domenica 31 marzo 2019

Di Greta non ce n'è una sola... - La strumentalizzazione "ecologista" negli anni...

...mi vien da dire che la strumentalizzazione dell'ecologia (tesa a fini di distrazione di massa)  non è iniziata con le performances di Greta Thunberg, la bambina prodigio inventata dal sistema...
Parecchi anni fa, a metà degli anni ‘90 del secolo scorso, assieme a diverse associazioni ecologiste e spiritualiste fondammo a Calcata un comitato per la Spiritualità Laica e l’Ecologia Profonda.
Organizzammo per alcuni anni di fila una “marcia ecologista” [nella Capitale] per sensibilizzare la popolazione sui rischi di un sistema finto di protezione ambientale basato sul compromesso con i poteri economici e politici.
L’ultima edizione della Marcia ci fu boicottata da un mix di Associazioni sedicenti “per la Pace”, “per l’Ecologia” e “per i Diritti Civili” che ci scippò la visibilità ed anche il luogo dell’appuntamento (fissato a Piazza Esedra il giorno di San Francesco).
La Questura all’ultimo minuto ci dirottò davanti alla Stazione Termini e trasferì a Piazza Esedra (precedentemente a noi concessa) la partenza della manifestazione “finta” di Legambiente, Verdi, Movimento per la Pace, etc. etc.
Ovviamente l’intenzione era di cancellarci e rubare il messaggio, contorcendolo.
Con gli altri organizzatori restammo in dubbio sul da farsi… ed anche quando ci rendemmo conto che in effetti la maggior parte del pubblico si recava alla manifestazione “politicizzata” e “protetta” dalle Istituzioni, decidemmo egualmente di partire e pochissimi come eravamo marciammo “laicamente” senza vergogna, suonando il “corno ed il tamburo” (letteralmente il corno lo suonavo io ed il tamburo Mahapurusa).
Nel 2009, dopo diversi anni  di interruzione della tradizionale Manifestazione, abbiamo ripreso la consuetudine, coinvolgendo le stesse Associazioni del passato più alcune nuove.
Durante la Tavola Rotonda, tenuta con grande gioia e allegria nell’Arancera delle Serre di San Sisto a Roma dal 2 al 4 ottobre 2009, vi sono stati vari interventi, fra cui segnalo questo del Professor Giuseppe Altieri, specialista in Agro-Ecologia, in cui denunzia la sottomissione delle stesse Associazioni di Ecologia Superficiale e Finta ai voleri del Mercato.
Lo stesso giorno della nostra Tavola Rotonda, con gran pompa e visibilità mediatica veniva indetta dalle istituzioni di mercato  la famigerata “Biodomenica”, in cui calarsi le braghe di fonte al volere delle industrie agro alimentari e degli OGM, accettando anche una soglia di OGM nei prodotti biologici…
Dove sorge un messaggio di verità automaticamente il sistema si frappone con la menzogna e la falsificazione.
Oh mio Dio, non dico altro!
Paolo D’Arpini


giovedì 28 marzo 2019

Via della Seta? I comunisti italiani in disaccordo con i comunisti cinesi sull'utilità del progetto


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L’accordo del governo M5S-Lega con la Repubblica Popolare Cinese sulla “Via della Seta” è un “giro di valzer”. Le masse popolari italiane non hanno bisogno né delle grandi opere speculative, inutili e dannose già in corso nell’ambito dell’UE né di quelle indicate nella “Via della Seta”, ma di mille opere per mettere in sesto il territorio, in sicurezza gli edifici, le scuole, gli ospedali e le strade e di posti di lavoro utili e dignitosi!

Il 22-23 marzo il governo M5S-Lega ha sottoscritto il memorandum sulla “Via della Seta” con il governo della Repubblica Popolare Cinese (RPC) diretto dal presidente Xi Jinping e ha siglato 29 “intese commerciali e istituzionali”. Di Maio e il governo Conte hanno imbastito una grande messa in scena sull’avvenimento, per far risalire il consenso per il M5S nell’opinione pubblica. In realtà il memorandum e le 29 “intese commerciali e istituzionali” sono solo delle generiche dichiarazioni di intenti, non vincolanti: delle dieci intese commerciali, solo due sono dei contratti.

Le prese di posizione dei gruppi imperialisti USA e franco-tedeschi contro la sottoscrizione del memorandum non poggiano sul timore che il governo M5S-Lega diventi un alleato strategico della RPC: la prova di sé data dal governo con l’Unione Europea e la BCE in occasione della Legge di Bilancio 2019, ha mostrato chiaramente che esso non ha la volontà, e d’altronde non si sta dando i mezzi, di rompere con la Comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. Gli imperialisti USA hanno cercato di impedire la sottoscrizione del memorandum perché è una delle mosse fatte dal rivale cinese per estendere la propria influenza finanziaria e politica in Europa. Di certo gli imperialisti USA si legheranno al dito questo atto di “lesa maestà” da parte del governo M5S-Lega, che segue il non riconoscimento del golpista Guaidò (loro fantoccio) come presidente del Venezuela e che mina ulteriormente la loro egemonia. L’ostilità dell’Unione Europea e della BCE alla firma del memorandum da parte dell’Italia poggia su motivazioni analoghe: i gruppi imperialisti franco-tedeschi vogliono difendere il loro “spazio vitale” dal rivale cinese e, allo stesso tempo, tenere per sé la “parte del leone” degli affari con la RPC: Germania, Francia e Gran Bretagna sono infatti i paesi europei che hanno maggiori rapporti commerciali e finanziari con la RPC!

Gli attacchi delle Larghe Intese (PD e il Partito di Berlusconi) nei confronti del governo M5S-Lega per la sottoscrizione dell’inconsistente memorandum, l’insistenza di Mattarella sulla “reciprocità” e sulle “problematicità da superare” nel rapporto commerciale con la RPC e, infine, le plateali “prese di distanza” di Matteo Salvini, sono a loro volta solo sceneggiate da “teatrino della politica borghese”.
Le relazioni politiche, finanziarie e commerciali tra l’Italia e la RPC esistono infatti da tempo e sono state sviluppate proprio dai governi delle Larghe Intese sotto la direzione del Vaticano. In particolare furono Berlusconi e Prodi a svolgere un’intensa opera di “tessitura”, proseguita dai governi Letta, Renzi e Gentiloni. Lo stesso Mattarella si recò in Cina nel 2017. A loro volta altri due presidenti cinesi vennero in Italia: Jiang Zemin (1999) e Hu Jintao (2012). Inoltre, è sempre sotto i governi delle Larghe Intese che un numero consistente di aziende e di banche italiane hanno iniziato ad investire in Cina ( Leonardo, Fincantieri Ansaldo Energia ENEL, ENI, Iveco, Piaggio, gruppo Zambon, Magneti Marelli, Unicredit, Intesa Sanpaolo, ecc.) e che gli investimenti cinesi in Italia sono diventati significativi (Pirelli, Ansaldo elettrica, Telecom Italia, Enel, FCA, Generali, Terna, Cdp Reti, Inter, Milan, Ferretti, Esaote Biomedica, Berio, Krizia, Candy, ecc.). I dodici Istituto Confucio presenti nel nostro paese sono sorti sempre in questo lasso di tempo: non sono spuntati fuori ora come funghi dopo la pioggia!

Lo sviluppo delle relazioni con la RPC risponde ai bisogni dei gruppi imperialisti italiani di fare affari per uscire dalla morsa della crisi (i gruppi imperialisti USA ed europei non fanno che erodere spazio) ed è promosso dal Vaticano. Questi cerca di ristabilire la propria ingerenza in Cina, alla quale aveva posto fine la Repubblica Popolare Cinese, nata nel 1949 sotto la direzione del PCC guidato da Mao Tse-tung. Il Vaticano ha già raggiunto un accordo con il governo della RPC sulla nomina dei vescovi (in RPC esisteva una Chiesa fedele al Vaticano ma non riconosciuta dal governo e una Chiesa Patriottica i cui vescovi non erano nominati dal Vaticano ma dalla Chiesa cinese stessa con l’accordo del governo della RPC del quale riconoscono l’autorità). Con Bergoglio le missioni diplomatiche e l’invio di emissari papali a Pechino sono aumentate (l'ultima missione di emissari papali risale al dicembre 2018 e a monsignor Claudio Maria Celli il governo della RPC ha consentito, cosa inedita, di visitare ufficialmente una diocesi; inusuale è anche l'invito del governo di Pechino a un capo dicastero vaticano, il cardinale Gianfranco Ravasi, per inaugurare a maggio 2019 il padiglione della Santa Sede (all'Expo sull'orticoltura!)).

In sintesi: quella che da Di Maio e dai vertici del M5S viene presentata come una grande operazione politica ed economica frutto del governo e in particolare del M5S, in realtà è un’operazione che si inserisce nel solco tracciato dalle Larghe Intese, è benedetta dal Vaticano ed è sostenuta dalla grande borghesia italiana. È un’operazione di continuità e non di rottura con il corso delle cose promosso dalle Larghe Intese e dai vertici della Repubblica Pontificia. Non bisogna farsi confondere dalle scaramucce con gli imperialisti USA e con l’UE e BCE, simili alle punture di spillo in occasione della Legge di Bilancio 2019!

Ma qual è il grande progresso economico e finanziario che i promotori della “Via della Seta” promettono? Non è altro che la moltiplicazione di grandi opere speculative, inutili e dannose stile TAV, TAP, Terzo Valico, ecc. Con la “Via dalla Seta” l’Italia diventerebbe il porto dove arriverebbero le merci cinesi destinate ai mercati del Nord Europa: i porti di Trieste, Genova e Palermo diventerebbero, alla stregua di come è già oggi il porto del Pireo (Grecia) acquistato in buona parte dai cinesi, i punti di arrivo di un enorme quantitativo di merci, con un aumento vertiginoso delle infrastrutture necessarie per il carico e scarico delle navi, per il deposito delle merci in arrivo, per il loro smistamento e la loro distribuzione (autostrade, TAV, aeroporti, ecc.). In breve, un grande traffico di merci, opere e turisti, a tutto danno dell’ambiente e della popolazione cacciata dalle città per dare spazio alle opere speculative e al turismo!

La “Via della Seta” favorirà dunque l’accumulazione di denaro da parte di speculatori e capitalisti e accrescerà la devastazione del territorio e dell’ambiente. Non è di questo che il nostro paese necessita. Non sono decine e centinaia di TAV che servono alle masse popolari. Il territorio non deve essere usato come area in cui costruire strade per trasportare merci e materie prime nel maggiore quantitativo possibile e nel modo più rapido possibile, come aree di supporto logistico per il trasporto di merci. Il territorio deve essere usato in funzione del benessere di chi ci vive! Servono scuole, ospedali, abitazioni ed edifici pubblici sicuri, mezzi e risorse per la manutenzione di ponti, strade e ferrovie, per trasformare in treni i “carri bestiame” su cui viaggiano oggi i pendolari, per rinnovare bus e tram e potenziare il trasporto pubblico urbano in modo da ridurre il traffico automobilistico, ecc.

La via da seguire è quindi quella indicata dai comitati contro le grandi opere inutili che hanno manifestato il 23 marzo a Roma, non la “Via della Seta”! L’esultanza di Di Maio e dei vertici del M5S per la “Via della Seta” è l’esultanza di chi concepisce lo sviluppo economico del nostro paese a colpi di opere speculative, grandi opere e devastazione dell’ambiente e del territorio! La “Via della Seta” comporterebbe inoltre la dipendenza economica e finanziaria del nostro paese anche dalla RPC. Per la sovranità nazionale la difesa dell’apparato produttivo del nostro paese è invece fondamentale. Contro la “morte lenta” delle aziende, la delocalizzazione, ecc. lottare contro capitalisti italiani offre maggiori possibilità di manovra, pressione, ricatto, ecc. che lottare contro una multinazionale: ad un capitalista italiano il governo può sequestrare beni e proprietà che ha nel nostro paese, bloccare il denaro che ha in banca, interrompere le commesse da parte dello Stato o non pagargli i lavori svolti per lo Stato, arrestarlo, ecc.!

Chi spera nella Repubblica Popolare Cinese per “uscire dalla crisi” o addirittura dal capitalismo è fuori strada. La RPC dal 1976, con il colpo di mano di Teng Hsiao-ping è entrata nella fase della restaurazione graduale e pacifica del capitalismoLa RPC non svolge (come hanno invece fatto l’URSS di Lenin e Stalin e la RPC di Mao Tse-tung) il ruolo di “base rossa” della rivoluzione proletaria mondiale: non sostiene il movimento comunista dei paesi imperialisti e dei paesi oppressi, la loro lotta contro il capitalismo e la colonizzazione, per l’instaurazione del socialismo.

I dirigenti della RPC, nipotini di Teng Hsiao-ping, hanno abbandonato la costruzione del socialismo e perseguono l’obiettivo, come prima di loro Kruscev e Breznev hanno fatto alla testa dell’URSS, della “competizione pacifica con il capitalismo” e della selezione dei dirigenti non sulla base dei risultati nella costruzione del socialismo ma solo dei risultati economici, in una situazione però in cui il capitalismo non è più nella fase di ripresa dell’accumulazione di capitale (come lo era nel periodo 1945-1975) ma è immerso nella sua seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. Nella competizione con i gruppi imperialisti USA, i dirigenti della RPC sfruttano a loro vantaggio questa situazione di crisi generale del capitalismo giovandosi delle numerose istituzioni che hanno ereditato dalla fase di costruzione del socialismo nella RPC durata dal 1949 al 1976 (in particolare: 1. vasta economia pubblica, 2. direzione centralizzata dell’economia secondo un piano nazionale, 3. ricerca scientifica e tecnologica libera da brevetti e proprietà privata delle scoperte, 4. buon livello di istruzione dei lavoratori).

La RPC è a livello mondiale il maggiore sostegno economico e finanziario per tutti gli Stati e i gruppi che resistono alle scorrerie e alle aggressioni dei gruppi e degli Stati della comunità internazionale capeggiata dai gruppi imperialisti USA. Ma il grande sviluppo economico della RPC e la sua espansione economica, finanziaria e in una certa misura anche culturale nel mondo, non la rende un’efficace alternativa all’imperialismo americano: è semplicemente un suo concorrente per il dominio del mondo.

Solo le masse organizzate possono ricostruire il nostro paese e il primo paese imperialista che romperà le catene della comunità internazionale dei gruppi imperialisti mostrerà la via e aprirà la strada anche alle masse popolari del resto del mondo. 

L’unica via d’uscita dal marasma in cui la borghesia ci ha trascinato è mobilitare e organizzare in ogni azienda capitalista gli operai più avanzati e in ogni azienda pubblica i lavoratoripiù avanzati affinché si occupino della loro azienda, della sua difesa contro “morte lenta”, smantellamento, delocalizzazione, per il suo miglioramento (maggiore sicurezza, migliore qualità del lavoro, assunzione di nuovi lavoratori) e per rendere l’azienda, passo dopo passo, centro politico e sociale del territorio in cui è inserita, un punto di riferimento per le masse popolari della zona, un punto da cui promuovere mobilitazione, organizzazione, coordinamento e per la ricostruzione dei servizi pubblici: istruzione, assistenza sanitaria, previdenza sociale, trasporti, manutenzione del territorio urbano e rurale, delle infrastrutture e delle costruzioni pubbliche e private, risanamento ambientale e climatico, ecc.

Questa è la forza decisiva per ricostruire il nostro paese, per costituire un Governo di Blocco Popolare, per conquistare la sovranità nazionale e difenderla dagli attacchi della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e per avanzare verso l’instaurazione del socialismo!

Solo un paese che sa stare sulle proprie gambe, il cui governo gode di un forte sostegno da parte degli operai e dei lavoratori organizzati, può sfruttare anche in modo spregiudicato a proprio vantaggio, senza mettere a rischio la propria sovranità nazionale e indipendenza, tutte le contraddizioni presenti tra gruppi imperialisti e tra gruppi imperialisti e paesi le cui Autorità non sono asservite ai loro voleri (Venezuela, Iran, Cuba, Corea del Nord, Nicaragua, Siria, Libano, Mozambico, Eritrea e altri) o sono loro concorrenti (Russia, RPC).

Questa è la via a cui i comunisti devono lavorare. A questo il (nuovo) Partito comunista italiano chiama tutti i comunisti e tutti i progressisti.

Nuovo Partito Comunista Italiano 
nuovo-pci@lists.riseup.net,

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mercoledì 27 marzo 2019

Veleni farmaceutici rilasciati nell'ambiente... la Commissione europea si muove per tamponarne il rilascio


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La Commissione europea ha adottato un documento che illustra una serie di azioni per affrontare i problemi derivanti dal rilascio di prodotti farmaceutici nell'ambiente
Prodotti farmaceutici nell'ambiente: la Commissione definisce le azioni per affrontare i rischi
Il documento "Approccio strategico ai prodotti farmaceutici nell'ambiente", recentemente presentato dalla Commissione Europea, individua sei aree di intervento riguardanti tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti farmaceutici, in cui è possibile apportare miglioramenti.
Il testo riguarda i prodotti farmaceutici per uso umano e veterinario. Le aree coprono tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti farmaceutici, dalla progettazione e produzione allo smaltimento e alla gestione dei rifiuti, in linea con i principi del documento della Commissione sui prodotti sostenibili in un'economia circolare.
Le sei aree identificate comprendono azioni per sensibilizzare e promuovere un uso prudente, migliorare la formazione e la valutazione del rischio, raccogliere dati di monitoraggio, incentivare la "progettazione ecologica", ridurre le emissioni prodotte, ridurre gli sprechi e migliorare il trattamento delle acque reflue.
I prodotti farmaceutici scartati nell'ambiente hanno dimostrato di rappresentare un rischio per i pesci o altri animali selvatici, ad esempio influenzando la loro capacità di riprodursi, alterando il loro comportamento fino a comprometterne la sopravvivenza o producendo comunque effetti tossici diretti.
(Fonte: Arpat)
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martedì 26 marzo 2019

Palestina. Israele favorisce le divisioni tra Hamas ed ANP a tutto suo vantaggio


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Rimango del parere che non si possono mettere sullo stesso piano gli oppressori e gli oppressi. Il generale israeliano 15 anni fa disse; "li faremo tornare all' età della pietra"; intendeva con l' uso delle armi. Ma Israele è dal 1948 che agisce in tutti i modi per annullare i palestinesi, ed il suo principale successo è stato di averli divisi politicamente. 
Quindi io non me la prendo con le vergogne di Hamas, e nemmeno con quelle ancor più grandi dell'ANP, ma con Israele e solo con Israele, che ha TUTTA la responsabilità di quanto è accaduto dal 48 ad ora. Poi nemmeno i palestinesi sono stinchi di santo, ma se gli basta molto poca virtù per distinguersi dai loro oppressori, bene, loro tutti ne hanno da vendere, a confronto. Noi che per l' ennesima volta ce ne stiamo qui in poltrona a guardare dobbiamo smetterla di parteggiare per questa o quella fazione palestinese perché così facendo contribuiamo alla divisione che Israele fortissimamente vuole. I palestinesi, compresi tutti i loro sottogruppi, dovremmo considerarli  palestinesi e basta, rifiutandoci persino di nominarle, le fazioni in cui sono stati divisi. Si sono lasciati dividere? Si, e come la mettiamo con i pezzettini della sinistra italiana, che si dividono benissimo anche senza 71 anni di "aiutini" come quelli che i generosi, etici, democratici israeliani fanno ai palestinesi?  

Secondo me occorre sostenere l' unità politica di tutti i palestinesi, come fece Vittorio Arrigoni quando scelse coscientemente di sacrificarsi uscendo dal silenzio dell'attivista internazionale per appoggiare apertamente il nascente "movimento 15 marzo" di allora (quello del documento del "vaffan...o", e successivi), allora come oggi fatto di giovani che chiedevano proprio l' unità politica di tutti i palestinesi (anche allora repressi sia da ANP che da Hamas). 
Ma questo dev'essere solo un corollario, perché l'azione principale, di gran lunga prevalente, quel che a mio avviso dobbiamo fare tutti, in tutto il mondo, è dire NO a Israele, ogni giorno, a partire da ognuno di noi, nel nostro piccolo. 
Filippo Bianchetti
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Commento di V.B.: "Sante parole quelle di Filippo Bianchetti. Le condivido pienamente. Hamas e ANP hanno sicuramente commesso errori, ma c'è un unico responsabile delle sofferenze palestinesi: Israele e la sua ideologia colonialista e sionista. Leggo che l'autore dell'articolo  sotto indicato è stato responsabile delle relazioni esterne di un'associazione "Euro-Med Monitor for Human Rights". Bisogna sempre diffidare quando le critiche vengono da associazioni "umanitarie" occidentali ben finanziate: l'inganno e la manipolazione delle coscienze sono le armi tipiche di queste associazioni al servizio dei potenti della Terra..."


lunedì 25 marzo 2019

1999-2019 - Ventennale dell’aggressione USA/NATO contro la Jugoslavia

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“…la guerra non è una canzone, che si può dimenticare la guerra è una favola funesta, che ogni giorno si manifesta…” ( Milena N. Kosovo, 12 anni )

“…Ho appena dato mandato al comandante supremo delle forze alleate in Europa, il generale Clark, di avviare le operazioni d’aria (ndt: bombardamenti aerei…) sulla Repubblica Federale di Jugoslavia…Tutti gli sforzi per raggiungere una soluzione politica negoziata alla crisi del Kosovo sono falliti e non ci sono alternative all’intraprendere l’azione militare…”.
 
Così, il 23 marzo 1999, l’allora Segretario generale della NATO J. Solana, davanti ai mass media del mondo, decretava l’inizio della fine della “piccola” Jugoslavia e del popolo serbo in particolare…
L’aggressione alla Repubblica Federale di Jugoslavia/ Serbia… era motivata dalla necessità di fermare una “pulizia etnica”, un “genocidio” e ripristinare i “diritti umani” nella provincia. Perché queste furono le tre basi fondanti su cui la cosiddetta Comunità Internazionale: cioè gli otto paesi più ricchi della Terra, cioè il loro braccio armato, la NATO (in quanto i governi dei 2/3 dell’umanità tra voti contrari e astensioni, erano contrari alla guerra) hanno decretato l’aggressione alla Jugoslavia il 24 Marzo 1999.
La realtà sul campo è esattamente il contrario delle verità ufficiali raccontate dalla NATO, dall’UNMIK, dall’OSCE o dalla cosiddetta Comunità Internazionale.
 
Dopo 20 anni dove sono la cosiddetta “pulizia etnica”, il “genocidio”, “le fosse comuni” con le decine di migliaia di albanesi kosovari dentro?
Quando, secondo i documenti CIA, FBI, OSCE, Unmik, NATO… a tutt’oggi:
sono stati ritrovati 2108 corpi di tutte le etnie;
secondo l’UNCHR i primi profughi sono stati registrati il 27 marzo 1999, cioè 3 giorni dopo l’inizio dei bombardamenti;
sono stati uccisi dal giugno ’99 in poi 3.000 serbi, rom, albanesi jugoslavisti, e di altre minoranze; sono stati rapiti 1300 serbi; oggi si sa (tramite le memorie della ex procuratrice del tribunale dell’Aja per la Yugoslavia, Carla Del Ponte) che loro sapevano dei 300 serbi rapiti dalle forze terroriste dell’UCK portati in Albania per estirpare loro gli organi ad uno ad uno.
“Ora viviamo come in gabbia, prigionieri, ma gli stranieri dicono che siamo liberi…”. Jovan 10anni, enclave di Gorazdevac, Kosovo
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Durante questa aggressione, che è durata 78 giorni, migliaia sono state le vittime, un gran numero sono state feriti e resi invalidi permanentemente.
Durante l’aggressione NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia dal 24 marzo al 10 giugno 1999, l’aviazione della NATO ha effettuato numerosi attacchi, bombardando civili e obiettivi non militari.
Molti bambini sono periti durante questi attacchi, e sono anche morti molti malati ricoverati negli ospedali, passanti, persone nelle strade, nei mercati, nelle colonne dei profughi.
Sono stati distrutti ospedali, abitazioni, scuole, ponti, chiese, monasteri.
Questi attacchi sono stati cinicamente definiti dagli ufficiali della NATO come danni collaterali, benché si trattasse di attacchi il cui obiettivo era di distruggere il morale della popolazione con l’intimidazione intenzionale come strumento.
Ecco alcuni esempi di bombardamenti in cui le vittime sono stati i civili :
4 aprile : stazione di riscaldamento urbano a Belgrado (un morto)
12 aprile : treno viaggiatori nella gola di Grdelica (20 morti)
14 aprile : una colonna di profughi in Kosovo (73 morti)
23 aprile : la sede della Radio-Televisione di Serbia (16morti)
1 maggio : un ponte in Kosovo (39 morti)
3 maggio : un bus nei pressi del villaggio Savine Vode in Kossovo (17 morti)
7 maggio : la città di Nis (17 morti)
8 maggio : un ponte a Nis (2morti)
13 maggio : un campo profughi in Kosovo (tra 48e 97 morti)
19 e 21 maggio : la prigione Durava nel Kosovo (23 morti)
30 maggio : il ponte nella città di Varvarin sul fiume Morava, durante una religiosa (10 morti tra i quali una liceale Sanja Milenkovic e un prete della locale chiesa)
Non è che un piccolo numero delle vittime civili dell’aggressione NATO.
Come esseri umani e come persone coscienti, abbiamo un obbligo morale di rendere omaggio a queste vittime e a tutte le altre vittime dell’aggressione.
In questa lunga lista di vittime menzioniamo la piccola Milica Rakic, una bimba di 2 anni della periferia di Belgrado, così come le piccole vittime della bombardamento della sezione infantile dell’ospedale Misovic a Belgrado e molti altri.
La rete stradale e ferroviaria distrutte, altrettanto un gran numero di fabbriche, di scuole, ospedali, installazioni petrolchimiche, di monumenti e siti culturali.
Il danno diretto è stato stimato in 100 miliardi di dollari americani.
Intere regioni della Serbia e in particolar modo, il Kosovo sono stati inquinati a causa dell’uso dell’uranio impoverito.
Le conseguenze per la popolazione e soprattutto per i nuovi nati si manifestano in orrende malformazioni che si acutizzano con il passare del tempo. Decine di migliaia di serbi resistenti, continuano a vivere in enclavi, tuttora protetti per evitare violenze ed assalti.
L’aggressione della NATO contro la R.F. di Jugoslavia ha rappresentato un colpo senza precedenti all’ordine giudiziario internazionale, ai principi delle relazioni internazionali e alla carta delle Nazioni Unite.
A seguito delle motivazione e delle sue conseguenze, quest’aggressione ha rappresentato il primo avvenimento globale più importante dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Si è trattato di una guerra contro l’Europa, le cui conseguenze si vedono oggi.
L’aggressione contro la Jugoslavia ha lastricato la strada per l’utilizzo unilaterale della forza nelle relazioni internazionali ed ai successivi attacchi all’Afghanistan, all’Iraq, alla Siria, alla Libia e in questi mesi i venti di guerra sono in Ucraina, ai confini della Russia.
Durante questa aggressione una stretta alleanza tra la NATO e l’organizzazione terroristica, chiamata Armata di Liberazione del Kosovo (UCK) è stata realizzata, garantendo a questi ultimi la trasformazione da terroristi a governanti dell’attuale stato fantoccio del Kosovo.
Le conseguenze di questa alleanza si sono continuate a manifestare anche in questi 16 anni, attraverso la continuazione di forme di intimidazione e terrorismo contro la popolazione serba ed ogni altra popolazione non albanese in Kosovo e Metohija; tra cui anche attacchi e distruzioni di monumenti della cultura cristiana, antifascista e jugoslavista.
La dimostrazione più evidente di tutto quanto sopra descritto sono stati gli avvenimenti accaduti dal 17 al 19 marzo 2004, quando i terroristi albanesi hanno cacciato altre migliaia di serbi dalle proprie case e distrutto altre 35 chiese e monasteri serbi risalenti al medio evo.
Le conseguenze di questa aggressione sono molteplici:
presenza e rete di collegamenti e di cellule jihadiste nei Balcani, sono documentati in alcune centinaia gli jihadisti kosovari partiti da lì per la Siria e la Libia, in questi ultimi anni.
L’impossibilità a tutt’oggi del rientro in Kosovo di 250.000 tra serbi e altre minoranze non albanesi, che furono cacciati dopo l’arrivo dell’UNMIK e della KFOR.
Pochissimi dei 150, tra chiese e monasteri, che sono stati distrutti, dal 10 giugno 1999, è stato ricostruito e tutto ciò malgrado le promesse fatte.
Sono tutti indifferenti nei confronti di tutto ciò ?
I Balcani, la Serbia e i paesi della regione necessitano di pace, di stabilità e di sviluppo.
Tutto ciò è possibile solo nel rispetto delle risoluzioni dell’ONU, sancite tra le parti nel 2000, alla cessazione dei bombardamenti, in particolare la Risoluzione 1244 che assicurava le garanzie ed i diritti uguali per tutte le popolazioni dell’area.
MA ESSA E’ TUTTORA CALPESTATA E RIMOSSA.
Enrico Vigna
………………………….
Commento integrazione di Mauro Gemma:“Il 24 marzo 1999, la NATO, senza mandato dell’ONU e con la partecipazione dell’Italia, governata allora da un esecutivo presieduto da Massimo D’Alema, scatenava una criminale guerra contro la Jugoslavia, provocando morte e distruzione.
L’anno dopo, (nell’ottobre 2000) un colpo di Stato orchestrato da forze filo-imperialiste (che godevano anche dell’appoggio internazionale di settori della cosiddetta “sinistra radicale”, con il Manifesto che arrivava addirittura a titolare “La Rivoluzione d’Ottobre”) rovesciava il presidente Milosevic, per poi arrestarlo e consegnarlo al Tribunale dell’Aia che lo avrebbe fatto morire in carcere con accuse infamanti che, recentemente, lo stessa corte ha riconosciuto completamente infondate.
Nel frattempo, sarebbe iniziata la penetrazione della NATO ad Est, che l’avrebbe portata ai confini della Russia, oggi minacciata seriamente da una guerra di aggressione che, purtroppo, non sembra turbare più di tanto l’opinione pubblica italiana e neppure pezzi di quella “sinistra radicale” che, anche oggi, sembrerebbe accodarsi alle manovre propagandistiche della NATO (questa volta per quanto riguarda il Medio Oriente) e alle sue campagne all’insegna della russofobia.

domenica 24 marzo 2019

UE condanna l'Italia per 44 discariche irregolari...


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(Corte di Giustizia UE, sentenza  21 marzo 2019 -  causa C‑498/17) 
………. la Corte (Quinta Sezione) dichiara e statuisce:
1)      Non avendo adottato, in relazione alle discariche di: Avigliano (località Serre Le Brecce); Ferrandina (località Venita); Genzano di Lucania (località Matinella); Latronico (località Torre); Lauria (località Carpineto); Maratea (località Montescuro); Moliterno (località Tempa La Guarella); Potenza (località Montegrosso-Pallareta) (due discariche); Rapolla (località Albero in Piano); Roccanova (località Serre); Sant’Angelo Le Fratte (località Farisi); Campotosto (località Reperduso); Capistrello (località Trasolero); Francavilla (Valle Anzuca); L’Aquila (località Ponte delle Grotte); Andria (D’Oria G. & C. Snc); Canosa (CO.BE.MA); Bisceglie (CO.GE.SER); Andria (F.lli Acquaviva); Trani (BAT-Igea Srl); Torviscosa (società Caffaro); Atella (località Cafaro); Corleto Perticara (località Tempa Masone); Marsico Nuovo (località Galaino); Matera (località La Martella); Pescopagano (località Domacchia); Rionero in Volture (località Ventaruolo); Salandra (località Piano del Governo); San Mauro Forte (località Priati); Senise (località Palomabara); Tito (località Aia dei Monaci); Tito (località Valle del Forno); Capestrano (località Tirassegno); Castellalto (località Colle Coccu); Castelvecchio Calvisio (località Termine); Corfinio (località Cannucce); Corfinio (località Case querceto); Mosciano S. Angelo (località Santa Assunta); S. Omero (località Ficcadenti); Montecorvino Pugliano (località Parapoti); San Bartolomeo in Galdo (località Serra Pastore); Trivigano (ex Cava Zof) e Torviscosa (località La Valletta), tutte le misure necessarie per far chiudere al più presto, a norma dell’articolo 7, lettera g), e dell’articolo 13, della direttiva 1999/31/CE del Consiglio del 26 aprile 1999, relativa alle discariche di rifiuti, quelle delle suddette discariche che non hanno ottenuto, conformemente all’articolo 8 di tale direttiva, un’autorizzazione a continuare a funzionare, o non avendo adottato le misure necessarie per rendere conformi alla direttiva citata, fatti salvi i requisiti di cui all’allegato I, punto 1, della stessa direttiva, quelle delle suddette discariche che hanno ottenuto un’autorizzazione a continuare a funzionare, la Repubblica italiana è venuta meno agli obblighi che le incombono in virtù dell’articolo 14, lettere b) e c), della direttiva 1999/31.
2)      La Repubblica italiana è condannata alle spese.

 Carlo Consiglio  - info@carloconsiglio.it

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Articolo collegato:   https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/a/corte-ue-condanna-litalia-per-44-discariche-irregolari

sabato 23 marzo 2019

Obiettivo: azzeramento dell'intelligenza discriminante


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Da quando esiste Internet la gente si sta facendo più sveglia, ma insieme alla presa di coscienza collettiva, ci sono anche molte persone che vivono alcune paure che prima non conoscevano.
Molti temono, ad esempio, l'appropriazione indebita delle nostre informazioni personali da parte di Big Data. Altri temono che la teoria gender finirà per annullare le differenze fra il mondo maschile e quello femminile. Altri ancora temono che verremo tutti microchippati, con conseguente perdita della libertà individuale. Eccetera eccetera.
Ma tutte queste sono paure grossolane, palesemente visibili, e in quanto tali relativamente facili da fronteggiare: basta stare attenti a non mettere in giro i propri dati personali, uno pensa, ed ecco che il problema della privacy è risolto. Basta stare attenti a non farsi influenzare dalle ridicolaggini della teoria gender, uno pensa, e dentro di me non riusciranno mai a cancellare la differenza tra maschile e femminile. Basta rifiutarsi di farsi mettere i microchip, uno pensa, e la porta di casa mia continuerò ad aprirla con la vecchia chiave della serratura.
Ma queste, come dicevo, sono battaglie grossolane, visibili, che servono magari a tenerci impegnati su un fronte più tangibile, ma magari meno importante. C'è invece battaglia molto più sottile ed invisibile - ma molto più importante - che si sta combattendo oggi nel mondo: è la battaglia per ottenere l'appiattimento progressivo del nostro cervello.
Questa battaglia, sottile e strisciante, mira ad annullare ogni qualunque asperità di pensiero che si opponga in qualche modo al trionfo del pensiero dominante. E' una battaglia che è iniziata insieme ad internet, nel senso che nel momento stesso in cui il potere sì è accorto di aver messo un'arma micidiale nelle mani della popolazione, ha anche sentito il bisogno di contrastare la diffusione di quest'arma con una equivalente forma di repressione del libero pensiero.
Non a caso, i primi sintomi di questa battaglia sono stati avvertiti proprio dopo l'11 settembre. In quel periodo era in piena esplosione l'utilizzo di Internet, e fu proprio tramite Internet che iniziarono a diffondersi le prime teorie alternative sugli attentati delle Torri Gemelle. Non dimenticherò mai il giorno in cui George W. Bush disse in televisione: "Non tollereremo queste assurde e vergognose teorie del complotto". Era quello il segnale, mandato universalmente ai media di tutto il mondo, per iniziare a reprimere in ogni modo possibile qualunque obiezione alla versione ufficiale dei fatti. Tramite la derisione e l'isolamento del pensiero diverso, si iniziava a creare quella cesura insanabile fra il mondo dei giusti - di quelli che "credono nelle istituzioni" - e il mondo dei "paranoici complottisti", gente da evitare come la peste.
In altre parole, man mano che crescevano le capacità critico-analitiche della popolazione, il potere sentiva il bisogno di reprimere questa crescita con una spinta verso l'omologazione e il condizionamento ad un pensiero unificato, isolando nel contemnpo il diverso e il pericoloso.
Oggi siamo arrivati al punto che un popolare conduttore televisivo di TG possa permettersi di dare tranquillamente dei "babbei" a quelli che non credono ai viaggi sulla luna, con l'autorità di colui che sta dalla parte dei giusti e con l'automatica relegazione "dietro la lavagna" di tutti coloro che non si adeguano al pensiero unico.
Inoltre, questo esercizio di appiattimento del pensiero collettivo ha trovato uno splendido partner nel politically correct. E grazie a questo abbinamento si tende ormai ad annullare qualunque elemento nel pubblico discorso che possa in qualunque modo richiedere un intervento critico da parte degli individui. Pensate che in Inghilterra stanno mettendo degli avvisi nei libri classici della loro letteratura: prima di mettersi a leggere una tragedia di Shakespeare, ci toccherà leggere un avviso che dice: "Attenzione, questo testo contiene immagini violente che non sono adatte ad un pubblico troppo sensibile".
Addirittura, c'è una proposta al parlamento americano per rimuovere digitalmente tutte le sigarette dalla bocca degli attori degli anni '40-'70. Siccome fumare è "out", allora ci toccherà vedere sullo schermo Humphrey Bogart che tiene le dita divaricate davanti alla bocca, mentre aspira la fresca aria di montagna.
Ma il problema più grosso è che questo senso di colpevolizzazione che colpisce chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream sta arrivando ormai a lambire i nostri rapporti quotidiani con gli altri esseri umani. Quando - per fare un esempio qualunque - ti trovi a parlare di vaccini con il tuo farmacista, e magari freni le tue parole, per non dire quello che sai veramente sui vaccini, "per paura che gli altri ti possano sentire e ti possano guardar male", è a questo punto che hai capito che la battaglia sta per essere definitivamente persa.
Il target dell'appiattimento totale del pensiero collettivo è ormai molto vicino. Se non ci ribelliamo - se ciascuno di noi esseri pensanti non si ribella, in modo sistematico e con tenacia irriducibile - a queste sottili onde di conformismo che tendono a coprire quotidianamente tutto ciò che facciamo, presto per noi la battaglia sarà perduta per sempre.
Massimo Mazzucco
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giovedì 21 marzo 2019

Europa. Base e bersaglio di una guerra nucleare USA

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«La Russia non può più essere considerata un partner strategico e l’Unione europea deve essere pronta a imporle ulteriori sanzioni se essa continua a violare il diritto internazionale»: così stabilisce la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 12 marzo con 402 voti a favore, 163 contro e 89 astensioni.
La risoluzione, presentata dalla parlamentare lettone Sandra Kalniete, nega anzitutto la legittimità delle elezioni presidenziali in Russia, definendole «non-democratiche», presentando così il presidente Putin come un usurpatore.
Accusa la Russia non solo di «violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina e della Georgia», ma dell’«intervento in Siria e dell’interferenza in paesi come la Libia», e, in Europa, di «interferenza mirante ad influenzare le elezioni e ad accrescere le tensioni».
Accusa la Russia di «violazione degli accordi di controllo degli armamenti», attribuendole la responsabilità di aver affossato il Trattato Inf.
La accusa inoltre di «estese violazioni dei diritti umani al suo interno, comprese torture ed esecuzioni extragiudiziali», e di «assassini compiuti da suoi agenti con armi chimiche sul suolo europeo».
Al termine di queste e altre accuse, il Parlamento europeo dichiara che il Nord Stream 2, il gasdotto destinato a raddoppiare la fornitura di gas russo alla Germania attraverso il Mar Baltico, «deve essere fermato perché accresce la dipendenza della Ue dalle forniture russe di gas, minacciando il suo mercato interno e i suoi interessi strategici».
La risoluzione del Parlamento europeo ripete fedelmente, non solo nei contenuti ma nelle stesse parole, le accuse che Usa e Nato rivolgono alla Russia. E, cosa più importante, ripete fedelmente  la richiesta di bloccare il Nord Stream 2: obiettivo della strategia di Washington mirante a ridurre le forniture energetiche russe all’Unione europea per sostituirle con quelle provenienti dagli Stati uniti o comunque da compagnie statunitensi.
Nello stesso quadro rientra la comunicazione della Commissione europea ai paesi membri, tra cui l’Italia, intenzionati ad aderire alla iniziativa cinese della  Nuova Via della Seta: la Commissione li avverte che la Cina è un partner ma anche un concorrente economico e, cosa della massima importanza, «un rivale sistemico che promuove modelli alternativi di governance», in altre parole modelli alternativi alla governance finora dominata dalle potenze occidentali.
La Commissione avverte che occorre anzitutto «salvaguardare le infrastrutture digitali critiche da minacce potenzialmente serie alla sicurezza», derivanti da reti 5G fornite da società cinesi come la Huawei messa al bando negli Stati uniti.
La Commissione europea ripete fedelmente l’avvertimento degli Stati uniti agli alleati. Il Comandante Supremo Alleato in Europa, il generale Usa Scaparrotti, ha avvertito che le reti mobili ultraveloci di quinta generazione svolgeranno un ruolo sempre più importante nelle capacità belliche della Nato, per cui non sono ammesse «leggerezze» da parte degli alleati.
Tutto ciò conferma quale sia l’influenza che esercita il «partito americano», potente schieramento trasversale che orienta le politiche dell’Unione lungo le linee strategiche Usa/Nato.
Costruendo la falsa immagine di una Russia e una Cina minacciose, le istituzioni Ue preparano l’opinione pubblica ad accettare ciò che gli Usa stanno preparando per «difendere» l’Europa: gli Stati uniti – ha dichiarato alla CNN un portavoce del Pentagono – si preparano a testare missili balistici con base a terra (proibiti dal Trattato Inf affossato da Washington), cioè nuovi euromissili che faranno di nuovo dell’Europa la base e allo stesso tempo il bersaglio di una guerra nucleare.
Manlio Dinucci - #NO GUERRA #NO NATO