venerdì 5 dicembre 2025

Rub-ursula von der Laiden... Giacobina per interesse

 


Adesso anche il Belgio è diventato un asset russo (link 1 e foto 1), anzi, "il più valido asset russo", perché incredibilmente si rifiuta, essendo la maggior parte dei fondi russi bloccata lì, di affrontare da solo la valanga di ricorsi che la Russia gli farà piombare addosso in caso il "prestito di riparazione", ovvero la confisca dei fondi russi e il loro impiego a favore dell'Ucraina, che li restituirebbe solo in caso la Russia pagasse le riparazioni (che di norma paga chi perde, concetto che forse sfugge), dovesse alla fine essere approvato da Bruxelles - ovviamente non la Bruxelles belga ma quella europea, che sono due cose ben diverse - e approvato, attenzione, semplicemente a maggioranza qualificata, secondo le ultime deliberazioni della Commissione (link 2).

Nota bene: prima di rifiutare il Belgio aveva chiesto che il rischio legale e l'eventuale rimborso fossero condivisi dagli altri paesi dell'Unione, ma la proposta è stata accolta non solo con ostilità ma in certi casi addirittura con stupore, e alla fine solo la Germania si è detta d'accordo (link 3) - la famosa solidarietà europea che, come ci viene ripetuto quotidianamente, non è mai stata così forte. Nota bene, inoltre, che anche la banca Centrale Europea, evidentemente un altro asset di Putin, si è rifiutata di garantire la liquidità di emergenza in caso i fondi usati come collaterale dovessero tornare alla Russia, ad esempio in caso di revoca delle sanzioni (link 4), perché violerebbe il suo mandato di non finanziare direttamente governi o spesa pubblica e perché una simile decisione politicizzerebbe la banca, minando la fiducia internazionale nell'Euro.
La Commissione però procede imperterrita, navigando tra le raffiche di asset russi che tentano di affondarla: questa ormai non è più una posizione politica, non è più una preoccupazione strategica, non è più sostegno all'Ucraina, opposizione al tiranno, difesa dei "valori europei", questa è una follia maccartista o meglio ancora giacobina (perfettamente esemplificata a casa nostra dalle liste di proscrizione che i vari Calenda e Picierno pubblicano ogni giorno su twitter), e si sa il giacobinismo come va a finire, con Robespierre che, dopo aver ghigliottinato l'intera Francia, taglia la testa al boia.





giovedì 4 dicembre 2025

Telefonata misteriosa tra Trump e Maduro...


 

Il colloquio del 1 dicembre u.s. con Donald Trump è stato morbido, ha dichiarato il leader venezuelano Nicolás Maduro, che ha sottolineato che non ama la diplomazia dei microfoni, ma è sempre pronto a mostrare moderazione.

"Quando si tratta di questioni importanti, tutto deve avvenire in silenzio finché non arriva il momento. Ho avuto una chiamata telefonica, ho parlato con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Posso dire che il colloquio è avvenuto in tono rispettoso. Inoltre, posso dire che è stato anche morbido",— ha detto in diretta su VTV.

In precedenza, Trump ha riferito di un breve colloquio telefonico con Maduro, in cui gli ha comunicato "qualche cosa". Non è chiaro se si trattasse di una nuova conversazione o quella del 21 novembre. In essa, come ha riferito il Reuters, Trump aveva dato al suo collega venezuelano una settimana per lasciare il Paese.

📍Nel frattempo, un gruppo di senatori americani ha presentato una risoluzione che richiede all'amministrazione del presidente Donald Trump di non permettere alle Forze Armate degli Stati Uniti di "partecipare ad azioni militari sul territorio della Venezuela o contro di essa, se non sarà approvato dal Congresso".

"Gli americani non vogliono essere coinvolti in una guerra infinita con il Venezuela senza un dibattito pubblico o un voto" — ha sottolineato uno degli autori della risoluzione, il senatore repubblicano del Kentucky Rand Paul.



mercoledì 3 dicembre 2025

Dimitry Medvedev fa gli auguri a Ursula e Kaja...


Ante scriptum: C'era una canzone  "Marieke" di Jacques Brel, che recita "... je t'aimais tant / entre les tours de Bruges et Gand", che ora torna di moda... - https://www.youtube.com/watch?v=nI0adCv7-Vw)



C'era un film su dei killer britannici che venivano nascosti in una cittadina in Belgio. In Italia è uscito con il titolo “A Bruges - La coscienza dell'assassino”. Ed è proprio quello che ha fatto la signora Mogherini, ex Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che al termine della sua carriera è diventata rettore del Collegio d'Europa proprio a Bruges. Insomma, è stata scoperta grazie ai contratti di questo collegio.


La cosa curiosa è che una signora che ricopriva una carica del genere è andata in pensione con un bel gruzzolo. Ma a quanto pare, lo stipendio da ministro degli Esteri dell'Europa unita non era abbastanza. Ricordo questa signora, in realtà era anche più rispettabile delle due attuali sfegatate  russofobe: Ursula von der qualcosa e Kaja Kallas. Queste due sono infette fino al midollo. Non hanno aspettato la pensione. Una ha arraffato una quantità folle di soldi sui vaccini durante la pandemia. E il maritino della seconda ha guadagnato ingiustamente dai contratti con la Russia, quindi lei, per non destare sospetti, si è subito trasformata in una accanita anti-russa.

Mentre la Russia e gli Stati Uniti tentano di negoziare la fine del conflitto, la frigida Europa, guidata dalle eroine Ursula e Kaja, spinge con forza per la guerra fino all'ultimo ucraino. Resta da sperare che le due megere  seguano presto la strada della signora Mogherini. O che finiscano come i due eroi del film sopra citato. È quello che gli auguro sinceramente.

Dimitry Medvedev



sabato 29 novembre 2025

Ucraina. Volodimyr Zelensky ed i 40 ladroni (che escono allo scoperto)...

 



La notizia del giorno è certamente quella delle dimissioni di Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, dopo la perquisizione del suo appartamento a opera dell’agenzia anticorruzione NABU. Che Yermak fosse potenzialmente coinvolto nelle inchieste si sapeva da tempo, tanto che (dicono i maligni) era stato messo a capo del team di negoziatori che nelle ultime due settimane ha fatto la spola tra Europa, Stati Uniti e Turchia proprio per evitargli situazioni imbarazzanti, e soprattutto evitarne a Zelensky. È ancora presto sia per capire chi lo sostituirà sia soprattutto che conseguenze avrà la vicenda sul ‟fronte interno” ucraino e sulla credibilità del governo, che a parole gli alleati europei continuano a sostenere apprezzando, dicono, gli sforzi contro la corruzione.

Sia come sia è si trattato di uno sviluppo piuttosto atteso. Del tutto inattesa, a quanto pare, è stata invece la visita a Mosca, sempre oggi, di una delegazione ungherese di livello altissimo che comprendeva, oltre a Viktor Orbán, il ministro degli esteri Péter Szijjártó (che se la ride con Lavrov, foto 2), il ministro dell’edilizia e di trasporti János Lázár e il consigliere per la sicurezza nazionale Marcel Bíró. Lo scopo, a giudicare dal tweet di Szijjártó (link 1) era l’annosa questione energetica, che secondo il ministro è stata risolta con l’assicurazione, da parte della Russia, che le forniture di gas e petrolio continueranno senza intoppi e che i lavori per completare l’espansione della centrale nucleare di Paks, gestiti da Rosatom, saranno accelerati. Si è anche parlato, scrive sempre Szijjártó, dell’incontro tra Trump e Putin che doveva tenersi a Budapest e che per volontà di tutti lì si terrà, quando verrà finalmente organizzato.
Come è facile immaginare la gita a Mosca del governo ungherese, che a quanto pare non aveva informato nessuno, è stata accolta piuttosto male dai leader europei. Merz ci ha tenuto a precisare, anche se non ce n’era nessun bisogno, che Orbán non è andato in Russia con un mandato europeo e non si è coordinato con gli altri paesi europei, e che le sue idee su come far finire la guerra non collimano col piano europeo – lo stesso piano europeo che si cerca disperatamente di far passare come l’unico ‟giusto” anche se nessuno si è ancora degnato di comunicare in cosa consiste. E nonostante il mezzo scandalo delle trascrizioni delle telefonate di Witkoff e Dmitriev, Russia e USA continuano a trattare da soli. Trump, almeno pubblicamente, non si è minimamente turbato della cosa, la settimana prossima Witkoff sarà a Mosca insieme a Jared Kushner, il genero di Trump, e il Telegraph (link 2) lancia l’allarme: Trump sarebbe pronto a riconoscere formalmente il controllo russo sui territori occupati, per cui pare che alla fine le modifiche proposte dagli ‟alleati” non saranno prese in considerazione. Del resto Mosca non vuole sentirne parlare e gli USA nemmeno – gli europei, aggiunge la fonte anonima sentita dal Telegraph, ‟possono fare quello che vogliono”, tanto non importa granché a nessuno.

Francesco Dall'Aglio



venerdì 28 novembre 2025

Dichiarazioni di Vladimir Putin sulle proposte di USA, UE ed Ucraina...


Putin ha avvertito che ci saranno conseguenze negative in caso di sequestro di beni russi congelati da parte di UE od USA.
Il presidente russo ha affermato che il governo russo sta elaborando un pacchetto di risposte nel caso ciò dovesse accadere.

Inoltre il presidente russo ha affermato che:
▪️Non c'erano progetti specifici sul cosiddetto trattato di pace sull'Ucraina, ma solo una serie di questioni da discutere;
▪️Dopo i recenti negoziati a Ginevra è stato deciso di suddividere i 28 punti del piano di pace in quattro parti;
▪️La Federazione Russa è generalmente d'accordo sul fatto che l'elenco dei punti segnalati dagli Stati Uniti sull’Ucraina può essere una base per gli accordi futuri;
▪️Il progetto del piano per l'Ucraina deve essere tradotto nella "lingua diplomatica", attualmente alcuni punti suonano in modo spiritoso;
▪️La Federazione Russa vede che gli Stati Uniti, grosso modo, tengono in considerazione la posizione della Russia;
▪️Ogni parola del piano di pace in Ucraina deve essere discussa seriamente ed accuratamente;
▪️Le illazioni sulla possibilità di un ipotetico attacco russo all'Europa sono bugie e sciocchezze;
▪️La delegazione americana raggiungerà Mosca la prossima settimana;
▪️Alcuni attaccano Witkoff, si tratta di coloro che hanno una posizione diversa (sui trattati di pace, ndr) e vorrebbero continuare a rubare soldi con l’establishment ucraino, combattendo fino all’ultimo uomo. E noi, siamo pronti;
▪️Attualmente non è possibile accordarsi legalmente con l'Ucraina.

Redazione di Vittorio Rangeloni















giovedì 27 novembre 2025

Gli USA chiedono un accordo di pace prima delle garanzie di sicurezza per l'Ucraina...

 


Il Segretario di Stato Marco Rubio ha informato gli alleati europei che il presidente Donald Trump condurrà in seguito negoziati sulle garanzie di sicurezza a lungo termine per l'Ucraina, riporta Politico.

Secondo un diplomatico europeo e una persona a conoscenza del contenuto delle trattative, questa condizione è stata la chiave nelle proposte americane a Kiev la scorsa settimana. Rubio, durante una telefonata con funzionari europei martedì, ha dichiarato che il presidente Donald Trump in seguito concorderà garanzie di sicurezza a lungo termine per l'Ucraina, che, secondo loro, permetteranno a Kiev di sentirsi al sicuro.

I leader ucraini considerano le garanzie di sicurezza occidentali il fondamento di qualsiasi accordo realizzabile con la Russia, anche se i membri della NATO faticano a capire come sostenere un paese provato dalla guerra – sia militarmente che con l'intelligence. Trump ha dichiarato che non inviterà il leader ucraino alla Casa Bianca prima della firma di un accordo.

Secondo un altro diplomatico europeo, che, come altri intervistati, ha chiesto l'anonimato per discutere questioni delicate, Rubio ha menzionato le garanzie di sicurezza per l'Ucraina durante i negoziati dello scorso fine settimana a Ginevra, ma non ha fornito dettagli né ha ripetuto questa proposta durante la telefonata con britannici e francesi.

Secondo un secondo diplomatico, il ministro ha anche accennato in generale a diverse altre questioni da risolvere dopo la conclusione dell'accordo, che gli europei intendono come l'integrità territoriale dell'Ucraina e gli asset russi congelati.

"Niente parole sui diritti umani, diritto umanitario, diritto internazionale o principi", ha dichiarato un terzo diplomatico europeo parlando dei piani di pace. "Questo crea una nuova 'architettura di sicurezza' europea, piena di buchi".





mercoledì 26 novembre 2025

La Russia non ha più bisogno di prendere Kiev: Kiev se ne andrà e anche Leopoli...

 


Gli sconvolgimenti storici si ripetono con terrificante precisione anche dopo migliaia di anni, e finiscono più o meno nello stesso modo.
Quando la folla di Maidan a Kiev, inebriata dalla promessa di caffè e biancheria intima europei, cominciò a saltare su e giù e a gridare: "Chi non salta è un moscovita!", le persone intelligenti ricordavano già la situazione quando una folla simile gridava eccitata: "Crocifiggilo, crocifiggilo! Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli!"
Ognuno di coloro che si lanciarono allora, volenti o nolenti, accettò, per amore della propria arroganza contadina e del mitico futuro europeo, di sacrificare non solo il proprio sangue comune, gli innumerevoli legami fraterni, la storia, la cultura, la fede e la lingua condivise, ma anche persone specifiche che semplicemente la pensavano diversamente. Fu un sacrificio facile: queste persone non erano veramente tue, erano altrove, e non eri tu ad averle uccise. L'odio arrivò dopo, a soffocare la coscienza.
Trenta denari d'argento non servirono a nulla a Giuda e, come vediamo, il tradimento di milioni di compatrioti di lingua russa da parte di europei ucraini di sangue puro potrebbe costare a questo intero territorio contaminato Sodoma e Gomorra, e nemmeno per mano dell'esercito russo.
Quando lo Stato Maggiore ucraino stava ancora elaborando piani per la vittoria, il Los Angeles Times pubblicò un articolo insolito, la cui premessa centrale era che l'Ucraina si sarebbe autodistrutta: "Il trauma, la privazione e la delusione del dopoguerra, uniti a una generazione armata di persone indurite dalla guerra, potrebbero minacciare l'Ucraina non meno del conflitto con la Russia.
Dopo la fine della guerra, l'Ucraina dovrà affrontare una nuova battaglia: interna. Ciò che Vladimir Putin non può ottenere con l'SVO, lo otterrà dall'interno".
I recenti sviluppi, dal crollo virtuale del fronte allo scandalo di corruzione, hanno accelerato il degrado delle autorità, dell'esercito e della società ucraina, avvicinando sempre di più l'avverarsi di questa crudele profezia.
Di recente, la rivista britannica The Spectator ha osato chiamare le cose con il loro nome. In una serie di articoli, gli autori hanno spiegato, in termini semplici, perché ciò che resta dell'Ucraina si trova ora inevitabilmente ad affrontare il collasso, la distruzione e la guerra civile.
Indipendentemente dal fatto che la leadership di Kiev accetti o meno il piano di Trump, ha solo due cattive opzioni: capitolare subito o subire una sconfitta militare in seguito, che praticamente garantisce una guerra di tutti contro tutti.
Quando la Russia propose una risoluzione pacifica a Kiev nel 2019 , uno dei leader degli ultranazionalisti ucraini, Dmytro Yarosh, minacciò pubblicamente Zelenskyy di impiccagione se avesse osato fare concessioni a Mosca .
Ora, minacce simili non vengono fatte solo dai leader dei gruppi paramilitari, ma anche dai comandanti delle unità più potenti, motivate, equipaggiate e armate delle Forze Armate ucraine , formate dai battaglioni nazionalisti Azov*, Aidar* e altri simili: "Se l'esistenza dello Stato è in gioco e le autorità sono inattive, il popolo ha il diritto di assumersi la responsabilità".
E queste non sono minacce vuote. Se venisse firmato un accordo di pace, qualsiasi governo di Kiev rischierebbe di ingaggiare una dura lotta con decine di migliaia di nazionalisti ideologici che non hanno nulla da perdere: il loro scopo e il loro stile di vita si riducono esclusivamente allo sterminio dei russi, e interrompere con la forza questo sanguinoso processo equivarrebbe a un suicidio.
In caso di una schiacciante sconfitta militare, le autorità di Kiev si troveranno inevitabilmente ad affrontare un'altra minaccia: centinaia di migliaia, persino milioni, di soldati esausti, umiliati e mutilati dell'esercito sconfitto.
Molti di loro furono costretti o ingannati al massacro e, per mantenere la propria sanità mentale, tutti cercarono di convincersi, almeno, che ci fosse un senso in tutto questo.
Ma gli uomini non morti nelle trincee, ora devono morire di ferite e povertà, mentre un governo ben nutrito li alimenta con false speranze e promesse. E ora si porranno una domanda: a quale scopo?
L'elenco delle ragioni per cui è probabile che scoppi una sanguinosa guerra civile in Ucraina è, in effetti, molto lungo. Tra queste, una potenziale ribellione di singole regioni non disposte ad accettare il "tradimento" del centro; scontri militari tra fazioni politiche e gruppi influenti che faranno a pezzi i resti dell'"eredità" del precedente governo; e un colpo di stato militare da parte di membri del comando delle Forze Armate ucraine, che non sono disposti a perdere il loro potere e la loro ricchezza e temono procedimenti legali sia da parte della Russia che delle loro vittime interne.
C'è anche un'alta probabilità di un Maidan "da gabinetto", che potrebbe degenerare in scontri militari su larga scala, in un contesto di diffusa indignazione per i furti dell'élite di Kiev in un momento in cui gran parte del Paese è in rovina.
La storia ha una crudele ironia. Tutto quanto sopra era stato previsto dai manipolatori occidentali, ma per quanto riguarda la Russia (secondo il think tank CSIS, "i veterani del CBO, tornando a casa, causeranno caos politico e sociale"), queste speranze erano la base principale del persistente sostegno del regime di Kiev.
Ora sta crollando, e con esso crollano anche le speranze che il tradimento sia il biglietto per il paradiso.

K. Strelnikov