Torniamo al fenomeno del negazionismo, anatema dei tempi che corrono. Non crimine in sé, ovviamente, dato che è una scienza inoppugnabile come la storiografia che lo giustifica. Ma crimine per colui che afferma, sostiene e impone il dogma, pensiero unico, in ciò facilitato dal pensiero unico globale partito qualche millennio fa dalla Palestina, lì poi ribadito e infine sussunto anche da altre fedi monoteiste. Colonna portante del capitalismo. Parliamo della catastrofe umana che ha posto fine alla civiltà greco-romana, quando alla molteplicità delle religioni e degli dei, tutti reciprocamente tollerati, anzi cooptati in un pluralismo che, anziché annullare le identità, le esaltava nel rispetto e nello scambio, senza livellare nulla in quello che oggi demenzialmente si auspica nel cosiddetto meticciato multiculturale. Alla filosofia sostituirono la teologica, all’ umano si impose il metafisico, al corpo di terra il divino del cielo, alla dialettica il dogma.
E i negazionisti? Già allora al rogo. Massacri inauditi per secoli. Per ora a negare qualcosa, i vaccini, le foibe, si viene seppelliti dal discredito. Ma anche solo ad avanzare il dubbio, connaturato alla storiografia e alla scienza, in molti paesi si rischia l’esclusione, il dimensionamento, il carcere, la morte civile. La storiografia, o è compatibile con chi dirige l’orchestra, o è cacofonia da sopprimere. La scienza, ontologicamente ricerca tra opzioni diverse, è diventata tavola della legge quando favorisce un sentire comune indotto da pubblicità e consensi comprati o imposti. E’ discutibile, opponibile, addirittura rigettabile quando non lo fa. Tipo quando delude e blocca i mazzettari e speculatori del TAV. O incide con le rivelazioni nel blocco mafie-Stato.
Fulvio Grimaldi
www.fulviogrimaldicontroblog.
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