lunedì 21 febbraio 2011

Bioregionalismo ed Ecologia Profonda - Per la tutela e conservazione del Bosco di Fogliano e delle Grotte di San Famiano a Faleria (Viterbo)



"Meglio un drappello di combattenti che un battaglione di fuggiaschi.." (Saul Arpino)


Resoconto della visita conoscitiva compiuta da un gruppetto di volenterosi il 20 febbraio 2011.

E’ indispensabile per tutti una crescita della sensibilità ai problemi della tutela naturalistica, stimolando, dove possibile, gli assenti amministratori e i mezzi d’informazione a disposizione. Questa crescita dovrà avere chiare conseguenze anche sulla politica che dovrà, sempre e comunque, partire dal presupposto che le basi vitali naturali dei boschi non andranno MAI danneggiate, bensì utilizzate con attenzione, e dovrà intervenire (invece di speculare e sfruttare per primo) con determinazione e autorevolmente ove questi presupposti verranno minimamente a mancare, posto che una corretta gestione, per sua natura, deve prestare ovunque il massimo delle attenzioni a tutto ciò che il bosco significa e racchiude.

Il nostro patrimonio boschivo, insieme ai preziosi monumenti storici in esso contenuti quali le grotte di S Famiano e i due castelli abbandonati, dovrebbero diventare uno dei fiori all'occhiello di Faleria e occorrerà essere pronti ad investirci e curarli affinché anche i nostri nipoti potranno beneficiarne.
Serve un'informazione semplice, comprensibile, corretta e con basi naturali di buon senso, cercando di avere sempre qualcosa di interessante, costruttivo e stimolante da dire sul bosco, facendolo conoscere ed amare per le sue svariate utilità, per la sua magnificenza, per le cose grandi che racchiude. Ma anche per quelle “piccole”, altrettanto importanti e che vengono quasi sempre inavvertite e trascurate e che pur partecipano a pieno titolo a fare del bosco un’espressione straordinaria e irripetibile della natura. Chissà che riuscendo a parlare nel modo giusto (sarà che noi non ci riusciamo?) non si riesca ad innescare un “circolo virtuoso contagioso”? A trarne vantaggio sarebbe il bosco, e con esso la natura e quindi l'uomo.

Stralcio del discorso che avrei voluto leggere ai nostri misteriosi e possibili candidati alle prossime elezioni, durante la visita alle grotte. Un po’ sconnesso e ripetitivo, ma con l’intento e azzardo deciso di riuscire a smuovere qualche “corda sensibile”.

La maggioranza dei boschi faleriani purtroppo sono ambienti già degradati, ma non irrimediabilmente persi, tutt’altro. Nei nostri boschi le essenze arboree raramente riescono a superare il livello del sottobosco o si presentano in formazioni fortemente diradate con ampie radure occupate dai rovi ed altre piante infestanti, dove il taglio periodico impoverisce sistematicamente la biodiversità favorendo lo sviluppo delle piante più forti e a crescita rapida, penalizzando, fino a far scomparire, altre specie più delicate e rare.

Vi è quindi una disastrosa semplificazione degli ecosistemi forestali con la diminuzione della bio-diversità. Quindi inaridimento (tendono a scomparire le specie con bassa capacità pollonifera ed a crescita lenta a vantaggio delle piante infestanti, ossia viene impoverita la struttura del bosco. Un esempio palese lo vediamo con la drastica diminuzione dei funghi)
Il taglio del bosco inoltre porta a radicali e frequenti cambiamenti sul valore turistico-paesaggistico, ricreativo, venatorio, culturale e scientifico.
Vi è una minore efficienza nella protezione del suolo con accresciuti rischi di dissesti idrogeologici e incendi.

Maggiore squilibrio ecologico sulla regolazione dei flussi termici che arrivano sulla terra dal sole (riduzione quantitativa della radiazione efficace e ridefinizione qualitativa della radiazione che raggiunge il suolo)
L’inquinamento acustico e ambientale durante i tagli.
Il periodico allontanamento della fauna locale e distruzione microfauna (uso di mezzi meccanici invasivi). Il tutto per una produzione legnosa di scarso valore (esclusivamente legna da ardere)

Nessuno ci vieta di sentirci legittimati ad osservare, considerare, informarsi e a domandare le ragioni pratiche ecologiche e finanche tecniche di determinati interventi che, ad un’analisi pratica, non riescono a spiegare le motivazioni del proprio operato se non in un’ottica di puro sfruttamento indiscriminato dell’estrazione della legna.

Queste motivazioni si scontrano palesemente col buon senso comune, con l’intuito e sensibilità della natura di ognuno di noi, e in ultima analisi e sul lato pratico, sono incongruenti con le stesse leggi dell’uomo, dello Stato, che impongono la protezione di diverse specie sia vegetali che animali da una parte, ma che poi all’atto concreto del taglio permettono, o diciamo… tollerano, la distruzione delle stesse (ricordiamo che durante il taglio vengono usati macchinari fortemente invasivi, quali trattori a cingoli, escavatori, ecc.. che affiancati al taglio degli alberi eseguiti con potenti motoseghe, distruggono, oltre al bosco, tutta la flora, la fauna e micro fauna del sottobosco).

Mandare al taglio “scientifico” un bosco così bello, come comunemente si fa da noi, diffondendo oltretutto l’idea menzognera che detto taglio possa essere benefico, se non addirittura indispensabile per la sopravvivenza del bosco stesso, è quanto di più misero si possa fare. Giustificare un puro sfruttamento economico, qual è il taglio, adducendo detti motivi, o cercando astruse speculazioni scientifiche o pesudo-scientifiche, è un atto vile e abietto che non tiene assolutamente conto invece dell’evidente superiorità della Natura verso l’uomo e degli evidenti handicap enunciati, che detto taglio lascia dietro di sé.
Il bosco non è un oggetto da sfruttare, ma un degno, fiero e splendido soggetto portatore di diritti, che ha quindi grande e inestimabile valore in sé.
Constatiamo che i boschi sono arrivati fino a noi ed esistono assai prima della venuta dell’uomo sulla terra e quanto più sono stati lasciati a loro stessi, più hanno espresso da sempre con la loro integrità, la loro maestosità e bellezza. La ridicola presunzione dell’uomo di pensare di potere fare meglio della natura, e questo vale anche in tanti altri ambiti, è quanto di più stupido ci possa essere. Più l’essere umano si alienerà dalla natura e più sarà intensa la sua sofferenza. Non si risolveranno mai i problemi se non si affronteranno prima quelli ambientali, in affermazione di una nuova etica di solidarietà tra uomini e natura, di cui oggi tanto si parla ma che poi non se ne apprezzano affatto i risultati, almeno non qui da noi!

Il bosco ispira un senso di partecipazione, di profonda e reciproca riconoscenza, di ringraziamento e debito, di amore e mutua protezione.
Chiediamo ai nostri futuri amministratori di rimboccarsi, anzi rimboscarsi le maniche nel salvaguardare e difendere la continua presenza del bosco, con tutti i suoi valori; mediante una gestione sensibile e qualificata che non comporti distruzione, né sfruttamento, né abuso, né speculazione e che si configuri come coltivazione e cura di questa risorsa, armonizzando le esigenze della natura con quelle dell'uomo. Opponiamoci all'impoverimento ambientale derivante dal consumo del territorio chiedendo di istituire l'area e il livello di tutela della stessa; proteggiamo, rispettiamo, valorizziamo queste aree e recuperiamole dove degradate insieme agli edifici presenti legati alla storia e all'economia del nostro passato, affinché siano organici all’area.

Finiamola di una buona volta con le ridicole giustificazioni dei cosiddetti esperti che vogliono trovare a tutti i costi i loro motivi per mandare al taglio i boschi. Ricordiamo che una scienza separata dall’etica non è scienza. La risposta universale a qualsiasi quesito pone innanzi la Natura (con la N maiuscola).
Il sapere scientifico mai potrà prescindere dal penetrare nella profondità, nel divenire perpetuo dell’animo umano, della poesia, dell’arte, del sapere umanistico. L’incanto, la bellezza e le maggiori capacità dell’uomo, rispetto ad altri esseri che ci circondano, dovrebbero partire proprio da qui!

Ci piace pensare infine, che sarà la collettività a godere di questo bene, adeguatamente mantenuto e tutelato, con l’intento di migliorare la qualità della nostra vita. Sembra un’utopia?

Beh, così sarà finché sussisterà chi avrà la licenza di degradare, distruggere e sfruttare indiscriminatamente, il nostro rimarrà sempre un sogno che cozzerà con la realtà. Una squallida realtà. Eppure sarebbe un sogno di civiltà, un traguardo entusiasmante e facilmente alla portata di tutti.

Armando Marchesini

PS questo é il bel commento scritto e postato da Sergio Cecchini sul sito di faleria.info: vale veramente la pena di leggerlo!

La luce che filtrava tra le nuvole del mattino ha accompagnato il sensibile gruppo partito per la visita alla Grotta.
Il passo scelto per la discesa alle forre anticipa con grande personalità quello che attende i frequentatori di questi luoghi, un sentiero evidente, una leggera discesa che progredisce in pendenza sino al culmine nei gradini in tufo per agevolarne il passaggio.

Piegando sotto le rupi tufacee appare subito il bosco in tutto il suo splendore, querce, lecci, bagolari, aceri e carpini, i più frequenti abitanti sotto cui vive il sottobosco di pungitopo, anemoni, ciclamini, ma anche muschi, alghe e licheni, veramente un organismo, il bosco, vivente, pulsante.
Il passaggio sotto la rupe è sicuramente il più spettacolare, ampie zone di massi distaccati e staccati dal resto della formazione tufacea, crolli recenti e meno, visibili al passaggio, alcuni di essi ostruiscono e rendono comunque il luogo ancor più misterioso e magico.

Le fasce geologiche, di una formazione che pian piano si trasforma in tufo, si stagliano verso l'alto, massicce, compatte, di un colore che man mano assume il rosso mattone.

Gli animali con il loro passaggio 'intonacano' quasi le parti basse delle rupi, scavano sotto di esse le tane per ripararsi dalle intemperie e dalla notte, zone ampie particolarmente asciutte, il terriccio formatosi, trasformato dal passaggio in polvere.

Il sentiero è straordinariamente unico vale la pena percorrerlo al mattino, quando il sole, nato ad est, lo scalda.
Abbiamo istituito e lasciato in Grotta un quaderno 'Il libro di Grotta' su cui ogni vagabondo del bosco potrà annotare le sue sensazioni, pensieri o semplici riflessioni che non fanno fatica a nascere dalla visita in questo luogo.
Le grotte si presentano semi nascoste dall'edera che copre è vero ma che protegge alla vista questa opera comunque umana che, ora, si inserisce armonicamente in questo ambiente.

Una visita questa che ha rievocato ricordi di gioventù, suscitato personali interrogativi sulla sorte di questo monumento ambientale, ammirazione per chi non le aveva mai vedute, al loro cospetto non possiamo restare muti.
Un pensiero va a Pippo Giacobino, attivo frequentatore dei nostri boschi, la sua presenza resterà sempre viva in questi luoghi.
La grotta, si raggiunge agevolmente e con tutta tranquillità, in un ora e mezza, è meglio seguire il sentiero con prudenza, meglio allontanandosi dalla rupe e scendendo verso il fosso che scorre nella base della forra, per il ritorno si segue a ritroso il sentiero di andata.

Siamo sempre disponibili ad accompagnare quanti volessero visitare le grotte, in tal caso: Armando - Marco 335 1882262 - Sergio 347 4426711.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.