Ocalan scrisse a gennaio di quest'anno una lettera a The Guardian, che fu anche pubblicata.. Ora con i fatti in corso in Siria, Iraq e Turchia... è importante rileggerla e farci una riflessione... (P. D'A.)
“Scrivo in risposta ad un editoriale pubblicato nel vostro giornale, in occasione della morte di Nelson Mandela (5 dicembre).L’articolo ha richiamato paragoni tra Mandela, Nehru, Aung San Suu Kyi e me.Questi confronti smentendo una mentalità egemonica, presentano una mancanza di comprensione di quelle realta’ che affrontano la lotta per la libertà.
Descrivendomi come temuto e adorato, percepisco ostilità nei confronti di coloro i quali sono costretti a fare affidamento sulla loro fiducia in se stessi nella loro lotta contro la schiavitù, i massacri e le politiche di negazione.
Sin da quando io sono stato incarcerato in condizioni di isolamento su un’isola per gli ultimi 14 anni,è difficile vedere come posso essere credibilmente descritto come una fonte di paura per chiunque eccetto forse i miei rapitori.
Tale descrizione sminuisce i quattro decenni di lotta per la libertà dei 40 milioni di curdi,che mi vedono come rappresentare della loro volontà e che hanno riposto la loro fiducia nei miei sforzi per raggiungere una soluzione pacifica e democratica della questione curda.
A questo proposito, posso dire in tutta modestia, che il caro Madiba ed io abbiamo più analogie di contrasti.È riuscito a porre fine al regime di apartheid come un leader nel quale il popolo del Sud Africa aveva riposto la propria fiducia nel suo impegno per la pace.
Lui è diventato una stella luminosa per i popoli dell’Africa.La nostra missione storica è quello di garantire sempre la brillantezza di questa stella per i popoli del Medio Oriente.
La negoziazione e lotta sono entrambi processi importanti nel determinare il futuro dei movimenti dei popoli.Non è chi si temuto, ma piuttosto coloro i quali hanno la fiducia del loro popolo, che possono portare tali processi.
Abdullah Öcalan
Sull’isola carcere di Imrali (21.01.2014)
Traduzione a cura della redazione di Retekurdistan
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