giovedì 11 aprile 2024

La Rete dei Comunisti non vuole la guerra!



"Se vogliamo la pace, prepariamoci alla guerra". Le parole del Presidente del Consiglio d'Europa Charles Michel non sono una citazione colta, ma l'indicazione di una direzione di marcia confermata dalle parole dei principali leader del complesso politico-militare a partire dal segretario NATO Stoltenberg, che chiede ai membri dell'Alleanza Atlantica ben 100 miliardi di euro in 5 anni per sostenere l'Ucraina.

 
Il bombardamento discorsivo segnala che le classi dominanti sono convinte della necessità di un cambio di passo. Bisogna che la produzione si adegui "alla nuova era bellica in Europa" (Tusk, primo ministro della Polonia). Per prepararsi alla guerra, c'è bisogno di produrre più armi, più munizioni. C'è bisogno che gli Stati si mettano a disposizione del complesso militare-industriale e contribuiscano a questo cambiamento.
 
Lo slogan delle classi dominanti è l'opposto di quello che in tante e tanti abbiamo portato nelle piazze di tutta Italia negli ultimi anni. Al "giù le armi, su i salari", rispondono con "su le armi, giù isalari". Zero soldi e tanta austerità per i bisogni popolari - salute, istruzione, ambiente, cultura, casa, reddito. Al contrario, miliardi a disposizione per finanziare la guerra e le imprese di guerra.
 
La classe dominante di casa nostra è pienamente partecipe di questa logica. Il Governo Meloni spinge sull'acceleratore per la guerra con una politica di riarmo, con l'eliminazione degli ostacoli all'export di armi (vedi la distruzione della 185/90), con la messa a disposizione del nostro territorio come base logistica per le operazioni militari.
 
L'amministratore delegato di Leonardo, Cingolani, a sua volta evidenzia la necessità di prepararci militarmente perché l'allargamento della guerra è ormai alle porte, copia copiarella delle parole di Michel. E intanto continua a fornire armi ai Paesi in guerra, a partire da Israele, che le utilizza per perpetrare il genocidio contro il popolo palestinese.
 
Il tempo della guerra non è quello del dibattito, del confronto e della discussione, bensì quello degli ordini e dell'obbedienza. Per questo negli ultimi mesi abbiamo assistito a una restrizione degli spazi democratici e a un peggioramento del clima repressivo. La logica della guerra non può permettersi forme di dissenso. Men che meno se organizzato. C'è bisogno di catene di comando più rigide e gerarchiche.
 
Di qui anche l'esigenza di profonde riforme istituzionali tese a devastare il tessuto costituzionale nato all'indomani della Resistenza e sostituirlo con un "premierato" che risponde alla logica autoritaria che la guerra contribuisce a portare con sé.
 
Siamo per questo convinti che l'opposizione alla guerra non significhi "semplicemente" opposizione alle armi, ma irriducibile antagonismo alla sua logica profonda. I fattori che la contestano e la mettono in crisi sono da ritrovare tanto nelle battaglie che conduciamo nei nostri singoli campi di intervento, quanto con uno sguardo largo che ci permetta di cogliere le potenzialità di quanto accade su altri scenari, a partire da quello aperto dalla resistenza del popolo palestinese.
 
Avvertiamo l'urgenza di un confronto ampio e aperto. Con l'obiettivo di individuare insieme i momenti e gli strumenti più utili per opporci alla barbarie della guerra e dei suoi cantori e costruire contemporaneamente una prospettiva di liberazione popolare e collettiva.
 
Per questo, convochiamo un'Assemblea nazionale a Roma per sabato 20 aprile 2024, a partire dalle ore 10:30, presso il Cinema Aquila.

Rete dei Comunisti



 

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