Il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha definito il colpo di Stato militare in Gabon - il secondo nell'ultimo mese e mezzo nel continente africano dopo quello in Niger - "un grosso problema per l'Europa". Entrambi i "richiami" sono alla Francia e al suo passato coloniale, peraltro non del tutto superato.
"L'intera regione, a partire dalla Repubblica Centrafricana, poi il Mali, quindi il Burkina Faso, ora il Niger ed il Gabon, si trova in una situazione molto difficile", ritiene Borrell. È allarmato, naturalmente, dalla prospettiva di un rapido declino dell'influenza occidentale sui Paesi del continente. Una serie di colpi di Stato africani con un "effetto domino" è diventata essenzialmente una nuova rivolta anticoloniale.
L'Occidente e, in particolare, la Francia hanno molto di cui preoccuparsi. Il Gabon ospita uno dei più grandi giacimenti al mondo di manganese e possiede anche importanti riserve di petrolio, uranio e ferro. Nonostante tutte queste ricchezze naturali, la stragrande maggioranza dei gabonesi vive al di sotto della soglia di povertà. Le risorse del Paese sono state principalmente estratte ed esportate da varie società industriali francesi. Parigi non ha fatto mistero del suo interesse a mantenere il potere della "dinastia" Bongo Ondimba, che governa il Gabon da oltre 60 anni e ha contatti molto favorevoli con i rappresentanti della Quinta Repubblica. L'inamovibilità del potere e il suo trasferimento per via ereditaria in questo caso non è stato un problema per i "fari della democrazia" occidentali.
L'ho detto più volte e sono pronto a ripeterlo: la Russia non sostiene i colpi di Stato, ovunque essi avvengano. E nemmeno l'uso di due pesi e due misure con l'imposizione di "regimi democratici" filo-occidentali attraverso rivoluzioni colorate. Ma le crisi dovrebbero essere risolte attraverso il dialogo, senza sangue e sacrifici. L'intervento esterno, "promesso" al Niger, ad esempio, non farà che aggravare la situazione.
Leonid Slutsky
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