venerdì 22 maggio 2015

BRICS e Grecia - Chiave di volta per un nuovo sistema finanziario mondiale

Ogni grande colosso, ogni grande istituzione ha sempre un punto debole, un “tallone d’Achille”. Quello dell’Unione Europea è certamente la Grecia. Ma non solo, essa potrebbe risultare il punto debole del Fondo monetario internazionale (Fmi), della Banca mondiale e dell’ormai decennale egemonia Statunitense sull’economia mondiale. Insomma, la Grecia potrebbe rivelarsi un’arma più pericolosa del previsto e questo, Putin sembra averlo capito benissimo (a differenza della Merkel e degli esponenti del Fmi). E’ di oggi infatti la notizia che Putin avrebbe proposto a Tsipras un’offerta molto allettante: entrare nella “Nuova banca di Sviluppo” dei Brics.
Cosa sono i “Brics” e cos’è la“New Development Bank” e per quale motivo risulta così allettante alla Grecia? “Brics” è l’acronimo che indica cinque paesi che hanno forti economie in via di sviluppo, una grande popolazione ed un territorio con innumerevoli risorse. Questi paesi sono Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Fino al 15 luglio 2014 questo acronimo era solo una delle tante parole puramente teoriche usate in economia internazionale. Ma, durante il sesto summit dei Brics, svoltosi appunto il 14 luglio, questa parola ha assunto un significato molto più ampio. I cinque paesi infatti hanno deciso di fondare una vera e propria entità politica, la già citata New Development Bank (Ndb). In essa ogni stato fondatore capitalizzerà una cifra già definita in partenza, proporzionale al proprio PIL (la Cina sarà il paese che metterà le maggiori riserve, ossia 41 miliardi, il Sudafrica le minori, appena 5 miliardi). L’obiettivo di questo progetto è di fungere da alternativa al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale, ridimensionando così lo strapotere della moneta maggiormente favorita da questo sistema, il Dollaro. La scelta di questi cinque colossi di formare un’alternativa al sistema vigente nasce dalla ormai palese cecità ed egoismo degli Stati Uniti e dell’Europa: l’economia dei Brics rappresenta da sola il 25% dell’economia mondiale, ma questo peso ed importanza non è stato ancora riconosciuto all’interno dell’Fmi, dove i paesi appartenenti al Brics detengono solo il 10,3% dei voti. Perciò, stanchi della mancanza di attenzione alle richieste di avere un ruolo maggiore all’interno del Fmi e della Banca Mondiale e dell’inerzia dei Paesi dominanti e accortisi di avere i mezzi economici necessari, hanno deciso di rivoluzionare l’economia mondiale. Da oggi in poi le decisioni non si prenderanno solo a Washington (sede sia del Fmi che della Banca mondiale) ma anche a Shanghai (sede della Ndb). 
Terminata questa breve descrizione dei fatti, è necessario capire cosa c’entri la piccola ed economicamente dilaniata Grecia in tutto questo discorso. Come ormai tutti sanno, la Grecia è da qualche anno sull’orlo del baratro e la sua fine ormai, agli occhi di molti, sembra segnata. Il governo Tsipras, da poco eletto, sta facendo di tutto per salvare il paese in difficoltà, ma la strada è in salita. Le casse dello stato greco sono vuote e i creditori, capeggiati dalla Fmi che ha prestato ingenti quantità di denaro alla Grecia, stanno bussando alla porta di Tsipras. Inoltre, come se non bastasse, lo stesso Fmi si è detto restio ad un eventuale terzo salvataggio nel prossimo futuro. Ormai non sembra ci siano più strade percorribili, vie di fuga sembrano non essercene più. E invece no. La via di fuga per la Grecia è proprio la proposta di Putin, di cui parlavamo prima, arrivata ieri sera sulla scrivania del disperato Tsipras. Quest’ultimo, comprensibilmente, sembra aver gradito la gentile offerta del Cremlino e ha dichiarato che un’eventuale adesione verrà discussa a giungo a San Pietroburgo. Sembra però a questo punto piuttosto probabile l’addio della Grecia dall’Fmi soprattutto perché la New Development Bank ha i fondi necessari a salvare la Grecia e non sembra farsi troppi problemi ad investirli per questa causa.
La parte più interessante della vicenda è però un’altra: bisogna infatti chiedersi per quale motivo i Brics sarebbero disposti a spendere così tanti soldi (si pensa circa 50 miliardi) per salvare un paese come la Grecia. Cosa ci guadagnano? La risposta possiamo ritrovarla nelle parole di Paul Craig Roberts, ex sottosegretario del Tesoro negli Usa, rilasciate in una intervista a King World News:” In questo momento ci sono molte cose nel sistema finanziario che possono crollare. Usa ed Europa per poco, fintanto che possono stampare denaro, potranno mantenere in piedi questo sistema truccato. Nel momento in cui il valore del dollaro e dell’Euro inizierà a collassare, il gioco terminerà. C’è la possibilità che “un cigno nero di massa”, un evento non previsto, faccia collassate il tutto, e che si sviluppi a causa della crisi greca e dell’elezione del nuovo governo Tsipras. Ciò si verificherà se le banche tedesche, creditrici della Grecia e i politici dell’Unione Europea si rifiuteranno di soddisfare le legittime necessità del governo greco.” A questo punto l’obiettivo di Putin e degli altri membri del Brics sembra essere palese: far traballare l’Unione Europea grazie alla Grecia. Infatti, qualora la Grecia dovesse accettare l’invito ad unirsi ai Brics per non avere più problemi con i debiti, cosa potrebbe ancora ostacolare anche gli altri paesi europei in difficoltà (Italia, Spagna, Portogallo ecc.) dal fare lo stesso? Nulla, assolutamente nulla. Ciò significherebbe la disgregazione dell’Unione Europea, un vero e proprio cataclisma per gli Usa, la Fmi e la Banca mondiale. Il piano sembra essere perfetto, anche grazie alla miopia delle istituzioni che dovrebbero aiutare la Grecia ma che invece la lasciano in una situazione tragica, conducendola così tra le dolci braccia di Putin e dei Brics. In molti video e foto in Russia si lascia intendere che Putin sia un ottimo tiratore sia col fucile che con l’arco. Chissà che anche lui, come Paride con Achille, non riesca a colpire “il tallone dell’Unione europea”. In  questo di solito Putin non sbaglia mai…
Matteo Persico 

(Fonte: L'intellettuale dissidente)

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