venerdì 26 febbraio 2016

Il progetto di Bergoglio, il massificatore: "Attuare il NWO" (sia in campo politico che religioso)



Lo confesso: in un primo momento ho apprezzato questo Papa. Mi è piaciuta e mi piace la sua azione moralizzatrice nei confronti di una Chiesa che di moralizzazione ha un disperato bisogno. Poi, però, poco a poco, il mio giudizio si è fatto più prudente. Papa Bergoglio mi sembra eccessivo in ogni sua manifestazione (dall’alloggio in una dépendance agli occhiali acquistati in un qualunque negozio), quasi che l’unica sua preoccupazione sia quella di farsi notare, di far notizia, di acquisire la benevolenza degli organi d’informazione.

Certo, il mio essere eretico (credo in Dio ma diffido dei dogmi e delle chiese) non mi pone nelle condizioni ideali per giudicare i comportamenti di colui che – almeno secondo la dottrina cattolica – dovrebbe essere nientedimeno che il rappresentante di Dio su questa terra, scelto dallo Spirito Santo e dotato del dono dell’infallibilità, quanto meno nei suoi pronunciamenti ex cathedra. Come storico – viceversa – credo di avere le idee un po’ più chiare. 

Ho seguìto le vicende secolari del Papato (inscindibili da quelle civili europee) e mi sono imbattuto in diversi punti oscuri: dall’antichità al medioevo, dall’Inquisizione alla Restaurazione. Ho incontrato Pontefici di tutti i tipi: alcuni buoni e santi, ma alcuni assai meno raccomandabili, con una vita sessuale piuttosto movimentata, o che amavano circondarsi di boia e torturatori, del tipo – insomma – che francamente si stenta a credere possano essere stati scelti dallo Spirito Santo, sia pure pel tramite di un pio Conclave. Ma ciò che – a prescindere dai comportamenti individuali – mi appare rilevante è il fatto che, nei secoli, i Papi abbiano detto tutto e il contrario di tutto; quasi che lo Spirito Santo cambiasse opinione ad ogni piè sospinto e su qualsivoglia argomento: dal rispetto della vita a quello della persona, dalle guerre alla pena di morte, dalla persecuzione delle altre religioni all’antisemitismo, fino ai comportamenti personali ed alla morale sessuale individuale.

Pochi gli elementi di assoluta coerenza. Fra questi, l’ostilità (più o meno dissimulata) nei confronti degli Stati nazionali, considerati un ostacolo sulla strada di una comunità più vasta: quella che una volta si chiamava Cristianità e che si riconosceva nell’autorità (morale ma anche politica) del Sommo Pontefice.

Lo sappiamo bene noi italiani, che alla presenza del Papato sul nostro suolo dobbiamo il grande ritardo, rispetto agli altri popoli europei, nel raggiungimento dell’unità nazionale; con tutto quello che ciò ha poi comportato, anche sul piano dello sviluppo economico. L’apice di questo contrasto è rappresentato dal Risorgimento e, soprattutto, dalla presa di Roma e dalla fine dello Stato Pontificio (1870). Malgrado i successivi accomodamenti (con i Patti Lateranensi voluti da Mussolini nel 1929), la ferita di Porta Pia non si è mai completamente rimarginata; e molti Papi hanno continuato a guardare all’Italia come ad una entità ostile, che con la forza aveva sottratto le terre dello Stato Pontificio alla legittima sovranità del Sommo Pontefice. Il Papa del tempo – Pio IX – bollò l’evento come «audace cospirazione contro la Chiesa di Dio e questa Santa Sede», considerando l’avvenuta conquista italiana come «nulla e invalida».

Se vogliamo dirla tutta, la voglia di potere temporale non è mai completamente cessata in Vaticano, così come non è venuta meno l’ostilità malcelata nei confronti degli Stati, di tutti gli Stati, colpevoli di alimentare particolarismi etnici, culturali o anche soltanto economici che si frappongono all’utopia di una grande fratellanza universale che riconosca come unica autorità una supposta “legge di Dio”.

Ma la legge di Dio non è una scienza esatta. Per i musulmani, per esempio, la legge di Dio è completamente diversa rispetto a quella dei cristiani. Idem per gli ebrei. Idem, ancòra, per le altre religioni, ancorché non monoteiste. E idem – mi si consenta – anche per quanti vivono la loro fede laicamente, senza molta attenzione ai dogmi ed alle gerarchie clericali.


Ma torniamo a Papa Bergoglio. Come interpretare la sua ossessiva insistenza per una “accoglienza” illimitata e indiscriminata, se non come una ostilità preconcetta verso gli Stati nazionali? Forse che “i muri” – cioè i normali confini – non siano uno degli elementi essenziali, imprescindibili di ogni e qualsiasi Stato? Si può mai immaginare uno Stato che non abbia frontiere, che non protegga i cittadini con limiti e barriere, che permetta a chiunque lo voglia di attraversare i suoi confini, che non tuteli la sicurezza, il benessere ed anche l’identità etnico-etica dei suoi abitanti?

Papa Bergoglio può ignorare questi elementari princìpi di educazione civica? Certamente non li ignora. Quindi, è evidente che vuole cancellarli e sostituirli con altri. Così come è evidente che vuole abolire il concetto stesso di Stato e soppiantarlo con quello di Universalità. Non più soltanto di Cristianità – si badi bene – perché il suo pensiero teologico sembra muoversi verso l’idea di un Dio "unificato" e per molti versi indistinto, in cui tutti gli uomini possano credere a prescindere dalle rispettive confessioni religiose. Ciò spiega – anche – la sua totale mancanza di difese psicologiche nei confronti del mondo islamico, del quale almeno una parte ha intrapreso la migrazione in Europa con il dichiarato proposito di “convertirla”, cioè di sottometterla.

Numerosissime – ormai – sono le sue prese di posizione contro il permanere dei confini di Stato. Aveva iniziato a Lampedusa, con una predica a effetto, probabilmente causa o concausa del moltiplicarsi degli sbarchi sulle coste siciliane. Ed ha continuato fino all’altro giorno, quando – pochi istanti dopo aver dichiarato di non volere immischiarsi nella politica italiana a proposito di unioni gay – si è immischiato platealmente nella politica americana, accusando un candidato alle elezioni presidenziali, Donald Trump, di non essere cristiano perché vuole costruire una barriera sul confine messicano. Evidentemente, esiste un undicesimo comandamento (“non costruire muri”) di cui la gran parte del mondo cristiano sconosce la vigenza. Così come gran parte del mondo cristiano – e non solo di quello – ritiene che il mondo debba continuare a reggersi come per il passato: cioè sugli Stati, sui confini, sugli equilibri che, fino ad oggi, hanno regolato l’esistenza e la coesistenza dei popoli.

Certo, vi sono forze che – al di fuori di chiese e chierici – vogliono fare saltare questi equilibri. Ma sono forze che intendono assoggettare il globo ad una deità che nulla ha a che fare con i cànoni religiosi, cioè al Dio-denaro.

Michele Rallo - ralmiche@gmail.com

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