lunedì 30 giugno 2014

Ucraina - USA, Nato e UE si sono alienati per sempre le regioni russofone

Il segretario di Stato degli USA John Kerry ha detto "E' cruciale che la Russia mostri nelle prossime ore di lavorare al disarmo dei separatisti, incoraggiandoli a disarmare, chiamandoli a disarmare e partecipare ad un processo legittimo", dopo un incontro a Parigi con il suo omologo francese Laurent Fabius. Tale dichiarazione è la migliore dimostrazione del fallimento militare dei fantocci golpisti nazi-atlantisti a Kiev, dei mercenari della NATO e della CIA, e del nazistume di GLADIO. Non a caso è stata bellamente ignorata nei mass media occidentali. L'offensiva contro le repubbliche popolari di Novorossija è semplicemente fallita; gli sforzi delle ONG, del dipartimento di Stato degli USA, dell'UE e relative colonie polacca e baltiche, della CIA, il cui direttore era sceso personalmente a Kiev a coordinare la spedizione punitiva majdanista del Pentagono, della NATO e della sua GLADIO, sono andati tutti in fumo. Resta da capire cosa resterà dell'oramai sbiadita 'primavera' nazi-atlantista di Kiev. Non a caso, Sergej Glazev, consigliere di Putin, ha affermato, “Eventi in Ucraina sono guidati dallo spirito malvagio del fascismo e del nazismo, anche se sembrava esser scomparso da tempo, dalla seconda guerra mondiale. Settanta anni dopo la guerra, il genio è fuggito dalla bottiglia ancora una volta,  minacciando non solo sotto forma do insegne e retorica dei seguaci di Hitler, ma anche attraverso la politica ossessiva del Drang nach Osten. La bottiglia è stata aperta, questa volta, dagli statunitensi. Proprio come 76 anni fa, a Monaco di Baviera, quando inglesi e francesi diedero la loro benedizione a Hitler nella sua marcia a est, oggi a Kiev, Washington, Londra e Bruxelles incitano Jarosh, Tjagnobok e altri nazisti ucraini alla guerra contro la Russia. Si è costretti a chiedersi perché nel 21° secolo? E perché l'Europa, ora unita nell'Unione europea, partecipa a tale nuova guerra, soffre del collasso totale della memoria storica?"
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All'alba del 22 giugno, un distaccamento antiaereo della milizia della RPD attaccava le posizioni avanzate dei mercenari majdanisti sul Monte Karachun, da cui bombardano Slavjansk. Nell'attacco un nido di mitragliatrici e un mortaio sono stati distrutti. Inoltre, una compagnia di Konstantinovka del battaglione Kramatorsk attaccava un gruppo dell'intelligence della 24.ma brigata meccanizzata majdanista al checkpoint di Oktjabrskoe, eliminando 3 miliziani ucraini e ferendone 15. Un autocarro Ural veniva colpito. Alle 15:00, le forze di autodifesa attaccavano con i mortai quota 190, presso Piskunovka, dove i majdanisti avevano raccolto una forza d'urto. Dopo il bombardamento, il gruppo ucraino composto da 1 carro armato, 5 BTR e 5 autocarri attaccava nei pressi di Jampol un checkpoint della milizia. I kievisti iniziavano a disporre campi minati dotati di sistema di controllo NBU-P Okhota e di mine antiuomo OZM, a nord di Slavjansk, tra gli insediamenti Severnij e Tselinij. Vittime tra i civili. Il Viceprimo Ministro della Repubblica di Donetsk Andrej Purgin denunciava il rapimento di circa 400 persone dal territorio della Repubblica da parte di unità speciali ucraine. Un carro armato T-64 ucraino veniva catturato dalla milizia dell'autodifesa. Ad Avdijvka, a 6 km da Donetsk, la milizia distruggeva degli impianti radar ucraini. Nella notte del 22-23 giugno, un gruppo della milizia di autodifesa attaccava una colonna di APC majdanisti al confine degli oblast di Kharkov e Donetsk, a nord di Dolina, distruggendo 2 BTR, un BMP a un checkpoint presso Jatskoe, 1 autocarro Ural e 1 Hummer.
23 giugno scambio di artiglieria a Staraja Krasnjanka tra le milizie dell'autodifesa e i mercenari majdanisti. A Kiev, circa 400 paracadutisti della 25.ma Brigata aeroportata si dimettevano rifiutandosi di partecipare all'operazione "antiterrorismo". Il sabotaggio della tratta ferroviaria Ilovajsk-Kutejnikovo faceva deragliare 14 vagoni merci della società ferroviaria russa del Caucaso del Nord. A Melovoe (Lugansk) vicino al confine, la milizia locale respingeva una colonna corazzata ucraina distruggendo almeno 2 carri armati. Presso Kharkov, un elicottero Mi-8 che trasportava rifornimenti per la zona di combattimento si schiantava uccidendo 3 persone a bordo.
24 giugno, un elicottero Mi-24 majdanista veniva abbattuto in fase di decollo a Karachun con a bordo 9 mercenari della Guardia nazionale e dell'SBU ucraine. Alle 08:30 i majdanisti controllati da Igor Kolomojskij bombardavano con cariche al fosforo bianco Semjonovka uccidendo 5 persone. La milizia della RPD sventava un tentativo di elisbarco dei majdanisti presso Slavjansk. Scontri nella zona dell'aeroporto di Donetsk, 3 APC e un'unità della guardia nazionale venivano catturati dalla milizia dell'autodifesa.
25 giugno, bombardamento del quartiere Artjom a Slavjansk da Monte Karachun, Kirovsk, Rajgorodok e Jampol. Distrutte le linee ferroviarie presso Dibaltsevo. Potenti esplosioni a Svjatorgorsk. Bombardamento di Lisichansk, dove una sottostazione elettrica veniva distrutta, mentre nella miniera Privolnjanka, rimasta senza corrente, dei minatori restavano intrappolati. Ad Odessa la polizia arrestava due neonazisti ucraini e sequestrava un grande deposito di esplosivi destinati ad un attentato contro il consolato russo. Il Presidente Vladimir Putin esprimeva preoccupazione per la ripresa delle ostilità a Slavjansk, "Purtroppo ora ho informazioni rilevanti secondo cui, in una delle zone più difficili, presso Slavjansk, la battaglia è in corso; paracadutisti di Kiev vi sono atterrati e ci sono già vittime. E' triste", aveva detto nel corso di una conferenza stampa a Vienna. Distaccamenti della milizia attaccavano i posti di blocco delle forze majdaniste presso Oktjabrskoe e Uljanovka. I distaccamenti respingevano anche un tentativo del reparto d'intelligence majdanista di penetrare a Konstantinovka, infliggendogli perdite. Sulla strada Slavjansk-Kramatorsk un concentramento di fanteria e veicoli corazzati leggeri di Kiev veniva bombardato da artiglieria e mortai delle milizie dell'autodifesa, infliggendo perdite significative. Presso Krivaja Luka, un altro concentramento di truppe ucraine veniva bombardato dalla milizia dell'autodifesa. Un deposito di munizioni esplodeva. Oltre alla tratta ferroviaria Debaltsevo-Uglegorsk, anche le tratte Gorlovka-Pantelimonovka, Novobakhmutovka-Gorlovka e Karavannaja venivano fatte saltare in aria. A Kharkov una grande colonna di Fazione destra subiva un'imboscata e gravi perdite.

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26 giugno, oltre 20 mercenari majdanisti venivano eliminati a Slavjansk, durante una battaglia lunga e sanguinosa. Le forze ucraine bombardarono la periferia di Slavjansk, uccidendo due civili. La battaglia s'è incentrata su un posto di blocco utilizzato dalla Guardia nazionale dei golpisti di Kiev come punto per dirigere i bombardamenti sulla città. Il comandante delle forze di autodifesa della Repubblica popolare del Donetsk, Igor Strelkov, affermava che "un plotone della Guardia nazionale ucraina è stato distrutto", mostrando i documenti di oltre 20 miliziani ucraini eliminati nei combattimenti. Alcuni furono uccisi dalla loro stessa artiglieria, avendo gli ucraini l'ordine di bombardare i punti di controllo recuperati dall'autodifesa. Tuttavia, le forze di autodifesa avevano catturato un BTR, un mortaio, un sistema missilistico anticarro Fagot e tre AGS-17 Plamja. Altri due BTR ucraini sono stati distrutti. Il gruppo d'assalto Kalmius, delle forze di autodifesa della Repubblica Popolare del Donetsk, prendeva il controllo della base delle truppe del ministero degli Interni a Donetsk, facendo prigionieri 400 soldati ucraini. Secondo il viceministro della Difesa della Repubblica popolare di Donetsk, Fjodor Berezin, la milizia ha interrotto la produzione di componenti per elicotteri militari ucraini, "Nella città di Snezhnoe abbiamo bloccato la fabbrica 'Motor-Sich' che produce pale e componenti per elicotteri. Gli stessi utilizzati per bombardarci. 'Motor-Sich' è una delle maggiori imprese del complesso militare-industriale ucraino, ed è il primo produttore di motori per aerei ed elicotteri nel Paese".
Secondo Saker, la decisione di Putin di ritirare l'autorizzazione della Duma all'intervento armato in Ucraina, sarebbe dettata dai seguenti punti:
1. La Russia ha concluso che gli ucraini semplicemente non hanno i mezzi per occupare la Novorossija e che gli aiuti segreti sono sufficienti a garantirne la sopravvivenza.
2. UE e Russia hanno allontanano Poroshenko dalla supervisione degli Stati Uniti che cercano di prendere il controllo della situazione.
3. La Russia cerca di offrire concessioni simboliche in vista dell'inevitabile rottura dei negoziati e del successivo intervento russo.
4. La Russia guadagna tempo, quanto basta per vedere il collasso economico di Kiev e l'esplosione sociale che travolgerà la giunta.
5. La Russia offre concessioni simboliche che, più o meno, assicurano gli europei dal crack economico possibile con le ulteriori sanzioni pretese dagli USA”.
Sempre secondo Saker, “l'ultima mossa russa è puramente simbolica, come la decisione del Consiglio della Federazione russa di "autorizzare" Putin ad utilizzare l'esercito russo, se necessario, in Ucraina. Putin è il comandante in capo e può ordinare sempre l'impiego dei militari. Inoltre, le azioni coperte non richiedono l'approvazione di nessuno. In secondo luogo, un solo attacco ucraino alle frontiere russe è ragione sufficiente ad invocare l'"autodifesa". In terzo luogo, dato che Poroshenko ha apertamente dichiarato che la Crimea sarà sempre ucraina e che Jarosh ha promesso d'iniziare la guerriglia in Crimea, la Russia può sempre invocare l'"azione preventiva". Infine, Putin può riconoscere le repubbliche di Novorossija e agire di conseguenza”.

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Aleksandr Borodaj, Primo ministro della Repubblica Popolare del Donetsk, dopo un incontro con l'ex-presidente ucraino Leonid Kuchma, dichiarava, "Non si tratta di colloqui per due motivi: i negoziati a pieno titolo sono possibili solo dopo che Kiev accetterà le sette condizioni poste da Oleg Tsarev, co-presidente del Fronte Popolare della Novorossija. La seconda ragione è che i funzionari venuti a Donetsk non avevano poteri e status ufficiali". Le condizioni di Tsarev comprendono il ritiro delle truppe ucraine dalle repubbliche di Donetsk e Lugansk, l'indennizzo da parte di Kiev delle vittime del conflitto, il coordinamento da parte del presidente e del parlamento ucraino di un atto costituzionale che determini lo status delle repubbliche popolari, e l'amnistia per miliziani e prigionieri politici. Aleksandr Borodaj inoltre confermava che la RPD è in possesso di carri armati e obici, "Sì, la milizia ora possiede numerosi carri armati. I veicoli blindati sono stati presi ai miliziani come prede di guerra. Oltre ai carri armati, i miliziani hanno anche catturato altre armi pesanti come gli obici". Alla riunione svoltasi a Donetsk il 23 giugno, erano presenti l'ambasciatore della Federazione russa in Ucraina Mikhail Zurabov; il rappresentante del capo dell'OSCE Khajdi Talyavini; l'ex-presidente dell'Ucraina Leonid Kuchma; il capo della organizzazione Scelta ucraina Victor Medvedchuk; il Primo ministro della Repubblica di Donetsk Aleksandr Borodaj; il leader del movimento Sud-Est Oleg Tsarev e i rappresentanti della Repubblica Popolare di Lugansk. Il Parlamento dell'Unione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, alla sua prima sessione, ratificava all'unanimità la costituzione della confederazione. La Repubblica Popolare di Lugansk crea il Comitato per la Sicurezza dello Stato (KGB), che svolgerà operazioni di controspionaggio, antiterrorismo, lotta contro la criminalità e guardia di frontiera. Infine, l'Ossezia del Sud riconosce la Repubblica popolare di Donetsk, "Dopo aver discusso la questione in una riunione del Consiglio di Sicurezza della Repubblica, il Presidente Leonid Tibilov ha firmato il decreto corrispondente" riferiva il servizio stampa del presidente dell'Ossezia del Sud, che ha già riconosciuto la Repubblica popolare di Lugansk.
Gli Stati Uniti valutano l'espansione della cooperazione tecnico-militare con l'Ucraina per compensare le perdite militari subite da Kiev, tale cooperazione è stata discussa a Kiev tra il viceassistente del segretario di Stato per l'assistenza alla Sicurezza regionale Gregory Kausner e rappresentanti di Kiev, "gli aiuti proposti dagli USA comprendono un'ampia cooperazione tecnico-militare, assistenza e interazione nell'implementazione tecnico-militare in Ucraina e sui mercati di Paesi terzi. Un'altra opzione destinata all'industria della difesa ucraina è il posizionamento di ordini di riparazione occidentali presso società ucraine, a titolo di compensazione per la fine della cooperazione tecnico-militare con la Russia".
Alessandro Lattanzio,  sito Aurora

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