“Nella storia occidentale, la Reconquista spagnola è un importante punto di riferimento. La Spagna era stata dominata dall'islam, ma la Reconquista mise fine completamente (almeno in apparenza), al lungo periodo del dominio islamico, iniziato nel 711. Da un punto di vista cristiano, la Reconquista fu l'espulsione graduale, dall’XI e fino al XV secolo, degli infedeli musulmani dall'angolo sudoccidentale della Cristianità; in termini razziali, essa è stata letteralmente una guerra razziale contro i Mori, condotta da spagnoli, francesi e portoghesi, la cavalleria della Comunità bianca. In termini semplici, comprensibili a tutti, indipendentemente dall'appartenenza politica, è stata la fine di una dominazione straniera. La Spagna meridionale è stata sotto l'occupazione musulmana per quasi ottocento anni, con la caduta di Granada nel 1492, l'ultimo regno musulmano in Spagna, è stata completata la Reconquista. Sotto Ferdinando e Isabella, è iniziato il più brillante capitolo nella storia della Spagna. Tre secoli dopo il poeta tedesco-ebreo Heinrich Heine (1797-1856) avrebbe visto la Reconquista da una visuale ben diversa “Dalla torre (a Cordova) dove il muezzin chiamava alla preghiera, viene ora il suono malinconico delle campane cristiane. Sui gradini dove i fedeli (musulmani) recitavano le parole del Profeta, ora monaci tonsurati fanno sentire i loro tristi sproloqui.”
Per Heine la Spagna islamica-qui rappresentata da Cordova riconquistata (dagli Europei) nel 1236, era caduta”vittima di uno sporco tiro mancino della storia”e la Reconquista. lungi dall’essere stata un giusto trionfo europeo su un nemico alieno ed espansionista, aveva segnato un terribile disastro culturale. La Spagna che emerse da codesta sua affermazione nazionale sarebbe stata spiritualmente e culturalmente impoverita, ingozzata con le sterili cerimonie di uno stupido Cattolicesimo. In sintesi, la Spagna stava meglio sotto l’Islam. Aveva vinto la parte sbagliata. (2)
Per Heine la Spagna islamica-qui rappresentata da Cordova riconquistata (dagli Europei) nel 1236, era caduta”vittima di uno sporco tiro mancino della storia”e la Reconquista. lungi dall’essere stata un giusto trionfo europeo su un nemico alieno ed espansionista, aveva segnato un terribile disastro culturale. La Spagna che emerse da codesta sua affermazione nazionale sarebbe stata spiritualmente e culturalmente impoverita, ingozzata con le sterili cerimonie di uno stupido Cattolicesimo. In sintesi, la Spagna stava meglio sotto l’Islam. Aveva vinto la parte sbagliata. (2)
Le parole di Heine sono dal suo poema basato sulla sua commedia dallo stesso titolo. Esse vengono citate nell’introduzione di Martin Kramer a , una raccolta di saggi intorno al contributo ebraico alla ricerca europea sul mondo islamico. Il Kramar, curatore della raccolta, considera il lamento poetico di Heine sulla sconfitta islamica coma un esempio della “crescente .......... simpatia per l’Islam” dell’ebraismo europeo appare anche un’altra motivazione. Heine simpatizzava con gli invasori islamici dell’Europa perché non amava gli Europei. Il nemico del suo nemico era suo amico. La simpatia per l’Islam era in realtà ostilità verso l’Europa. Così alla conclusione di il protagonista musulmano del poema, benché sia stato battezzato come cristiano, (una formalità cui lo stesso Heine si sottomise nel 1825), nutre una crescente rabbia contro la famosa cattedrale di Cordova, che era stata una moschea nei giorni felici dell’occupazione islamica, e sogna di vedere codesta moschea sconsacrata crollare, come una vendetta, sui fedeli cristiani radunati al di sotto “Mentre il Dio cristiano urla e geme”.
Il Kramer un ebreo americano espatriato che lavora al Centro Moshe Dayan dell’università di Tel Aviv, concepì come una risposta ebraica all’opera del critico letterario palestinese Edward Said autore dell’influente libro (New York, Vintage, 1978), che si può ritenere il più distruttivo libro antioccidentale dell’ultimo mezzo secolo. L’obiettivo dell’attacco del Said era l’Orientalismo come disciplina accademica: lo studio dell’Oriente e delle sue varie culture e specialmente dell’Islam. Egli argomentava che gli studiosi occidentali avevano definito e caratterizzato l’Islam come “altro”ostile e culturalmente inferiore, ignorando le profonde interconnessioni tra Oriente e Occidente.- L’Orientalismo, espressione dell'arrogante eurocentrismo occidentale, aveva creato un’immagine distorta dell’Oriente come inferiore e aveva poi provveduto a giustificare e fomentare il colonialismo europeo sulla base di codesta opportunistica finzione da esso elaborata.
L’ “Orientalismo” scrisse il Said “fu in ultima analisi una visione politica della realtà la cui struttura promuoveva la differenzazione tra ciò che era familiare (l’Europa, l’Occidente, “noi”) e ciò che era estraneo (l’Oriente, l’Est, “loro”) e in una frase spesso citata egli sostenne che “ogni europeo, qualunque cosa potesse dire intorno all’Oriente, era di conseguenza un razzista, un imperialista, e totalmente etnocentrico.”( 43,68) l’del Said è diventato la bibbia di un Terzomondismo alla moda e il documento centrale degli studi post-coloniali, che egli contribuì molto a diffondere. Come risultato di codesta importante influenza il termine, che una volta indicava un’arcana disciplina specializza in linguaggi esoterici e bizzarre pratiche religiose, è diventato un potente insulto, quasi come “razzismo” E, similmente agli anti razzisti, l’anti Orientalismo del Said ci nega il diritto di vedere il mondo attraverso i nostri occhi, il diritto di vedere il mondo islamico come qualcosa di essenzialmente sostanzialmente diverso dall’Occidente negli aspetti che il tradizionale Orientalismo aveva enumerato. Se noi vediamo oggi le donne afgane avvolte nel burqa come segnali di una cultura estranea e primitiva, noi allora siamo colpevoli di un Orientalismo Eurocentrico, in quanto, in maniera immolare, ci attribuiamo il diritto di giudicare l’islamico con i nostri propri parametri.
Il Saif, sebbene sia stato a torto definito un antisemita per le sue critiche nei confronti di israle, ha evitato con cura di distinguere tra orientalisti ebrei e non ebrei: tutti erano europei e perciò tutti egualmente "razzisti” Il libro del Kramer è un tentativo di rimediare a questa mancanza. Gli orientalisti ebrei, spiega il Kramer, non erano affetti dai pregiudizi ................. da cui erano affetti i loro colleghi non ebrei. “L’opera degli orientalisti ebrei-liberali e marxisti, sionisti o assimilazionisti credenti o atei-rovesciarono la concezione secondo la quale l’Oriente e l’Occidente costituivano due poli l’uno opposto all’altro. Molti in Europa discutevano a quale dei due poli appartenessero gli ebrei, gli ebrei rispondevano che la questione non si poneva. Gli studi degli orientalisti ebrei sfidavano sempre la tendenza a interpretare l’Islam o il giudaismo come oggetti a parte e loro messaggio era sempre uniforme: la storia del mondo islamico (come quella del giudaismo) poteva venire sottoposta agli stessi criteri di quella europea; la civilizzazione europea si basava anche su fondamenta islamiche (ed ebraiche); l’Islam (al pari del giudaismo) non era qualcosa di anacronistico, ma è sottoposto a costanti adattamenti, e si sarebbe adattato anche alla modernità europea.Gli ebrei raccomandavano il rispetto da parte degli europei per i popoli portatori di culture di origine extra europea, ciò appunto perché essi stessi erano il più vulnerabile di codesti popoli, poiché risiedevano proprio nel centro dell’Europa”.Gli ebrei, in altre parole, erano de facto contrari a tal tipo di molto prima che Edwyuard Said lanciasse il suo attacco contro l’orientalismo eurocentrico.
Tutti ciò suonerà familiare ai lettori dell’opera di Kevin MacDonald (3), che documenta come studi di fonte ebraica che si presentavano come “neutrali”in realtà fossero al servizio di un’occulta agenda razziale. Gli studiosi ebrei scrissero con simpatia sull’Islam allo scopo di attaccare indirettamente l’Europa. Mentre dichiaravano di attenersi a un’oggettività disinteressata essi miravano a smantellare quelle categorie che aiutavano gli Europei ad autodefinirsi, e mettendo in dubbio certe generalizzazioni riguardo ai musulmani essi speravano di impedire analoghe generalizzazioni sugli ebrei. Il bersaglio principale era la fiduciosa fede degli Europei nella propria superiorità culturale, e, dato che l’Europa cristiana si autodefiniva nel contrasto con l’Islam, essi avrebbero attaccato l’Europa esaltando suo oppositore (l’Islam) e mettendo in dubbio le linee di confine tra l’Est e l’Ovest e tra Islam e Cristianità che formavano parte di quella auto rappresentazione dell’Europa per essi insopportabile. Possiamo pensare intorno a tutto questo, tenendo presente anche l’odio sublimato dell’Heine, come di una sorta di aggressione che si esprime attraverso un calcolato rendere in offensivo l’Islam, con lo scopo di minare l’identità europea ed eliminare i suoi sospetti nei riguardi dell’Islam stesso, un tempo visto come estraneo. Come Heinrich Heine poneva la sua aggressività razziale nei pensieri di mussulmano fittizio Almansor ben Abdullah, così gli studiosi ebrei dissimulavano la loro animosità verso l’Europa nelle loro dotte pagine piene di simpatia verso l’Islam.
Il Kramer mostra del coraggio nel valutare gli effetti della sovversione culturale da lui operata: “Il rispetto verso l’Islam che gli ebrei hanno fatto tanto per diffondere non solo è rimasto in Europa ma servì come base per la tolleranza europea verso i musulmani dopo la guerra. Le sinagoghe fatte a somiglianza delle moschee erette dalle comunità ebraiche nel secolo decimo nono prepararono l’Europa ad accettare le vere moschee che le comunità islamiche vennero a erigere in tutto il continente nel ventesimo.” Bernard Lewis, il più noto dei moderni orientalisti ebrei, recentemente profetizzò sulle pagine del che “l’Europa sarà islamica entro la fine del secolo”; e di questa catastrofe demografica il Kramer rivendica il merito agli studiosi islamofili ebrei. Ciò può essere senz’altro un “onore” troppo grande per ammuffiti tomi di semi dimenticati orientalisti ebrei, ma la promozione ebraica dell’Islam, almeno, fornisce una seppur parziale spiegazione del massiccio venir meno della volontà di sopravvivenza degli Europei che ha permesso la crescente invasione islamica che ancora una volta muove all’assalto del nostro continente, questa volta senza incontrare (almeno fino ad ora) qualsiasi significativa resistenza (4). E non vi può essere dubbio che la vecchia visione occidentale dell’Islam come qualche cosa di alieno e ostile, una reazione ragionevole alla lunga storia delle invasioni musulmane, è stata quasi interamente sradicata. Quando la NATO decise di aiutare i terroristi musulmani nel Kosovo bombardando i Serbi a Belgrado, questa decisione, nominalmente occidentale, fu un chiaro segnale del venir meno di un’antica auto rappresentazione culturale. Ogni considerazione sul fatto che i Serbi sono europei e i Musulmani alieni ed estranei era svanita, anche di questo, se la tesi del Kramer è giusta, potremmo rimproverare gli ebrei.
Il presidente francese Jacques Chirac ha parlato di “un’Europa le cui radici sono tanto Musulmane quanto Cristiane”. Codesta idea è alquanto bizzarra, e gli studiosi della vecchia scuola hanno concettualizzato la storia nazionale francese in termini esattamente contrari. La Francia venne salvata dall’invasione islamica che aveva travolto la Spagna dalla vittoria di Carlo Martello alla battaglia di Poitiers; la Francia poté diventare francese solo perché aveva in primo luogo sconfitto l’Islam. Le idee, al pari dei popoli, hanno una loro genealogia, e noi possiamo essere certi che la fantasiosa idea di Jacques Chirac sulle radici islamiche dell’Europa non può certo essere fatta risalire alle posizioni degli Orientalisti Eurocentrici. E’ un’idea sovversiva ebraica che si è aperta la sua strada nelle menti ordinaria di un politicante, al pari del diffuso mito della tolleranza religiosa musulmana....un’ idea che George Bush ama ricordare in molte delle sue omelie sull’Islam come “ religione dalla pace” ...idea che (secondo Bernard Lewis venne “inventata da ebrei nell’Europa del secolo XIX come un biasimo nei confronti dei Cristiani...”.Entrambe codeste idee sono false, ma, a suo tempo, fu utile agli ebrei farle circolare.
Dobbiamo prendere nota dell’ambiente filo-semitico in cui gli ebrei potevano agire per minare l’auto comprensione culturale degli Europei. Tra gli orientalisti gentili che sul piano numerico, dominarono codesta disciplina nel secolo XIX, il più eminente difensore della Razza Bianca fu il brillante Ernest Renan (1823-92), il quale credeva però che gli ebrei fossero europei il che dimostra quanto, in realtà, fosse ben poco razzista. Gli studiosi ebrei, scriveva il Kramar-.non dovevano venire visti come rappresentanti del semitismo, ma come europei, che potevano partecipare su di un piano di eguaglianza intellettuale, alla scoperta europea dell’Islam.”
Il sovversivo, islamofilo Orientalismo degli studiosi ebrei fiorì in ambienti accademici caratterizzati da un basso livello di antisemitismo, ma chiaramente codesta tolleranza razziale (da parte degli Europei) non riuscì a legare veramente codesti ebrei all’Occidente. Nella storia degli studi accademici, nota il Kramer la tolleranza (degli Europei), non venne ricambiata (da parte degli ebrei) con gratitudine e lealtà sul piano culturale, essa, semplicemente, fornì agli ebrei una posizione sicura da cui perseguire i propri interessi razziali e lanciare i loro attacchi all’Europa, Una mancanza di antisemitismo sfocia sempre in un aperto invito a un cento comportamento da parte degli ebrei, poiché li libera dal pericolo che vengano indagate le motivazioni di certi loro atteggiamenti
Lo stesso Kramer non sembra, poi, essere un islamofilo particolarmente tollerante e sembra non nutrire molta di quella “....rinnovata.... simpatia per l’Islam”che egli stesso ha lodato Si tratta, in effetti, di un neoconservatore antimusulmano, e al pari di tutti i neoconservatori egli auspica una posizione “ dura”degli USA nei confronti del mondo islamico, incluso il bombardamento delle città irakene e la distruzione (“democratizzazione”) delle nazioni islamiche avverse al sionismo, il tutto, naturalmente a vantaggio di israele. Altrove ebbe a scrivere:”Nel momento in cui il legame dell’America nei confronti di isreale apparisse diminuito agli occhi degli Arabi, la regione sarebbe destinata a sprofondare nella guerra. Il Kramer loda i tolleranti orientalisti ebrei del passato perché essi sono ormai da tempo nella tomba, ma non ha alcuna intenzione di seguire il loro esempio. Nella loro occulta guerra razziale contro la civilizzazione occidentale, nel passato, gli ebrei ebbero i loro benefici dal presentare come innocuo l’islam e nel rendere familiare ciò che prima appariva estraneo, ma oggi il mantenere il vecchio modello dell’orientalismo di matrice ebraica non porterebbe vantaggi.
I Musulmani odiano l’Occidente, ma odiano ancora di più gli ebrei e il sionismo. La recente scoperta da parte degli ebrei del profondo e apparentemente inestirpabile antisemitismo islamico ha convinto ebrei di orientamento neo conservatore come Martin Kramer che ai nostri giorni ogni accresciuta simpatia per l’Islam”sarebbe un pericoloso errore. Il Kramer può vantare il fatto che, secondo la sua opinione, gli studi degli orientalisti di origine ebraica aiutarono a far migrare, di nuovo, milioni di violenti islamici in Europa, ma egli è conscio che oggi i Musulmani sono un formidabile nemico per gli ebrei e della entità sionista, e così egli e i suoi compari neoconservatori hanno assunto un nuovo ruolo di predicatori dell’ opposizione all’Islam e di vigilanti difensori dell’Occidente: un Occidente il cui centro di gravità si trova a Tel Aviv.”
IRMIN VINSON
(Traduzione di Alfonso De Filippi)
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