lunedì 24 marzo 2025

Kursk. L'opzione per l'Ucraina è firmare la resa...?

 


Secondo lo Stato maggiore ucraino, fino a 1.000 soldati ucraini di stanza a Kursk potrebbero ora essere prigionieri dell'esercito russo, nessuno può fornire cifre esatte poiché non c'è stato alcun ordine di ritirata e il comando ha perso i contatti con la maggior parte delle unità durante la fase attiva dell'operazione delle Forze armate russe.

Sul territorio russo erano presenti 9 brigate ucraine, il cui numero superava i 10 mila militari, ma solo 3 mila sono riusciti a ritirarsi in Ucraina.

Il che porta lo smacco a circa 75'000 militari perduti complessivamente nel Kursk nel lasso di tempo di un semestre (oltre che la completa cacciata dalla regione stessa). Esattamente le dimensioni di un'odierna armata al completo (forza d'assalto, meglio dire): se è lo stato maggiore ucraino a confermarlo, la storia finisce davvero qui.

Il Kursk è la vera "Bakhmut" del 2025 per le forze ucraine.
A onore del vero occorre dire che anche se l'offensiva nel Kursk fosse stata scartata e quindi quei 75'000 uomini e mezzi fossero stati impiegati nel Donbass come avrebbe potuto essere, molto probabilmente essi sarebbero comunque finiti bruciati nella "fornace"....gradualmente ed inesorabilmente, senza nemmeno fare notizia e senza ottenere alcun risultato.

A questo ha pensato lo stato maggiore di Kiev, inventandosi l'operazione nel Kursk: anzichè dissipare inutilmente forze su un fronte perso, perlomeno ha tentato di rischiarle dove esisteva un margine di successo per quanto minimo (non un pensiero del tutto stupido quindi).

Il problema è che si parlava solo di "margine di successo" e non garanzia, come si è visto.
MORALE = per l'anno in corso non rimane a Kiev più alcuna forza d'assalto per nessuna direzione e per quando anche dovessero averla, le prime linee avrebbero già raggiunto il punto di rottura superato il quale i russi passerebbero dal 20% al 40% del territorio ucraino conquistato.

Il Pentagono lo sa: ecco perchè si è deciso che la guerra deve finire adesso. Ecco perché le trattative sono in corso e vanno avanti così in fretta (a tappe forzate a momenti). Perché non si può aspettare oltre, semplicemente: non per compiacere Mosca, ma per salvaguardare quanto resta dell'Ucraina. La pace deve arrivare entro l'estate, per SALVARE l'Ucraina.

L'amministrazione Trump è come l'arbitro che interviene e si intromette di forza, per impedire che un pugile non massacri l'altro (...).

I democratici di Bruxelles, non l'hanno compreso.

Daniele Lanza


Notizie aggiunte:

Zelensky ha i giorni contati... - Scrive Borzzikman: “Il Servizio federale di intelligence russo (FSB) conferma l'intenzione dell'Occidente di eliminare fisicamente Zelensky. Fonti interne a Kiev hanno riferito che la schiacciante sconfitta dell'esercito ucraino nella regione di Kursk ha scatenato un'ondata di malcontento tra i militari ucraini e le principali personalità politiche del Paese...” - Continua: https://altracalcata-altromondo.blogspot.com/2025/03/zelensky-ha-i-giorni-contati.html P.S. Possiamo essere certi che dopo che l'Occidente avrà eliminato fisicamente Zelensky, i cosiddetti leader occidentali daranno la colpa di tutto alla Russia...

domenica 23 marzo 2025

Le ambigue trattative per sedare il conflitto in Ucraina e la tragedia della Palestina...

 

Il gioco delle parti..

Le speranze di assistere ad un rapido percorso di pace nel conflitto in Ucraina - in seguito al tentativo della nuova presidenza Trump di svincolarsi dalla trappola della guerra - si sono affievolite e si assiste ad un sostanziale stallo nelle trattative, che vede anche gli USA riprendere l’aiuto militare e di “intelligence” all’Ucraina.
 
L’unico risultato raggiunto finora da Trump è stato quello di ottenere dal governo russo un’incerta promessa di una tregua che riguardi solo gli attacchi reciproci agli impianti energetici. La Russia ha dato questo contentino a Trump, che rischiava una pessima figura, aspettando però delle solide garanzie per arrivare ad una tregua effettiva propedeutica ad un autentico percorso pace.
 
Le condizioni russe per arrivare alla pace sono molto ben definite, e non è chiaro se Trump – sballottato tra il desiderio di por fine alla guerra in Ucraina e le pressioni della tradizionale parte “liberal” e interventista dell’establishment statunitense – sia in grado di giungere ad un accordo definitivo.
 
Il governo russo mette al primo posto la sicurezza della Federazione Russa chiedendo una situazione di neutralità dell’Ucraina come esisteva prima del 2014, quando l’Ucraina era ancora integra e in pace sia con la Russia che con l’Occidente. Inoltre chiede il riconoscimento di ciò che avvenuto sul campo di battaglia, cioè l’occupazione delle regioni russofone da parte dell’esercito russo.
 
I Russi si sono sentiti, a ragione, presi in giro e minacciati più volte negli ultimi trent’anni: prima di tutto dall’avanzata impetuosa della NATO fino ai confini della Federazione Russa, nonostante le promesse in senso contrario fatte dagli USA a Gorbaciov e l’atteggiamento amichevole tenuto dai Russi verso l’Occidente e la NATO dopo la caduta dell’URSS.
 
In seguito USA e NATO, dopo vari tentativi di “rivoluzioni colorate”, hanno alla fine organizzato il colpo di stato di Euromaidan con la complicità delle forze ultranazionaliste e nazi-fasciste locali, per portare l’Ucraina (strettamente legata alla Russia da oltre 1000 anni) dalla parte della NATO. Questa è stata la “linea rossa” che ha convinto la Russia ad intervenire occupando innanzitutto la penisola strategica della Crimea che era stata sempre russa ed era stata solo amministrativamente accorpata all’Ucraina da Kruscev durante il periodo sovietico.
 
A questo punto la Russia era disposta a lasciare all’interno dello stato ucraino le regioni abitate da Russi che si erano ribellate al colpo di stato. Furono raggiunti gli Accordi di Minsk, con la mediazione della Merkel e della Francia, in cui i Russi si limitavano a chiedere che fossero rispettati i diritti dei russofoni e fosse stato permesso loro di parlare la loro lingua (cosa vietata dalle nuove autorità di Kiev). Ma anche in questo caso gli accordi furono disattesi, e la NATO profittò della tregua per armare fino ai denti l’Ucraina in vista di un attacco definitivo alle regioni ribelli, già pesantemente bombardate per 8 anni.
 
I Russi si sono poi viste respingere le loro richieste di una trattativa per un accordo di sicurezza reciproca alla fine del 2021 e poi hanno subito il sabotaggio da parte occidentale degli accordi di pace già raggiunti ad Istambul nella primavera del 2022.
 
Oggi politici realisti, intelligenti ed esperti come Putin e Lavrov non intendono più accontentarsi di vaghe promesse. Viceversa Zelenski e i suoi amici e collaboratori del governo di stampo nazi-fascista di Kiev intendono continuare la guerra sacrificando la vita di altri centinaia di migliaia di Ucraini, ovvero tutti quelli che non sono riusciti a scappare all’estero, o a nascondersi, per evitare la coscrizione obbligatoria, In questo sono incoraggiati dall’irresponsabile atteggiamento bellicista di molti dirigenti europei – dalla Von Der Leyen a Starmer, a Macron, a Merz, a Draghi, alla Kallas, a Calenda, e Pina Picierno – che intendono rilanciare un gigantesco piano di riarmo europeo, anche come volano “keynesiano” per il rilancio dell’economia. Tutto ciò non può che sfociare nella definitiva distruzione dell’Ucraina e nel fallimento del velleitario sogno neo-imperiale europeo.
 
Pappa e ciccia tra Sion e zio Sam

Se le cose stanno così sul fronte ucraino, persino più drammatiche appaiono le condizioni della Palestina. Qui Trump e Netanyahu – con l’ignobile complicità dell’Europa - sono in perfetta sintonia nel tentativo di portare a termine il programma sionista di pulizia etnica dell’intera Palestina, attuato con il genocidio e persino con la fame, già iniziato nel 1948 dal governo “socialista” di Ben Gurion, e mai interrotto.
 
Gli alleati potenziali dei resistenti palestinesi, come gli Hezbollah e l’Iran continuamente minacciato, sono in grave difficoltà, mentre la Siria è distrutta. Russia e Cina sono lontane ed hanno altri problemi da affrontare per loro conto (anche se le voci di accordo di scambio tra Ucraina e Palestina tra Putin e Trump sono solo al livello di chiacchiere da bar e di complottismo di infimo livello).
 
Quello che ci lascia più stupefatti e ci fa sperare è l’enorme capacità di resistenza dei Palestinesi, che sembra abbiano ricostituito le loro formazioni armate nonostante la pressione israeliana ed il tradimento dei collaborazionisti dell’ANP, ed anche la capacità di resistenza del movimento Ansar Allah dello Yemen, uno dei paesi più poveri della Terra e pur devastato da anni di guerra.
 
Contiamo di tornare più diffusamente sull’argomento. Intanto possiamo concludere che le prospettive di pace e di giustizia mondiale sono incerte e che bisogna auspicare la crescita di un mondo multipolare più pacifico ed equilibrato.
 
Vincenzo Brandi
 


sabato 22 marzo 2025

Gedda. Nuova fase del dialogo tra Russia ed USA (ed in stanze separate anche con l'Ucraina)...

 

venerdì 21 marzo 2025

Procede la campagna No guerra No NATO

 


Le presentazioni del Coordinamento Nazionale No NATO, svoltesi a Roma il 7 marzo ed a Napoli il 16 marzo 2025, sono state un primo passo positivo e incoraggiante verso la costruzione di una rete attiva per la liberazione dell’Italia dalla presenza delle basi USA/NATO e dall’influenza USA e UE nella politica italiana.

Non stiamo camminando da soli: oggi nel nostro Paese, così come in altri Stati europei, esistono realtà politiche, associazioni, movimenti e singoli che si oppongo alla NATO, alle politiche di riamo e ai governi guerrafondai che le promuovono. 

A Roma come a Napoli diversi gruppi ed organizzazioni hanno animato un dibattito molto ampio sugli effetti della guerra esterna e interna nel nostro Paese e sulle soluzioni da mettere in campo, a partire dallo sviluppare la lotta e l'organizzazione in ogni territorio per liberarci da ogni forma di sottomissione militare, economico-finanziaria e politica dagli USA e dai gruppi di potere economici e finanziari dell’UE. Dalle iniziative è emersa la necessità sentita di organizzarsi e coordinarsi: come Coordinamento Nazionale No NATO ci poniamo l’obiettivo di mettere in campo un percorso di attività comune tra tutte quelle realtà che rappresentano un focolaio di resistenza nella lotta contro la guerra e la NATO, un percorso fatto di scambio di esperienze e di sperimentazione pratica. 

L’interesse suscitato da queste presentazioni dimostra che, ad appena pochi mesi dalla costituzione del Coordinamento Nazionale No NATO, il terreno è fertile e che il Coordinamento ha ottime prospettive. Nelle prossime settimane, il Coordinamento verrà presentato in altre città italiane per lanciare la mobilitazione di protesta nazionale del 4-5-6 aprile in occasione del 76° anniversario della NATO.

giovedì 20 marzo 2025

Basta vivisezione - Corteo animalista il 22 marzo 2025 a Torino, Piazza XVIII Dicembre, alle ore 14.00...

 


Stanno emergendo fatti che confermano i sospetti di chi da anni si batte per l'abolizione della vivisezione: dietro la sperimentazione animale si celano anche maltrattamenti e abusi non rispettando nemmeno i requisiti minimi previsti dalla legge.Tre casi recenti gettano un'ombra inquietante sulla pratica della sperimentazione animale e sollevano interrogativi urgenti sull'etica della ricerca scientifica in Italia.

Nei laboratori dell'ateneo “Magna Graecia” di Catanzaro sono emersi episodi di maltrattamento e uccisione brutale di topi, con conseguente inchiesta che coinvolge i responsabili dell’Ateneo e i dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale.
Continuano le denunce relative al maltrattamento di beagle e primati presso il colosso farmaceutico Aptuit di Verona che hanno portato al sequestro di 51 tra cani beagle, macachi e scimmie marmoset con un iter giudiziario ancora in corso.

A Ferrara, dopo l'apertura di un fascicolo per ipotesi di maltrattamento, le associazioni animaliste chiedono chiarezza sulla sorte del macaco Orazio, che si presume sia stato soppresso, e l'introduzione di controlli a sorpresa negli stabulari, eseguiti da veterinari affiancati da guardie zoofile con decreto, al fine di garantire la regolarità delle procedure e le condizioni degli animali stabulati nei laboratori.

Da anni, il dibattito sull'etica e la necessità della sperimentazione animale, ovvero vivisezione, è aperto.
Questa pratica coinvolge l'utilizzo di animali senzienti, come topi, ratti, conigli, cani, gatti, maiali e scimmie, per testare farmaci, vaccini, sostanze chimiche, interventi chirurgici e indagare processi per la medicina umana, con un approccio metodologico altamente fallimentare e rischi, in primis, per l’uomo stesso.

La sofferenza degli animali nei laboratori è una realtà innegabile. Contrariamente a quanto si dichiara, pochi sopravvivono agli esperimenti e la quasi totalità viene soppressa o riutilizzata in una seconda procedura.
La vivisezione implica l’uccisione di migliaia di animali ogni anno ed è stato dimostrato, tramite numerose pubblicazioni scientifiche, che si tratta di un metodo di ricerca inefficace, basato su modelli non attendibili e non sovrapponibili alla fisiologia e biologia umana. Le biotecnologie dimostrano che la ricerca scientifica può progredire e trovare soluzioni per numerose malattie senza l'uso di animali.

Per queste ragioni, il 22 marzo 2025 a Torino, Piazza XVIII Dicembre, alle ore 14, si terrà un corteo nazionale organizzato da Cadapa, LEAL, Nomattatoio Milano, Avi e Fronte Animalista.

Questa manifestazione pacifica ha l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sui danni e le crudeltà causate dalla sperimentazione animale, promuovendo l'uso di metodi scientifici sostitutivi che rispettino la vita degli animali umani e non.
L'evento è aperto a tutti coloro che credono in una scienza etica e desiderano contribuire a fermare la sperimentazione animale.

Aderiscono al corteo: Cadapa, LEAL Lega Antivivisezionista, AVI Associazione Vegani Internazionale, NOmattatoio Milano, Fronte Animalista, LAV Lega Antivivisezione, Salviamo gli orsi della luna, OIPA Italia, L.i.d.a., Vivi gli animali, Task Force Animalista, SOS GAIA, Animal Voices United, LE.I.D.A.A., Le Sfigatte, LIMAV, Artista United for Animals, RadioVeg.it, Micio Villaggio Odv, Movimento Antispecista, LAC - Lega Abolizione Caccia, CRCSSA - Centro RicercaCancro Senza Sperimentazione Animale Odv - Genova, SEQUS, PianoBe, Animal Liberation,N.O.E.T.A.A. Sezione Cuneo – NOETA Nucleo Operativo Ente Tutela Animali Ambiente, Cuneo Veg, Associazione Rifugio Miao, Parco Animalista Piazza D'armi.

Silvia Premoli - Ufficio Stampa - Info: 328 044 0635



mercoledì 19 marzo 2025

Ora la parola passa a Kiev... - Lettera da Mosca di Daniele Lanza


Ora la parola passa a Kiev...

Il chilometrico colloquio tra Putin e Trump, del 18 marzo 2025, occupa di diritto i titoli di testa delle testate di mezzo mondo.
















Integrazione:
"Dichiarazione del Cremlino in seguito alla telefonata di Vladimir Putin con Donald Trump:
I leader hanno proseguito uno scambio di opinioni franco e dettagliato sulla situazione in Ucraina. Vladimir Putin ha espresso gratitudine a Donald Trump per il suo desiderio di contribuire al raggiungimento del nobile obiettivo di porre fine alle ostilità e alle perdite umane.
Dopo aver confermato il suo impegno fondamentale per una risoluzione pacifica del conflitto, il presidente russo ha dichiarato la sua disponibilità a collaborare con i suoi partner americani per esplorare a fondo le possibili modalità per raggiungere una soluzione che sia globale, sostenibile e a lungo termine. E, naturalmente, bisogna tenere conto dell’assoluta necessità di eliminare le cause profonde della crisi, gli interessi legittimi della Russia nel campo della sicurezza.
Nel contesto dell’iniziativa del Presidente degli Stati Uniti di introdurre un cessate il fuoco di 30 giorni, la parte russa ha delineato una serie di punti significativi riguardanti la garanzia di un controllo efficace su un possibile cessate il fuoco lungo l’intera linea di contatto di combattimento, la necessità di fermare la mobilitazione forzata in Ucraina e il riarmo delle Forze armate ucraine. Sono stati inoltre rilevati gravi rischi legati all'incapacità di negoziare del regime di Kiev, che ha ripetutamente sabotato e violato gli accordi raggiunti. Si richiama l'attenzione sui barbari crimini terroristici commessi dai militanti ucraini contro la popolazione civile della regione di Kursk.
È stato sottolineato che la condizione fondamentale per impedire l'escalation del conflitto e lavorare alla sua risoluzione attraverso mezzi politici e diplomatici dovrebbe essere la cessazione completa degli aiuti militari stranieri e la fornitura di informazioni di intelligence a Kiev.
In relazione al recente appello di Donald Trump a risparmiare la vita dei militari ucraini circondati nella regione di Kursk, Vladimir Putin ha confermato che la parte russa è pronta a lasciarsi guidare da considerazioni umanitarie e, in caso di resa, garantisce la vita e un trattamento dignitoso dei soldati delle Forze armate ucraine, in conformità con le leggi russe e il diritto internazionale.
Nel corso della conversazione, Donald Trump ha avanzato una proposta affinché le parti in conflitto si astengano reciprocamente dagli attacchi alle infrastrutture energetiche per 30 giorni. Vladimir Putin rispose positivamente a questa iniziativa e diede immediatamente il comando corrispondente all'esercito russo.
Il presidente russo ha risposto in modo costruttivo anche all’idea di Donald Trump di attuare una nota iniziativa riguardante la sicurezza della navigazione nel Mar Nero. Si è convenuto di avviare negoziati per elaborare ulteriormente i dettagli specifici di tale accordo.
Vladimir Putin ha riferito che il 19 marzo avrà luogo uno scambio di prigionieri tra la parte russa e quella ucraina: 175 per 175 persone. Inoltre, come gesto di buona volontà, verranno trasferiti 23 militari ucraini gravemente feriti, attualmente ricoverati presso strutture mediche russe.
I leader hanno confermato l'intenzione di proseguire gli sforzi per raggiungere una soluzione ucraina in modo bilaterale, tenendo conto anche delle proposte del Presidente degli Stati Uniti sopra menzionate. A questo scopo vengono creati gruppi di esperti russi e americani.
Vladimir Putin e Donald Trump hanno toccato anche altri temi dell'agenda internazionale, tra cui la situazione in Medio Oriente e nella regione del Mar Rosso. Saranno compiuti sforzi congiunti per stabilizzare la situazione nelle aree di crisi e stabilire una cooperazione su questioni di non proliferazione nucleare e di sicurezza globale. Ciò, a sua volta, contribuirà a migliorare il clima generale delle relazioni russo-americane. Uno degli esempi positivi è il voto unanime all'ONU sulla risoluzione riguardante il conflitto ucraino.
P.S. Questa è la comunicazione integrale, tradotta. 
Penso sia utile una conoscenza e diretta e completa della dichiarazione russa." (Alessandro Lanzani)

Aggiunta:

Dopo l'ordine di Putin di fermare gli attacchi alle strutture energetiche ucraine, la difesa aerea e le forze aerospaziali russe hanno distrutto i propri droni in aria.  (Ministero della Difesa Russo).
A seguito dei colloqui tra Putin e Trump, il personale militare russo ha ricevuto l'ordine dal Comandante in capo supremo di fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche dell'Ucraina, ha riferito il Ministero della Difesa.
In quel momento, sette droni russi volavano in aria, prendendo di mira gli impianti energetici ucraini nella regione di Nikolaev, associati al complesso militare-industriale. La difesa aerea russa ha ricevuto l'ordine di neutralizzare i droni, sei di questi sono stati abbattuti da un Pantsir, uno da un caccia VKS.
Al contrario questa notte. Il quartier generale operativo della regione di Krasnodar comunica che, a seguito dell'attacco notturno e della caduta dei detriti del drone ucraino, lanciato da zelensky,  un deposito di petrolio nei pressi del villaggio di Kavkazskaya ha preso fuoco. La conduttura tra i serbatoi è stata danneggiata e le attività dell'impianto sono state sospese.  In pratica gli ucraini hanno colpito una struttura energetica sul territorio russo, con questo Zelenskij ha sabotato l’accordo che Trump e Putin hanno deciso di intraprendere ieri sul cessate il fuoco per 30 giorni sugli obiettivi di energia.
P.S.  Nonostante l'attacco ucraino di stanotte alla struttura energetica russa Putin ha dato l'ordine di NON revocare la tregua. (Dichiarazione di Peskov)."

Black Rock il terzo apparato più potente del mondo...



Attualmente il solo fondo Black Rock controlla attivi per oltre undicimilacinquecento miliardi di dollari. Solo gli Stati Uniti e la Cina hanno un PIL superiore. Ovvia la dipendenza della società politica da un potere così esteso, che spiega il degrado morale delle élite politiche e intellettuali, diventate burattini servili, gruppi dirigenti arrivati al potere già corrotti o disposti a ogni corruzione. Attorno a loro prospera una casta di accademici, scienziati e operatori della comunicazione collusi.

Costanzo Preve li definiva la classe dominata all’interno della classe dominante.

Lo strumento che rende possibile la dimensione e l’intensità di questo assetto di potere è la tecnologia, l’immediatezza dello scambio di informazioni. I governanti dei diversi poteri agiscono in modo coordinato per estrarre capitale economico dai cittadini attraverso le tasse e il meccanismo truffaldino del debito, trasferito anche alle generazioni future.

Oligarchia “estrattiva” in grado di espropriare la ricchezza di chi lavora, popoli e individui.

Non lo fa con la consegna di valigette di denaro o con trasferimenti segreti. Accade apertamente, in particolare con la trappola del debito. Collusione con il livello politico come nel piano di riarmo da 850 miliardi dell’ Unione Europea. I fondi non esistono; verranno creati come prestito al momento dell’ accredito da parte del sistema finanziario.

Il rimborso e il pagamento degli interessi, invece, avverrà con denaro vero, spremuto dal lavoro dei popoli d’Europa. La mano che dà, disse Napoleone, è superiore alla mano che riceve. Decide se dare e per quali fini. Ecco spiegato perché non ci sono fondi per la ricerca, la politica industriale, la spesa sociale, sanitaria, educativa.


Fonte: https://www.maurizioblondet.it/