Il diavolo e l’inferno devono ritenersi un mito. È questa l’opinione di un certo numero di teologi e del 60% dei fedeli. Ma la ragione sta nel fatto che queste entità nascono davvero come miti..
Il diavolo dal mito della caduta di un gruppo di angeli che s’innamorano delle donne, si uniscono sessualmente a loro e generano dei giganti, e diventano così demoni, principio del male per l’uomo: secondo il racconto del cap. 6 della Genesi, che è ripreso poi con forza verso il 260 a.C. dal Libro di Enoc, il capostipite della Letteratura Apocalittica che domina il pensiero ebraico nei quattro secoli avanti e dopo Cristo.
Satana, che nell’Antico Testamento è un angelo che mette alla prova l’uomo (è il caso di Giobbe) diventa nell’Apocalittica il capo dei demoni. E tale resta.
L’inferno, cioè l’idea che una persona che ha commesso anche un solo peccato mortale debba bruciare nel fuoco per tutta l’eternità, è l’idea più atroce che sia comparsa nella storia umana; talmente atroce che si nega da se stessa, Anch’essa si presenta per la prima volta nello stesso mito degli angeli caduti e diventati demoni, sempre nel Libro di Enoc, dove compare appunto l’abisso di fuoco in cui vengono gettati e puniti.
L’Apocalittica, con i suoi miti, domina il pensiero e la mente ebraica di quei secoli in cui compare il cristianesimo, e penetra nei testi cristiani. È così che si spiega la presenza del mito diabolico-infernale.
Che non può consistere e accordarsi con l’amore infinito del Padre per i suoi piccoli figli gli uomini, di cui tanto parla il Cristo.
La Chiesa, poi, divenuta un grosso centro di potere, un impero, si è servita di questi miti per dominare meglio gli uomini, con la paura, col terrore. Ma il Cristo non l’aveva concepita e fondata come un impero, bensì come una comunità fraterna. E tale è nella sua prima ed autentica fase, nell’età apostolica, dove il potere, quel potere che il Cristo ha rifiutato, è assente. Dove Pietro, nella sua lettera, si dice semplicemente un «coanziano», uno del gruppetto di anziani che coordinavano le comunità; e dice che la comunità non la si aiuta col potere ma con l’esempio.
Prof. Arrigo Colombo
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