sabato 22 luglio 2023

La distruzione delle risorse del pianeta non aiuta l'ecologia...

 


Da quando il conflitto russo-ucraino è passato di livello nel febbraio 2022 abbiamo visto bruciare quotidianamente, oltre a case e persone, enormi depositi di combustibili e di esplosivi. Questo è quello che in effetti accade in quelle grandi fornaci di distruzione che sono le guerre moderne, di cui risulta che ve ne siano silenziosamente in corso una cinquantina sul pianeta, di cui oltre 20 ad alta intensità.

Ogni giorno vedo partire dai condomini in centro, destinazione inceneritori, vagonate di imballaggi policromi, la cui prima se non unica funzione è differenziare i prodotti per fini di smaltimento.

Da decenni quando un qualunque elettrodomestico, un mezzo motorizzato, un computer, ecc. si guasta veniamo messi di fronte a due sole opzioni: o se ne sostituisce in blocco una parte o si sostituisce in blocco l'intero oggetto. Le riparazioni sono state abolite dal novero delle opzioni economicamente proficue e dunque non si ripara più niente.

Cosa c'entrano l'uno con l'altro questi tre casi?

Si tratta di tre aree di spreco colossale, di produzione massiva di emissioni di ogni genere, per lo più altamente tossiche (e tra esse sicuramente anche la CO2).

Ora, a me di stabilire in punta di scienza chi ha ragione e chi ha torto (o quanta ragione e quanto torto) intorno alla diatriba sul climate change non interessa davvero nulla.

Non mi interessa non per irresponsabilità, ma perché so che concentrare la discussione su un singolo punto (e di solito il più opaco e di difficile accertamento) è solo un modo per buttarla in caciara. E buttarla in caciara è la specialità degli "organi di informazione massimamente accreditati" e dei loro padroni, trattandosi di un gioco in cui non ne va mai della verità ma della potenza di fuoco nel mondo delle chiacchiere (che governano).

Personalmente credo che una strategia di riduzione delle emissioni (di tutte le emissioni) sia ecologicamente raccomandabile, e credo anche che su un argomento del genere pochi sarebbero in disaccordo.

Il punto essenziale è però: facendo cosa?

Il gioco consueto di manipolazione dell'opinione pubblica consta di due semplici passaggi:

1) creare il massimo della divisione polarizzata e dello stato di ansia, per poi

2) far passare come urgenza inderogabile, senza dibattito, la qualunque, su cui casualmente i soliti noti riescono a fare la cresta.

Ecco, invece ciò che bisogna chiedere è di fermare le bocce, dismettere il panico, stemperare gli allarmi tanto al chilo, e chiedere di cominciar a fare quelle cose semplici ed evidentemente utili a tutti, su cui non ci sarebbe bisogno di creare nessuna crociata.

Volete ridurre le emissioni di sottoprodotti di scarto?

Mi pare un'idea condivisibile.

Possiamo cominciare con il prendere maledettamente sul serio tutti i conflitti armati, smettere di fomentarli, smettere di alimentare un'industria degli armamenti sconcia e ciclopica, ricercare continuamente e testardamente la mediazione (incidentalmente per quanto ci riguarda, lo vorrebbe anche la nostra costituzione). L'industria delle armi è per definizione un'industria dello spreco e della distruzione, un immenso falò che può andare avanti indefinitamente perché ha come fine non la costruzione di qualcosa ma la distruzione. Gran parte dei conflitti nel mondo sono sospinti e alimentati, magari con la mediazione politica, da apparati di produzione militare dotati di budget stratosferici (USA in testa); e questa non è una teoria del complotto, ma una semplice conoscenza delle dinamiche della storia recente.

Volete davvero lavorare per il bene dell'umanità, e incidentalmente, di passaggio, anche ridurre un sacco di emissioni nocive?

Bene, lavorate alacremente per la pace, per la mediazione, per il compromesso. Forse non vi ringrazierà Greta, schierata con Zelenski sul "vittoria o morte", ma vi ringrazieranno le famiglie di chi vedrà i figli tornare a casa, vi ringrazierà chi dovrà abitare dopo in terre devastate dalla guerra (anche ambientalmente devastate), e buoni ultimi, vi ringrazieranno anche quelli che si occupano di emissioni nocive (se lo fanno in buona fede).

Volete essere ancora più seri e radicali?

Bene, fate passare delle leggi tassative che obblighino a vendere senza imballaggio tutti i prodotti che è possibile vendere sciolti, a sopprimere tutte le componenti di imballaggio di significato puramente decorativo o pubblicitario, e a ridurre i materiali utilizzabili a un ristretto numero di materiali integralmente e rigorosamente riciclabili. Verrà così meno un'ampia componente di produzione che nasce semplicemente per essere poi buttata.

Certo, sarà una bella botta per l'industria del marketing, ma il giovamento per l'ambiente a tutti i livelli (che si parli in inceneritori o di discariche) sarà enorme. E sì, anche le fatidiche emissioni di anidride carbonica verranno ridotte, tanto a monte nel non produrre cose inutile, quanto a valle, nel non doverle bruciare o seppellire.

Volete essere ancora più seri e radicali?

Fate passare leggi per cui ogni prodotto tecnologico debba tassativamente essere riparabile. Un computer, un'automobile, una lavatrice devono nascere con caratteristiche per poter durare trent'anni, predisponendo forme per aggiornare le componenti che possono richiedere aggiornamento. Si genererà incidentalmente un settore sociale di persone che si specializzeranno nella riparazione, creando nuovi mestieri.

Tra le implicazioni positive incidentali ci sarà anche l'induzione di un diverso atteggiamento nei confronti della tecnologia, non più vissuta come un qualcosa di opaco ed estraneo, nelle mani di personaggi occulti e remoti cui ci dobbiamo affidare, ma come qualcosa di conoscibile e dominabile. Questa semplice iniziativa raffredderebbe enormemente gli sprechi sia nella fase di costruzione che in quella di smaltimento.

Se poi proprio vogliamo continuare con questo passo baldanzoso, possiamo passare alla soppressione sistematica di tutti i mezzi tecnologici di lusso ad altissimo consumo: possiamo eliminare gli yacht, i jet privati, ecc. ecc.

Ecco, se invece, volete continuare a spiegarci che una campagna di rottamazione continua di tutto è straordinariamente ecologica, che devastazioni ambientali per costruire megabatterie sono un contributo "green", che una rinnovata corsa agli armamenti è nell'interesse dell'umanità, che la competizione massima per incrementare produzione e produttività è il nostro unico dio, che è tutta colpa del mio barbecue, e volete continuare a farlo spostandovi - da autentici cosmopoliti -con il jet privato da una capitale all'altra, ebbene sappiate che il gioco non passerà.

E non vi basterà far strillare al "negazionismo" i vostri lacchè sui giornali.

Andrea Zhok





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