La conclusione è stata che molti caratteri quali il dimorfismo sessuale, la grandezza dei testicoli, la presenza di uno scroto bene sviluppato, la grandezza del pene (maggiore che in tutti gli altri Primati), la particolare forma del pene (dilatato all'apice anziché appuntito), il polimorfismo degli spermatozoi (tra i quali alcuni hanno funzione di uccidere o di bloccare spermatozoi di altri maschi), i seni penduli, il volume e densità dell’ejaculato, la velocità e forza degli spermatozoi, l'ovulazione nascosta nella donna (caso rarissimo tra i mammiferi), l’orgasmo femminile (attraverso cui la donna può regolare il numero di spermatozoi trattenuti), il tappo vaginale, la preeclampsia (patologia che consente l’interruzione della gravidanza), la percezione della somiglianza, la posizione del missionario, le spinte pelviche, la sorveglianza, la masturbazione, lo stupro, la velocità di evoluzione ed il gene dell’infedeltà costituiscono adattamenti alla poligamia e specialmente alla poliandria (rapporto di una femmina con più maschi).
Si conclude che gli antenati dell'uomo hanno praticato rapporti con più partner per milioni di anni, fino alla recente invenzione dell'agricoltura; probabilmente la scoperta del nesso tra inseminazione e gravidanza ha indotto i maschi ad impedire alle femmine l'accesso a più partner (ma non sempre con successo!).
(Recensione del libro di Carlo Consiglio: L'amore con più partner, con prefazione di Luigi De Marchi, editore Pioda, Roma)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.