...forsennato
attacco delle Nazioni Unite contro l’Italia, accusata di volersi
prendere qualche profugo in meno, e perciò di fare affidamento su
una più efficace azione di interdizione della Guardia Costiera
libica.
Forse
non tutti hanno dato il giusto peso allo squallido affondo di tale
Zeid Ra'ad Hussein (Alto Commissario ONU per i diritti umani)
ufficialmente contro l’Unione Europea, ma sostanzialmente contro
l’Italia. Perché sostanzialmente contro di noi soltanto? perché
tutti sanno che i “migranti” arrivano da noi e da noi rimangono,
perché nessun altro paese europeo è così coglione da prendersene
un po’. Quindi – è il ragionamento del sullodato Zeid Ra'ad
Hussein – siccome in Libia i migranti sono trattati male (diciamo
pure in modo barbaro) noi dobbiamo fare di tutto per farli andare via
da lì, farli arrivare in Italia (dove invece sono trattati da
pascià), e naturalmente tenerceli qui da noi.
Fino
a quando? Beh, questo non si dice apertamente, per non fare perdere
troppi voti ai sinistri chierichetti di Bergoglio. Ma è sottinteso
che i migranti devono rimanere qui a tempo indeterminato, sia perché
gli altri non li vogliono, sia perché – probabilmente – il piano
che prevede l’imbastardimento etnico-etico dell’Europa ha
riservato all’Italia il ruolo di apripista. Forse dobbiamo essere
noi, per primi, a venire annientati da questa invasione lenta,
costante, crescente, inarrestabile perché inesauribile: un miliardo
di africani, con una forte aliquota di musulmani, che si appresta a
sommergere il mezzo miliardo di europei cristiani.
Questo,
mentre i nostri uomini politici – anche quelli che dovrebbero
essere contrari – fanno a gara per apparire comprensivi,
possibilisti, moderati. Anche i partiti anti-immigrazione blaterano
che dobbiamo accogliere “solo chi ha diritto” di restare in
Italia, che dobbiamo accogliere “solo quelli che possiamo
integrare”. Dimenticando che nessuno “ha diritto” di entrare a
casa nostra se noi non vogliamo, dimenticando che ogni migrante che
“si integra” toglie a un italiano un posto di lavoro, un alloggio
popolare, un letto in ospedale.
Oramai
la melassa sommerge tutto e tutti, anche quelli che hanno un po’
più coraggio degli altri. Nessuno che abbia le palle di replicare a
muso duro a quelli dell’ONU (cui l’Italia dà una barca di
miliardi ogni anno), di dire che i governanti di uno Stato hanno il
dovere, il preciso, l’ineludibile dovere di dare assolutamente
priorità alle esigenze dei propri amministrati; almeno fino a quando
ci sarà un solo cittadino senza un lavoro, senza un tetto, senza
un’assistenza sanitaria decente, senza una pensione che consenta di
sopravvivere. Se, dopo aver adempiuto al dovere di assicurare
l’indispensabile anche all’ultimo dei cittadini, resterà
qualcosa da dare agli altri, allora ci si potrà sbizzarrire a fare i
filantropi. Prima no. Perché il governante che non mette al primo
posto i suoi amministrati, viene meno al proprio dovere. Esattamente
come quel padre snaturato che trascurasse i propri figli, e desse
aiuto ai figli degli altri. In fondo – ci è stato insegnato – la
famiglia non è che la rappresentazione, in scala ridotta, dello
Stato: là i figli, qua i cittadini; là i genitori, qua i
governanti; tutti – genitori e governanti – tenuti a curare, ad
accudire, ad amare chi dipende dalla loro guida.
Né
vale, neanche per i cattolici, il richiamo al precetto evangelico
“ama il prossimo tuo come te stesso”. Ricordo – nel collegio
dei gesuiti ove fui mandato a studiare da ragazzino – la mia
obiezione al prete che mi ricordava questo precetto: non sarei mai
riuscito ad amare “come me stesso” un signore che incontravo per
strada. Alla mia obiezione – ricordo – due sacerdoti risposero in
maniera completamente diversa. Uno disse che se non ci riuscivo sarei
andato all’inferno. L’altro, invece, mi spiegò che il “prossimo”
era come i cerchi che si formavano nell’acqua quando ci buttavo un
sasso: al centro c’ero io stesso e la mia famiglia; il primo
cerchio era quello dei miei parenti; poi quello dei miei
concittadini, quello dei miei connazionali, e così via, fino al
cerchio più grande che rappresentava tutti gli uomini della terra.
Ricordo che allora tirai un sospiro di sollievo, contento di aver
evitato l’inferno.
Scusate
l’amarcord. Ma ogni tanto perdo le staffe e lascio andare il
pensiero (e le parole) in libertà. Possibile che, nell’anno di
grazia 2017, ci sia ancora qualcuno che ragioni come il primo dei due
preti che ho citato, che non capisca che dobbiamo aiutare i nostri,
piuttosto che giocare a fare i benefattori dell’umanità quando non
abbiamo – come suol dirsi – neanche gli occhi per piangere?
E
possibile – tornando alle urgenze dell’ora – che nessuno
ricolleghi i fatti, le circostanze, le coincidenze di quel che sta
avvenendo? Possibile che nessuno si chieda perché il signor George
Soros si dia tanto daffare per riempire l’Europa di migranti
africani e islamici? Possibile che nessuno si chieda quali siano i
miliardari che pompano le ONG perché ci riempiano di migranti
“salvati”? Possibile che nessuno si chieda come mai il signor
Zeid Ra'ad Hussein ci chieda di farci sommergere ancor più da
sedicenti profughi e falsi rifugiati? Possibile che nessuno si chieda
perché mai l’ONU non intervenga invece sui paesi africani per
bloccare il flusso dei migranti prima
che arrivino in Libia?
Possibile che questa nostra sinistra bamboleggiante non abbia ancora
capito che sta facendo il gioco della peggiore destra economica e
che, dietro il buonismo d’accatto, si nascondono gli interessi di
chi vuole schiavizzare il mondo del lavoro italiano ed europeo?
Michele Rallo - ralmiche@gmail.com
Commento ricevuto via email:
RispondiElimina"Coloro che non se lo chiedono sono i nostri politici, venduti e schiavi dei diktat-politici d’Oltreoceano, io me lo chiedo e sono convinta che siamo in molti a chiedercelo.
Sono anni ormai che mi sono resa conto che tutte queste Organizzazioni Internazionali e buona parte delle ONG sono state create con un disegno ben preciso, che parte digià con l’uso, praticamente esclusivo, dell’inglese, e diffondono, sistematicamente, tecniche, metodi di lavoro, forme di cooperazione, valori, che impongono la forma mentis e il modus operandi degli Statunitensi. Con le migrazioni selvagge, personalmente, ritengo che si voglia abbassare il più possibile il livello dell’Italia, in tutti i sensi, per poterla occupare totalmente senza intralci. Temo che, in futuro, i nostri discendenti saranno relegati in campi di concentramento, che saranno chiamate Riserve, e gli Statunitensi, governati e diretti dalle élites dell’Economia e della Finanza mondiali, spazieranno indisturbati in tutto il Mediterraneo."
(Anna Maria Campogrande)