...non si può tornare indietro. La comunicazione digitale facilita, velocizza, razionalizza processi. Ma va ridimensionata, come il consumo di Nutella. Totalizzata decerebra, cioè uccide. Mi ripetono in tanti che sono sempre troppo lungo. Giusto, chiedo perdono. Ma non mi ridurrete a dire sì o no, a scegliere un nome piuttosto che un altro per l’inchiesta su una legge, o su un candidato, o su un’iniziativa.
Qui tutti viaggiano a sms, chat, like, fotine, whatsapp. Ci interessa di più mostrare il nostro grugno, che passare qualche informazione. Il linguaggio si riduce e si elementarizza. E se lo fa il linguaggio, lo fa conseguentemente il pensiero. E se lo fa il pensiero, ne discende un’azione monca, rinsecchita. Confrontate l’interno di una noce, con la sua complessità, le sue volute, gli strati, gli arabeschi degli orli, con il nocciolo di un’arachide. E così che siamo diventati analfabeti funzionali al 48% e che facciamo tilt appena ci si presenta, da dire, o da scrivere, o da leggere, una subordinata.
Passiamo dalla ricchezza musicale e cromatica di un “se avessi potuto, mi sarei precipitato”, al misero “se potevo, mi precipitavo”. O, orrore!, da un “ti voglio bene”, piccola sinfonia, a un TVB, acronimo all’americana. E per non scrivere tre lettere, mettiamo uno sgorbio: al posto di “per” X. Abbiamo impigrito qualche cellula, ma abbiamo guadagnato tempo. A che scopo?
Vanno bene il blog, la piattaforma Rousseau, ma va ancora meglio la pizza a taglio tutti assieme in sede, o, almeno, a casa tua, a parlarci addosso.
Fulvio Grimaldi
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