Le retoriche degli Stati e delle istituzioni sovranazionali sulla transizione energetica e le politiche che ne derivano evitano accuratamente di affrontare un nodo fondamentale: il fatto, cioè, che non vi è transizione possibile se si continuano a costruire società sempre più energivore, che divorano enormi quantità di natura e di lavoro per produrre enormi quantità di merci e infrastrutture, funzionali solo ai profitti di chi le produce.
Non esiste una reale transizione energetica che sia compatibile con questo modo di produzione, ed è inutile lasciarsi abbindolare dalle formule ingannevoli di una “rivoluzione verde” condotta dall’alto, finalizzata al rilancio dell’accumulazione di capitale e della crescita continua, e non certo a portarci fuori dalla catastrofe.Questo concetto appare molto più chiaro se si analizzano i dettagli delle politiche reali. A tal proposito, risulta particolarmente eloquente questo approfondimento sullo sviluppo dei trasporti in Europa negli ultimi tre decenni, commissionato e commentato da Greenpeace, di cui riportiamo il riassunto dei dati sull’Europa e sull’Italia. Risulta eloquente la malafede di chi ci promette la fine della mobilità fossile grazie alla proliferazione futura di milioni di nuove auto private “full electric”, quando nel presente e nel recente passato non ha fatto altro che promuovere il traffico privato su gomma, tagliando sistematicamente in tutta Europa le linee del trasporto ferroviario pubblico e collettivo, infinitamente meno impattanti sul clima.
L’immediato ripristino e lo sviluppo delle linee ferroviarie locali, definanziate nel tempo a favore delle autostrade, degli aeroporti e dell’alta velocità, potrebbe ridurre in maniera consistente la mobilità fossile ORA, e non in un ipotetico futuro, ma è una prospettiva impossibile nell’Europa della Volkswagen, Stellantis, Volvo e Mercedes-Benz, e dei grandi appalti. Per renderla possibile occorre porre la centralità del trasporto pubblico locale e collettivo all’interno delle mobilitazioni per il clima, seguendo l’esempio dei movimenti No TAV e costruendo l’alleanza con i lavoratori del settore.
(Ecor.Network)
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