C’era una volta… un MDP, diranno subito i miei piccoli lettori (piccoli nel senso dei numeri). E anche un Fassina, un Fratoianni, addirittura un Pisapia. No, ragazzi, avete sbagliato (Collodi mi perdoni). C’era una volta un Brancaccio, con un Montanari e una Falcone, che a quelli sopra citati intendevano fornire il connotato nobile della “società civile”, il marchio DOC e DOP che, come da statuto del politicamente corretto, provengono solo “dal basso”. E autodissoltasi questa ennesima reincarnazione dei belli, buoni, bravi e politically correct, persi tra i sanpietrini delle piazze e tra le fodere dei teatri di Roma gli ultimi brusii, ronzii, pissi pissi dell’annunciata palingenesi nazionale e continentale dal basso, dal medio e dall’alto, c’è rimasto il vuoto. Ma horror vacui, come ammonisce Aristotele, la natura aborrisce il vuoto e, infatti, subito si è manifestato un fenomeno naturale di proporzioni tali da non solo colmare i vuoticini dai quali erano fuorusciti quei brusìì e scricchiolii, ma dei vuoti di proporzioni spaziali.
Trascuro qua volutamente un altro suono, un po’ più corposo, almeno in prospettiva, dei mormorii di questi soliti che vengono e, soprattutto, vanno. Il falcone che s’invola, il montanaro che si perde tra picchi rocciosi. Dei Bersani e Pisapia non mette conto seguire le traccia. Trascuro invece al momento il rumore levatosi dal Teatro Italia, sempre in Roma, ma garrulo di inflessioni da Forcella e Torre Annunziata. Dove l’ex Opg je so’ pazzo ha dato un senso, magari meno chic, ma assai concreto e credibile (a dispetto della presenza di alcune mummie revisioniste e trotzkiste), al concetto “dal basso”, con tanto di voci operaie, precarie, disoccupate, militanti con cicatrici di piazza e argomenti come Jobs Act, Buona Scuola, pacchetto Treu, riforma Fornero, guerre imperialiste. Se usciranno dalla morta gora dell’ipocrisia dirittoumanista che mimetizza la strategia colonialista dell’operazione migranti, da questa “zattera della Medusa” si potrebbe anche intravvedere un lembo di terra.
Quello che, invece, pinocchiescamente c’era una volta, ma che non ha voluto privare di sè il genere umano, il presente e il futuro della patria, la convivenza tra i popoli e l’equilibrio degli astri, è Giulietto Chiesa. E, con lui, Antonio Ingroia. Da autentici cavalli di razza quale altro motto potevano far cavalcare a una creatura che prometeicamente accenderà il fuoco nei nostri animi e sotto i fondoschiena dei nostri nemici, tinteggiando di futuro purpureo l’orizzonte meglio del sol dell’avvenir, se non “la mossa del cavallo”, che è quella con la quale Bluecher annichilì Napoleone?
Fulvio Grimaldi
Trascuro qua volutamente un altro suono, un po’ più corposo, almeno in prospettiva, dei mormorii di questi soliti che vengono e, soprattutto, vanno. Il falcone che s’invola, il montanaro che si perde tra picchi rocciosi. Dei Bersani e Pisapia non mette conto seguire le traccia. Trascuro invece al momento il rumore levatosi dal Teatro Italia, sempre in Roma, ma garrulo di inflessioni da Forcella e Torre Annunziata. Dove l’ex Opg je so’ pazzo ha dato un senso, magari meno chic, ma assai concreto e credibile (a dispetto della presenza di alcune mummie revisioniste e trotzkiste), al concetto “dal basso”, con tanto di voci operaie, precarie, disoccupate, militanti con cicatrici di piazza e argomenti come Jobs Act, Buona Scuola, pacchetto Treu, riforma Fornero, guerre imperialiste. Se usciranno dalla morta gora dell’ipocrisia dirittoumanista che mimetizza la strategia colonialista dell’operazione migranti, da questa “zattera della Medusa” si potrebbe anche intravvedere un lembo di terra.
Quello che, invece, pinocchiescamente c’era una volta, ma che non ha voluto privare di sè il genere umano, il presente e il futuro della patria, la convivenza tra i popoli e l’equilibrio degli astri, è Giulietto Chiesa. E, con lui, Antonio Ingroia. Da autentici cavalli di razza quale altro motto potevano far cavalcare a una creatura che prometeicamente accenderà il fuoco nei nostri animi e sotto i fondoschiena dei nostri nemici, tinteggiando di futuro purpureo l’orizzonte meglio del sol dell’avvenir, se non “la mossa del cavallo”, che è quella con la quale Bluecher annichilì Napoleone?
Fulvio Grimaldi
(Tratto da : Finalmente
qualcosa “dal basso”: la mossa dei ronzini di razza, Giulietto e
Antonio - Continua: www.fulviogrimaldicontroblog.i nfo)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.