venerdì 5 febbraio 2016

Londra. Il caso Litvinenko, l'ennesima false flag occidentale



Sono stato contattato dalla Radio dell’Esercito di Israele, in quanto giornalista di lingua ebraica a Mosca. Cosa penso della giustizia britannica che accusa Vladimir Putin in persona dell’omicidio di Litvinenko? Cosa pensa la gente di Mosca sul fatto che il loro presidente sia un omicida?

Ho detto che la gente di Mosca non crede a questa storia. Litvinenko era veramente una figura minore, un agente della FSB (la FBI russa) che si occupava del crimine organizzato in una città provinciale, fino alla sua defezione. Non aveva probabilmente accesso a nessuno degli oscuri segreti di Putin, ammesso che ve ne siano. Le sue accuse erano già state formulate in precedenza, e nessuno degli accusatori è passato a miglior vita. Perciò, i russi non prendono molto sul serio le accuse britanniche.

“Basta così per ora…” , il conduttore radiofonico mi ha fermato in fretta e furia. Sapreste indicarmi una persona di lingua ebraica a Mosca con un punto di vista diverso? O qualcuno che è sicuro del fatto che sarebbe stato fatto fuori da Putin?
Non diventerò mai –ahimè- un corrispondente estero di successo. Da sempre dico e scrivo ciò che penso e che vedo, indipendentemente da ciò che vuole l’editore. Negli anni 90, durante il mio soggiorno precedente a Mosca, mi venne chiesto se si stessero preparando dei pogrom contro gli ebrei. Nelle mie corrispondenze l’ho sempre negato, anche se i miei colleghi del Newsweek e del Times puntualmente riferivano di molte avvisaglie a riguardo. Non ho mai visto niente del genere. 

L’unico pericolo per un ebreo russo nel 1990 era la sovraesposizione, dato che fu proprio in quel periodo che gli oligarchi ebrei salirono alla ribalta.

Ahimè simili osservazioni non portarono a una buona carriera nel giornalismo russo. I corrispondenti esteri di successo a Mosca erano sempre apocalittici, come il famigerato Luke Harding che riferiva del dominio criminale del KGB e della mafia di stato, e fu promosso ai vertici della professione. Io punto piuttosto alla verità, nell’interesse dei miei lettori.

Tornando a Litvinenko, la Russia non è di certo ai primi posti per quanto riguarda gli assassinii politici. Il presidente Obama uccide più nemici politici coi droni in un mese, di quanto non sia accaduto in Russia in una generazione. I leader israeliani comandano la classifica: essi uccidono ogni esponente politico che non prende ordini da loro. 

 Ricorderete forse del tentato omicidio di Khaled Mashaal nel 1997, che si concluse con un clamoroso fiasco. Agenti del Mossad travestiti da turisti canadesi – in maniera Shakespeariana - gli spruzzarono del veleno in un orecchio, ma furono colti in flagrante. Nel 2004, presumibilmente avvelenarono Arafat con la stessa sostanza radioattiva con la quale si pensa sia stato avvelenato Litvinenko.

Per questo motivo, molte persone nei circoli ebraici russi hanno attribuito l’omicidio di Litvinenko al suo precedente sostenitore, il diabolico miliardario Berezovsky. Lui aveva le ragioni, i mezzi e un accesso privilegiato agli apparati di morte del Mossad.

Ancora, nessun giudice britannico ha mai provato a criticare un primo ministro israeliano per un omicidio, o per un sequestro, come quando Mordechai Vanunu è stato rapito su ordine di Shimon Peres.


Ad ogni modo il fantasma di Litvinenko non disturba il sonno dei moscoviti: non era una figura di primo piano, nemmeno da vivo.

Israel Shamir

unz.com

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