultati Carnot
abbia raggiunto nella sua vita con i suoi studi, o avrebbe potuto
raggiungere, visto che il giovane e brillante fisico morì a soli 36
anni, nel 1832, stroncato da un’epidemia di colera e che tutti i
suoi appunti furono dati alle fiamme per ragioni igieniche.
Figlio
dello scienziato rivoluzionario Lazare
Carnot,
già membro del Direttorio durante la Rivoluzione e Ministro della
Guerra con Napoleone, a soli 11 anni Sadi entrò a compiere i suoi
studi nella famosa Ecole
Politechnique, dove
potè usufruire delle lezioni di scienziati del calibro di Ampere,
Gay-Lussac
e Poisson.
Lo strano nome di Sadi gli era stato dato dal padre in onore del
poeta persiano Saadi. Divenuto a sua volta ufficiale del Genio
Militare, a soli 28 anni Carnot pubblicò la sua opera più
famosa:”Riflessioni
sulla potenza motrice del fuoco”.
In essa il giovane scienziato immaginò una macchina termica ideale,
atta alla trasformazione dell’energia termica in lavoro meccanico,
in cui un fluido ideale compiva un ciclo termico consistente in
quattro fasi. Nella prima fase il fluido prelevava calore da una
sorgente di calore posta ad una temperatura più elevata, a
temperatura costante ed espandendosi (prelievi di calore avvengono
normalmente in tutte le macchine termiche, come in una locomotiva a
vapore, anche se non nelle condizioni ideali ipotizzate da Carnot).
Seguivano poi una fase di espansione senza prelievo né cessione di
calore (cosiddetta “adiabatica”); poi una fase di cessione di
calore ad una temperatura costante più bassa; infine una
compressione senza cessione né prelievo di calore (cioè una seconda
“adiabatica”) che avrebbe riportato il fluido nelle condizioni
iniziali, pronto ad iniziare un nuovo ciclo. Il Teorema
di Carnot
afferma che il rendimento di una macchina del genere è quello più
alto possibile e che esso dipende solo dalle due temperature estreme
entro cui la macchina lavora.Il risultato teorico più importante del
teorema (che non fu ben compreso ed apprezzato dai contemporanei) è
però quello secondo cui è
impossibile ottenere un rendimento pari ad uno, cioè del 100%,
in quanto una certa quantità di calore (quella ceduta nella terza
fase alla temperatura più bassa) va sempre necessariamente sprecata.
In altre parole, mentre un’energia più nobile come quella
meccanica (o elettrica) può essere integralmente trasformata in
un’energia più degradata, come quella costituita dal calore,
quest’ultimo non potrà mai essere integralmente trasformato in
energia meccanica (o elettrica), anche per l’impossibilità di
trasferire calore da un corpo più freddo ad uno più caldo.
Ciò
vale anche per i moderni motori a scoppio o Diesel dei veicoli e per
le centrali termoelettriche, dove parte del calore è sprecato nei
fumi di scarico. Questo principio ha una valenza anche filosofica, in
quanto ci dice che la
natura ed il mondo si trasformano continuamente, ma – tranne che in
qualche caso particolare - sempre in un senso irreversibile
(quello che va nel senso di una trasformazione delle energie più
nobili in calore). Questo concetto, noto anche ai filosofi antichi
(basti pensare al grande Eraclito) e ripreso anche da Engels, sarà
poi sviluppato a livello scientifico, a partire dagli studi di
Carnot, da un altro grande fisico tedesco, Clausius,
che introdurrà il concetto di “Entropia”,
ed ulterirmente definito dal grande fisico viennese Boltzmann,
come meglio vedremo in prossimi numeri. Questo principio, cui si
possono dare varie formulazioni equivalenti, è noto come “Secondo
Principio della Termodinamica”
ed è uno dei pilastri della scienza moderna. Nei suoi studi
all’Ecole Polytechnique Carnot ebbe come colleghi alcuni valenti
fisici ed ingegneri cui possiamo dare solo qualche cenno essenziale
per ragioni di spazio:
Claude-Louis
Navier
(1785-1836), allievo di Fourier
(vedi N. 67 ) fu un ingegnere progettista di ponti e pose le basi per
lo studio dei ponti sospesi. Divenuto professore All’Ecole
Polytechnique, sviluppò studi importanti sull’elasticità dei
corpi e soprattutto nel settore della Scienza
delle Costruzioni
– materia fondamentale per gli ingegneri – dove mise a punto
importanti teorie sulla resistenza delle travi sottoposte a flessione
e sui pilastri sottoposti a “carico di punta”. Nel campo della
fluodinamica mise a punto insieme all’irlandese Stokes
(di cui ci interesseremo in un prossimo numero) le complicate
Equazioni
di Navier-Stokes
(di cui è possibile dare solo soluzioni approssimate) che
definiscono il comportamento dei fluidi incompressibili anche in caso
di moti turbolenti ed in varie condizioni al contorno. Si interessò
anche ai fluidi viscosi.
Gaspard
Gustave de Coriolis
(1792-1843) è noto per l’effetto
Coriolis che
si manifesta quando un osservatore in moto accelerato (rispetto ad un
sistema inerziale) osserva un fenomeno.
Nel caso pratico che il moto
accelerato sia la rotazione della Terra, l’effetto si manifesterà
per un oggetto volante a grande altezza (senza attrito) che si diriga
da un polo verso l’equatore nel senso di vederlo deviare verso
Ovest (poiché la Terra gira verso Est) e viceversa se vola
dall’equatore verso il polo. Di tale effetto bisogna tener conto
nel caso di aerei o missili che compiano un lungo percorso. Gli
effetti più importanti si verificano in campo meteorologico dove le
masse d’aria in movimento sono indotte a creare venti costanti
(Alisei) che vanno da Nord-Ovest a Sud-Est nell’emisfero
settentrionale e da Sud-Est a Nord-Ovest nell’emisfero opposto.
Anche i sistemi di bassa pressione (“ciclonici”) e di alta
pressione (“anticiclonici”) subiscono l’effetto Coriolis
formando rispettivamente vortici in senso anti-orario ed orario
nell’emisfero settentrionale, e viceversa in quello meridionale.
Citiamo
infine due importanti scienziati di lingua tedesca che operarono
anch’essi nella prima metà del secolo: l’austriaco Christian
Doppler
scoprì il noto effetto (che porta il suo nome), per cui, se una
fonte di suono si avvicina, la frequenza dei picchi sonori cresce,
ovvero il suono diventa più acuto, mentre succede il contrario se la
fonte si allontana. Se incontriamo un’autoambulanza a sirena
spiegata possiamo verificare direttamente l’effetto, che però si
verifica, non solo nel caso delle onde sonore, ma anche nel caso di
onde elettromagnetiche (come quelle luminose e i raggi X e “gamma”). L’effetto ha avuto innumerevoli applicazioni tecniche e
scientifiche(1)
Infine
il tedesco di origine artigiana Joseph
Fraunhofer
(1787-1826) si interessò alla produzione di vetri sempre più
perfezionati con dispersione della luce minima. Questa attività gli
permise non solo di far diventare la sua regione, la Baviera, il
nuovo centro europeo dell’industria ottica, ma anche di scoprire
una serie di righe
nere nello “spettro” del
Sole
(che
vengono ricordate con il nome dello scopritore), cioè poste
nell’insieme delle strisce luminose con i colori dell’iride
prodotte dal Sole una volta separata la luce bianca solare nei suoi
componenti (vedi numero su Newton). Kirchoff
e Bunsen
nel 1859 daranno una spiegazione chiara del fenomeno dovuto al fatto
che i vapori esterni del Sole, più freddi, assorbono le onde
luminose corrispondenti ad alcune frequenze luminose caratteristiche.
Poiché ogni sostanza assorbe determinate frequenze, ciò permette di
poter riconoscere la presenza di determinate sostanze secondo un
importante metodo analitico detto “Spettroscopia”.
Lo stesso Fraunhofer, divenuto famoso e nominato poi professore
universitario, mise a punto un primo spettroscopio basato su un
reticolo di diffrazione della luce. Le righe di assorbimento
spettrali, oltre che importante metodo analitico in chimica, fisica,
ed astronomia (potendo determinare la composizione anche di astri
luminosi lontanissimi), sono state anche uno dei cardini su cui sono
basati i modelli atomici del ‘900 come quello celeberrimo di
Rutheford-Bohr,
e
la fisica quantistica.
Vincenzo Brandi - brandienzo@libero.it
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