Il Manifesto del 15 marzo 2019 ha pubblicato un inserto di 4 pagine sull'antisemitismo in cui, in quasi tutti gli articoli, si assimila l'antisionismo e/o la critica a Israele all'antisemitismo e, nel caso di un'intervista ad Agnes Heller, nota intellettuale marxista ungherese, si afferma che chi si occupa di Israele lo fa perché antisemita, in quanto ci sono situazioni ben peggiori contro cui protestare, come ad esempio la Turchia. Sono considerazioni che riprendono in pieno la propaganda israeliana, e questo è doppiamente grave, in quanto si tratta di articoli pubblicati da "Il Manifesto" (che nel frattempo non ha ancora pubblicato un'intervista fatta tre giorni fa dalla giornalista del Manifesto Chiara Cruciati a Virginia Tilley, esperta di diritto internazionale e co-autrice di un rapporto ONU sull'apartheid israeliano) e perché siamo in un contesto in cui procede sempre più insistente il tentativo di criminalizzazione del movimento di solidarietà con la Palestina a fronte delle politiche sempre più esplicitamente annessioniste, razziste e fondamentaliste che dominano la politica israeliana.Vi chiedo quindi di mandare lettere di protesta a Il Manifesto, sperando che serva a creare almeno un serio dibattito su quello che stanno pubblicando.Di seguito la mia lettera, per chi non li avesse letti i brani degli articoli incriminati, e per dare un'idea più chiara della questione... (A.R.)
Sono rimasto sconcertato e indignato
dal vostro inserto odierno relativo all’antisemitismo. Pur non
negando la gravità della questione, trovo vergognoso che il giornale
che leggo da decenni e che ho contribuito a finanziare in più
occasioni si presti a dare spazio ad affermazioni che ripetono i più
noti argomenti della propaganda israeliana:
1) l’antisionismo e la critica contro
Israele (con più di una citazione al BDS) come forma di
antisemitismo;
2) c’è ben di peggio delle politiche
israeliane, quindi chi si occupa di quelle lo fa in quanto
antisemita.
A questo proposito mi colpisce quanto
afferma un’intellettuale famosa e stimata come Agnes Heller, alla
quale bisognerebbe ricordare quali sono state le politiche di Israele
nei confronti dei palestinesi fin dalla sua nascita, ma anche che la
campagna contro Soros di Orban, che ha alimentato l’antisemitismo
in Ungheria, è stata ideata da due consulenti ebrei americani e che
Netanyahu detesta anche lui Soros perché finanzia gruppi israeliani
per i diritti umani.
(https://www.haaretz.com/misc/article-print-page/.premium-who-you-calling-an-auto-anti-semite-1.6876609;
http://zeitun.info/2017/07/29/linnamoramento-di-israele-per-gli-antisemiti-ungheresi-mette-in-luce-lorribile-essenza-del-sionismo/;
http://zeitun.info/2018/10/19/la-frottola-del-giorno-lantisemitismo-e-la-negazione-dellautodeterminazione-degli-ebrei/)
Ad Heller ed agli esponenti della
comunità ebraica da voi interpellati andrebbe obiettato che non solo
non dicono una parola riguardo alla già citata deriva di estrema
destra in Israele, ma neppure alle ottime relazioni del governo di
quel Paese con personaggi razzisti ed antisemiti in tutto il mondo,
dagli USA alle Filippine, dal Brasile alla Polonia, dall’India
all’Ungheria, senza dimenticare la cordialissima accoglienza
riservata a Salvini. In compenso accusano di antisemitismo, seguendo
anche qui la propaganda israeliana, il partito Laburista di Corbyn o
i giovani parlamentari della sinistra democratica negli USA.
Voi date spazio a queste opinioni
proprio nel momento in cui in Israele le posizioni colonialiste,
razziste e fondamentaliste sono sempre più esplicite e il rischio di
annessione dei territori palestinesi occupati è sempre più
concreto. Ci sono per fortuna intellettuali ebrei molto più
avvertiti
(https://www.liberation.fr/debats/2019/02/28/l-antisionisme-est-une-opinion-pas-un-crime_1712216;
https://www.middleeasteye.net/fr/news/rony-brauman-les-declarations-demmanuel-macron-nourrissent-et-amplifient-lantisemitisme;
https://jacobinmag.com/2019/02/macron-antisemitism-zionism-racism),
e persino sul New York Times
(https://www.nytimes.com/2019/01/07/opinion/rashida-tlaib-profanity.html)
ma che la vostra inviata in Francia non ha mai nominato, che si
rendono conto dell’enorme pericolo per la comunità ebraica di
questa assimilazione tra antisionismo e antisemitismo e della
criminalizzazione del movimento BDS e in generale della solidarietà
con i palestinesi.
Dopo tanti anni ed una serie di recenti
episodi che mi fanno pensare che questa stia diventando una presa di
posizione costante almeno di una parte significativa della vostra
redazione, che smentisce l’ottimo lavoro di Michele Giorgio e
Chiara Cruciati, sto pensando di non rinnovare l’abbonamento al
Manifesto.
Amedeo Rossi
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