Qualcosa si sta muovendo e del Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti fra Usa e Unione Europea anche nel nostro Paese si inizia a discutere pubblicamente.
Un segnale è stato l’apertura, da parte del Ministro Calenda, della sala di lettura nazionale a disposizione dei parlamentari che volessero visionare i documenti del negoziato.
Un atto per “garantire la massima trasparenza e la massima diffusione delle posizioni negoziali” è scritto in premessa alla Direttiva del Ministero dello Sviluppo Economico (prot. 0011206 dell’11/05/2016).
Tralasciando per un momento il concetto di diritto all’informazione per tutti i cittadini, soprattutto in merito a un trattato che, se portato a termine, inciderà pesantemente sulla vita quotidiana di ciascuno e sull’assetto dell’intera società, la lettura della Direttiva è addirittura istruttiva per capire cosa si intenda per trasparenza, informazione e democrazia ai tempi del TTIP.
La sala di lettura è stata attivata il 30 maggio presso la sede ministeriale di Via Veneto 33.
La gestione della stessa è affidata ad un Funzionario alla Sicurezza che si avvale della Segreteria Principale NATO/UE, ad un Funzionario della Direzione Generale per la politica commerciale, ad un Responsabile della sala lettura e all’Ufficiale Superiore Addetto che si avvale del Nucleo Carabinieri del Ministero.
Più che l’ingresso in una sala lettura sembra l’entrata di una cella di massima sicurezza.
E per chi pensasse che sia una battuta, la smentita arriva dalle regole della consultazione cui i parlamentari devono sottoporsi: non possono introdurre “telefoni cellulari, smartphone, tablet o altre apparecchiature in grado di riprodurre o registrare immagini o parole”; sono unicamente autorizzati alla “trascrizione manuale con note che non possono comunque riprodurre integralmente il documento originale”.
Bontà loro, per chi lo richiedesse sarà disponibile un dizionario di traduzione inglese-italiano.
E, da ultimo ma non per importanza, i parlamentari si impegnano, sottoscrivendo apposita dichiarazione, a non divulgare all’esterno quanto appreso nell’ora di lettura dei documenti negoziali. Come se la lettura avesse finalità di arricchimento culturale individuale e non quello inerente alla rappresentanza popolare, unica ragione per cui i parlamentari si trovano nelle istituzioni.
Non c’è che dire: un esempio esaustivo della progressiva dissociazione tra liberismo e democrazia, che con il TTIP si vorrebbe far divenire normale assetto giuridico.
D’altronde, se non si ha il consenso si può solo agire attraverso il potere.
Marco Bersani (Attac Italia)
Un segnale è stato l’apertura, da parte del Ministro Calenda, della sala di lettura nazionale a disposizione dei parlamentari che volessero visionare i documenti del negoziato.
Un atto per “garantire la massima trasparenza e la massima diffusione delle posizioni negoziali” è scritto in premessa alla Direttiva del Ministero dello Sviluppo Economico (prot. 0011206 dell’11/05/2016).
Tralasciando per un momento il concetto di diritto all’informazione per tutti i cittadini, soprattutto in merito a un trattato che, se portato a termine, inciderà pesantemente sulla vita quotidiana di ciascuno e sull’assetto dell’intera società, la lettura della Direttiva è addirittura istruttiva per capire cosa si intenda per trasparenza, informazione e democrazia ai tempi del TTIP.
La sala di lettura è stata attivata il 30 maggio presso la sede ministeriale di Via Veneto 33.
La gestione della stessa è affidata ad un Funzionario alla Sicurezza che si avvale della Segreteria Principale NATO/UE, ad un Funzionario della Direzione Generale per la politica commerciale, ad un Responsabile della sala lettura e all’Ufficiale Superiore Addetto che si avvale del Nucleo Carabinieri del Ministero.
Più che l’ingresso in una sala lettura sembra l’entrata di una cella di massima sicurezza.
E per chi pensasse che sia una battuta, la smentita arriva dalle regole della consultazione cui i parlamentari devono sottoporsi: non possono introdurre “telefoni cellulari, smartphone, tablet o altre apparecchiature in grado di riprodurre o registrare immagini o parole”; sono unicamente autorizzati alla “trascrizione manuale con note che non possono comunque riprodurre integralmente il documento originale”.
Bontà loro, per chi lo richiedesse sarà disponibile un dizionario di traduzione inglese-italiano.
E, da ultimo ma non per importanza, i parlamentari si impegnano, sottoscrivendo apposita dichiarazione, a non divulgare all’esterno quanto appreso nell’ora di lettura dei documenti negoziali. Come se la lettura avesse finalità di arricchimento culturale individuale e non quello inerente alla rappresentanza popolare, unica ragione per cui i parlamentari si trovano nelle istituzioni.
Non c’è che dire: un esempio esaustivo della progressiva dissociazione tra liberismo e democrazia, che con il TTIP si vorrebbe far divenire normale assetto giuridico.
D’altronde, se non si ha il consenso si può solo agire attraverso il potere.
Marco Bersani (Attac Italia)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.