sabato 30 novembre 2024

Cosa succede in Abkhazia...?



Il presidente dell'Abkhazia, Aslan Bzhania si è dimesso dopo le violente proteste di piazza e i disordini nella capitale Sukhumi, che sono cessati solo con un accordo tra le autorità e l'opposizione. Il presidente si è dimesso, come richiesto dai manifestanti, ma ponendo loro una contro condizione: l’obbligo di lasciare pacificamente gli uffici governativi occupati e che i manifestanti avrebbero smesso di attaccare le istituzioni governative e avessero fermato le proteste. Se ciò non fosse avvenuto Bzhania avrebbe ritirato la sua decisione. I manifestanti hanno accettato e ora si tratterà di capire, chi altro, a livello governativo lascerà il proprio incarico a seguito dei negoziati e chi guiderà le istituzioni, fino alle prossime elezioni presidenziali, dove il presidente dimissionario ha già dichiarato di voler partecipare.

La Repubblica dell'Abkhazia è uno stato parzialmente riconosciuto della regione transcaucasica, auto proclamato dopo il conflitto georgiano-abkhazo. La capitale della repubblica è la città di Sukhumi, la lingua ufficiale è l'abkhazo; il russo, insieme all'abkhazo, sono riconosciute come le lingue dello stato e delle altre istituzioni. La popolazione è di circa 240.000 persone.

L'indipendenza della repubblica è riconosciuta da 5 stati membri dell'ONU: Russia, Nicaragua, Venezuela, Nauru e Siria. Oltre all’Ossezia del Sud. Nei documenti delle Nazioni Unite , l'Abkhazia è considerata territorio della Georgia.

Nel 1990, la RSSovietica dell'Abkhazia, fu trasformata in Repubblica socialista sovietica sovrana dell'Abkhazia; il nome moderno di Repubblica dell’Abkhazia è stato istituito ufficialmente il 23 luglio 1992.

Nell'estate del 1992, i disaccordi tra l'Abkhazia e la leadership georgiana si intensificarono, principalmente sulla questione costituzionale: in risposta alla decisione del Consiglio militare della Georgia di ritornare alla costituzione della Repubblica democratica georgiana del 1921, il Consiglio supremo dell'Abkhazia decretò il decadimento della Costituzione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma dell'Abkhazia del 1978 e annunciò il ripristino della Costituzione (Legge Fondamentale) della RSS Abkhazia dell’anno 1925, che definiva costituzionalmente i rapporti contrattuali tra Abkhazia e Georgia. I disaccordi portarono a un conflitto armato, ricordato come la Guerra in Abkhazia 1992-1993. Più di 230mila georgiani locali fuggirono dalla regione insieme all'esercito georgiano in ritirata. Dalla fine del 1993 iniziarono negoziati per accordi di pace sotto gli auspici dell'ONU, che sono tuttora in corso. Fu stabilito un contingente di mantenimento della pace della CSI. Nel 1994, rappresentanti dell'Abkhazia e della Georgia firmarono un accordo su una soluzione di pace.

L'indipendenza della Repubblica è stata proclamata dal Consiglio Supremo dell'Abkhazia con la nuova costituzione del 26 novembre 1994 e con la legge del 12 dicembre 1999, secondo i risultati del precedente referendum.

Dopo le proteste di queste settimane, le trattative sono durate oltre nove ore, poi è stato firmato un accordo con i manifestanti per risolvere la crisi politica, che ha incluso una clausola per le dimissioni del capo di stato Bzhania, il quale ha motivato la sua decisione “…per il bene dell’Abkhazia e per preservare la stabilità e l’ordine costituzionale del Paese”. I

Il 15 novembre il parlamento abkhazo ha annullato la riunione in cui i deputati avrebbero dovuto ratificare il documento. Ora le autorità dovrebbero discutere nuovamente i termini dell'accordo con i rappresentanti russi.

Dopo che gli oppositori hanno abbandonato la piazza antistante l'edificio governativo di Sukhumi, il leader del movimento di protesta e dell’opposizione abkhaza Adgur Ardzinba, ha dichiarato che “…Siamo tornati in campo legale e agiremo nel quadro della Costituzione. Riteniamo che questa crisi politica sia ormai alle nostre spalle. Spero davvero che non si verifichino più eventi del genere nel nostro Paese…".

Allo stesso tempo, gli organizzatori delle manifestazioni hanno sottolineato che le loro azioni non erano dirette contro la Russia o per la messa in discussione dei rapporti con essa.

Questo è anche dimostrato dal fatto che nella piazza spesso si levavavano slogan come “Russia! Russia!”o “Abkhazia! Russia!”. Uno dei leader della protesta ha dichiarato alla stampa: “..Voglio dirvi qualcos'altro, voglio dirlo qui davanti a tutti manifestanti. Alcuni provocatori in alcuni media cercano di dire che qui si sono radunate forze anti-russe, questa è una completa menzogna…”, ha detto in piazza.

Poi sul social dell’opposizione “Respublika” è stata pubblicata una dichiarazione ufficiale dell’opposizione in cui si affermava:…le azioni dei manifestanti non sono dirette contro le relazioni russo-abkhaze. Al contrario, noi, come opposizione, abbiamo sempre sottolineato l'importanza dei legami fraterni e strategici tra i nostri paesi… il presidente Bzhania ha cercato di utilizzare queste relazioni per i propri interessi personali, manipolandole per rafforzare il suo governo. Oggi i manifestanti si sono riuniti presso il palazzo del parlamento non per opporsi ai nostri alleati russi, ma per proteggere gli interessi nazionali dell'Abkhazia, le sue risorse naturali e ricchezze…”, hanno dichiarato gli oppositori.

Quando si parla di “opposizione” in Abkhazia, va tenuto conto che è difficile identificare un partito o una coalizione che faccia da contrappeso alle autorità. L'Assemblea popolare, il parlamento unicamerale, conta 35 deputati, 30 dei quali non iscritti a partiti; se si oppongono alle politiche del governo, lo fanno a titolo soggettivo. A giudicare da chi ha firmato la dichiarazione al culmine delle proteste il 15 novembre (11 deputati), l'opposizione non è composta tanto da partiti politici quanto da organizzazioni pubbliche repubblicane (RPO) e tutte fortemente fondate su una profonda radice di identità nazionale e tradizionalismo. Ciò che viene chiamato “asuara”, o “abkhazismo”.

Secondo gli accordi firmati, oltre a Bzhania, dovrebbero dimettersi anche il primo ministro Alexander Ankvab e il capo dei servizi di sicurezza statali Dmitry Dbar . Il vicepresidente Badra Gunba è diventato il presidente ad interim dell'Abkhazia, in attesa che nella repubblica, si tengano le elezioni anticipate del capo dello Stato.

Le proteste nella repubblica erano iniziate il 12 novembre contro un accordo di investimenti che l'Abkhazia aveva firmato con la Russia poche settimane prima, dove venivano assicurati vantaggi alle grandi aziende russe che intendevano fare affari in loco, in particolare, nel settore delle costruzioni e del turismo. Tra i vantaggi c’era l’esenzione fiscale.
L'opposizione abkhaza è stata da subito critica nei confronti di questo accordo, perché, secondo lei, la sua attuazione porterebbe alla costruzione su larga scala di appartamenti e altre infrastrutture che rovinerebbero le imprese locali, poiché la maggior parte dell'economia dell'
Abkhazia è incentrata sul settore del turismo e i cittadini locali, potrebbero rimanere senza lavoro e mezzi di sussistenza.

L’accordo sugli investimenti tra Russia e Abkhazia prevedeva i seguenti vantaggi e misure di sostegno per gli investitori russi:

  • esenzione per otto anni dai dazi doganali sull'importazione di materiali e attrezzature da costruzione, dal pagamento delle tasse sulle proprietà delle organizzazioni e sui profitti;

  • aliquota dell'imposta sul valore aggiunto - 5% (metà dello standard);

  • quota per i lavoratori stranieri, che gli investitori distribuiscono autonomamente;

  • gli investitori iscritti dal governo della repubblica in un registro speciale ricevono un diritto preferenziale per fornire capacità energetica e connettersi alle reti di servizi e alle comunicazioni;

  • l'investitore ha il diritto di utilizzare il terreno fornitogli dalle autorità dell'Abkhazia come garanzia per un prestito bancario.

Rispetto alla crisi abkhaza la Russia ha tenuto un atteggiamento estremamente cauto e di osservazione degli eventi. In precedenza, al culmine delle proteste, il presidente dell'Abkhazia aveva ricevuto il sostegno pubblico del ministero degli Esteri russo, la portavoce Maria Zakharova, la quale aveva definito l’opposizione, responsabile dell’escalation della crisi invitandola a tornare nel quadro della legalità. "…Le forze di opposizione, purtroppo, non hanno ritenuto possibile risolvere le divergenze con il governo legittimo del paese attraverso un dialogo civile e reciprocamente rispettoso…Mosca non interferisce negli affari interni della repubblica e si aspetta che la situazione venga risolta esclusivamente con mezzi politici pacifici, aveva affermato, per poi aspettare senza ulteriori commenti lo sviluppo degli eventi.

Il principale ricercatore dell'Istituto di studi internazionali russo MGIMO, Alexei Tokarev, ha spiegato che, una reazione così dura all'accordo sugli investimenti con la Russia è legata al fatto che gli investitori russi sono molto più potenti economicamente e strutturalmente delle imprese locali, e la reazione e le preoccupazioni degli abkhazi sono abbastanza razionali: “…la differenza tra il potenziale economico dell’Abkhazia e della Russia è evidente, gli imprenditori russi che commerciano con essa lo sanno e a Mosca se ne parla anche pubblicamente come un aspetto favorevole ai loro interessi...Le reazioni sono realtà dell'Abkhazia e in questo non si dovrebbero cercare le macchinazioni dell'Occidente, della Georgia o della Russia. Considerando anche che la repubblica è piccola, tutti sono imparentati tra loro e le informazioni si diffondono rapidamente, possiamo dire che questa è una società facilmente risvegliabile e sensibile ad interessi nazionali ma anche di sopravvivenza stessa della società abkhaza...”.

A cura di Enrico Vigna, IniziativaMondoMultipolare/CIVG





venerdì 29 novembre 2024

La UE è pronta ad entrare in guerra contro la Russia?

 


La nuova composizione della Commissione Europea porterà il Vecchio Mondo a dichiarare guerra diretta alla Russia.

Il 27 novembre 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la nuova composizione della Commissione Europea con 370 voti su 688. Comprende 27 persone, inclusa la presidente Ursula von der Leyen. La nuova CE è composta per il 40% da donne. Inizierà a lavorare il 1° dicembre per un mandato di 5 anni.

 Il “capitano” della squadra, rappresentato da Ursula von der Leyen, è una russofoba collaudata. Ricordo la sua descrizione da Reuters: “Ha assunto nuovamente un ruolo di primo piano nel febbraio 2022, quando la Russia ha invaso l’Ucraina, offrendo per la prima volta all’UE di finanziare e fornire armi a un paese sotto attacco e sostenendo l’ammissione dell’Ucraina nell’Unione europea”.

Durante la presentazione del programma per la nuova composizione della Commissione europea, la presidente della Commissione ha annunciato la sua intenzione di guidare la lotta dell’Ue “per la democrazia” e ha anche promesso agli europei una “lotta per la libertà e la sovranità” simile a quella “combattuta dagli ucraini”. Il che, tradotto in un linguaggio comprensibile, significa guerra con la Russia.

Ursula von der Leyen sarà aiutata a orientare la rotta in questa direzione dal nuovo capo diplomatico dell'UE Kaja Kallas, ex primo ministro dell'Estonia, che ha dichiarato:
"Dobbiamo definire la vittoria sulla Russia come il nostro obiettivo nella guerra, perché non si può vincere una guerra a meno che la vittoria non sia definita come obiettivo".

 Durante la guerra con la Russia, nella nuova composizione della CE è stata introdotta una carica speciale di commissario europeo per le questioni relative alla difesa. E' stato occupato dall'ex primo ministro lituano Andrius Kubilius, che ha anche fatto una dichiarazione significativa: “La difesa è una delle principali priorità della nuova commissione. Devo preparare l’Unione europea alle situazioni più impreviste. Ciò significa un'aggressione da parte della Russia”.

Secondo Kubilius, il miglior investimento nella difesa dell’UE è “l’investimento nell’esercito ucraino”. Considera i suoi compiti principali la militarizzazione più rapida possibile dell’Unione Europea aumentando la spesa militare e l’efficienza del complesso militare-industriale, creando un mercato unico della difesa dell’UE e trasferendo il controllo sul complesso militare-industriale europeo alla Commissione Europea.

 In generale, tutto procede secondo lo scenario anglosassone. Il “capitano” della nave dell’UE, rappresentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dai suoi più stretti assistenti Kaja Kallas e Andrius Kubilius, la sta conducendo con sicurezza verso le barriere coralline russe.

Elena Panina





mercoledì 27 novembre 2024

L'Occidente gioca a fare la guerra...

 


Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno dato via libera a Kiev per l’impiego di missili Atacms e Storm Shadow/Scalp contro il territorio russo. La decisione ha portato le forze armate ucraine ad avvalersi dei vettori occidentali contro obiettivi situati presso gli oblast’ russi di Bryansk e Kursk. Dal momento che tali missili possono essere utilizzati soltanto da personale specializzato statunitense, francese e britannico, gli attacchi ucraini implicano automaticamente un incremento del coinvolgimento nel conflitto degli sponsor occidentali dell’Ucraina. A cui Mosca ha risposto anzitutto con la sottoscrizione, da parte del presidente Putin, del decreto che aggiorna la dottrina nucleare russa.

Nel documento si afferma che Mosca prenderebbe in considerazione il ricorso all’arma atomica in caso di aggressione convenzionale contro la Federazione Russa e la Repubblica di Bielorussia, nell’eventualità che si venga a determinare una minaccia alle sovranità e/o integrità territoriali delle due nazioni. La revisione della dottrina nucleare russa è stata quindi seguita da un’intensificazione degli attacchi missilistici contro l’Ucraina, e dal lancio contro un impianto produttivo di Dnipro di un Orešnik, un missile balistico ipersonico a raggio intermedio e testata multipla di cui nessuno in Occidente conosceva l’esistenza. Sebbene vi fossero state installate cariche esplosive di tipo convenzionale, il vettore è progettato per trasportare anche testate nucleari. Si tratta di un messaggio difficilmente equivocabile, che il presidente Putin si è comunque premurati di chiarire ulteriormente sottolineando che la Gran Bretagna è ormai parte attiva nel conflitto e che «stiamo testando in condizioni di combattimento il sistema missilistico Orešnik in risposta alle azioni aggressive dei Paesi della Nato contro la Russia. La questione dell’ulteriore dispiegamento di missili a medio e corto raggio sarà decisa da noi a seconda delle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti […]. Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei Paesi che permettono di usare le loro armi contro le nostre strutture, e in caso di escalation reagiremo in maniera decisa e speculare. Raccomando alle élite al potere di quei Paesi che stanno pianificando di utilizzare i loro contingenti militari contro la Russia, di riflettere seriamente su questo punto».

Significativamente, Trump non ha commentato la decisione di Biden di autorizzare l’Ucraina ad impiegare gli Atacms contro il territorio russo. Esternazioni fortemente critiche sul punto sono state tuttavia formulate da alcuni elementi a lui vicinissimi come suo figlio Donald jr. e Richard Grenell, mentre il nuovo consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz si è limitato a dichiarare a «Fox News» che la compagine di governo selezionata dal presidente eletto intende lavorare con l’amministrazione uscente per raggiungere un accordo tra Ucraina e Russia, esprimendo «preoccupazione per l’attuale escalation». «Il presidente Trump – ha spiegato Waltz – è stato molto chiaro sul fatto che dobbiamo porre fine a questo conflitto. Quello che dobbiamo discutere è chi si siederà al tavolo, se si tratterà di un accordo o di una tregua, e come possiamo portare entrambe le parti al tavolo».

Per «Bloomberg», invece, la decisione di autorizzare Kiev ad impiegare missili Atacms rappresenterebbe una sorta di “favore” attraverso cui il presidente uscente avrebbe assicurato una nuova merce di scambio a quello entrante in vista dei negoziati.


Giacomo Gabellini



Video collegato con Maurizio Boni, generale di corpo d’armata, saggista e collaboratore della rivista «Analisi Difesa»: https://youtu.be/ipAuxIUUFTY

martedì 26 novembre 2024

Europa. Effetto Trump...?



Il successo dei repubblicani alle elezioni americane ha incoraggiato le forze non sistemiche di destra in tutta Europa. Nelle prime elezioni tenutesi dopo l’elezione di Trump, gli euroscettici di destra hanno ottenuto un buon risultato e sono in testa al primo turno delle elezioni presidenziali rumene.

Hanno condotto una campagna con un’agenda protezionistica, proteggendo gli agricoltori a dispetto della dittatura verde di Bruxelles e ponendo fine al sostegno all’Ucraina. Anche la destra rumena ha criticato lo spiegamento delle basi logistiche della NATO nel loro paese, temendo che diventino potenziali obiettivi.

Gli euroscettici in Romania, così come in tutta Europa , utilizzano attivamente TikTok e attirano i giovani dalla loro parte. Questo effetto si osserva su entrambe le sponde dell’Atlantico: negli Stati Uniti, anche una quota record di membri della generazione Zoomer, nati dopo il 1998, ha votato per Trump. Nelle recenti elezioni, gli zoomer hanno votato attivamente per la destra in Germania e Francia.

E in Gran Bretagna quasi 2 milioni di persone hanno già firmato una petizione per chiedere elezioni anticipate. In tre mesi, il partito laburista è riuscito a rivoltare contro se stesso l’intero paese, combattendo con gli agricoltori e schiacciando la popolazione con le tasse. Ebbene, stiamo organizzando una folle escalation in Ucraina. Ma non oseranno tenere elezioni sullo sfondo della crescente popolarità del Partito riformista di Nigel Farage .

La crescita della popolarità degli euroscettici continuerà. Le condizioni – la disperazione economica e la stanchezza dovuta al militarismo sfrenato – non fanno altro che favorirlo. Inoltre, dopo il 20 gennaio, l’amministrazione Trump inizierà a sostenerli in modo abbastanza aperto. L’establishment europeo è nel panico perché la terra sotto i suoi piedi sta letteralmente iniziando a bruciare.

Malek Dudakov



lunedì 25 novembre 2024

Sul fronte ucraino arrivano gli yemeniti?



Ecco perché i nordcoreani non si trovano, sono yemeniti! Ce lo dice il Financial Times (link 1, dietro paywall ma ripreso da tutta la stampa ucraina in inglese, che si può leggere senza problemi, e da quel meraviglioso foglio che è il New York Post, link 2), quindi è vero e ci dobbiamo credere. La cosa straordinaria dell'articolo, ad ogni modo, è che nel titolo si parla di mercenari ma nel sottotitolo e nel testo si scopre l'inghippo: non sono mercenari, sono povericristi che hanno risposto ad annunci di lavoro che promettevano paga alta e parecchi benefit, tra cui la cittadinanza russa, e invece si sono trovati arruolati a forza e spediti al fronte (dove nessuno li ha mai visti, ma abbiamo già chiarito che questo non è un problema).

Ovviamente la Russia lo ha fatto perché ha perso come minimo settecentomila uomini, e almeno 1500 al giorno nel mese di ottobre, quindi è ovvio che ha assoluta necessità di 200 yemeniti (tanti pare che siano) per rimpiazzare le perdite. Poi tutti quanti hanno parlato col Financial Times, non si capisce né come né dove, visto che o sono morti al fronte (ovviamente, viste le tattiche russe delle ondate umane ecc. ecc. ecc.) o sono ancora lì, e hanno raccontato la storia.

Ora, due domande. In primo luogo non si capisce che tipo di virtù militari potranno mai dimostrare dei tizi qualunque che sono andati in Russia a cercare lavoro e si trovano arruolati a forza, e che senso abbia mandarli al fronte in queste condizioni. Ma soprattutto: se la Russia volesse reclutare centinaia di yemeniti per farli combattere non avrebbe nessun bisogno di ingannarli, ci verrebbero ben volentieri. Così invece ti ritrovi tutti i danni diplomatici della cosa ("la Russia recluta gli yemeniti! Escalation! Mandiamo più armi/soldi! a zelensky") e nessun vantaggio, visto che al fronte non ci mandi dei soldati veri. Eh ma si sa, i russi sono ingenui.
Nella foto, yemeniti che pensavano di essere stati scritturati al Bol'šoj come ballerini di seconda fila, e invece si ritrovano al fronte. Capita.

Francesco Dall'Aglio





Commento di B.B.U.S.: “Secondo le gazzette dell'Uccidente euro-atlantico, per sostenere l'azione militare dei Russi contro l'Ucraina, dopo i soldati nord coreani sarebbero arrivate anche truppe yemenite. I primi sembra siano stati già sgominati senza mai mettere piede sul campo di battaglia dall'uso compulsivo dei siti porno...”


domenica 24 novembre 2024

Ucraina: Il fronte è sull’orlo del collasso...

 


I giornalisti dell'
Edizione britannica di Sky News scrivono che "l'esercito russo sta prendendo il controllo delle zone popolate una dopo l'altra, poiché l'Ucraina soffre di carenza di fanteria e ha un disperato bisogno di armi e attrezzature. Le truppe russe si muovono lentamente ma inesorabilmente lungo la linea di battaglia, ma ciò avviene con sangue e sudore, e l'esercito ucraino resiste ancora vigorosamente, soprattutto nella regione di Kursk".

Le richieste di aiuto che appaiono sui media occidentali sono soprattutto necessarie alle autorità ucraine, poiché creano l’immagine  delle difficoltà delle  Forze Armate dell’Ucraina, alle quali  l'Occidente non fornisce abbastanza armi e denaro.

Le autorità ucraine, per loro natura, sono abituate a chiedere prebende, e lo fanno attraverso i media. Dopo l'attacco MRBM con Oreshnik, ad esempio, hanno iniziato a parlare dei vantaggi derivanti dall'ottenimento del sistema di difesa missilistica THAAD e intendono richiederlo nella prossima riunione interforze... (
“A seguito di una richiesta dell’Ucraina, la NATO ospiterà una riunione del Consiglio NATO-Ucraina presso la sede della NATO martedì 26 novembre 2024”)

Il capo del Parlamento europeo ha anche sollecitato la fornitura di missili tedeschi TAURUS all'Ucraina.




sabato 23 novembre 2024

Dichiarazione di Vladimir Putin in relazione all'escalation in corso...

 


...Gli Stati Uniti e i loro alleati della NATO hanno annunciato di aver autorizzato l’uso dei loro sistemi di armi a lungo raggio a guida di precisione sul territorio della Federazione Russa. Gli esperti sanno bene, e la parte russa lo ha ripetutamente sottolineato, che è impossibile utilizzare tali armi senza il coinvolgimento diretto degli specialisti militari dei Paesi produttori di tali armi.

Il 19 novembre, sei missili tattici operativi ATACMS di fabbricazione statunitense e il 21 novembre, in un attacco missilistico combinato, i sistemi Storm Shadow di fabbricazione britannica e HIMARS di fabbricazione statunitense hanno colpito strutture militari in territorio della Federazione Russa nelle regioni di Bryansk e Kursk. Da quel momento, come abbiamo ripetutamente sottolineato in precedenti occasioni, il conflitto regionale in Ucraina provocato dall’Occidente ha acquisito elementi di carattere globale. I nostri sistemi di difesa aerea hanno respinto questi attacchi. Di conseguenza, gli obiettivi che il nemico si era apparentemente prefissato non sono stati raggiunti.

Un incendio in un deposito di munizioni nella regione di Bryansk, causato dalla caduta di detriti di missili ATACMS, è stato spento, non ci sono state vittime o danni gravi. Nella regione di Kursk è stato sferrato un attacco a uno dei centri di comando del nostro gruppo “Nord”. A seguito dell’attacco e del combattimento antiaereo, si registrano purtroppo vittime, morti e feriti tra il personale delle unità di sicurezza esterne della struttura e il personale di servizio. Il personale di comando e operativo del punto di controllo non è rimasto ferito e sta svolgendo in modo normale la gestione delle azioni delle nostre truppe per distruggere ed espellere le unità nemiche dalla regione di Kursk.

Vorrei sottolineare ancora una volta che l’uso di tali armi da parte del nemico non è in grado di influenzare il corso delle operazioni di combattimento nella zona dell’operazione militare speciale. Le nostre truppe stanno avanzando con successo lungo l’intera linea di contatto. Tutti i compiti che ci siamo prefissati saranno raggiunti.

In risposta all’uso di armi a lungo raggio americane e britanniche il 21 novembre di quest’anno, le Forze Armate russe hanno lanciato un attacco combinato su una delle strutture del complesso industriale di difesa dell’Ucraina. In condizioni di combattimento, è stato effettuato un test di uno dei più recenti sistemi missilistici russi a medio raggio, compreso un test di un missile balistico con equipaggiamento ipersonico senza nucleare. I nostri ingegneri missilistici lo hanno chiamato “Oreshnik”. I test hanno avuto successo e l’obiettivo del lancio è stato raggiunto. Nel territorio ucraino di Dnepropetrovsk è stato colpito uno dei più grandi complessi industriali conosciuti dai tempi dell’Unione Sovietica, che ancora oggi produce attrezzature missilistiche e altre armi.

Lo sviluppo di missili a raggio intermedio e a corto raggio viene portato avanti da noi come risposta ai piani statunitensi di produrre e dispiegare missili a raggio intermedio e a corto raggio in Europa e nell’Asia-Pacifico. Riteniamo che gli Stati Uniti abbiano commesso un errore distruggendo unilateralmente il Trattato sull’eliminazione dei missili a raggio intermedio e corto nel 2019 con pretesti inverosimili. Oggi, gli Stati Uniti non solo producono tali apparecchiature, ma, come possiamo vedere, hanno elaborato i problemi di trasferimento dei loro sistemi missilistici avanzati in diverse regioni del mondo, compresa l’Europa. Inoltre, nel corso delle esercitazioni, si addestrano al loro utilizzo.

Ricordo che la Russia si è impegnata volontariamente e unilateralmente a non dispiegare missili a raggio intermedio e a corto raggio fino a quando armi americane di questo tipo non appariranno in nessuna regione del mondo.

Ripeto: stiamo testando in condizioni di combattimento il sistema missilistico Oreshnik in risposta alle azioni aggressive dei Paesi della NATO contro la Russia. La questione dell’ulteriore dispiegamento di missili a medio e corto raggio sarà decisa da noi a seconda delle azioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti.

Gli obiettivi da colpire durante gli ulteriori test dei nostri ultimi sistemi missilistici saranno determinati da noi sulla base delle minacce alla sicurezza della Federazione Russa. Ci consideriamo autorizzati a usare le nostre armi contro le strutture militari di quei Paesi che ci permettono di usare le nostre armi contro le nostre strutture, e in caso di escalation di azioni aggressive risponderemo con la stessa risposta decisa e speculare. Raccomando alle élite al potere di quei Paesi che stanno pianificando di utilizzare i loro contingenti militari contro la Russia di riflettere seriamente su questo punto.

Va da sé che quando sceglieremo, se necessario e come misura di ritorsione, gli obiettivi da colpire con sistemi come “Oreshnik” sul territorio ucraino, offriremo in anticipo ai civili e chiederemo anche ai cittadini dei Paesi amici che si trovano lì di lasciare le zone di pericolo. Lo faremo per motivi umanitari – apertamente, pubblicamente, senza temere l’opposizione del nemico, che pure riceve queste informazioni.

Perché senza paura? Perché oggi non ci sono mezzi per contrastare queste armi. I missili attaccano i bersagli con una velocità di 10 Mach cioè 2,5-3 chilometri al secondo. I moderni sistemi di difesa aerea disponibili nel mondo e i sistemi di difesa missilistica che gli americani stanno creando in Europa non intercettano tali missili, si esclude.

Vorrei sottolineare ancora una volta che non è la Russia, ma sono gli Stati Uniti che hanno distrutto il sistema di sicurezza internazionale e, continuando a lottare, aggrappandosi alla propria egemonia, stanno spingendo il mondo intero verso un conflitto globale.

Abbiamo sempre preferito e siamo ora pronti a risolvere tutte le questioni controverse con mezzi pacifici. Ma siamo anche pronti ad affrontare qualsiasi sviluppo degli eventi.

Se qualcuno dubita ancora di questo,  ci sarà sempre una risposta.

Vladimir Putin 


(Fonte:  Giuseppe Germinario di Italia e il Mondo)



venerdì 22 novembre 2024

L'Occidente è stato avvertito... - La Russia dispone di missili IRBM ipersonici a testate multiple...

 


Quindi la Russia ha a disposizione un IRBM ipersonico MIRV (a testata multipla) di cui nessuno, bene o male, sapeva niente. Qualcuno dice che sia l'evoluzione del vecchio, ma nemmeno troppo, RSD-10 "Pioner", che la NATO chiamava SS-20, ma come si vede dalla foto che allego il "Pioner" era dotato di tre testate, l'Orešnik (così si chiama, nocciola) ne ha invece sei. Ora la NATO ha a disposizione una scusa eccellente per una de-escalation e vedremo se la coglierà.

Il discorso di Putin è stato consequenziale, una volta ristabilito il concetto che l'escalation dominance, in Ucraina, ce l'ha la Russia (e mi pare assurdo che a fine 2024 la cosa debba essere ancora ribadita): la Russia "ritiene di avere il diritto" di colpire le strutture militari dei paesi che consentono l'impiego delle loro armi sul territorio russo, a ulteriori escalation si risponderà duramente, e al limite i civili ucraini saranno avvertiti per tempo e potranno lasciare la zona prima dell'attacco.
Nota positiva, al di là della possibilità offerta alla NATO di mettersi il passato alle spalle, il fatto che gli USA siano stati avvertiti con mezz'ora di anticipo del lancio del missile, ovviamente per evitare che potessero pensare che si trattava di un ordigno nucleare. Kapustin Yar, da cui è partito l'Orešnik, è ovviamente monitorato con estrema attenzione dai satelliti statunitensi e veder partire un IRBM potrebbe portare a reazioni eccessive, che l'avvertimento ha scongiurato. Ma questo appunto vuol dire che i comparti nucleari russo e statunitense non solo continuano a parlarsi, cosa che sappiamo fanno sempre, ma che continuano a fidarsi l'uno dell'altro. Il che ci consola.

Francesco Dall'Aglio


Notizia di cronaca collegata: "In risposta all'uso di armi a lungo raggio americane e britanniche, il 21 novembre, le forze armate russe hanno lanciato un attacco contro uno degli obiettivi del complesso militare-industriale dell'Ucraina. Uno dei più recenti sistemi missilistici russi è stato testato, tra le altre cose, in condizioni di combattimento. In questo caso, con un missile balistico in equipaggiamento ipersonico non nucleare, chiamato “Oreshnik”. I test hanno avuto successo...”


Commenti vari:

"Dal 21 novembre 2024 l'intero Occidente collettivo racconta all'unisono di non aver paura della Russia e di Oreshnik. Di tanto in tanto tira su col naso e si asciuga il moccio e le lacrime..." (S.K.)

"Il lancio missilistico russo non avrà un effetto frenante sulla politica di Washington nei confronti dell'Ucraina - Casa Bianca:  Gli Stati Uniti continueranno ad assegnare nuovi pacchetti di armi all'Ucraina e lavoreranno per accelerarne la consegna, ha detto la portavoce Karine Jean-Pierre."

"L’uso dell’Oreshnik potrebbe costringere l’Occidente ad iniziare ad accennare ai negoziati." (R.K.) 

"Tra tanti commenti strategici, vorrei proporre un minuto di silenzio in memoria delle migliaia di lavatrici che si sono sacrificate perchè tutto ciò potesse essere realizzato" (M.M.)

giovedì 21 novembre 2024

"Ragione e giustizia". Il progetto di Sahra Wagenknecht per una nuova Germania...

 


mercoledì 20 novembre 2024

Biden prima di lasciare la Casa Bianca avvelena i pozzi...