venerdì 7 gennaio 2022

Mario Draghi sul Colle più alto? - "Ce lo chiede l'Europa!"

 


Non ho mai nascosto la mia totale sfiducia verso Mario Draghi, anche quando da destra e da sinistra si levavano i peana che glorificavano il nuovo “uomo della Provvidenza” scelto da Mattarella per “salvare” l’Italia. 

Non nego, quindi, di accogliere adesso con un pizzico di soddisfazione il comparire di qualche piccola crepa nel muro dell’unanimismo filodraghiano. Colpa, forse, degli errori commessi nella gestione della campagna antipandemica, della sopravvalutazione di una supposta “immunitá” da vaccino, dell’appiattimento completo sul furore rigorista della fazione  "democratica" (chiusure, quarantene, greenpass quattro volte al giorno, prima e dopo i pasti).

Colpa di tutto questo – dicevo – ma probabilmente anche di altro. Forse é pure il cominciare a palesarsi del profilo autentico del personaggio, quello di un grosso banchiere di scuola anglosassone, in linea perfetta con il sentire dei “mercati” e con i desiderata dell’alta finanza internazionale: immigrazione massiccia, privatizzazione di quel poco di “pubblico” che é rimasto, riforme “strutturali” (a cominciare da quella infame del sistema pensionistico), adesione ad una “transizione ecologica” che massacrerá la nostra economia (ne abbiamo appena cominciato a vedere gli effetti sul costo delle bollette), integrazione crescente nelle strutture dell’Unione Europea con tutto ció che questo comporta (non per caso si risente parlare del MES), obbedienza cieca alla NATO e alla sua insensata crociata anti-Russia che ci sta portando ad un pelo da una nuova guerra in Europa, e tanto altro ancora.

Draghi rappresenta tutto questo – é la mia personalissima opinione eretica – anche se tutto questo non appare ancóra chiaramente all’uomo della strada. Fino a questo momento, a prevalere é ancóra la sua immagine positiva, quella costruita dai grandi mezzi d’informazione ed accettata acriticamente da quasi tutte le forze politiche. Una immagine che sembra fatta apposta per rasserenare una certa opinione pubblica qualunquista, perennemente in attesa del sospirato “uomo del balcone” (come diceva Roberto Gervaso, con riferimento al balcone di Palazzo Venezia). Frutto, anche questo, del qualunquismo per eccellenza, l’anti-politica. Se il popolo sempliciotto viene convinto che i politici siano tutti dei mangiapane a ufo, pagati profumatamente solo per scaldare la sedia, allora é logico che si sia propensi a delegare tutto ad un “tecnico” estraneo alla politica partitica, a maggior ragione se si tratti di un elemento che abbia fama di bravo e capace. Aggiungeteci qualche dettaglio che possa eccitare la fantasia dei piú sprovveduti (per esempio, l’aumento del PIL in rapporto ad un anno sotto zero come il 2020), e il gioco é fatto. Eccoci al salvatore dell’economia, al trionfatore della terza dose, al duce-sei-tutti-noi.

Tutto ció – si diceva – non é ancora percepito appieno da un’opinione pubblica smarrita, frastornata, stretta fra il terrore del virus e l’angoscia per una situazione economica sull’orlo del collasso. Un’opinione pubblica che é stata convinta da giornali e tv che l’áncora di salvezza sia l’Unione Europea, che a tirarci fuori dai guai possano essere “i soldi dell’Europa”, che finanche ci si debba rassegnare a subíre il massacro sociale delle infami “riforme strutturali” e delle “transizioni” prosciuga-risorse.

Quando si romperá il giocattolo? Quando sará chiaro che l’Unione Europea non fa i nostri interessi, che “i soldi dell’Europa” sono in parte soldi nostri e in parte soldi che dovremo restituire cari e amari, e che saremo chiamati a svenarci oltre ogni limite per pagare i costi di riforme e transizioni che non ci recheranno alcun concreto vantaggio.

Orbene, quando si romperá questo giocattolo (e secondo me si romperá presto) crollerá anche l’immagine di colui che l’opinione pubblica percepisce come l’interfaccia tra l’Italia e l’Unione Europea, come il dispensatore dei “soldi dell’Europa” ed il garante che questi vengano “spesi bene”.

Ecco perché Sir Drake – che non é uno sprovveduto – si guarda bene dal creare quel “partito di Draghi” che torme di “moderati” in cerca di un tetto invocano come un dono dal cielo. Perché l’uomo della provvidenza mattarelliana sa bene che un tale partito farebbe la fine della non rimpianta “Scelta Civica con Monti per l’Italia”, mortificata da un elettorato furioso per la Legge Fornero e per un rigorismo fiscale da Torquemada.

Meglio, molto meglio – per lui – piazzarsi sul Colle Piú Alto e, da lí, controllare che i governi che verranno non abbandonino la strada maestra delle “riforme che l’Europa ci chiede”. Questo – naturalmente – se i partiti del centro-destra saranno talmente sciocchi da non sbarrargli la strada per il Quirinale.

Michele Rallo 





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