La Russia farà crollare l’impero del dollaro, avendo con sé la Cina e la
maggior parte della popolazione terrestre, a cominciare dalle economie
emergenti dei Brics. Washingon è in trappola, sostiene Dmitry
Kalinichenko, perché l’unica scorciatoia possibile – la guerra contro
Mosca – non è un’opzione realistica: la Nato e il Pentagono non
riuscirebbero né a invadere la Russia, né a uscire indenni da un
eventuale attacco atomico contro il Cremlino. In ogni caso la
situazione è drammatica, avverte Kalinichenko, anche se «tutti i media
occidentali e i principali economisti occidentali non ne parlano, come
fosse un segreto militare ben custodito». Parla da solo il fallimento
dell’offensiva occidentale in Ucraina: «Non è né militare né politico,
ma risiede nel rifiuto di Putin di finanziare i piani occidentali per
l’Ucraina». Questione di soldi: Putin scommette sulla fine accelerata
del dollaro. Come? Accumulando oro, comprato a basso costo: oro
svalutato artificialmente dall’Occidente per tenere alto il valore del
dollaro.
«La vera politica di Putin non è pubblica», afferma Kalinichenko in
post ripreso da “Megachip”. Per questo, pochissimi capiscono le
attuali mosse del Cremlino. «Oggi, Putin vende petrolio e gas russi
solo in cambio di “oro fisico”», ma «non lo grida ai quattro venti, e
naturalmente accetta ancora il dollaro come mezzo di pagamento». Ma,
attenzione, «cambia immediatamente tutti i dollari ottenuti dalla
vendita di petrolio e gas con l’oro fisico». Basta osservare la
vorticosa crescita delle riserve auree della Russia e confrontarle con
le entrate in valuta estera della Federazione Russa dovute alla
vendita di petrolio e gas nello stesso periodo. Nel terzo trimestre
2014, gli acquisti da parte della Russia di “oro fisico” sono i più
alti di tutti i tempi, a livelli record. Nello stesso periodo, le
banche centrali di tutti i paesi del mondo hanno acquistato 93
tonnellate del prezioso metallo, dopo 14 trimestri di acquisti
ininterrotti. Ma, di queste 93 tonnellate, ben 55 sono state acquisite
dalla Russia.
Per gli scienziati britannici e la “Us Geological”, l’Europa non potrà
sopravvivere senza l’offerta energetica russa, cioè se il petrolio e
il gas della Russia saranno sottratti dal bilancio globale
dell’offerta energetica. «Così, il mondo occidentale, costruito
sull’egemonia del petrodollaro, si trova in una situazione
catastrofica, non potendo sopravvivere senza petrolio e gas dalla
Russia. E la Russia – aggiunge Kalinichenko – è pronta a vendere
petrolio e gas all’Occidente solo in cambio dell’oro fisico». La
svolta, nel gioco di Putin, è che il meccanismo della vendita di
energia russa all’Occidente solo con l’oro «funziona indipendentemente
dal fatto che l’Occidente sia d’accordo o meno nel pagare petrolio e
gas russi con il suo oro, tenuto artificialmente a buon mercato».
Questo perché la Russia, avendo un flusso regolare di dollari dalla
vendita di petrolio e gas, «in ogni caso potrà convertirli in oro ai
prezzi attuali, depressi con ogni mezzo dall’Occidente», attraverso le
manovre della Fed e dell’Esf, (Exchange Stabilization Fund), che
abbassano il prezzo dell’oro per sorreggere un dollaro dal potere
d’acquisto artificialmente gonfiato dalle manipolazioni nel mercato.
Nel mondo finanziario, continua Kalinichenko, è assodato che l’oro sia
un fattore anti-dollaro: nel 1971, Richard Nixon chiuse la “finestra
d’oro”, ponendo fine al libero scambio tra dollari e oro, garantito
dagli Stati Uniti nel 1944 a Bretton Woods. Ma ora, «Putin ha riaperto
la “finestra d’oro”, senza chiedere il permesso a Washington».
Premessa: «In questo momento, l’Occidente spende gran parte di sforzi
e risorse nel comprimere i prezzi di oro e petrolio. In tal modo, da
un lato distorce la realtà economica esistente a favore del dollaro
statunitense, e d’altra parte vuole distruggere l’economia russa che
si rifiuta di svolgere il ruolo di vassallo obbediente
dell’Occidente». Oggi, oro e petrolio sono molto sottovalutati,
rispetto al dollaro. Sicché, «Putin vende risorse energetiche russe in
cambio di quei dollari artificialmente gonfiati dagli sforzi
dell’Occidente, e con cui compra oro artificialmente svalutato
rispetto al dollaro». Idem per l’uranio russo, da cui dipende «una
lampadina americana su sei». Attenzione: «Putin usa questi dollari
solo per ritirare “oro fisico” dall’Occidente al prezzo denominato in
dollari Usae quindi artificialmente abbassato dallo stesso Occidente».
Ma la mossa dell’Occidente – svalutare l’oro per rivalutare il dollaro
– gli si ritorce contro: quell’oro, Putin lo sta comprando sottocosto.
Il cervello della «trappola economica dell’oro tesa all’Occidente»,
aggiunge Kalinichenko, probabilmente è il consigliere economico di
Putin, Sergej Glazev, non a caso incluso da Washington nella lista
nera dei “sanzionati”. Minacce inutili: il piano è perfettamente
condiviso dal leader cinese Xi Jinping. Dalla Banca Centrale di
Russia, intanto, Ksenia Judaeva fa sapere che la Bcr può utilizzare
l’oro delle sue riserve per pagare le importazioni, se necessario:
importazioni ovviamente provenienti dai Brics, date le sanzioni
occidentali. Conviene a tutti, a cominciare da Pechino: per la Cina,
la volontà della Russia di pagare le merci con l’oro occidentale è
molto vantaggiosa. Infatti, spiega Kalinichenko, Pechino ha annunciato
che cesserà di aumentare le riserve auree e valutarie denominate in
dollari. Considerando il crescente deficit commerciale tra Usa e Cina
(la differenza attuale è cinque volte a favore della Cina), questa
dichiarazione tradotta dal linguaggio finanziario dice: “La Cina non
vende più i suoi prodotti in cambio dei dollari”.
«I media mondiali hanno scelto di non far notare questo storico
passaggio monetario», rileva Kalinichenko. «Il problema non è che la
Cina si rifiuti letteralmente di vendere i propri prodotti in dollari
Usa». Come la Russia, anche la Cina continuerà ad accettare i dollari
come mezzo di pagamento intermedio per i propri prodotti. «Ma, appena
presi, se ne sbarazzerà immediatamente, sostituendoli con qualcosa di
diverso», cioè l’oro. Di fatto, Pechino non acquisterà più titoli del
Tesoro degli Stati Uniti con i dollari guadagnati dal commercio
mondiale, come ha fatto finora. Così, «sostituirà i dollari che
riceverà per i suoi prodotti, non solo dagli Usa ma da tutto il mondo,
con qualcos’altro» appositamente «per non aumentare le riserve
valutarie in oro denominate in dollari Usa». D’ora in poi solo oro,
quindi, anche per i cinesi. Politica di fatto già inaugurata da Russia
e Cina, per i loro scambi bilaterali: «La Russia acquista merce
direttamente dalla Cina con l’oro al prezzo attuale, mentre la Cina
compra risorse energetiche russe con l’oro al prezzo attuale». Il
dollaro? Archiviato.
Tutto questo non sorprende, dice Kalinichenko, perché il biglietto
verde non è un prodotto cinese, né una risorsa energetica russa. «È
solo uno strumento finanziario intermedio di liquidazione». E se
l’intermediario non conviene più, visto che i partner sono ormai in
relazione diretta, viene escluso. Le speranze occidentali che Russia e
Cina, per le loro risorse energetiche e beni, accettino in pagamento
“shitcoin” o il cosiddetto “oro cartaceo” di vario genere, non si sono
concretizzate: «Russia e Cina sono interessate solo all’oro, metallo
fisico, come mezzo di pagamento finale». Il fatturato del mercato
dell’oro cartaceo, quello dei “futures” sull’oro, è stimato sui 360
miliardi di dollari al mese, ma le consegne fisiche di oro sono pari
solo a 280 milioni di dollari al mese. «Il che fa sì che il rapporto
tra commercio di oro cartaceo contro oro fisico sia pari a 1000 a 1».
Sicché, «utilizzando il meccanismo di recesso attivo dal mercato,
artificialmente ribassato dall’attività finanziaria occidentale (oro),
incambio di un altro artificialmente gonfiato dall’attività
finanziaria occidentale (dollaro), Putin ha così iniziato il conto
alla rovescia della fine dell’egemonia mondiale del petrodollaro».
In questa maniera, prosegue Kalinichenko, il presidente russo «ha
messo l’Occidente in una situazione di stallo, priva di alcuna
prospettiva economica positiva». L’Occidente, infatti, «può usare la
maggior parte dei suoi sforzi e risorse per aumentare artificialmente
il potere d’acquisto del dollaro, nonché ridurre artificialmente i
prezzi del petrolio e il potere d’acquisto dell’oro», ma il suo
problema è che «le scorte di oro fisico in suo possesso non sono
illimitate». Risultato: «Più l’Occidente svaluta petrolio e oro contro
dollaro statunitense, più velocemente svaluterà l’oro dalle sue non
infinite riserve». Il metallo prezioso detenuto da Usa ed Europa, e
pesantemente svalutato, finisce quindi rapidamente in Russia e in
Cina, ma anche in Brasile, in India, in Kazakhstan e negli altri paesi
Brics. «Al ritmo attuale di riduzione delle riserve di “oro fisico”,
l’Occidente semplicemente non avrà tempo di fare nulla contro la
Russia di Putin, fino al crollo dell’intero mondo del petrodollaro
occidentale». Scacco matto?
«Il mondo occidentale non ha mai affrontato eventi e fenomeni
economici come quelli attuali», sostiene Kalinichenko. «L’Urss
vendette rapidamente oro durante la caduta dei prezzi del petrolio»,
mentre la Russia di Putin, al contrario, «acquista rapidamente oro
durante la caduta dei prezzi del petrolio», minando il monopolio
finanziario del dollaro statunitense. «Il principio fondamentale del
modello mondiale basato sul petrodollaro permette che i paesi
occidentali guidati dagli Stati Uniti vivano a spese del lavoro e
delle risorse di altri paesi e popoli, grazie al ruolo della moneta
statunitense, dominante nel Sistema Monetario Globale (Smg). Il ruolo
del dollaro Usa nell’Smg consiste nell’essere il mezzo ultimo di
pagamento. Ciò significa che la moneta nazionale degli Stati Uniti,
nella struttura dell’Smg, è l’accumulatore finale degli attivi
patrimoniali, e scambiarlo con qualsiasi altro bene non avrebbe
senso». Quel che fanno ora i paesi Brics, guidati da Russia e Cina,
consiste invece nel cambiare, di fatto, il ruolo e lo status del
dollaro Usa nel sistema monetario globale: da «ultimo mezzo di
pagamento e accumulazione del patrimonio», la moneta Usa «viene
trasformata in un mero mezzo di pagamento intermedio, destinato solo
allo scambio con un’altra attività finanziaria ultima: l’oro», che
come il dollaro è «un bene monetario riconosciuto», col vantaggio di
essere «denazionalizzato e depoliticizzato».
Impensabile, ovviamente, che gli Stati Uniti accettino una sconfitta
epocale e planetaria così bruciante. E qui, infatti, entriamo in
zona-pericolo. «Tradizionalmente, l’Occidente utilizza due metodi per
eliminare la minaccia all’egemonia mondiale del modello fondato sul
petrodollaro e ai conseguenti eccessivi privilegi occidentali. Uno di
questi metodi è costituito dalle “rivoluzioni colorate”. Il secondo
metodo, di solito applicato dall’Occidente se il primo fallisce, sono
le aggressioni militari e i bombardamenti. Ma nel caso della Russia
entrambi questi metodi sono impossibili o inaccettabili per
l’Occidente», afferma Kalinichenko. Intanto, tutta la popolazione
russa è con Putin: impossibile fabbricare una “rivoluzione colorata”
per eliminare il capo del Cremlino. Restano le armi, cioè i missili.
Ma la Russia non è la Jugoslavia, né l’Iraq, né la Libia. «In ogni
operazione militare non-nucleare contro la Russia, sul territorio
della Russia, l’Occidente guidato dagli Stati Uniti è destinato alla
disfatta. E i generali del Pentagono che esercitano la vera guida
delle forze della Nato ne sono consapevoli». Una guerra nucleare?
«Sarebbe egualmente senza speranza», perché la Nato «non è
tecnicamente in grado di infliggere un colpo che disarmi completamente
la Russia del potenziale nucleare». La rappresaglia equivarrebbe
all’apocalisse: sarebbe «la nota finale e l’ultimo punto
dell’esistenza della Storia», cioè «la fine della vita sul pianeta,
fatta eccezione per i batteri».
I principali economisti occidentali, conclude Kalinichenko, sono
certamente consapevoli di quanto grave e disperata sia la situazione
in cui si trova l’Occidente, caduto nella trappola economica d’oro
predisposta da Putin. «Sin dagli accordi di Bretton Woods conosciamo
tutti la regola aurea, “Chi ha più oro detta le regole”. Ma in
Occidente stanno tutti zitti. Sono silenziosi perché nessuno sa come
uscire da tale situazione». Se si svelassero all’opinione pubblica
occidentale tutti i dettagli del disastro economico incombente,
l’élite del sistema basato sul petrodollaro si troverebbe a dover
rispondere alle domande più terribili. Ovvero: per quanto ancora
l’Occidente potrà acquistare petrolio e gas dalla Russia in cambio di
oro fisico? E cosa accadrà ai petrodollari Usa dopo che l’Occidente
esaurirà l’oro fisico per pagare petrolio, gas e uranio russi, così
come per pagare le merci cinesi? «Nessuno in Occidente oggi può
rispondere». E questo, aggiunge Kalinichenko, si chiama davvero scacco
matto.
(Fonte: http://www.libreidee.org/2014/
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Mio commentino: "Il TTIP è un ultimo tentativo di salvataggio del dollaro/euro fatto dalle "denarocrazie"
occidentali per resistere ai BRICS ed all'alleanza economica
Russia/Cina basata sulle transizioni in valuta
propria o con pagamenti in oro"
(Paolo D'Arpini)
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