domenica 31 ottobre 2010

Leonardo Facco: "Umberto Magno, imperatore della Padania"

LA SCHEDA

Lo chiamavano Barnard, come il famoso cardiochirurgo, perché, per stupire su un'olandesina, se ne andava dal campeggio indossando il camice, facendosi passare per un medico che doveva far pratica all'ospedale di Varese.

Molti anni dopo, avrebbe stupito addirittura i dittatori, addormentandosi sulla sedia mentre, in un privatissimo incontro, Milosevic gli raccontava infuriato dei bombardamenti americani. E' l'incredibile storia di Umberto Bossi, capo assoluto della Lega Nord, raccontata da un intellettuale che per quindici anni ha creduto nelle battaglie del Senatur, seguendo passo dopo passo un fallimento dietro l'altro, scoprendo bugie a ripetizione, fino a rendersi conto che la Lega altro non è che un'azienda rigorosamente a disposizione del proprio leader.

Attraverso documenti esclusivi - dove spuntano misteriose buste paga e innumerevoli carte scomparse- , e testimonianze agghiaccianti, si scoprono così le verità sui diversi crac finanziari del partito, dalla Credieuronord al villaggio turistico in Croazia; dalle improbabili avventure editoriali alle truffe ai leghisti emiliani; fino alla grottesca vicenda delle Coop padane, tutte prese, nella mesta chiusura, a sbarazzarsi nientemeno che di 24 milioni di confezioni di profumo invendibile: perché marchiato indelebilmente col simbolo del Sole delle Alpi. Una storia tragicomica in cui emerge a pieno che il partito che urla "Roma Ladrona" e che inneggiava alla secessione, altro non è che il più lottizzato e clientelare dei movimenti politici, fedele a pratiche nepotistiche e a caccia di poltrone come nessuno.

Un nome dietro l'altro vengono passate al setaccio le carriere folgoranti di autisti diventati parlamentari, le condanne degli esponenti locali e di vertice (dalla truffa alla corruzione alla violenza sessuale di gruppo), gli improvvisati affaristi, e i soldi persi dai militanti leghisti che credevano nelle idee del Capo. Che oggi tuona contro Gheddafi. Peccato, come racconta straordinariamente l'autore, che fu proprio a Gheddafi, che, in gran segreto, già molti anni fa, il Capo inviò una spedizione per chiedergli 300 miliardi di lire: volevano comprarsi il quotidiano Il Giorno, in cambio di un appoggio internazionale per togliere l'embargo alla Libia. Tornarono senza soldi e un progetto per una piantagione di aglio.

Fonte: Movimento Libertario http://www.movimentolibertario.it

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