Gli Houthi hanno lanciato diversi attacchi contro le navi mercantili e militari che transitano nel Mar Rosso, essenzialmente quelle dirette ad Israele. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna (con
il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi) hanno risposto con attacchi aerei contro le postazioni degli Houthi in Yemen.
Anche l’UE è coinvolta nella crisi del Mar Rosso perché ha interessi strategici e politici nella regione. L’Unione Europea, su "consiglio" USA, ha deciso di aderire alla missione militare congiunta per proteggere le navi mercantili dagli attacchi degli Houthi e per contribuire alla "stabilizzazione" dello Yemen.
L’Italia ha schierato due navi militari, la Francia e la Germania hanno espresso il loro sostegno e altri Paesi potrebbero partecipare alla missione.
Un'Europa indipendente avrebbe tutto l'interesse a sostenere la Via della Seta ed a trovare un accordo con la Cina che può fare da ponte tra Arabia e Iran rendendo più stabile la regione. Questa strada è alternativa alla missione navale congiunta, chiamata Aspides, che prevede il dispiegamento di navi militari per scortare le navi mercantili e contrastare gli attacchi degli Houthi.
Ora la missione ha ricevuto il via libera politico dall’Unione Europea (il 22 gennaio u.s.) e dovrebbe iniziare il 19 febbraio 2024. Si tratta di un atto di sudditanza alla scelta compiuta dagli USA legata all'esigenza da parte della superpotenza di mantenere la supremazia dei mari ed il controllo del Medio ed Estremo Oriente.
Gli USA, con i suoi alleati, stanno conducendo operazioni militari nel Mar Rosso per colpire le postazioni degli Houthi che "minacciano" le navi mercantili nordamericane ed israeliane. Gli USA hanno formato una coalizione per la sicurezza della navigazione nel Mar Rosso, a cui partecipano anche il Regno Unito, l’Italia e altri Paesi. Gli USA potrebbero anche valutare un attacco alle basi degli Houthi in Yemen, ma ciò comporterebbe il rischio di un allargamento del conflitto nella regione.
L’obiettivo proclamato di Aspides (ma in realtà allontanato) è anche di sostenere gli sforzi diplomatici per una soluzione pacifica della crisi yemenita.
Il punto metodologico che va colto è il seguente. In generale, il fatto che l’«Occidente» si trovi a confrontarsi con regimi dichiarati "non democratici" (secondo il metro occidnetale) non deve costituire un motivo per non cercare di aprire un dialogo in funzione di trattative che permettano di comporre i conflitti e stabilire rapporti di cooperazione tanto sul piano economico che su quello culturale e di solidarietà nell’affrontare le sfide globali.
D’altra parte, una transizione di questi regimi verso delle forme di governance "democratica" (sempre secondo il giudizio occidentale) non può essere imposta dall’esterno (e tanto meno con delle guerre!)...
Stralcio di un comunicato di Disarmisti Esigenti
Alessandro Orsini: "In questo video, spiego che l'Italia è entrata in guerra nel Mar Rosso contro gli Houhti. Spiego anche che è la prima volta che l'Italia entra nel conflitto israelo-palestinese al fianco degli israeliani contro i palestinesi. Infine, demistico le narrazioni dei media dominanti in Italia ricorrendo alla conoscenza sociologica..." - L’Italia entra in guerra nel Mar Rosso contro gli Houthi - YouTube
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