Non per nulla è in Inghilterra, dove George Soros ha condotto il suo primo assalto a una moneta nazionale, demolendola e facendoci una montagna di miliardi, che si è messa all’opera una delle sue creature più recenti. Quell’Extinction Rebellion, con nel logo la clessidra a segnare la fine del mondo, che, bloccando Londra, lì ha fatto il botto più grosso, mutuando, con gli scontri duri e i droni a sabotare addirittura gli aeroporti, i metodi dei fratelli di Hong Kong. Nel grafico, Soros (Open Society) e “ribelli” vari a sostegno di XR. Tutti anitifascisti, antirazzisti, antipopulisti e antisovranisti. Tutti zitti su liberalismo, imperialismo e guerre.
Il fondatore di XR, Roger Hallam, colloca il suo movimento nella tradizione di Ghandi e Luther King. Però calcola la rivoluzione, le sue vittime, i suoi arrestati, con un algoritmo. In un convegno dell’affine “Amnesty International”, ha proclamato, con toni che ci fanno capire da dove viene il linguaggio delle sardine: ”Costringeremo il governo ad agire. E se non lo farà, lo abbatteremo e creeremo una democrazia adatta allo scopo. E, sì, alcuni potrebbero morire nel processo”. In un video Hallam raccomanda di farsi dare “i soldi dai capitalisti, che abbiamo riempito di ansia per il cambiamento climatico”. E dunque chi trovi, ansioso o no, tra i bancomat di XR? Oltre Soros, con Bill Gates e Ted Turner nella Global Business Association (una specie di Confindustria mondiale), la catena di abbigliamento C&A, una serie di Fondi d’Investimento che fioriscono sui derivati, la famiglia Kennedy, la famiglia Buffett, la famiglia Rockefeller, il neocandidato miliardario Bloomberg, tanti altri. Insomma XR è il pupetto nato dall’impegno della necrocratica créme de la crème imperialcapitalista mondiale.
Gli attivisti di XR sono quasi tutti volontari…pagati. Fino a 450 euro la settimana. Si riempie un modulo in cui si illustrano i propri bisogni vitali e si chiede il VLE, Volunteer Living Expense che dà diritto al “rimborso”. Non stupisce che le piazze di XR siano affollate. Del resto, chi ci salva dall’estinzione non merita questo modesto guiderdone?
Quando Hallam, un agricoltore biologico e ricercatore presso il King’s College, fondò XR nel 2018, insieme a Gail Bradbrook, altra ricercatrice convinta alla causa, scoperta facendosi di LSD in Costarica, alla comitiva si aggiunse una vasta schiera di studiosi, soprattutto psicologi e psichiatri, quanto occorre per trasformare una preoccupazione in isteria collettiva.
C’era anche Antony St.John, XXII barone St.John of Bletso, uno dei novantadue membri ereditari della Camera dei Lord, presidente del consiglio di amministrazione della banca commerciale Strand Hanson e direttore esecutivo di un lungo elenco di società minerarie, informatiche, telematiche, energetiche e finanziarie, sia in Sud Africa sia in Europa. Quelle che fanno tanto bene al clima. Nella Camera dei Lord è membro della Commissione Esecutiva del gruppo parlamentare sull’Africa. Come tale, grande sponsor delle migrazioni. Il cerchio si chiude. E chiudo anch’io.
RispondiEliminaCommento di P.P.:
"... "Extinction Rebellion" per ora non mi sembra un movimento di massa preoccupante ma solo un supporto per campagne mediatiche canagliesche (quelle molto più preoccupanti). Riconosco la "mano perversa" che dirige questi movimenti "ecologisti". Ad esempio ho scritto non molto tempo fa su Sinistrainrete che "il fenomeno Greta è un prodotto progettato e impacchettato a freddo [...] utilizzato da alcuni settori delle élite". E poi, ribadisco, quella era l'occasione per parlare non delle campagne "ecologiste" eterodirette ma di un'altra cosa..."