Il mammasantissima della criminalità organizzata mondialista
(soros) si frega le mani. Con l’ennesima punizione terroristica
inflitta al Regno Unito per la sua uscita dall’UE, il solito veicolo stragista
a economica e facile disposizione di qualsiasi sicario, cosciente o
incosciente, stavolta antimusulmano, fornisce all’universo mondo occidentale,
lanciato allo scontro di civiltà, il bonus supplementare del pretesto per una
repressione ormai ultra-orwelliana. Se ne accorgeranno eventuali disperati,
esasperati, sediziosi. Altro bonus dell’assalto alla moschea, il grattacielo,
inceneritosi in 6 minuti insieme a cento inquilini per risparmiare le quattro
sterline della verniciatura ignifuga, anzichè in gol è finito in tribuna, come
il pallone del giocatore venduto. Non se ne parli più. Ora è tempo di prodromi
di guerra civile: angli e sassoni contro tutti gli intrusi. Non ha funzionato
forse molto bene con sciti e sunniti? E, prima, con cattolici e protestanti?
Tiriamo le somme. Trump celebrava la Brexit, ne vedeva
motivazioni e sbocchi affini ai suoi e degli altri cosiddetti “populismi”
sovranisti. Prometteva anche meno Nato e più Russia. Poi l’hanno messo in
mezzo, il famigerato Stato Profondo, Cia, sinistri collateralisti, armieri e
petrolieri e Trump non è più lui. E’ un pupazzetto di quelli e, per tenere a
galla almeno la bananona aranciona, spara missili e minchiate a 360 gradi.
Destino non difforme per la May, sua controfigura britannica che, tra
coltellate e caroselli di camion, torri abitate che bruciano più rapide di uno
zolfanello, dissolvenze elettorali, si ritrova alla prova del negoziato Brexit
più esposta e inerme di Lady Godiva. Secondo voi, chi è che di tutto questo
gioisce?
Poi, invece, ci sono buone notizie.
Il torero incornato
dal toro in Francia, emblema di un aggiustamento morale e politico che qualcosa
come 7 miliardi persone vorrebbero imporre a chi li incorna da secoli. E che
quella testa di whisky di Hemingway, che sbavava in lettere e saliva su ogni
corrida, riposi in pace.
Una vera buona novella è la liberazione di Saif al Islam
Gheddafi, figlio maggiore e successore designato del Grande Martire, da parte
dei berberi di Zintan, alleati del generale Haftar, che a lui hanno consegnato
Saif. Grottesca la reazione della Corte Penale Internazionale, nota per aver
finora incriminato soltanto soggetti di pelle nera invisi all’Occidente: ne ha
chiesto alle “autorità libiche” l’arresto e la consegna immediati.
Le “autorità libiche” (il magliaro Al Serraj ancorato al
largo di Tripoli e la sua milizia di tagliagole e scuoiatori di neri a
Misurata) vorrebbero bene assolvere all’ordine dello sponsor, tanto più che,
già di loro, avevano condannato Saif all’impiccagione. Ma non possono, visto
che il governo di Tobruk e Haftar, comandante delle Forze Armate Nazionali, gli
stanno mettendo il sale sulla coda. Ben visti da Mosca e dal Cairo, i patrioti
di Tobruk hanno riabilitato i gheddafiani e, forti di un consenso perciò
crescente, hanno conquistato i terminali
petroliferi e si stanno riprendendo la Libia pezzo dopo pezzo. Nei giorni
scorsi, con la conquista di Jufra, hanno liberato la regione centrale che dà
accesso a Tripoli e a Sirte.
Fulvio Grimaldi - fulvio.grimaldi@gmail.com
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